31 marzo 2017

Delinquere in Italia conviene anticipazione del libro Giustizialisti

Il Fatto quotidiano di oggi pubblica una anticipazione del libro uscito per Paper First, "Giustizialisti",di Sebastiano Ardita e Piercamillo Davigo  

La scena è quella di una faticosa riunione notturna. In una sala maestosa e piena di legni scolpiti, le scomode e solenni poltrone di pelle sono schierate su file contrapposte per ospitare le rappresentanze dei diversi Paesi. È solo una delle tante interminabili riunioni che si svolgono nel ministero della Giustizia di via Arenula. Da una parte la delegazione italiana e dall’altra quella rumena discutono delle modalità di trasferimento in patria dei detenuti che sono stati condannati per reati commessi nel nostro Paese. La Romania – tra le nazioni con le quali l’Italia è costretta a negoziare il problema della criminalità d’importazione – è uno dei Paesi più seri, abituato a rispettare i propri impegni. Ma i problemi sono tanti. Le convenzioni internazionali prevedono che ci debba essere il consenso dei diretti interessati al trasferimento. E i detenuti, naturalmente, preferiscono rimanere nelle carceri italiane, che evidentemente sono ritenute molto più comode. La nostra delegazione è stanca. Qualcuno inizia a fumare avvicinandosi a una finestra. Con altri Paesi in via di sviluppo erano stati fatti accordi e pianificati piani di rientro, l’Italia si era impegnata a fornire auto blindate e a favorire –anche con aiuti economici –la costruzione di carceri e ditribunali, sperando di avere in cambio il rimpatrio dei detenuti; ma non aveva ottenuto comunque niente. Alla Romania, tutto sommato, non avevamo promesso nulla, ma anche se loro sembravano disponibili a riprendersi i concittadini, i problemi rimanevano tanti e insormontabili. A un certo punto, complice la stanchezza e l’ora tarda, a un rappresentante italiano viene fuori dalla bocca una battuta infelice: “La verità è che in Romania avete troppi criminali”. Nella sala improvvisamente il silenzio. Il capo delegazione rumeno, che era rimasto tutto il tempo in ascolto, sollevò lentamente lo sguardo verso il suo interlocutore e mantenendo alte le sopracciglia disse la sua. “Non abbiamo molti criminali, o comunque non molti di più rispetto a quanti ne abbiate voi. Solo che i nostri preferiscono venire a delinquere nel vostro Paese, perché in Romania chi sbaglia paga: le leggi sono molto severe e le carceri parecchio dure. E non siamo soliti concedere a gratis sconti di pena ai criminali”. Quelle parole rimbombarono come colpi di cannone nella sala e servirono a riportare alla realtà. Il nostro Paese cercava di porre rimedio a una situazione che in qualchemodo –sia pure involontario –aveva generato. Nei modelli statali chiusi, con sistemi autarchici e frontiere impermeabili, ogni Stato può scegliere indifferentemente di adottare il sistema penale che vuole. Il numero dei reati sarà certamente collegato alla capacità di dissuasione che quel sistema riuscirà a imporre rispetto ai suoi cittadini, o a quanti si trovino nel territorio dello Stato in cui vige una certa legge penale. Ma, come si èdetto, nei sistemi a frontiere aperte le leggi, se vogliono continuare ad avere lo scopo di dissuadere dal commettere reati, devono tenere conto di un’altra variabile delle regole penali vigenti negli altri Paesi che rispetto all’Italia sono in regime di libera circolazione. E se è presente anche una massiccia immigrazione clandestina, non sipossono neppure trascurare le regole e i sistemi penali dei Paesi dadove arrivano i clandestini. Perché altrimenti gli Stati con sistemi penali deboli finiscono per importare criminalità. Il mercato della criminalità –nelle cui leggi di domanda e offerta incide molto il rischio di punizione penale –è da sempre orientato dalla dimensione territoriale. I criminali, potendosi spostare su territori diversi, scelgono il luogo dove è più conveniente delinquere. Negli anni 80, quando ancora esistevano le frontiere, vi fu una ingente migrazione interna di criminali sul territorio nazionale. Una delle possibili mete era rappresentata dal Nord Italia, dove vi erano territori più ricchi da aggredire, anche se vi era il rischio collaterale di condanne più pesanti, perché i reati in quei territori, determinavano un più elevato allarme sociale. I criminali, specie quando operano all’interno di compagini organizzate, calcolano tutto. A volte vengono programmati delitti laddove statisticamente è più basso il rischio di essere arrestati, ovvero in caso di arresto si registrino condanne a pene meno severe. Alla luce di queste valutazioni, negli anni Settanta, a Torino e Milano, si formarono importanti colonie di catanesi e di calabresi che operavanonel settore del traffico della droga e della prostituzione. Nello stesso periodo, sul territorio della Provincia di Siracusa –ove erano meno presenti comandi di polizia e si registravano condanne a pene mediamente più basse rispetto a quelle riportate in altri circondari –si notava una ingente presenza di rapinatori provenienti da altre province siciliane. Questo esempio solo per dire che all’interno di confini nei quali è consentita una certa mobilità, la criminalità si sposta tenendo conto dei rischi che si corrono.A seguito dell’apertura delle frontiere, e con la formazione di compagini mafiose di respiro internazionale, questo fenomeno si è ulteriormente strutturato. Al di là dei flussi migratori spontanei e interni, si è manifestata una presenza massiccia di gruppi criminali provenienti da Paesi neoaderenti all’Unione europea o addirittura a composizione mista transazionale. Possiamo senz’altro dire che tali realtà criminali non solo sono sensibili alla facilità di migrazione, ma hanno addirittura, in certi casi, tratto origine dal modello di organizzazione a frontiere aperte, scegliendo in quale luogo operare: quello dove il rapporto tra ricchezza da aggredire e rischio penale appariva concretamente più favorevole. Ecosì – per fare un esempio che ci riporta all’aneddoto da cui siamo partiti– se per una rapina in abitazione in Romania rischi 30 anni di duro carcere, in Italia puoi cavartela con quattro che, al netto della liberazione anticipata e della possibilità di ottenere l’affidamento in prova, si riducono né più né meno che a qualche dozzina di mesi. Il tutto in un istituto in cui viene garantito il trattamento dei nuovi giunti e qualche opportunità di lavoro e di svago previsti dalla nostra organizzazione penitenziaria.In queste condizioni, perché mai i criminali stranieri dovrebbero organizzare rapine in patria, dove c’è molta meno ricchezza da aggredire e un ben più alto rischio di finire davanti a una giustizia inflessibile e rigorosa? E dunque aveva ragione l’esponente della delegazione rumena: non sono loro a produrre criminali, siamo noi che li importiamo da tutti i Paesi in cui vigono normative penali più rigorose. Dietro i fenomeni di criminalità d’importazione vi è perciò una importante responsabilità politica, consistita quanto meno nella sottovalutazione delle differenze dei sistemi penali e nella correlativa incapacità di prevedere e prevenire i fenomeni criminali collegati all’immigrazione.
Qui anticipiamo parte del quarto capitolo di “Giustizialisti”, in edicola col Fatto Quotidiano

Giovani

Che palle questa storia della tesi del ministro ..
Ma non avete altro di cui parlare ...
Siete sempre con la bava alla bocca, per screditare le persone (fango quotidiano..)..

