07 giugno 2017

La strategia dell'inganno – Stefania Limiti


1992-93. Le bombe, i tentati golpe, la guerra psicologica in Italia

Compito dello storico è porsi le domande e, se possibile anche trovare le risposte, per cercare di raccontare un periodo della vita di un paese, colmando le zone d'ombra e i vuoti con le sue ricostruzioni.
La nostra storia recente è piena di queste zone d'ombra: gli strateghi dietro le bombe esplose su treni, nelle piazze, nelle banche; i rapporti tra uomini dello Stato (non solo i famosi servizi deviati) e esponenti dell'eversione; il perché di certi depistaggi e delle false piste che sono state disseminate sul percorso delle indagini.
Per arrivare poi a tempi più recenti: le bombe del 1992-1993 a quale vero obiettivo erano destinate? Erano l'attacco della mafia allo Stato dopo il maxiprocesso (e il tradimento della politica) oppure servivano anche ad altro? Magari per ricucire quell'accordo tra stato e antistato che il crollo del Muro di Berlino (e la fine della guerra fredda e dell'anticomunismo, di cui la mafia era alfiere al sud) aveva interrotto?
Oltre alla mafia, le cui responsabilità sono ormai abbastanza chiare dal punto di vista militare, quali altre entità sono state coinvolte in questa stagione di terrorismo e di grande confusione?
Sappiamo che dietro quegli attentati erano presenti anche le altre organizzazioni della criminalità organizzata, come la ndrangheta.
E anche altre organizzazioni (le onnipresenti logge massoniche che al sud si sono dimostrate permeabili alle mafie, l'eversione nera, uomini dei servizi che ufficialmente non esistevano, ..) che hanno suggerito obiettivi, strategie, perfino aiutato gli stragisti.

Se non di sola mafia stiamo parlando, che significato assumono allora le bombe, i delitti politici, la trattativa (o le trattative) stato mafia?
Perché quegli attentati, così eclatanti, così impressionanti (l'attentatuni a Capaci contro Falcone e la sua scorta, quando bastava ucciderlo mentre girava a Roma)?
E come mai, all'improvviso, quelle bombe hanno smesso di scoppiare? L'ultimo attentato di cui parlano i pentiti era pianificato a gennaio 1994, allo stadio Olimpico e doveva colpire il pullman dei carabinieri in servizio. La bomba non esplose, il radiocomando non funzionò e a Spatuzza non fu chiesto di riprovarci.

Poi i suoi capi, i fratelli Graviano furono arrestati. E nel 1994 il paese attraversò definitivamente il guado per approdare alla seconda repubblica, guidato dall'uomo nuovo, l'imprenditore delle TV, Silvio Berlusconi a capo del partito azienda costruito attorno al manager di Publitalia Marcello Dell'Utri.

In pochi mesi eravamo passati dal caos alla nuova stagione del milione di posti di lavoro, con la scomparsa dei vecchi partiti e con la sinistra che ancora una volta perdeva l'appuntamento con le urne (e l'ingresso al governo).

Sandra Limiti ha cercato di dare una sua ricostruzione agli eventi criminali di questa stagione così nevralgica della nostra storia, parlando di “strategia dell'inganno”: siamo stati tutti ingannati da un abile gioco di prestigio avvenuto sotto i nostri occhi: le bombe (quelle in Sicilia e poi quelle in continente, contro obiettivi sconosciuti alla maggior parte degli italiani), i tentativi di golpe (i mercenari che avevano tentato l'assalto alla Rai, il golpe denunciato da Donatella de Rosa, il golpe di cui aveva parlato Ciampi nelle sue memorie, la notte del 27 luglio 1993), gli scandali dei servizi (l'inchiesta dei fondi neri del Sisde e quell'allarme del presidente Scalfaro “ci hanno provato prima con le bombe e poi con gli scandali .. io non ci sto”), i partiti messi sotto scacco dalla magistratura per Tangentopoli, la politica debole che si trova sotto attacco delle speculazioni e della crisi:
.. tutti questi fatti portano il segno di una grande opera di destabilizzazione messa in pratica anche con la collaborazione delle mafie e con l’intento di causare un effetto shock sulla popolazione, creando un clima di incertezza e di paura, e disgregando le nostre strutture di intelligence.
Centinaia di testimonianze, inchieste, processi hanno offerto le prove che in Italia è stata combattuta una guerra non convenzionale a tutto campo e sotterranea.
Furono azioni coordinate? E se sì da chi? Non lo sappiamo. Di certo tutte insieme, in un contesto di destabilizzazione permanente, provocarono un ribaltamento politico generale. Un golpe a tutti gli effetti”.
Centinaia di testimonianze, inchieste, processi hanno offerto le prove che in Italia è stata combattuta una guerra non convenzionale a tutto campo e sotterranea.Furono azioni coordinate? E se sì da chi? Non lo sappiamo. Di certo tutte insieme, in un contesto di destabilizzazione permanente, provocarono un ribaltamento politico generale. Un golpe a tutti gli effetti”.

