06 febbraio 2018

A chi appartiene la notte, di Patrick Fogli



Incipit
Guarda e sotto ci sono tutte le luci del mondo.Sono case e paesi, stalle e fattorie, insegne di locali e fabbriche. Sono punti colorati, bianchi, gialli, qualcuno rosso, immobili o balbettanti come candele. Sono strade, alcune soltanto una sfilata di lampioni fiochi, altre spesse come dita, un fiume di luce incandescente che taglia il nero della valle. 
Sono auto e moto e motorini, macchine volanti se la terra fosse cielo, appaiono e scompaiono, dietro una curva, in una strada, oltre una casa, annegano, riemergono, annegano di nuovo.

E' notte e senti dei rumori.
La tua parte razionale cerca di capire quale sia l'origine di questi rumori, se è un rumore di un orologio, di un elettrodomestico.
Ma dentro la tua testa, una parte di te sa che che nel buio potrebbe esserci qualcuno o qualcosa. Sai che è impossibile, perché i mostri non esistono, come non esistono i fantasmi né le creature della notte ..
Ma non c'è niente da fare: più ci pensi, più ti nascondi sotto le coperte per non vedere.
E aspetti la luce del giorno, sperando che questa spazzi via tutte le paure, tutte i sogni e gli incubi che appartengono alla notte.

Ditemi se non è mai capitato anche a voi.
Perché questa è la sensazione che rimanere alla fine delle pagine dell'ultimo romanzo di Patrick Fogli, “A chi appartiene la notte”: un lungo racconto in cui c'è dentro molto del mondo dell'autore, a partire dall'ambientazione, sull'Appennino reggiano, vicino alla Pietra di Bismantova, una rupe che si affaccia sull'abisso, un posto allo stesso tempo bello da mozzare il fiato, ma che la notte fa paura. La roccia, le luci che si accendono, il bosco e i suoi rumori, le tante leggende che si raccontano ..

“Doveva arrivare al baratro perché la paura svanisse”.

In questo romanzo c'è una donna, Irene, in cerca di una verità razionale sulla morte di un ragazzo, Filippo, morto cadendo dalla Pietra in una notte stellata.
Una donna che è stata famosa per le sue inchieste giornalistiche tanti anni fa, fino a quando qualcuno l'ha tradita e da allora si è andata a rifugiare nella sua casa materna, la Contessa. Isolata dal mondo.
C'è una donna, Dorina la madre di Filippo, che non si rassegna a questa morte.
C'è infine un'altra donna dai capelli rossi, Ortensia, che osserva quella notte: è morta tanti anni prima ma è ancora viva.

Mentre una donna con i capelli rossi guarda fuori dalla finestra, un'altra donna accarezza il suo gatto. Una donna che è stata famosa e poi desiderata e poi odiata e poi sconfitta. Una donna con molte vite, in attesa della metamorfosi definitiva, di un nuovo guscio da rompere, di certezze da distruggere per crearne di nuove. 
Uova. Bruco. Crisalide. 
Il ragazzo tocca il suolo.La farfalla batte le ali. 
Le condizioni iniziali mutano. Tutto è già cambiato, nessuno di loro lo sa.

Irene è stata una giornalista, prima di finire in quel paese sulle montagne dell'Appennino: una giornalista famosa e in gamba, col pallino di andare a caccia delle bufale, perché interessata al modo in cui proliferano, al modo in cui diventano virali. Bufale che raccoglie nella sua “stanza della verità”:

Colleziona bufale. Dalle storie improbabili alle menzogne da primato. Costruzioni fantasiose in cui una parte del mondo crede ciecamente e su cui ragiona, agisce, vota, manovra consenso o lo crea. Tutto quello che è uscito dalla nicchia dell'assurdo per sfociare nel quotidiano. E' il piccolo recinto in cui ha conservato, come la cellula in vetrino di una vita preziosa, una porzione di sé che credeva estinta. Le scova online, sui quotidiani, al telegiornale, con il fiuto di chi ha passato la vita a cercare le risposte.[..] 
Le ho spiegato che non sono le bufale che mi interessano, ma le conseguenze. Ognuno può credere a quello che vuole, la questione si complica quando il delirio non è più la mani di un singolo. Ho ancora in mente quella frase di mio nonno che citava spesso anche mia madre. 
Non mi fa paura chi pensa che Cristo sia morto dal freddo, mi fa paura chi crede che sia vero.Le bufale votano, ho detto a Greta. Muovono opinione, quando sono ben fatte diventano anche difficili da smascherare e una volta che hanno preso il largo è impossibile renderle innocue.


Ortensia è la donna che è morta tanti anni prima, anche se ancora viva: non stupitevi dell'incongruenza, non sarà l'unica cosa non razionale in cui vi troverete davanti.
La sua è una storia di violenza, nascosta dal mondo in uno spazio ristretto, per salvare la sua vita. E per ucciderne un'altra
Voglio essere chiara fin da subito.La mia è una storia piena di silenzi, di incubi e di morte. 
E' una storia violenta, come tutte quelle di chi sopravvive.

L'inchiesta di Irene parte dalle cose che Filippo ha lasciato. Le foto ad un borgo abbandonato, il racconto in stile fantascientifico che stava scrivendo. Fino a degli strani festini in cui Filippo potrebbe aver partecipato dove si entrava nascosti dietro una maschera, come nel film Eyes wide shut, tenuti in un locale della zona nelle sere di chiusura.
«Vuoi dei nomi? Io. Non ne conosco altri. Nessuno ha una faccia, la dentro. La faccia non conta, la faccia è un'impronta digitale. Nomi, visi, tutto rimane fuori. Deve rimanere fuori.»