Queste le reazioni della gente quando si è trovata di fronte l'articolo del Fatto sulla tesi del ministro Madia (quei pochi che l'hanno letta, intendiamoci, visto che non ha avuto eco).
Di fronte ai problemi del paese, in effetti, non è una questione che meriterebbe le prime pagine per più giorni.
Per esempio il problema della disoccupazione giovanile.
O la questione della crescita dell'emigrazione dall'Italia, come nei primi anni del noveento: solo che ora ad attraversare i confini sono diplomati o laureati. Che magari hanno citato per esteso le fonti.
Persone che, magari non frequentando il giusto campo di calcetto (metafora italiana per insegnare come coltivare le relazioni se vuoi crescere), non hanno avuto tutte le opportunità che i nostri ministri hanno avuto.

Gianluca Roselli sul Fatto Quotidiano del 31-03
Una fuga continua, inarrestabile, un fiume in piena che nessuna diga riesce afermare. Gli ultimi dati sul numero degli italiani che emigrano all’estero sono esorbitanti e confermano un trend iniziato quando la crisi si è affacciata sullo scenario globale, nel 2007 2008. Tanto che si può parlare chiaramente di “nuova emigrazione italiana”, come accadeva ai primi del Novecento e negli anni Cinquanta, i due periodi più intensi da questo punto di vita. Una differenza c’è, però: se prima se ne andavano soprattutto poveri e disperati in cerca di maggior fortuna, oggi vanno via giovani laureati e diplomati, un pezzo consistente di forza lavoro qualificata il cui esodo ci fa perdere competitività. Un capitale umano che raramente torna indietro.
I NUMERI. Secondo il Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie, organismo diconsulenza per Parlamento e governo), nel 2015 gli italiani in fuga verso gli altri Paesi sono stati circa 250 mila. Il trend dal 2011 è di una crescita del 22% annuo, quindi la previsione per il 2016 vede un esodo di 305 mila persone. Di questi l’80% sono italiani, il 20%, invece, stranieri residenti. Insomma, anche gli immigrati di lungo corso se ne vanno. Questi dati non collimano con quelli dell’Istat, che sono più bassi (147 mila nel 2015), perché questi ultimi tengono conto solo del cambio di residenza (che di solito si verifica qualche anno dopo il trasferimento), mentre i numeri di Cgie guardano alle registrazioni obbligatorie che i nostri connazionali sono tenuti a fare nei Paesi in cui arrivano. In Germania, per esempio, per lavorare si deve segnalare la propria presenza alla polizia e quel dato va subito al ministero dell’Interno.
In Gran Bretagna occorre avere un natio nal insurance number, una sorta di codice fiscale. Così, dal 2007 al 2015 il numero degli italiani emigrati all’estero arriva a circa 1 milione e 360 mila persone, con la previsione di toccare il milione e mezzo coi dati del 2016.
Come se si fosse trasferita inblocco una città come Milano, ma composta da giovani: il 50% degli emigrati,sempre secondo Cgie, ha tra i 18 e i 39anni; il 20% tra 0 e 17 anni (si spostano le famiglie ovviamente).
Per quanto riguarda gli studi, il 35% è laureato e il 30% haun diploma di secondaria superiore, ma va via anche un buon 30% di persone con solola licenza media.
Le mete preferite sonoGran Bretagna, Francia, Belgio, Germania, Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Austria, Svizzera e Spagna. In testa ci sono Germania e Gran Bretagna, anche se proprio inUk i dati ancora non ufficialidel 2016 parlano di un calo del10% dovuto ai timori per laBrexit: la stessa Theresa Mayha rassicurato i circa 600 milaitaliani che vivono lì sul fattoche continueranno a usufruire di welfare e prestazioni sociali come prima.Il tutto, naturalmente, s’in crocia con la perdita di ricchezza del nostro Paese. Tra il2007 e il 2016, infatti, l’Italiaha perso il 7% del Pil, il tasso didisoccupazione è salito dal 6,1al 12,2%, mentre la produzione industriale è calata del 26%.Per di più ogni italiano che sene va fa perdere ricchezza al Paese e fa aumentare quella dichi lo accoglie. Per i laureati è anchepeggio: equivale a regalare ad altriPaesi isoldiinvestiti perla loro formazione (circa160 mila euroa persona, secondo l’Ocse).
Riassumendo, mentre qui si discute a vuoto di legge elettorale, vitalizi, magistrati in politica, giustizialismo, populimo e populisti, una fetta del paese se va via, portandosi dietro le sue energie e i suoi sogni. Siamo un paese dove si fanno meno figli rispetto agli altri paesi europei, nemmeno ai tempi della guerra avevamo questa percentuale.
Un paese dove si è bloccato l'ascensore sociale e la classe dirigente non ha nemmeno più pudore nell'ammetterlo.
Un paese dove l'evasione delle tasse si mangia 110 miliardi (la stima diffusa dal presidente della Commissione per la redazione della "Relazione annuale sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva"): soldi sottratti al welfare, l'istruzione, la sanità..
Tutto colpa della Madia o di Poletti?
Ci mancherebbe.
Peccato che queste persone oggi siano classe dirigente che fa poi riforme e leggi (spesso bocciate dalla Consulta) che impattano sulla nostra vita.

30 marzo 2017

Relazioni e sostanza

Tre notizie, uscite in questi giorni (e non tutte da prima pagina) che raccontano la salute di un paese.
La tesi di dottorato della Madia con delle parti prese da altri lavori non citati.
L'uscita del ministro Poletti su cv e partite di calcetto.
Lo show di Massimo Carminati al processo di Roma.