Un golpe, dunque: come è avvenuto questo golpe, che ha sottratto il paese ad un destino diverso, libero dalle mafie, con una classe politica libera da ricatti e condizionamenti?
L'autrice ha diviso il suo libro in tre grandi capitoli:

- Prima parte – gli inganni: l'inganno come operazione psicologicaLa deception nella strategia militare
L'assalto alla TV di Stato
La diffusione pilotata di notizie
Il golpe Nardi

- Seconda parte - le deviazioni
Le deviazioni nei servizi segreti
Il caos nei servizi (il parallelo coi mesi del rapimento Moro)
I fondi riservati del Sisde
I reparti speciali del Sismi


- Terza parte – le stragi
Lo stragismo come guerra non convenzionale
Le covert operation
La cronistoria della strategia della tensione tra il 1992 e il 1993
Lo stragismo mafioso
Il gruppo scelto per uccidere Falcone
Le interferenze alla mafia
Gli obiettivi delle stragi sul continente
Cosa nuova
Sliding doors: nuovi equilibri


Prima parte: gli inganni.

In che modo sono siamo stati ingannati, noi cittadini? Quali strumenti sono stati utilizzati e da chi?
Stefania Limiti fa riferimento al padre dell'attuale CIA, James Jesus Angleton, capo della divisione Italia dell'OSS: l'inventore del termine "Deception" nel mondo dello spionaggio.
Ovvero ingannare il nemico e instillare in lui "delle convinzioni errate in grado di indurlo a compiere una serie di azioni utili alla strategia del soggetto attivo".

Come quello che successe ai tempi del rapimento Moro, con l'azione del consulente di Cossiga, Steve Pieczenik, che spinse le BR a ritenere che lo Stato fosse disponibile ad una trattativa.
Tramite la “deception” e le “psycological operations” (le Psyops nate con la direttiva del National Security Council del 19 dicembre 1947) la guerra nei confronti dei paesi nemici non si combatteva più con eserciti e carri armati.
Gli strumenti della guerra erano le operazioni sotto falsa bandiera: attentati e delitti fatti attribuire a soggetti diversi per screditarne l'immagine. Si pensi alle bombe di Ordine Nuovo fatte attribuire agli anarchici.
La strategia della Tensione che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle negli anni '70 è stato un esempio di guerra psicologica: creare terrore, confusione, creare un clima di ostilità nei confronti della sinistra.
Qualcosa di simile è successo anche nel biennio 1992-93: oltre alle stragi e ai delitti politici, ci sono stati anche un tentativo di golpe, l'assalto alla sede Rai romana, e il tentativo di golpe nati all'interno dell'esercito, quello raccontato da Donatella Di Rosa ai magistrati ma anche ai giornali.

Storie strane, storie di personaggi improbabili, in contatto con mercenari, con persone legate a Gladio e ai servizi americani.
Erano mesi caotici quelli del 1993:
Il ricordo di Piero Luigi Vigna, uno dei maggiori protagonisti delle indagini: «In quell’anno non ci sono solo le stragi: scoppia il caso dei fondi neri del Sisde, c’è il tentativo di invasione della stazione radio di Saxa Rubra, c’è l’episodio di un funzionario dei servizi di Genova che mette dell'esplosivo sul rapido Siracusa Torino, c'è il ritrovamento di un ordigno inerte all'interno di una 500 rossa parcheggiata nella centralissima via Sabini”.

Tutti episodi che, messi assieme, fanno pensare ad un tentativo di screditare le istituzioni, destabilizzarle minandone la fiducia delle persone, costrette ad assistere ogni giorno a notizie che la rendono vulnerabile.
E se fossimo stati di fronte ad agenti destabilizzatori, per una guerra allo Stato?
Che sapeva muoversi bene all'interno del mondo dell'esercito, aveva buone amicizie, che però aveva imputato il golpe che denunciava al terrorista nero Gianni Nardi (ucciso nel 1975, si dice in un incidente mascherato dagli uomini dell’Anello).

