09 febbraio 2018

Una buona e una cattiva notizia

Coraggio, c'è una buona notizia e una cattiva notizia.
La buona notizia è che questa campagna elettorale ha ancora poche settimane di vita.

Una campagna che si arricchisce dallo scontro Di Maio Berlusconi sugli immigrati (ormai non si parla d'altro): Di Maio che rinfaccia a Berlusconi l'accordo di Dublino mai messo realmente in discussione(d'altronde se mando all'Europarlamento gente come Salvini o la Zanicchi).
Berlusconi che risponde con la querela.
"Io non so nemmeno cosa sia il Cara di Mineo, perciò ho dato incarico ai miei legali di occuparsi di quello che ha detto. Di Maio al governo sarebbe una catastrofe. I M5s sono una setta che dipende da un unico capo. Con loro al governo l'Italia rischierebbe l'isolamento internazionale e aumenterebbero le tasse".
Capito? Lui non sa niente del Cara, non c'era e se c'era ..
Berlusconi che parla di tasse. Proprio lui:
“Non credo che occorrano molte parole: io sono stato sentito più volte in indagini e processi che riguardavano Silvio Berlusconi e il Gruppo Fininvest… ho tentato di proteggerlo nella massima misura possibile e di mantenere, laddove possibile, una certa riservatezza sulle operazioni che ho compiuto per lui.”David Mills, 18 luglio 2004.
Berlusconi che parla di prestigio internazionale.
Vi ricordate ancora le risate tra Sarkozy e Merkel?
Vi ricordare ancora i cablogrammi dell'ambasciatore americano (che abbiamo potuto leggere grazie a Wikileaks) con tutti i timori su questa persona che non riusciva a stare sveglia di giorno?

E la buona notizia?
Che questi personaggi da "teatrino" della politica saranno poi i nostri governanti.
Di Maio, Renzi, Gentiloni, Salvini e Berlusconi.
Di cosa parleranno poi? Di lotta alle mafie? Di lotta alla corruzione, di lotta all'evasione?

Di certo non si occuperanno della vicenda di Italo, la società di treni venduta ad un fondo americano che ha portato ad una plusvalenza per gli azionisti.
Una storia di guadagni stellari per manager e imprenditori che poi si spacciano pure per difensori del made in Italy: da Business Insider

Il tutto per la gioia dei maggiori azionisti, che con l’operazione incasseranno centinaia di milioni di euro. Primi tra tutti i due soci fondatori Diego Della Valle e Luca Cordero di Montezemolo, noti paladini del “made in Italy” (ancora nel gennaio del 2017 partecipavano al convegno “Come comunicare al mondo il made in Italy”), che partorirono l’idea di un treno ad alta velocità che facesse concorrenza alle Ferrovie dello Stato già nel 2006. Montezemolo, in particolare, non è la prima volta che fa soldi vendendo un gioiello del made in Italy a un investitore statunitense: era già capitato con Poltrona Frau, il cui controllo nel 2014 è passato al fondo a stelle e strisce Haworth.
Leggi anche: La Corte dei conti bacchetta Delrio: ‘Controlli insufficienti sul denaro pubblico destinato alla rete delle Ferrovie’
Proviamo a calcolare i loro guadagni stellari. Il patron della società di abbigliamento e pelletteria Tod’s oggi ha in mano il 17,14% di Ntv tramite i due veicoli Mdp Holding Due srl e Fadel srl. Ciò significa che Della Valle, grazie alla vendita al fondo statunitense Gip, incasserà circa 340 milioni di euro. Montezemolo, invece, al 12,71% di Ntv sia personalmente sia tramite la Mdp Holding Uno srl e la Mdp Holding Quattro srl, dovrà accontentarsi di circa 252 milioni. Il terzo fondatore, Gianni Punzo, che attraverso Mdp Holding Tre srl ha in mano il 7,85% della società dei treni Italo, incasserà circa 155 milioni.
Queste, però, sono le entrate al lordo degli investimenti. Bisogna, infatti, tenere conto che, poiché il patrimonio netto di Ntv risalente al 2008, prima dell’avvio dell’attività operativa della società (il primo treno Italo è partito nel 2012), era di circa 230 milioni, per i tre soci fondatori Della Valle, Montezemolo e Punzo, all’epoca forti di un 18% circa a testa, si può calcolare un investimento iniziale nell’ordine di una quarantina di milioni ciascuno.

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