Cos'hanno in comune?
La storia della tesi del ministro racconta di come si creino (e come si riempiano) certi cv della nostra classe dirigente. 
Come dietro la loro immagine si nasconda una sostanza ben diversa.
Perché per crescere, per trovare un lavoro, per entrare dentro il palazzo perfino, non servano studi, non servano esperienze vere di lavoro (la ministra è entrata al ministero portando proprio la sua inesperienza).
Serve coltivare le relazioni giuste, magari con una partita di calcetto o, meglio ancora, prendendosi la tessa giusta.
Infine "Er nero": le relazioni di Carminati le conosciamo bene, frutto di anni nel mondo di mezzo, tra servizi, banda della Magliana, politici a libro paga.
Ecco, nel suo caso, per evitare problemi, meglio tenere un profilo basso, nell'eventuale cv.
Anzi, di fronte alle telecamere, meglio passare per il classi fascista.

PS: il ministro ha risposto che le fonti sono indicate nella bibliografia (ma senza indicare i punti nella tesi) e che intende valutare il danno fatto dall'articolo del FQ.

29 marzo 2017

Alcuni avranno il mio perdono di L.R. Carrino

Incipit (che potete caricare da qui)
La chiesa di piazza dei Miracoli tiene gli occhi neri come due cerini spenti.Con le braccia incrociate si scortica piano, si straccia la pelle da dosso e le mani sue nella carne sua fanno il rumore della vita quando muore.La madre se ne accorge. Prende le sue mani disperate e gliele tiene ferme, le costringe a una tregua piccolina, a un poco di pace.Non ci sta bisogno di farsi altro male.Questo male qua abbasta per tutta l’eternità.Napoli fa un freddo che spalanca la bocca rotta dal tuo nome e scoppia nella chiesa per un tempo infinitissimo.La sua voce si alza in piedi. È quello di un animale schiattato il verso che nasce nella gola sua e reclama il bene più grande che c’è, riempie la chiesa ed esce nella piazza, invade la città, sale in cielo, supera il sole e si confonde con il frastuono dell’universo.Pare che non finisce mai.Pare la fine di tutto il tempo.La gente abbassa la testa. Qualcuno si porta le mani in faccia.

Quello di Luigi R. Carrino è un racconto di sangue e amore.
Il sangue è quello che scorre per le strade, per le guerre tra i gruppi criminali per conquistarsi il predominio nelle piazze, per lo spaccio.

Il sangue è quello che scorre nelle vene delle persone, il sangue della propria famiglia, del proprio clan. E il sangue bastardo dei tuoi nemici, quelli da odiare, da guardare e tenere d'occhio da lontano.
E, alla prima occasione, cercare il modo di fargliela pagare.

C’è un’occhiata significativa fra le due fazioni. Ognuno ha la sua condanna, ognuno i suoi pensieri. Ognuno fa quello che deve fare. Ognuno è quello che è.

Ma c'è anche l'amore in questa storia di Camorra, raccontata tutta dall'interno delle famiglie del “sistema”, delle due famiglie in lotta: i Musso da una parte e i Simonetti (a capo della federazione dei clan Acqua Storta) dall'altra.
L'amore contrastato di due ragazzi, che non hanno nemmeno diciotto anni, l'età per guidare una macchina, ma sanno come va il mondo. Sanno che mestiere fanno i propri genitori, sanno che si può venire sparati in fronte per un'occhiata sbagliata, se si invade il territorio di un'altra famiglia.
Come due novelli Giulietta e Romeo, Antonio e Rosa, sono figli di famiglie che si odiano, sanno che il loro amore è pericoloso, che non possono continuare a vedersi così, di nascosto, sperando che un giorno, chissà, tutto si risolva da solo..
Antonio, Antonio! Perché sei tu Antonio? Ah, rinnega tua madre! O, se proprio non vuoi, giurami amore e io non sarò più una Musso.

Ma c'è anche l'amore di una madre per il figlio, come quello di Mariasole, la donna a capo della federazione dei clan “Acqua Storta”: una donna bella e terribile, che per conquistare e tenere quel posto da uomini ha dovuto uccidere il vecchio boss reggente davanti agli occhi della madre.
E che ora deve difendere la federazione dalle vendette dei Musso ma anche proteggere il figlio Antonio dalla sua stessa spavalderia, dalla sua stessa ambizione, la voglia di conquistarsi una piazza tutta sua, con una sua paranza.
«Se un figlio non lo puoi cambiare non ti resta che sostenerlo».
Mariasole, chiamata Vient’ ’E Terra “... lei è il vento di terra che spazza via ogni cosa sul suo cammino”

E, contrapposta a Mariasole, la sua nemica, Angela Lieto, madre del vecchio boss reggente, ucciso da Mariasole davanti agli occhi della madre, e che ora coltiva la sua vendetta
Ci sono vendette consumate in poche ore. Qualcun’altra deve peppiare come il ragù sul fuoco ..

Un amore che nasce tra due ragazzi appartenenti a famiglie che si odiano, in un mondo violento e tremendamente maschile, una donna a capo di un clan: quello di Carrino è un romanzo pieno di contrasti in con una storia che viene narrata e vissuta attraverso gli occhi di un altro figlio, illegittimo, cresciuto solo e alla ricerca di quel padre che con la violenza ha piantato il suo seme nella madre. Alla ricerca di una famiglia, di un fratello..
Nella bella Napoli di oggi due clan di pari potere sono in guerra da nove anni. Da questi due nemici è nata una coppia di innamorati contrastati dal tragico evento...

Come nell'opera shakespeariana, anche questa storia, in un crescendo di tensione, di violenza e vendette incrociate, è destinata a chiudersi in un finale di tragedia.
Nessuno è destinato a salvarsi dal suo destino.
I due innamorati.
La città, dove la gente è costretta a convivere con le stese delle paranze, i colpi di pistola sparati per intimorire o per uccidere (come ci ha raccontato Saviano nel suo libro “La paranza dei bambini”):
La città dice che stiamo facendo una brutta fine e dice, dice la città, che questa fine noi ce la meritiamo tutta quanta”.

E sole rimarranno le due donne, Mariasole e Angela, una di fronte all'altra, ciascuna col proprio odio di madre: ma “arriva però il giorno che anche l’odio si stanca di odiare”.
Due donne così diverse e così uguali: donne costrette a vivere in un mondo di uomini e che non hanno mai preso scelte facili.
Alcuni mali verranno perdonati, ma altri no “Alcuni avranno il mio perdono, altri la loro giusta punizione” (citazione da William Shakespeare, Romeo e Giulietta).
Originale la forma narrativa scelta dall'autore per questo libro, una scrittura piena di passione e di rabbia.
Scrittura e trama che si ispirano ai grandi classici che qui, ancora una volta, dimostrano la loro immortalità, il loro essere sempre originali, perché il nostro mondo pieno di odio, rancore, ambizione, non sono così distanti da quelli che raccontati secoli fa.
L’acqua è storta, storta come certe volte è ’o bene e io, Anto’, quando penso a te, penso che si è fatto tardi, e me ne devo andare.

