08 maggio 2018

Report – l'inchiesta sui paradisi fiscali

Il nuovo digitale terrestre, un altro giro di furbetti venuti fuori dai Paradise Papers e l'inchiesta sui concessionari dei lidi di Ostia.

Occhio alla TV – Antonella Cignarale

L'era del secondo digitale terrestre comincerà nel 2020: si tratta di 40 ml di televisori da adattare, dice Adicons, non sarà un passaggio facile.
E' una scelta dell'Europa, fatta per lasciare spazio alle società telefoniche che dovranno usare le frequenze per il 5G, l'alta velocità che consentirà l'internet delle cose e tante altre cose.
Da questa asta il governo pensa di guadagnare 2,5 miliardi di euro: le frequenze per le televisioni cambiano però e serve cambiare decoder e sistemare l'antenna e il televisore.

Serve stare attenti all'etichetta del prodotto che si acquista, per essere certi che sia compatibile col digitale terrestre di seconda generazione (DVBT2 - HEVC).
Che però non sappiamo ancora se risolverà i problemi del digitale di prima generazione: ci sono regioni al sud dove non si vede il segnale, per delle interferenze.
In Rai dicono che migliorerà la copertura: chi non risolverà i problema dovrà ricorrere alla parabola del satellitare.
Per l'installazione si arriva a spendere anche 300 euro: una spesa che dovrebbe essere a carico della Rai, dice il sottosegretario Giacomelli.

Ma il contratto di servizio parla solo di scheda per decriptare il segnale, non di soldi per l'installazione.
E al sud, in Basilicata vedono anche il segnale sporco della Puglia, che fa da interferenza: abbiate pazienza fino al 2022.
Sistemare le frequenze costerebbe troppo, spiega AGCOM.

Le TV locali temono di dover cambiare la numerazione sul telecomando, come già successo nel primo passaggio al digitale: un colpo per le piccole televisioni in difficoltà, che dovranno anche pagare un canone di affitto ai grandi network.

Se non si è soddisfatto dalla RAI, c'è tutto un mondo di televisione che viaggia su internet, con la banda larga, da Netflix a Vodafone.

Romanzo litorale: ad applaudire Cantone, ad Ostia, c'erano molti concessionari dei lidi di Ostia.
Erano ad applaudire anche personaggi come Fabrizio Fumagalli (condannato per violenza privata, nei confronti di un giornalista di Report), per cui “il problema è la democrazia”. A Palermo il problema era il traffico ..

Il paradiso non può attendere – Emanuele Bellano

Furbetto, corrotti e corruttori trovano sempre un angolo di paradiso, in cui nascondere le loro fortune.
Un marchio del lusso come Giorgio Armani.
Un ex cestista.
Un funzionario dell'agenzia delle entrate.

Coi soldi che arrivano a Dubai si costruiscono grattacieli: un'isola artificiale con una ruota enorme, è solo uno dei progetti faraonici.
Nel 2020 Dubai ospiterà Expo, per un investimento da 6,5 miliardi.
Altri miliardi per costruire residence di lusso che si estendono nel mare degli emirati.
Il simbolo di Dubai è il grattacielo più alto, il Burj Khalifa: un appartamento costa 1,8 ml di euro, più le spese (40mila euro l'anno).
Il palazzo è costato 1,2 miliardi, più le strutture attorno: i costruttori sono legati alla famiglia reale, il terreno è dei governi.
Alcuni degli appartamenti sono stati comprati con soldi provenienti dal Veneto, si sospetta che siano soldi delle mazzette che sono girate attorno al Mose.

Sono soldi passati dai conti del marchese D'Agliè (sangue nobile, ma cittadinanza svizzera), ma per conto di persone diverse: la procura di Venezia fa il nome di Paolo Venuti e del commercialista Penso, che avrebbe usato i soldi della tangente di Galan.

Venuti operava per conto di Galan, avrebbe agito per queste operazioni immobiliari anche per conto di Galan?
Galan ha risposto che è andato solo una volta a Dubai, nel 2008.
Galan smentisce e smentisce anche Venuti.
Il segreto degli appartamenti comprati dal Veneto rimarrà a lungo, perché lo sceicco ha fatto dell'impenetrabilità e del segreto la sua forza.

In Dubai arrivano anche i finanziamenti dei risparmiatori postali: 200ml di dollari sono finiti a Dubai, che non brilla certo per democrazia.
Lo sceicco possiede proprietà di lusso negli emirati, come anche ristoranti del lusso, auto sportive (col numero 1) e la pista da sci lunga 400mt in un posto dove la temperatura è di 40 gradi.

Il miracolo di Dubai si basa anche sul lavoro degli operai che costruiscono i grattacieli, pagati poco, sfruttati e costretti a vivere ai margini delle città, molto lontani dalle luci del lusso.
Negli Emirati non esiste libertà di espressione e di sciopero: di fatto, siamo di fronte ad una forma moderna di schiavitù.
Parliamo di processi irregolari, torture ..

