24 giugno 2017

L'agenda ritrovata - sette racconti per Paolo Borsellino (a cura di Gianni Biondillo e Marco Balzano)

Immaginatevi per un momento come sarebbe questo paese se le cose fossero andate in modo diverso: per esempio se l'agenda di Paolo Borsellino, quella rubata in via D'Amelio al giudice dopo l'attentato, dopo lunghe ricerche, fosse stata ritrovata.
Leggere tutte le annotazioni, tutti gli appunti lasciati su di essa da Borsellino, così importanti che Borsellino da quella agenda rossa, un regalo dei carabinieri, non se ne separava mai.

Cosa potremmo leggere, di così importante? Borsellino stava lavorando al filone tra mafia, appalti e politica, nell'ultima intervista alla TV francese (l'intervista censurata dalla Rai, servizio pubblico al servizio dei partiti) aveva parlato di Mangano, testa di ponte della mafia la nord.
Chissà, forse la storia della seconda Repubblica avrebbe potuto andare in modo diverso....
Che riscatto potrebbe essere per lo stato italiano, per la sua credibilità, ritrovare l'agenda e con essa tirare finalmente i fili della tela che lega assieme la mafia, quel pezzo dell'imprenditoria italiana e della politica italiana che alle mafie chiedono aiuti, favori, servizi.
Un riscatto per lo Stato e anche per tutte quelle persone, non solo magistrati, che hanno combattuto e combattono la lotta alle mafie in una condizione di solitudine.
Le stessa sensazione che, possiamo immaginare, deve aver vissuto anche Borsellino, in quei 55 giorni che separano Capaci da via D'Amelio. La sua consapevolezza di essere il prossimo, dopo Falcone.
Ma gli scrittori non sono degli storici, non hanno l'obbligo del rispettare pedissequamente la storia. Loro possono immaginarselo un paese diverso, anche per ribellione alla realtà: un paese, (come scrive Marco Balzano nella prefazione) dove alla fine, l'agenda rossa venga ritrovata.
Il ritrovamento dell’agenda rossa metaforicamente è il recupero di una forma di dignità, di un senso delle cose che finalmente si disvela, di una consapevolezza che un altro mondo, un’altra vita sono più che mai possibili.”

Con “L'agenda ritrovata”, sei scrittori si sono cimentati in questa raccolta letteraria sul giudice Borsellino, sulla mafia, sui rapporti tra mafia e potere in Italia. Una raccolta che unisce il paese dal punto di vista letterario, dal nord al sud, da Helena Janeczek che ci racconta della mafia al nord, a Evelina Santangelo, nella Sicilia di Messina Denaro, che testimonierà l'importanza della memoria e della società civile nella lotta alle mafie.
La raccolta è curata da Gianni Biondillo e Marco Balzano (le cui prefazioni costituiscono di fatto l'ottavo e il nono racconto), partendo da un'idea, una pazzia forse, dell'associazione culturale L'oraBlu, di Bollate.

Non è un caso.
La lotta alla mafia, diceva Falcone, non è solo una questione di magistrati, di forze dell'ordine, di leggi speciali. È anche una questione di cultura, di diritti civili, di memoria.


Helena Janeczek - Pochi gradi di separazione

Da un incontro fortuito con Salvatore Borsellino, il fratello di Paolo, un lungo racconto che diventa poi una riflessione sulla presenza della mafia al nord, nell'hinterland milanese. Le storie raccontate da Ester Castano, la cronista che ha sfidato la mafia (mentre altri giornalisti e altri amministratori locali di fronte alle intimidazioni hanno preferito non vedere e non scrivere).