C'è spazio anche per raccontare, dal di dentro, come funziona il riciclaggio del denaro sporco grazie alle società di giochi online e alle Videolottery:
Il meccanismo delle scommesse online è davvero quanto di più sicuro si possa pensare per ripulire soldi. Le scommesse possono essere fatte al banco, ma il cliente le può fare anche sul proprio conto, registrandosi su un sito scommesse con un conto gioco online accedendo a tutta la piattaforma. A questo punto i passi da compiere per riciclare i soldi sono precisi.Una volta raccolti, i capitali vengono trasferiti materialmente o virtualmente facendoli rimbalzare da un conto gioco all'altro. Si scaricano i soldi da questo conto vincitore e si ha denaro pulito da poter poi investire in attività legali. 

Più che centri scommesse, sono delle vere e proprie lavanderie finanziarie.
La scheda del libro sul sito di Edizioni E/O

i link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Viva la legalità

Del gasdotto TAP, che dovrebbe sbarcare sulle coste pugliesi a Melendugno, dei rapporti poco puliti con l'Azerbaigian (democrazia al caviale da cui importeremo il gas) si era occupata Report in un servizio di Paolo Mondani.
Nei giorni in cui si è votato sui diritti civili in Azerbaijan al Consiglio d'Europa, il governo Letta è andato in questa specie di democrazia a firmare l'accordo commerciale.
PAOLO MONDANI FUORI CAMPOQuesta è la spiaggia di San Foca, comune di Melendugno, in Puglia. Il Tap, il gasdotto che da Baku raggiungerà l’Italia, approderà qui. Ma attenzione alle date: Il 23 gennaio2013 viene bocciato il Rapporto Strasser sui prigionieri politici in Azerbaigian. Il 28 giugno, la Commissione europea dà il benvenuto al gasdotto e l’11 agosto l’allorapremier Letta va a Baku a suggellare l’accordo con Aliyev. C’è una relazione tra questi eventi?CHRISTOPH STRASSER – DEPUTATO TEDESCO CONSIGLIO D’EUROPASarei sorpreso se non ci fosse una connessione tra questi fatti. Bocciando il mio rapporto l’Azerbaigian ha salvato la reputazione e nessuno ha avuto niente da direquando sono partiti gli affari sul gas.PAOLO MONDANI FUORI CAMPO4.000 chilometri di lunghezza, costo totale stimato: 45 miliardi di dollari. I costi pubblici per l’Italia sono ancora un mistero. Snam e Saipem faranno i lavori piùimportanti. La consegna del primo gas è prevista nel 2020. Obiettivo è renderci meno dipendenti dal gas russo. Ma in Puglia non ci pensano proprio.MARCO POTÌ - SINDACO DI MELENDUGNODa quegli scogli a circa 800 metri dalla costa va sotto il livello del mare. E per 1500 metri sbuca poi sotto la spiaggia, sotto la duna, sotto la pineta nell’uliveto alle spalle. Poi per 8,8 km arriveranno alla periferia di Melendugno che è il comune capoluogo di questi posti dove faranno una centrale. Da lì devono fare 55 altri kilometri, andare verso nord tra Brindisi e Mesagne dove c’è il punto di connessione con la rete nazionale dei gasdotti.PAOLO MONDANIChe cos’ha di così particolare questo pezzo di mare? Non è un pezzo di mare come un altro?MARCO POTÌ - SINDACO DI MELENDUGNOBeh no. Qua siamo a San Foca, è una delle marine di Melendugno da 7 anni consecutivi bandiera blu d’Europa, da 5 anni consecutivi cinque vele Legambiente.Quest’anno anche il premio dai pediatri nazionali per le spiagge a misura di bambino.

Da qui poi è partito tutto.
L'emergenza Xylella, l'abbattimento degli ulivi, guarda caso nelle stesse zone del gasdotto, la controversia tra amministrazioni locali e il governo di Roma.
Fino a lunedì, quando il Consiglio di Stato ha dato ragione al governo e deciso che sì, si possono espiantare gli ulivi secolari (che costituiscono un patrimonio storico, per questi territori): decisione che, a parte Snam, Eni e governo Azero, ha scontentato parte degli abitanti di quelle zone, compresi sindaci e consiglieri regionali che, di hanno cercato di presidiare questi ulivi.

E si sono trovati davanti gli agenti dei reparti mobili, in assetto antisommossa.
Quell'opera si deve fare.
Non è cambiato molto, in questo paese, sulle grandi opere che si devono fare, dai tempi di Berlusconi.
Quando si parla di grandi opere, Tav, Tap, Terzo valico, Mose, Ponte sullo stretto, il ragionamento che si sente dai grandi amanti del cemento è lo stesso.
E' un'opera decisa, non si può aspettare, si protesta perché non si vuole fare niente, effetto nimby, le leggi si devono rispettare...

Ai signori delle grandi opere non importa quanto siano inutili, quanto siano carenti di un piano economico con dentro costi e ricavi, quanto poi queste opere (come per le autostrade del nord, per il Mose) siano poi debiti sul pubblico che pesano sulle nostre spalle.
Abbiamo veramente bisogno del gas Azero (e abbiamo bisogno di avere rapporti con questo paese che non rispetta i diritti civili)?
Sono domande che, per i signori della legalità (degli altri) non vanno poste.
Non si guarda cosa succede a casa degli altri paesi, come la Libia di Gheddafi o l'Azerbaigian (caviar democracy) paese che da 23 anni il paese è governato dalla dinastia Aliyev.

Ai signori della legalità, sempre quelli dell'effetto nimby, non bisogna ricordare che in questo paese la legalità non vale per gli abusi edilizi, per esempio, per cui c'è sempre pronto un condono elettorale (come in Campania).
O un condono fiscale, come quelli di Tremonti e Berlusconi (e non solo).
Che facciamo le leggi, come la Severino, per la decadenza degli amministratori condannati, ma poi le si applica come fa comodo.

