08 novembre 2017

Il quattro contro uno

Non c'è dubbio che il segretario del PD in televisione si senta a suo agio, anche di fronte alle domande (questa volta incalzanti) di Floris a diMartedì..
Ha fatto male Di Maio a rinunciare al confronto, perché alla fine è il solito tatticismo da vecchia politica (se vuoi presentarti come nuovo, comportati da nuovo): avrebbe potuto anche lui rintuzzare Renzi quando ha fatto una valutazione dei suoi anni di governo.

Continuando a sbandierare i numeri del lavoro, quel milione di nuovi occupati (che comunque non mi basta - ripeteva il segretario), ci serve un nuovo jobs act.
E poi le unioni civili, la legge "dopo di noi", il falso in bilancio, la legge sul caporalato..
Tutto bello ma tutto lontano dalla realtà.
A cominciare dal mondo del lavoro su cui il governo Renzi (e quello Gentiloni) hanno proseguito nelle politiche di chi stava prima.
Se quel milione di occupati fosse vera occupazione, come mai tanti giovani han votato no al referendum, allora?
Come si spiegano i tracolli del PD alle elezioni?
Si è tolto l'alibi alle imprese per assumere, si è stretto la mano a Marchionne, si è preso il programma di Confindustria e lo si è fatto proprio.
Gli investimenti di Marchionne sono spariti e si aspettano i nuovi modelli a Pomigliano.
I posti di lavoro della Apple a Napoli erano stage.
Expo è stato realizzato, facendo qualche strappo alle regole (su cui c'è un'idagine a Milano) e l'unica cosa buona è l'effetto positivo sul turismo.
E si lamenta se le persone pensano che il pd è diventato amico dei potenti.

C'è tanta ingiustizia nel mondo del lavoro, molta diseguaglianza e tanta rabbia che non traspare dalle slide del governo e che ha raccontato Marta Fana nel suo libro sul mondo del lavoro.
Meglio lasciar perdere, allora.
Meglio ritirar fuori i numeri, il milione di posti di lavoro, il 40% (confrontando le mele con le pere), gli 80 euro (e non i salari da miseria, i voucher, gli stage gratis e l'alternanza scuola lavoro), le tasse tagliate (l'Imu tolta a tutti), le riforme fatte.
Il leader lo deciderà il parlamento, ammette.
Postilla, se ne trovate uno meglio di me.
Chissà se ha capito che con la nuova legge elettorale certi calcoli andranno a ramengo.

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