24 marzo 2017

Nordisti - Cinque domande a Sala sulla guerra Atm-Ferrovie

Da utente dei mezzi pubblici regionali e milanesi, ho molto a cuore il futuro di Atm e di Trenord.
Su queste due aziende si sta giocando una partita (politica) che non ha al centro il servizio pubblico o i pendolari.
Sulla nostra pelle (sempre di pendolari) si creano carriere, gruppi di potere, scalate.

L'articolo di Gianni Barbacetto sul Fatto Quotidiano di oggi: 
Ormai lo scontro è aperto. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha abbandonato i toni fintamente amichevoli e attacca direttamente, non senza contraddizioni tra quello che dice e quello che fa. Il presidente di Atm Bruno Rota, dal canto suo, sa che tra un mese avrà finito la sua avventura al vertice dell’azienda milanese e dunque si prende la soddisfazione di dire chiaro quello che pensa. “Bisogna lavorare, basta con i protagonismi a mezzo stampa”, dice il sindaco. “Tranquilli, in Atm si lavora eccome”, replica Rota. “Sono stato attaccato personalmente dal presidente di Fs, Renato Mazzoncini, che ha detto falsità. Gli ho risposto come penso fosse mio diritto, replicando con una nota di poche righe”. Segue Ps: “Ah, il tempo che ho impiegato per stendere questa nota, dalle 13.30 alle 13.33, è stato di tre minuti”.
Lo scontro, ormai diretto, è sul destino del trasporto pubblico a Milano. Il Comune ha un’azienda, Atm, che è una ricchezza per la città. Non solo garantisce un buon servizio a Milano, ma ha le carte in regola per crescere e diventare un polo d’aggregazione italiano ed europeo (già ora gestisce, per esempio, i trasporti a Copenaghen). Sala sta mandando, in forme contraddittorie, segnali che vanno in direzione opposta, con il risultato finale di deprimere il ruolo di Atm e favorire le Ferrovie dello Stato, che hanno già iniziato la campagna di conquista di Milano.
Per questo ci permettiamo di rivolgere al sindaco Sala alcune domande, restando in attesa delle sue risposte.
1. Perché ha fatto passare settimane lasciando intendere che Atm avrebbe potuto esercitare il diritto di prelazione sulle azioni Astaldi di M5, che sarebbero state rilevate da F2i, la quale avrebbe comprato anche gran parte del 20 per cento ora in mano ad Atm, sgravandola da tutti gli oneri connessi? Ha poi invece dato un improvviso stop a un’operazione già pronta e già concordata con Rota, lasciando la quota di Astaldi alle Ferrovie, che così sono entrate ufficialmente sulla piazza milanese.
2. Perché ha dato mandato a Rota di sondare le disponibilità di F2i e perfino degli indiani di Marubeni a fare cordata con Atm (risulta dal carteggio Rota-Sala reso pubblico da Palazzo Marino), per poi aprire le porte a Fs, dicendo il 6 marzo che “Atm deve fare andare i tram, non fare finanza”?
3. Perché ha dichiarato per settimane di non avere trattative con Regione Lombardia e Fs sul progetto di fusione fra Fnm e Atm, per poi essere seccamente smentito dal presidente di Fnm, Andrea Gibelli (“Sono in corso analisi e valutazioni” ed esiste da mesi “un tavolo per lo studio dell’operazione, che coinvolge il Comune di Milano, a cui fa capo Atm, e Ferrovie dello Stato, azionista di Trenord”)?
4. Che ruolo ha assegnato in questa partita a Roberto Tasca, assessore al bilancio? Tasca non ha alcuna delega sui trasporti, eppure è proprio lui ad attaccare Rota in commissione partecipate a Palazzo Marino e a bloccare l’operazione con F2i. Tasca è spalleggiato da Arabella Caporello, direttore generale del Comune che in un documento sostiene che Rota avrebbe perseguito strategie non concordate con il Comune, che avrebbe sovrastimato il valore delle azioni di Astaldi e che i timori del presidente Atm sulla futura gara per il contratto di servizio “appaiono palesemente irricevibili”.
5. Con Fs che intrecci e contropartite ci sono, tra l’operazione Atm e l’operazione scali ferroviari?
La partita è ancora aperta, ma in pochi mesi potrebbe concludersi con la vittoria dell’espansionismo di Fs ai danni non di Atm, ma della città. Se ci fosse un’opinione pubblica a Milano, il dibattito sarebbe intenso e la partita non ancora persa.

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