28 marzo 2017

Lo sport preferito

Lo sport preferito di molti rappresentanti della classe politica consiste nel farsi (e farci male) da soli.
Il ministro gaffeur Poletti e il calcetto per trovare lavoro (più campi di calcetto e abbiamo rislto il problema della disoccupazione giovanile).
I 5S per come si sono difesi per le firme raccolte a Roma (e le date che non coincidono), tirando in ballo la legge.
L'appassionata difesa di Salvini del democratico Putin (è stato votato, no?), nonostante gli arresti, la scarsa stima del giornalismo indipendente e degli oppositori.
Le tesi dei vari Boccia e Madia, con qualche copia incolla di troppo (e le banali scuse dell'onorevole e del ministro).
Minzolini che si dimette sì, ma quando lo decido io (update, dice che lo farà oggi, ma dovrà comunque passare dal voto in Senato).

Quanta benzina al fuoco del "sono tutti uguali".

PS: Gilioli sul suo blog scrive 

 Ed è proprio questo il punto: il famoso ascensore sociale bloccato. Bloccato proprio dal tipo di relazioni che hai. E se conosci quelli giusti - per origine familiare, per quartiere in cui abiti, per contesto economico - il tuo punto di caduta nella società sarà comunque più elevato. E le tue difficoltà nella vita saranno comunque minori. Molto minori. Proprio per via di quelle relazioni. Il che è tanto più vero in un quadro in cui - per la crisi economica, per la sparizione dei corpi intermedi, per la desertificazione del welfare - le relazioni contano sempre di più, quasi restano solo quelle. A ogni livello: per trovare un posto di lavoro così come per ottenere una Tac. E ci si divide, con vari gradi, tra chi conosce e chi no. Con grande - e non ingiustificato - livore di questi ultimi verso i primi. Che poi sono i famosi dimenticati, i "forgotten" che si vendicano scegliendo ogni contro nelle urne. Non so se Poletti aveva presente tutto questo, nell'invitare i ragazzi a concorrere nella gara di relazioni, anziché a sovvertire la piramide sociale basata sulle relazioni. Non credo che se ne sia reso conto, no. E forse questa stolida incoscienza è perfino peggiore - e più pericolosa- della cattiveria.

L'ascensore che tiene in alto (ben protetti) un ministro come Madia, un senatore (ed ex direttorissimo come Minzolini), un altro ministro imbarazzante come Poletti.
Un finto rivoluzionario come Salvini ... 

27 marzo 2017

Report – sotto le stelle (e la storia del salmone di allevamento)

Prima puntata della stagione 2016 di Report, la prima senza Milena Gabanelli.
Puntata che si è aperta col servizio di Sabrina Giannini sui salmoni e sul pesce di allevamenti

Indovina chi viene a cena: sano come un pesce.
Il pesce sulle nostre tavole non arriva dai nostri mari, visto che l'abbiamo fatto tutto fuori: grazie alle deroghe, agli accordi tra partiti e pescatori, il pesce italiano è diventato scarso e, siccome è un mare chiuso, raccoglie maggiori inquinanti.

Il maggior consumo di pesce fa bene alla salute? Forse, se non contiene inquinanti. Non esistono prove che faccia aumentare l'intelligenza.
E nell'Omega 3 si accumulano tossine: proprio bene non fa.

In un ristorante che pesce mangiamo? Allevato o pescato? Non lo sappiamo, perché nei menù non è scritto (mentre è così quando lo compriamo).
Delle 700mila tonnellate di salmone che arriva nelle tavole europee è in buona parte allevato in Norvegia: solo a Bergen ci sono almeno 1000 allevamenti, dove i pesci hanno poco spazio per muoversi.
Come i polli, perché l'allevamento del pesce è un'industria redditizia, anche se ha un costo per l'ambiente.
L'acqua dei fiordi è ricoperta di vomito dei pesci, di sostanze chimiche che vengono spruzzate in acqua con delle mascherine.
Forse perché ci sono rischi per la nostra salute?

Una di queste sostanze è il Diflubenzomol, potenzialmente cancerogeno, ma le leggi europee ne consentono l'uso (il famoso peso delle lobby).
Cosa succede se un bambino assume questi contaminanti?
Ci sono rischi di cancro, di diabete, racconta un medico, alla giornalista.

L'Etossichina è un conservante nel salmone: è un antiossidante creato nei laboratori della Monsanto, l'uso è bandito nella frutta, ma le leggi consentono che sia addizionato al cibo nelle cisterne dei pesci.
L'Etossichina passa dal pesce a chi lo mangia? Le legge non obbliga questi controlli, così Sabriina Giannini ha fatto fare una analisi su un campione di salmoni di allevamento.
In questi, ha scoperto, erano presenti tracce di questa tossina.

Che diranno i ministri delle salute dei 27 paesi europei?
Claudette Bethune era una ricercatrice che lavorava nel governo norvegese, proprio nel settore dei mangimi dei pesci di allevamento: dopo aver scoperto i rischi di questi mangimi, è stata licenziata.
L'importante è che tutti stiano muti come un pesce.

Ma i pesci, oltre a soffrire, hanno anche delle malformazioni. Ma basta tagliare la testa e nessuno se ne accorge.
Anche in Italia sono stati scoperti casi di pesci con mutazioni genetiche: come quelli pescati nelle acque del Lambro, dove venivano scaricate i residui di attività industriali.
Al CNR hanno scoperto che alcuni pesci hanno subito delle inversioni sessuali.
Intersessualità nelle carpe e nei cavedani .. poi si sono fermati perché i fondi per la ricerca sono finiti.
Le sostanze chimiche che sono scaricate nelle acque inquinano le falde e avvelenano i pesci: acque che arrivano al Po e poi nell'Adriatico.
Dove si allevano le vongole che poi ci mangiamo: le autorità sanitarie le sterilizzano dai batteri, ma non si fanno controlli sugli altri inquinanti.

Risalendo la catena alimentare si arriva ai grandi predatori del Mediterraneo, come il pesce spada.
All'interno dei maschi del pesce spada è stato scoperto un principio di inversione sessuale.
Sarebbe un'emergenza sanitaria di livello nazionale, in molti iniziano a sconsigliare il pesce per i bambini e gli anziani.

Meglio il pesce piccolo che quelli grandi.
Quel pesce azzurro che oggi viene usato per i grandi allevamenti intensivi.
E l'Omega 3? Esiste nella Soia, nei semi di lino.