Ricordando le parole del magistrato Alessandra Dolci della DDA, sul capitale sociale della ndrangheta e sul terreno fertile che ha trovato al nord:
Il capitale sociale della ‘NdranghetaLa Dolci prende spunto dall’ultima inchiesta da lei condotta per raccontare i legami e le fitte trame che intercorrono tra imprenditoria lombarda e mafia. E’, infatti, notizia di pochi giorni fa l’arresto di 29 persone accusate di associazione mafiosa della locale di Mariano Comense (Como) condotto dalla Dolci, durante l’operazione denominata Crociata. Il vero problema per il sostituto procuratore è il rapporto ormai inscindibile tra l’imprenditoria del Nord e l’organizzazione mafiosa. “La ‘ndrangheta – racconta Dolci davanti a un’aula stracolma di studenti e cittadini castanesi e non – ormai viene vista come la componente sociale che può risolvere qualsiasi problema. Dalle prime operazioni antimafia della fine degli anni ’80 non è cambiato molto. Continua a non esserci il rispetto delle regole”. E ricorda storie di almeno 30 anni fa, ma che ancora oggi risultano essere attuali. Molto. Anzi, a malincuore, troppo. Nel 1983, l’ex sindaco di Giussano Erminio Barzaghi dichiarò: “Il peggio del Sud si sta legando al peggio del Nord”. Parole forti, che però fanno pensare. Oggi è cambiato qualcosa? No. E basta guardare alle continue notizie che ci giungono: politici corrotti, imprenditori collusi. In molti cercano la mafia per avere una protezione e una sicurezza. Tuona Dolci: “Ancora oggi non c’è il rispetto delle regole. Ricordiamo che non è la mafia che s’infiltra nel territorio lombardo, sono gli imprenditori e i politici, tutti lombardi, che chiedono aiuto alla mafia, che la cercano. C’è una devianza da parte di tutti i settori: corruzione, evasione fiscale, l’idea che è meglio essere furbi. La ‘ndrangheta punta a creare il consenso sociale, che è il vero capitale dell’organizzazione criminale”.

Così, con un colpevole ritardo (e come ci ha ricordato il procuratore della DNA Franco Roberti), scopriamo quando sono pochi i gradi di separazione tra la mafia del sud e quella del nord.

Carlo Lucarelli - Hanno ucciso l'uomo ragno

Ritorna la giudice bambina, Valentina Tagliafferri, che avevamo già conosciuto nella raccolta "Giudici" : sopravvissuta alla guerra tra servizi, trasferita a Como dal CSM come sanzione disciplinare, si trova ora tra le mani delle carti scottanti. Siamo nell'estate del 1992 e a Milano è già scoppiata l'inchiesta di Tangentopoli. A Palermo è invece scoppiata un'altra bomba. Contro il giudice Falcone.
Sono documenti che provano il collegamento tra società che riciclano denaro e la mafia. Al nord, non in Sicilia.
Comunque, di solito è un viaggio a senso unico. Quello di ritorno, i soldi della mafia al nord, invece, non è ancora stato esplorato. E non intendo il riciclaggio, le lavanderie di denaro, ma qualcosa di più. Un vero e proprio radicamento.”

Di chi fidarsi? Dello Stato che già una volta ha cercato di ucciderla?
Rimane solo quel giudice, giù a Palermo, l'amico di Falcone. Che sulla sua agenda rossa si segna l'appuntamento con Valentina.

Vanni Santoni - La solitudine della verità.

Il racconto di Vanni Santoni parte dalla provincia toscana, dove un concerto rave attira dal resto dell'Italia tanti ragazzi in cerca di musica e sballo.
Anche Caterina, Cate, che abita in valle, decide di andare al concerto.
Ma più che la musica, è un'altra scoperta che la colpisce: una discarica abusiva dentro un residence abbandonato, un cubo di cemento sulla collina.
Bidoni dal colore verde che forse contengono amteriali che non dovrebbero essere lì.
Cate fa quello che ogni cittadino dovrebbe fare.
Cerca di denunciare il pericolo ad a una pattuglia di carabinieri.
Ad un giornale locale.
Va persino a parlarne in caserma.
Dov'è lo Stato. Ma lo stato non c'è. Perché ci sono cose che è bene non vedere.

