01 dicembre 2017

Colpa d'Alfredo

Per disinnescare la bomba della crisi bancaria val bene una mezza verità: l'audizione del procuratore di Arezzo Rossi (che aveva seguito  l'inchiesta sul crac della Banca Etruria pur essendo anche consulente del governo Letta e Renzi) ha scatenato uno dopo l'altro i deputati PD renziani felici di aver trovare il colpevole della crisi della banca aretina.
Non il maggiordomo ma il mancato controllo di Bankitalia.
Meschini, non si rendevano conto del cortocircuito del loro ragionamento: se fosse solo colpa di Bankitalia (che spingeva affinché la Popolare di Vicenza (Bpvi)  si prendesse Etruria), significa che il management di Etruria o non si era accorto, non sapeva, non poteva fare nulla (allora a cosa serve avere un cda, un presidente?).


Oppure le cose sono andate in modo diverso: lo racconta Il fatto quotidiano oggi "Le spinte di Via Nazionale e le amnesie del procuratore"
LA TELEFONATA. Il 3 febbraio 2015, una settimana prima del commissariamento di Etruria, il vicepresidente Pier Luigi Boschi viene intercettato al telefono con il direttore generale di Veneto BancaVincenzo Consoli. Boschi dice: “Domani in serata se ne parla, io ne parlo con mia figlia, col presidente domani e ci si sente in serata”.La figlia è Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme. Il presidente è Matteo Renzi. Il procuratore Rossi ha detto, rispondendo a Carlo Sibilia (M5S), di non saperne niente. L’intercettazione “non risulta” agli atti della sua inchiesta sulla bancarotta di Etruria. Per Rossi forse “si tratta di accertamenti disposti dalla Procura di Vicenza di cui non ci ha reso partecipi”. In realtà l’intercettazione l’ha fatta la procura di Roma, che indaga su Veneto Banca e non gliel’ha segnalata.
Insomma, nell'epoca delle fake che tanto preoccupano il PD, proprio questo partito si gioca ad una narrazione della realtà come più fa comodo.
Di chi è la colpa della crisi bancaria? Colpa d'Alfredo che coi suoi discorsi seri ...

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