È una puntata storica, perché per la prima volta da vent'anni non sarà condotta da Milena Gabanelli …
Le prima parole di Sigfrido Ranucci non potevano che essere dedicate a Milena, cui non finiremo mai di dire grazie per l'impegno e il lavoro.
Ma il secondo pensiero è stato per i due giornalisti di Report, Chianca e Palermo, arrestati in Congo, mentre seguivano una pista sulla presunta tangente pagata dai vertici Eni, per la trattativa sul giacimento OPL 245 in Nigeria.
Un'inchiesta che farà ancora parlare …
I chef oggi sono delle star: fanno notizia, conducono trasmissioni, sono più importanti dei calciatori. Ma come si guadagnano le stelle i grandi chef?
Valerio Visintin è il giornalista che tiene una rubrica sui locali milanesi: è andato da Cracco (e non ha mangiato bene) come da altri ristoranti.
Lui è un critico che sa criticare e che non vuole farsi riconoscere, per non influenzare il suo giudizio.
Ma ce ne sono altri, di critici, che fanno “politica” nei giudizi , alimentando il business delle stelle e dei chef.
Sono in tanti scegliere il ristorante in base alle stelle (o cappelli o forchette): più stelle si hanno più è facile aumentare il fatturato, si diventa un personaggio che va in tv, si diventa ambasciatore del gusto..
Altri chef, come Berton, hanno anche uno sponsor.
Bernado Iovene ha cominciato il suo servizio con Bernardo La Mantia, cuoco siciliano: non ha stelle rispetto ad altri colleghi, blasonati. Ma non è un dramma.
Un vero ristorante stellato non può avere più di 40 coperti, visto che deve operare in modo chirurgico: pochi coperti serviti bene.
Altrimenti deve aprire più coperti con altre impostazioni di cucina: meno stelle e meno euro per una cena.

E poi le stelle della cucina diventano anche stelle della televisione: finiscono a Che tempo che fa e anche a fare pubblicità.
La stella Michelin è un impegno: si devono curare i piatti, la cantina, il posto, ogni anno.
Piatti curati con prodotti di qualità, come il Grana Padano, dice Berton: ma questa azienda è “sensibile” alla qualità, organizzando eventi e sponsorizzando i grandi cuochi.
Peccato che il grana Padano non sempre, nei suoi tagli, sia un prodotto di qualità, racconta un nutrizionista a Iovene: ma se chi deve giudicare è anche uno chef sponsorizzato, quanto è imparziale?

Enzo Vizzari è uno di questi critici (che non si camuffa) che conosce bene Berton: dopo aver gustato una lasagna col grana ha confermato le tre stelle, le cinque no, ma tre sì.

Altro sponsor importante sono le acque della Nestlé, come San Pellegrino: sono sponsor della premiazione dei migliori 50 ristoranti del mondo, che però sono votazioni influenzate da giochi sottobanco.

Se vuoi avere visibilità, prendi l'acqua San Pellegrino: questo è stato proposto in modo sfacciato ad un cuoco campano.
Se compri la nostra acqua, hai visibilità nei nostri eventi: eventi significa giornalisti, entrare nel giro giusto.

Identità golose è una guida sponsorizzata da questi marchi: saranno liberi di giudicare cuochi a cui è stato chiesto di partecipare ad eventi della stessa Identità golose?
Sembra un mondo piccolo piccolo, dove tutti si conoscono.
Critici, sponsor, cuochi, grandi aziende.

E i ristoratori normali che volessero entrare in questo mondo? “Una mano lava l'altra ..”

Chi sono i critici delle guide: sono giornalisti spesati, con rimborso spese, ma a volte persone con un altro lavoro.
Alcuni fanno anche da rappresentanti di ristoranti: un conflitto di interesse?
Così fan tutti si giustificano al Gambero Rosso.

Edoardo Raspelli ammette: non c'è nulla di critico, in questo mondo. Gran parte di questi giornalisti fanno marchetta o sono macchiette..

Gli ambasciatori del gusto: portano l'eccellenza dei migliori prodotti in Italia, come prosciutto, pesce, formaggio, anatra.
Dovrebbero valorizzare la cucina italiana all'estero, ma spesso trattano prodotti provenienti dall'estero.
Pietro Parisi non fa così: i prodotti li compra al mercato di Sarno, non prodotti che danno maggiore visibilità (come quelli importati dai selezionatori).
“Oggi sono più felice di aiutare a loro, i contadini, per questo ho rinunciato alla stella ..”

La mattina al mercato e la sera al molo ad aspettare il pesce: il prodotto è preparato ancora con forchetta e cucchiaio, niente pinze come gli chef stellati.

Torniamo a Visentin: i critici stanno coltivando una élite della ristorazione, facendo male al settore e ai clienti. A Milano hanno chiuso mille ristoranti in un anno, perché c'è un investimento che non ha senso.
A questi investimenti ha contribuito il sistema Michelin: non fanno tutti i controlli, tutti gli anni.
A Livigno hanno confermato una stella ad un ristorante che aveva chiuso, perché il cuoco era morto.
STUDIO SIGFRIDO RANUCCIÈ tutto ma è anche tanta roba, perché, tanto per fare un esempio, i 334 ristoranti stellati Michelin in Italia fatturano complessivamente 260 milioni. una stella ha unfatturato medio di circa 700mila euro, due stelle un milione e cento e 3 stelle addirittura un milione e cinque. Ma vediamo nel dettaglio i grandi chef stellati, quelli più famosi, quelli che vedete sempre in televisione, tanto per intenderci. E partiamo dal numero uno: massimoBottura, con la sua francescana ha un giro d’affari di quattro milioni e 420mila euro, ha pure la Franceschetta con la quale distribuisce prodotti surgelati e precotti. giro d’affari: 474mila euro. Poi c’è Bastianich con i suoi ristoranti girano oltre due milioni di euro, ha anche una partecipazione in un’azienda che lavora prosciutti con un giro d’affari di circa duemilioni e otto. ha aperto un ristorante a Milano con Belen, e ha questa sfilza di ristoranti tra Las Vegas, New York, Los Angeles e Singapore.Carlo Cracco ha un giro di consulenze per un milione e due. con i ristoranti ha un giro di affari per oltre 6 milioni e due. firma la cucina “ovo” del ristorante a mosca, ma gestisce anche hotel pizzerie, pub e mense.Il giro d’affari, invece, di Heinz Beck: consulenze per oltre 560 mila euro. Gestisce ristoranti a Roma, a San Casciano, a Pescara, e in Portogallo, Emirati Arabi e Giappone. Bruno Barbieri: consulenze, un giro di consulenze 300 mila euro circa. Alessandro Borghese, sempre in tv, non ha un ristorante, in compenso ha un’azienda che fa un servizio di catering a domicilio, un giro d’affari per 642 mila euro circa earrotonda con un po’ di pasta fatta in casa, artigianale, fresca, per 60mila euro. Antonino Cannavacciuolo ha un giro d’affari tra alberghi ristoranti e bar di circa 5,2 milioni. altri 152 mila li prende dalle consulenze.A tutto questo i grandi chef griffati sommano anche i 600mila euro che in media incassano dalle attività extra ristorante quando sono all’apice del loro successo earrivano da ospitate in tv, spot, pubblicazioni, inaugurazioni di eventi e anche come ambasciatori del cibo italiano, anche se poi comprano, come abbiamo visto, il baccalà dalla spagna o l’agnello dall’Inghilterra. Ma soprattutto sommano i soldi che arrivano dai corsi di formazione, perché le loro trasmissioni, le trasmissioni dei grandi chef, alimentano un sogno tra i giovani. ma sotto le stelle cosa c’è?  