La seconda parte – le deviazioni

Cosa sono i servizi deviati? Sono comportamenti di organi istituzionali che si allontanano dallo scopo o dai mezzi legittimi del sistema.
Nella seconda parte del libro Stefania Limiti mette in fila tutte le deviazioni emerse nell'ambito dei servizi, come quella emersa nel corso dello scandalo dei fondi neri del Sisde, che fu anche usato come strumento usato per attaccare le istituzioni.
Come negli anni a cavallo tra il 1978 e il 1982, quando vengono eliminati dalla scena politica Aldo Moro e, dopo di lui, Piersanti Mattarella e Pio La Torre, anche nel 1992-93 i servizi segreti sono accusati di incapacità, impreparazione e inefficienza.
Inefficienti ai tempi del sequestro Moro, quando erano infiltrati dalla P2 e inefficienti anche ora: specie dopo la rivelazione di Gladio
Intorno alla fine di luglio del 1990 – cioè a Guerra fredda finita, almeno sulla carta –, il presidente del Consiglio Giulio Andreotti decise di mettere in pratica uno dei suoi colpi da maestro, rivelando pubblicamente l’esistenza di una struttura occulta creata nel 1956”.

Era il fango nei confronti dei servizi, di ministri ed ex ministri, fino ad arrivare al presidente Scalfaro.
Proprio quando l’Italia è sotto le bombe della mafia, si registrava una guerra interna tra vecchie volpi come Fulvio Martini a Andreotti, e tra quest'ultimo e quei “gladiatori” che, terminata la guerra fredda, si pensava di liquidare così facilmente.
L'ex ambasciatore Fulci, chiamato proprio da Andreotti al Cesis, scoprì infatti che parte delle telefonate di rivendicazione dei delitti eccellenti a nome della sigla Falange Armata provenivano da luoghi dove erano state localizzate le sedi periferiche del Sismi:
Fulci disse di essersi convinto che la Falange armata faceva parte di quelle operazioni psicologiche previste dai manuali di Stay Behind”.

Forse anche l'exploit della Lega nord di Bossi potrebbe essere riconducile a questa guerra, scrive la giornalista, citando la storia di Gianmario Ferramonti:
Ferramonti entra in scena quando la politica italiana cerca di rinnovarsi, nell’immediatezza di Tangentopoli. Raccontò di aver iniziato a occuparsi di politica 86 agli inizi del 1991, affiancando Umberto Bossi”.

Terza parte – le stragi

Anche lo stragismo fa parte, come l'inganno, come le operazioni psicologiche, come le deviazioni dei servizi, delle armi delle guerre non convenzionali.
Come quella combattuta contro le istituzioni, anche da parte di esponenti delle istituzioni, tra il 1992 – 1993.
Le covert actions, “il lato più sporco del lavoro delle agenzie di intelligence”, sono state usate dalle bande neofasciste italiane (Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale) o i Contras in Nicaragua, o le squadre impiegate nella famigerata operazione Mangusta contro la Cuba di Fidel Castro, o, ancora, i mujaheddin in Afghanistan.

Operazioni sporche col compito di creare terrore, come quelle avvenute in Italia e riassunte nel libro al capitolo : Cronistoria della strategia della tensione attuata in Italia tra il 1992 e il 1993.
Dalla bomba sui binari Brindisi Lecce che poteva causare una strage, il 5 gennaio 1992, fino al mancato attentato del gennaio 1994 allo stadio Olimpico.
Aggiungendo anche i delitti della banda Uno Bianca (una sorta di strategia della tensione specifica nelle province rosse della Romagna) e gli attentati di Unabomber.

Lo stragismo mafioso

Anche la mafia ha fatto uso, nel corso della sua storia criminale, delle bombe e del terrorismo: in particolare, degli attentati di Capaci, di via D'Amelio e delle altre bombe, ad aver parlato sono stati solo i soldati semplici come Spatuzza: i boss come Brusca hanno riferito solo degli scontri all' interno dell'organizzazione quando, dopo l'arresto di Riina, si creò una frattura tra l'ala che voleva continuare con le bombe (Bagarella) e quelli che volevano riaprire una trattativa come Provenzano.
Provenzano, dopo il fallimento della prima parte della strategia stragista, si sarebbe mosso con cautela, lungo un binario comodo, magari cercando un nuovo Salvo Lima per gli anni a venire. Gli altri, invece, erano animati da uno spericolato protagonismo.”

I due gruppi trovarono una mediazione che consisteva nel fare le stragi fuori dalla Sicilia.
Ma sul come vennero scelti gli obiettivi, sulle presenze esterne a cosa nostra (come l'uomo dei servizi di cui parla Spatuzza, per via D'Amelio, come la donna che avrebbe partecipato alle stragi di Firenze e Milano), nessuna risposta.
Come anche nessuna risposta ai perché degli attentati a Falcone e Borsellino: Falcone doveva essere ucciso perché aveva capito che la mafia si stava muovendo su nuovi terreni, come le aziende quotate in Borsa, come i soldi che da Palermo finivano a Milano?
Certamente Falcone e Borsellino «avevano ben presente la filiera che partiva da Palermo e arrivava a Milano, compreso lo stalliere di Arcore», 14 le vie del riciclaggio dei proventi mafiosi attraverso la Svizzera e i servigi dell’industriale Oliviero Tognoli”.