Alessandro Leogrande - Le maschere di San Giovanni

Alessandro Leogrande fa incontrare un giornalista con un ex ministro (socialista?) del governo Andreotti, quello in carica quando scoppiarono le bombe di Capaci di via D'Amelio.
Un politico della prima repubblica, dei partiti di massa. Poi travolti da Tangentopoli.
Che gli parla di quelle bombe, delle maschere dei politici ai funerali di Falcone. Come le maschere di altri politici, o forse gli stessi, ad un altro funerale, quello del presidente DC Aldo Moro.
Che in una sua lettera a Zaccagnini (una di quelle trovate nel covo di via Montenevoso) ragionava sul carattere gli italiani.
Si tratta di capire cosa agita nel profondo la nostra società, la rende inquieta, indocile, apparentemente indominabile, irrazionale.”

Irrazionale: Moro temeva questa società di cui non riusciva a leggere bene gli sconquassi, le fratture.
Moro vedeva una società senza alcuna autorità morale, politica, economica, in grado di governare il disordine o gestire i problemi.
Le bombe degli anni settanta, la guerra a bassa intensità che serviva per stabilizzare il sistema.
E le bombe scoppiate dopo la caduta del Muro, che servivano a spazzare via una classe dirigente marcia:
Una parte della Democrazia Cristiana, degli apparati dello Stato, dei servizi segreti. Anche alcuni superpoliziotti troppo potenti per essere intaccati, troppo sicuri di sé per essere ostacolati: uomini delle forze dell'ordine, che avevano lavorato con altri uomini della forze dell'ordine ammazzati dalla mafia, e che poi all'improvviso si sono ritrovati a condurre il gioco sporco”.


Diego De Silva - Notturno pendolare

Il racconto dello scrittore napoletano tocca del tema della mafia da lontano. Si parte da una donna che vive in via Chiaia e che passa la notte, per insonnia, nei cinema di notte.
Finché una sera non incontra un ragazzo che la colpisce e si mette a seguirlo, per le vie dei Quartieri ..

Gioacchino Criaco – La memoria del lupo

Un carabiniere di Africo, appartenente ad una squadra speciale, che da cacciatore diventa preda, per una vendetta portata avanti da un killer con gli occhi azzurri. Che ha ammazzato il suo generale e poi tutti gli altri membri della squadra.
Stanco di scappare, torna al suo paese, in Calabria. Africo, in pieno Aspromonte. Per trovarsi di fronte al lupo.
E scoprire che il nemico non è lui, ma qualcuno che sta alle sue spalle.
Il Giuda del generale, dei tuoi compagni, il tuo nemico sta da un'altra parte. Che forse è la tua stessa parte.”

Evelina Santangelo - Presenze

L'importanza della memoria nella lotta alla mafia. Affinché tutti i fatti, tutte le persone, siano ancora vive.
La strage di Ciaculli del 1963.
La vita e la tragica morte di Peppino Impastato.
Quel ragazzo venuto da nord a creare una comunità contro la tossicodipendenza, Mauro Rostagno.
Nella Trapani che è lo zoccolo duro della mafia, da dove partono i picciotti per l'America. Come da quelle coste e dall'aeroporto partiva la droga raffinata e poi inviata al nord.
Con la benedizione dei fratelli massoni e la protezione della politica.
Quei politici come Totò Cuffaro che, a Samarcanda, aveva attaccato Falcone e l'azione del pool antimafia.
Così colpevoli da meritare la pena di morte.
Ma forse Falcone era già stato ucciso da quei giuda nel CSM e nella stessa magistratura che gli avevano sbarrato il posto all'Ufficio Istruzione e poi alla procura antimafia.
Nell'ultimo suo discorso pubblico, nella biblioteca di Palermo, Paolo Borsellino lo aveva ricordato: si voleva ammazzare quel giudice per quello che aveva fatto, uccidere lui e fermare il pool antimafia.

E poi altre morti. Il 19 luglio 1992 Borsellino. E l'anno successivo, don Pino Puglisi.
La fine di tutte le speranze.
O forse no.

Questo il sito dell'associazione culturale L'Ora blu di Bollate e il link con tutte le tappe della staffetta e quello dell'iniziativa, a cui tutti possono partecipare!

La scheda del libro sul sito di Feltrinelli

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

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