Come i corsi agli stagisti che lavorano gratis nelle cucine dei grandi ristoranti: molti arrivano dalle scuole private, alcuni da scuole pubbliche come la Artusi a Roma.
Dove gli insegnanti cuochi devono trovare ricette alternative, con pochi ingredienti .. che scarseggiano.

Coquis è la scuola privata dello chef Troiani: i corsi costano qualche migliaia di euro e avviano alla professione gli aspiranti stellati.
E lo stipendio dei cuochi?
Non sempre è stellare: Iovene ha intervistato un ragazzo che, a 37 anni, guadagna 500 euro al mese.

Ci sono cuochi che fanno doppi turni, in ristoranti stellati, stipendi bassi o in nero.
La normalità, dice Leonardo Lucarelli: prendeva 900 euro al mese, più il nero. Nei ristoranti stellati si viene pagati meno, perché c'è il prestigio.

Non tutti ce la fanno a lavorare tanto, con stipendi bassi, anche in ristoranti di chef importanti, di quelli che si vedono in TV: uno di questi ragazzi ha raccontato la sua delusione al giornalista.
Il ristorante di cui parlava il cuoco è famoso a Milano: Lucarelli si è esposto per denunciare questo sistema, che non ammette pause, malattie, soste.

Le 40 ore settimanali sono rispettate (come da contratto nazionale)?
I turni di riposo sono rispettati?
E gli stipendi in nero?
Le associazioni dei cuochi, degli ambasciatori del gusto, sono consapevoli del problema?

Tra le prossime inchieste di Report: il fallimento del Sole 24 ore, i 20 miliardi alle banche popolari, il caso Consip..

Qui il PDF con la trascrizione del servizio.


Report – dalle stelle (degli chef), ai soldi del CNR (e altro ancora)

A fare il giornalista giornalista può succedere anche questo: finire in carcere perché sei andato a fare domande scomode alle persone giuste.
Come capitato a Luca Chianca e Paolo Palermo, due giornalisti di Report, fermati in Congo-Brazzaville dove erano andati per seguire un'inchiesta sulla (presunta) tangente ENI.
Ufficialmente erano sprovvisti del visto giornalistico, ma dietro potrebbe esserci la vicenda su cui sta già indagando la procura di Milano e dove sono indagati l’ex amministratore delegato Scaroni e l’attuale Claudio Descalzi.

Nonostante il fermo e i sequestri di telefoni, schede sim, computer, telecamere e soprattutto del girato con l'intervista all'imprenditore Fabio Ottonello: 
“ .. secondo l’ex dirigente Eni Vincenzo Armanna, diventato il super teste dell’inchiesta, avrebbe messo a disposizione un suo aereo privato per trasportare due trolley contenenti parte della tangente al sicuro in un caveau in Svizzera. Secondo Armanna si sarebbe trattato della parte destinata a Scaroni.”

La redazione di Report, la cui conduzione è affidata da quest'anno a Sigfrido Ranucci, assicura che comunque il servizio andrà in onda.

Come regolarmente in onda andranno i servizi di questa sera, prima puntata della stagione 2017.

Le inchieste sull'alimentazione di Sabrina Giannini “Indovina chi viene a cena” si occuperanno del salmone da allevamento:
"Sano come un pesce", un racconto di Adele Grossi, è il titolo della prima puntata. Venticinque chili di pesce a testa in un anno, tanto ne consuma in media un italiano. Il più amato è il salmone che non è esattamente quello che vediamo risalire la corrente nei documentari naturalistici. Le telecamere del programma sono entrate negli “allevamenti intensivi” della Norvegia per capire cosa ci ritroviamo nel piatto. E il salmone è stato anche analizzato. I risultati non sono rassicuranti. La cosa singolare è che non siano le autorità a ricercare sostanze contaminanti.Il viaggio continua nelle acque italiane non certo cristalline per affrontare il problema dei cosiddetti interferenti endocrini, che hanno trasformato la natura e il sesso dei pesci. Tanto da farci pensare davvero di non saper più che pesci prendere……

I servizi di Report: tutto quello che avreste dovuto sapere sulle stelle Michelin (e degli chef) e che nessuno vi ha mai detto.

SOTTO LE STELLE” di Bernardo Iovene
Una stella Michelin cambia la vita a un ristorante e allo chef, ma anche le forchette del Gambero Rosso e i cappelli dell’Espresso possono fare la fortuna di un cuoco, che da quel momento ha la possibilità di partecipare a trasmissioni televisive, eventi culinari nazionali e internazionali, avere sponsor, diventare consulente, docente e fondare scuole. Ma agguantare stelle, cappelli e forchette ha un prezzo. Qual è? L’inchiesta di Bernardo Iovene racconta come dietro il fantastico mondo della cucina ci sia in realtà un gioco delle parti e un intreccio promiscuo tra cuochi, fornitori e critici delle più prestigiose guide. Un indotto che porta soldi e notorietà a pochi e che crea un sogno: soltanto nel 2016 sono stati circa duecentomila i ragazzi che hanno frequentato gli istituti professionali alberghieri, il 21% in più rispetto al 2010. L’altra faccia della medaglia ci mostra un mestiere che non ha tutela sindacale, dove il doppio turno è la regola, e dove la metà dello stipendio è in nero.

Come sono gestiti i fondi del CNR? Il servizio di Report racconterà delle“spese pazze” fatte con i soldi destinati alla ricerca, finti progetti e di un filo nero che dal CNR porterebbe a fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro.

Collaborazione Ilaria Proietti e Cataldo Ciccolella
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche gestisce un budget di circa un miliardo e duecento milioni di euro. Ma come lo fa? Una parte dei soldi della ricerca sono stati spesi in gonfiabili, ortaggi, vino, tappeti orientali. Dalle carte di un audit interno del Cnr di cui Report è venuto in possesso, emergono convegni contabilizzati più volte, richiesta di finanziamenti con firme false e progetti di ricerca inesistenti. All'Istituto per l’ambiente marino costiero, uno dei più prestigiosi del Cnr, alcuni acquisti venivano fatti all'insaputa dei ricercatori responsabili dei progetti.