Per questo è stato ucciso? Per quello che ha visto e che non doveva raccontare a nessuno? Per la sua curiosità?
Ci sono poi le storie, le tante storie, attorno al borgo abbandonato di “Case Vitali”: storie che parlano di morti improvvise, di gente scomparsa e di gente che è arrivata da lontano.
«Quante ne ha, di queste storie?»«Parecchie, la maggiorana assomigliano a quelle che le hanno raccontato. Il mistero, il gotico, l'occulto, le ossessioni, le maledizioni hanno sempre concimato le storie migliori. 
Mary Shelley, Bram Stoker, Poe, Stevenson. La paura è un collante straordinario per le parole. E anche una catarsi. Può immaginare quanti racconti sono nati intorno a rovine come quelle.»

Il viaggio di Irene inizia a diventare un viaggio sul suo passato, per chiudere per sempre tutti quei punti aperti del suo passato di giornalista che ha lasciato in sospeso.
Ma è anche un viaggio in cui si trova di fronte ad una realtà cui non riesce a dare una spiegazione: strani segni sugli alberi, gli incubi che le fanno compagnia la notte, le strane sculture di un Pittore. Strane perché evocano forme mostruose, strane perché nascondono qualcosa, quelle ossa, quei tentacoli, quelle fauci spalancate ..

Ora lo insegue a distanza, quel ragazzo, una briciola di pane dopo l'altra, un percorso confuso come come un disegno sulla sabbia, sensibile come un refolo di vento, pronto a cambiare e a scomparire in un attimo. 
Un viaggio nel viaggio, con una destinazione forse impossibile, pieno di deviazioni, dubbi, domande inespresse, altre storie da raccontare. Un viaggio in cui Filippo scompare spesso all'orizzonte o diventa un'ipotesi da verificare.Un viaggio che non può fare da sola.

Un viaggio che si trasforma in una discesa all'inferno: non ci sono gli incubi la notte. Quei suoni nel bosco la notte, quelle forme. Ci sono quei festini, sempre la notte, in cui si trovano clienti e fornitori, senza alcuna remora o freno morale. Senza alcuna inibizione. Prede e predatori, tutti nascosti dietro una maschera.

Sul tavolo, un ragazzo e una ragazza.Sono nudi.sono legati a pancia sotto.Lei ha i capelli che le nascondono il viso e tiene la faccia appoggiata, per non vedere. Lui ha i capelli biondi rasati sulle tempie, tiene la testa sollevata,a fatica si obbliga a guardare. Resiste un po' e lascia cadere il capo. Solo qualche secondo e ricomincia. 
Ha la maschera di Iron Man, una macabra e inconsapevole ironia.Appoggiato in un angolo c'è un tavolino di metalli lungo due metri.Ci sono una lametta, un martello, dei chiodi, un portacenere, due pacchetti di sigarette, una sigaretta accesa, diverse sigarette spente, oggetti di metallo appuntito che Irene non riconosce. A terra, come briciole di pane che conducono ad un incubo, otto gocce di sangue, rosso come non ne ha mai viste.

C'è una donna in cerca di una verità, di un perché: perché un ragazzo si è gettato da una rupe.
Di chi si nasconde dietro le maschere nei festini.
Di cosa si nasconde dietro le sculture del “pittore”, un enigmatico artista che vive in una villa vicino al bosco che pure Filippo aveva incontrato.
Del segreto nascosto dietro quel Borgo, da cui tutti sono scappati, avvolto dal bosco come una morsa che soffoca e non protegge.

«Ci sono i borghi abbandonati. I racconti del Pittore. Le sue sculture e quello che contengono. I simboli, sulle case e nel bosco. Filippo che sale sulla Pietra di notte, sempre vicino a uno di quei globi di luce»

Del segreto delle sparizioni di tanti ragazzi, morti forse, i forse non morti come Ortensia che, alla fine rivelerà ad Irene il segreto. L'orrore:

Ecco perché sono qui.. Tu sei il motivo.Io conosco l'orrore.E ora cercherò di spiegarti cosa significa viverlo.

Cosa c'è di reale e cosa c'è di inventato in queste storie? Possiamo veramente dire che tutto ciò che non riusciamo a provare è falso o inventato? Ci sono storie che attraversano la notte e che, nel buio, assumono forme reali. Che fanno paura: perché, come impara Irene “ogni storia inventata contiene una storia vera”.
Cosa penseresti se ti dicessi che quel male senza nome potrebbe esistere davvero, là fuori, in attesa da sempre? 
Riusciresti ancora a vivere?

Parte della verità porta lontano nel tempo, in un patto sancito da cinque famiglie abitanti in cinque frazioni diverse della zona.
Un patto basato sul sangue per garantire prosperità e salute a queste persone. Una vita in cambio delle loro vite.

Tutto falso? Tutta un'illusione? Solo perché alla luce del risveglio, la mattina successiva, tutto svanisce per sempre?

Ciò che appartiene alla notte, appartiene alla notte, le illusioni durano un istante e quando se ne vanno non sono mai esistite.Come i sogni, i miraggi, i miracoli, gli incubi e i demoni.

A chi appartiene la notte è la storia di un mistero. Di un ragazzo intelligente che giovava a calcio che muore in una notte, su una Pietra.
E' la storie di donne.
E' la storia di una terra e delle tante storie che si tramandano.
E' una storia che parla di famiglie, di prendersi cura delle persone, del razionale e dell'irrazionale.

La scheda del libro sul sito dell'editore Baldini&Castoldi
Il blog dell'autore Patrick Fogli
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