Perché Riina richiamò da Roma il commando che doveva uccidere Falcone, dicendo «Sospendete tutto, ci sono cose più grosse da fare giù»?

E perché la seconda bomba a Borsellino dopo 55 giorni?
Cosa nostra avrebbe dovuto sapere che in quel caso lo stato avrebbe dovuto rispondere.

Se mettiamo assieme quanto ha affermato il magistrato della DNA Gabriele Chelazzi che la nota della Dia, si capisce come per arrivare alle risposte a queste domande si deve alzare il livello con cui si osservano i fatti.
Gli analisti della Dia infatti scrivono:
Subito dopo la strage di via D’Amelio la Dia aveva prospettato l’ipotesi che Cosa nostra fosse divenuta compartecipe di un progetto disegnato e gestito insieme a un potere criminale diverso e più articolato.”

Chi ha influenzato le scelte di Cosa nostra?
Chi erano gli agenti che sono entrati nel carcere di Sutton per prendere contatto col boss Di Carlo, che li ha dirottati su Gioè?
Perché il depistaggio del finto pentito Scarantino?
Anche qui sembra scorgere la presenza di agenti d’influenza e dai destabilizzatori come Nino Lo Giudice, il Nano: l'interesse convergente della mafia e di queste altre entità era quello di attaccare la legittimità dello Stato, creare sfiducia nelle istituzioni, nei partiti tradizionali, creare l'aspettativa nelle persone che serviva un uomo nuovo per aprire una nuova fase politica nel paese.

Una nuova fase in cui anche i mafiosi avevano ricevuto delle quelle garanzie con cui Graviano cerca di tranquillizzare Spatuzza:
Mi menziona nello specifico la persona di Berlusconi, mi dice che in mezzo c’è anche un nostro compaesano, Dell’Utri. L’attentato contro i carabinieri si deve fare, mi dice, perché gli dobbiamo dare il colpo di grazia”.

Cosa nuova e sliding doors

Nel 1991 era caduto il muro di Berlino, ufficialmente finiva anche la guerra fredda tra i due blocchi e la mafia perdeva dunque la sua funziona di argine al comunismo nel sud del paese.
Funzione che aveva fatto tollerare il suo controllo del territorio, le sue morti, il traffico di droga.

Ma ora, serviva un cambiamento, sia nella classe politica che anche dentro cosa nostra: Stefania Limiti parte da questo per introdurre “cosa nuova”, nata durante un incontro allargato tenuto al santuario della Madonna di Polsi il 28 settembre 1991:
una superstruttura che comprendeva le due organizzazioni: la cosiddetta Cosa nuova. Si trattava di una sorta di organizzazione mafiosa di vertice che ricomprendeva sia gli elementi di spessore e di peso di Cosa nostra che quelli della ’ndrangheta”.

Per questo serviva spazzar via i vecchi referenti, come Andreotti ad esempio, la cui corsa al Quirinale fu bruciata dall'attentato a Falcone.

E' stato Berlusconi ad aver riempito questo buco, nei riferimenti politici della mafia?
Non esistono le prove, tutte le inchieste sui mandanti a volto coperto sulle stragi si sono fermate prima di andare a processo.
Ci sono le parole di Spatuzza: «Giuseppe Graviano mi disse che grazie a Berlusconi e Dell’Utri la mafia “aveva il paese nelle mani”, loro erano i nostri interlocutori».

E ci sono anche le parole del pentito più politico della mafia, Giuffrè: Non è che la mafia sale su un carro qualunque. Scegliemmo di appoggiare Forza Italia perché avevamo avuto delle garanzie».

C'erano le spinte indipendentiste, il progetto del partito Sicilia Libera (legato a Bagarella) che viene chiuso proprio nel 1994, con la discesa in campo.
E ci sono le bombe che, dopo il fallito attentato allo stadio Olimpico, smettono di esplodere.

Sono i mesi dei tentativi di golpe, degli scandali, dei partiti messi sotto processo, del black out di Palazzo Chigi, delle rivendicazioni della Falange Armata, e dove gli investigatori scrivono nelle loro relazioni del
«progetto di condizionare il rinnovamento politico e istituzionale del nostro paese e il pactum sceleris stretto da Cosa nostra con centri di potere politici, occulti e illegali».

Così è nata la Seconda Repubblica: nata da tanti misteri, tanti ricatti, grandi tensioni istituzionali. Un caos che, ancora una volta, cercava di destabilizzare il sistema con l'obiettivo di stabilizzarlo verso lidi più opportuni.

La strategia dell'inganno aveva funzionato!


Altri posti dedicati al libro di Stefania Limiti


La scheda del libro sul sito di Chiarelettere

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