Il nuovo complesso residenziale di Dubai ha ricevuto un finanziamento di 230 milioni di dollari da Cassa depositi e prestiti: come mai soldi dei nostri risparmiatori finiscono in questo paese?
Perché si comporta come una qualunque finanziaria?
Forse perché nei lavori c'è Salini Impregilo e il presidente di CDP è Costamagna, ex di Salini..

CDP dovrebbe cablare il paese (assieme ad Enel), siamo in forte ritardo nella fibra, mancano soldi per completare l'ultimo miglio.
Mentre a Dubai c'è il lusso, in Italia ci sono aree industriali che cadono in rovina: ad Ariano Irpino, per esempio c'è una struttura costata 8ml di euro, finanziati in maggior parte dal ministero dello Sviluppo.

Antonio Lo Conte è un imprenditore che, racconta a Bellano, non ha alcun servizio dallo Stato per i suoi capannoni, nella zona di Frigento: l'energia elettrica e la banda per navigare e lavorare in internet.
LA CIM SRL costruisce telai per i treni che esporta in tutto il mondo: anche qui l'energia elettrica va e viene, producendo un danno per la produzione.
Forse per questo CDP ha preferito investire a Dubai.

Gabriele De Bono è un imprenditore venuto dal nulla: il suo impero vale 40ml di euro, fatto di case, beni di lusso e un veliero del 1920.
Anche automobili antiche, valigie di soldi in contanti, denaro che girava per affari legittimi, dicevano.
MA per la Finanza i suoi affari erano illegali: DE Bono viveva con proventi di attività delittuosa, era quasi un nullatenente, sconosciuto al fisco.
Le sue società sfornavano fatture false, sostiene il GICO.
La procura di Roma blocca i soldi e l'imprenditore viene accusato di evasione fiscale, per le sue società nei paradisi: a Dubai De Bono è in buoni rapporti col nostro consolato.
La sua società ha pure sponsorizzato la festa della Repubblica.

De Bono era in buoni rapporti con un certo Paoloni (che ha finanziato con 800mila euro per i lavori di una palazzina a Praga), figlio di un dipendete della Agenzia delle Entrate che aveva il NOS per avere accesso ad informazioni segrete.

In Ticino troviamo la fashion valley, con le società del lusso, italiane e straniere: qui la tassazione è segreta, per queste imprese.
Questo ha spinto molte aziende a venire qui, in Ticino: società e posti di lavoro, un gettito di risorse nel Cantone, in cambio di tasse all'8%.
Ma da quest'anno cade sia il segreto fiscale sia la tassazione agevolata.

Così la multinazionale della moda di Giorgio Armani, simbolo del made in Italy, ha spostato una sua società da Mendrisio, la Modefine: Armani era uno dei più grossi contribuenti, ogni anno circa 7ml di euro. Ma a Mendrisio cosa faceva Armani? Non è dato sapere..

Nei Panama Papers sono presenti diversi nomi di società nei paradisi fiscale: tra queste anche questa società di Mendrisio. I brevetti del marchio sono di proprietà della GA Modefine: significa che l'utile del marchio dovrebbe essere tassato in Svizzera, che però nel 2010 viene chiusa.

Cosa è successo: è stata fatta una contestazione per elusione fiscale, per una somma di 500 ml, racconta il dottor Di Tanno. Armani sostiene di aver transato per circa 235 ml di euro, ma non per estero vestizione dei marchi.

Singapore sta prendendo il posto della Svizzera, come nuovo paradiso fiscale: la piccola città Stato è la più ricca dell'Asia, dove arrivano i ricchi rampolli delle famiglie cinesi.
Come in Svizzera hanno qui sede grandi banche d'affari: qui ci sono i segreti del commercialista Gregorich, ex amministratore della Smit Textile.
Produceva telai per il settore tessile, era una grande azienda del vicentino: a fine anni 90 la Smit Textile impiegava 500 dipendenti.
Nel 2010 la gestione passa al commercialista Gregorich: nel 2014 la società dichiara in fallimento, nell'impossibilità di pagare gli stipendi.
Una botta per il territorio, per le famiglie, per l'indotto.
Il Tribunale trova un imprenditore interessato a brevetti e marchio: ma nella società erano spariti questi assett, un tesoro da 19 ml.

Gregorich aveva ceduto i brevetti e il marchio a due società offshore, schermate da un Trust con sede a Singapore.
Dai documenti dei Paradise Papers emerge anche il nome di Gregorich.

Chissà, forse la nostra agenzia delle entrate potrebbe interessarsi anche a questa storia, presente nei Paradise Papers: si tratta di 800 evasori, di cui ancora le autorità fiscali non sanno quanto è dovuto al nostro paese.

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