Le stelle luminose che hanno sostituito le candeline sulle torte.

“OSPITI INDESIDERATI” di Alessandra Borella
Hanno soppiantato le classiche candeline per torte. Si chiamano fontane luminose, stelline scintillanti o sparkler. In realtà sono petardi e sopra la panna, con le scintille, scende una pioggia di metalli pesanti tossici per la salute. Nella normativa europea sui fuochi di artificio non c'è alcuna deroga che possa far pensare al contatto con il cibo. E così ogni azienda di import-export sulle etichette scrive un po’ quello che vuole: inserire nella torta, in un terreno soffice, in posizione stabile, in verticale, usare solo all’esterno, usare ovunque anche all’interno. Questo perché c’è un vuoto normativo.

Infine, per la serie “Onore al merito”, la storia della decadenza del senatore Minzolini.

“LA DECADENZA” di Alessandra Borella

L’aula del Senato ha salvato dalla decadenza il senatore Augusto Minzolini, che però sarebbe interdetto dai pubblici uffici, dopo la sentenza definitiva per peculato per l’uso improprio delle carte di credito Rai, confermata in Cassazione il 12 novembre 2015.

Dalla ricerca ai ricercati (l'inchiesta di Report sui soldi per la ricerca del CNR)

Anziché ai ricercatori, i soldi del CNR (che gestisce un budget per 1,2 mld) sarebbero stati usati per altri fini.

Questi i risultati del servizio che andrà in onda questa sera per la prima puntata di Report: "Ricercatori e ricercati", di Giulio Valesini in collaborazione Ilaria Proietti e Cataldo Ciccolella..
sul Fatto Quotidiano di ieri, un'anticipazione da parte di Virginia della Sala


Sede vuota dell’Iamc è in una ex tonnara.
L’INCHIESTA DI REPORT Milioni di euro dal Cnr ottenuti falsificando firme e contratti, destinatia un istituto siciliano a Capo Granitola: lì potrebbe essere stato nascosto il boss Messina Denaro 
I soldi della ricerca spariti che portano a Cosa Nostra VIRGINIA DELLA SALA 
Milioni di euro sottratti al Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche, e spariti nel nulla, tra noleggi di giostre, tappeti orientali e viaggi. E poi, documenti che non si trovano, firme false, incarichi e consulenze per centinaia di migliaia di euro a società che collegano la direzione generale del Cnr all’Istituto Ambiente Marino Costiero, nella siciliana Capo Granitola, dove un collaboratore di giustizia aveva raccontato si trovasse  nel 2013  il latitante capo di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro (un dipendente giura di averlo visto) e dove l’ex direttore dell’istituto avrebbe affittato una foresteria a un ginecologo, ex socio dei fiancheggiatori dello stesso Messina Denaro.CO I N C I D E N Z E ? L’asse Roma –Capo Granitola non è proprio diritto. Anzi, non è un asse: è una matassa di intrecci, sovrapposizioni, vicoli ciechi e negazioni ricostruiti da Report nell’inchiesta “Ricercato ri e ricercati” che andrà in onda domani sera su Rai3 e vedrà l’esordio alla conduzione di Sigfrido Ranucci. Si parte da un’azienda di giostre gonfiabili, la Play Casoria. È qui che, almeno due anni fa, con i soldi del Cnr sarebbero stati noleggiati gonfiabili per 18mila euro. E, sempre per gonfiabili, sarebbero stati spesi altri 24mila euro giustificati come “Materiale per siluri per rilevare onde elettromagnetiche”. Ad autorizzare le spese, Vittorio Gragiulo, al tempo segretario amministrativo dell’Istituto Ambiente Marino Costiero, che dipende dal Cnr. Ma anche proprietario di un parco giochi dato alle fiamme, l’anno scorso.SPESE PAZZE. Affari irregolari per diversi milioni di euro vengono fuori durante un audit interno: lo chiede Laura Giuliano, a capo dell’Istituto siciliano dal 2014 al 2016 e nipote di Boris Giuliano (capo della squadra mobile di Palermo ucciso dalla Mafia). Prima di dimettersi per entrare a far parte della Commissione internazionale per ricerca nel Mediterraneo, la Giuliano ha consegnato alla procura i conti superstiti dell’istituto: “I documenti –racconta sparivano”. Ci sono i 700mila euro per smartphone e tablet, poi spariti,una vasca idromassaggio, di decine di migliaia di euro per vino, frutta, ortaggi e detersivi, per viaggi e alberghi di lusso e anche due tappeti orientali, giustificati come “s t r u m e n ta z i o n escientifica”.P RO G E T T I . I soldi arrivavano dal Cnr. Funzionava così: se l’Istituto firmava un contratto per un progetto di ricerca, poteva farsi anticipare i soldi dalla sede centrale. Ma se il contratto era falso, nessuno se ne accorgeva. Come nel caso del “progetto Report” da 450mila euro, che era destinato a studi sulla pesca e che risultava finanziato dalla regione Campania: il Cnr aveva anticipato quasi mezzo milione di euro, ma i tre ricercatori che risultavano esserne responsabili non ne sapevano nulla. O come i 170mila euro in bilancio, trasferiti a Capo Granitola su richiesta dell’ex direttore Salvatore Mazzola per potenziare la rete oceanografica, ma poi contabilizzati come spese per un convegno di tre anni prima a Napoli. “Non ho mai visto questi contratti  è la difesa di Mazzola  e mi hanno detto che le mie firme erano false”. Il bello è che il Cnr ha anche pagato un consulente, Paolo D’Anselmi, per analizzare la spesa. Peccato che risulti collegato a 12 società beneficiarie di commesse per 2,5 milioni di euro (quasi tutte con assegnazioni dirette) nonché coautore di pubblicazioni con l’attuale dg del Cnr, Massimiliano Di Bitetto, che per queste società ha firmato 27 contratti.LA FORESTERIA. E Sempre Salvatore Mazzola nel 2010 ha affittato per 4 anni una foresteria proprio a Capo Granitola, di cui non esiste contratto registrato e che, racconta Report, fu affittata a Riccardo Germilli, ginecologo ed ex socio della Habitat Eco Sistemi con i Risalvato: “Giovanni Risalvato spiega Report  è stato condannato a 14 anni per essere uno dei fiancheggiatori del capo di Cosa Nostra, vicino al punto da condividere con Messina Denaro anche il covo”.

Sul sito del Corriere, l'anteprima del servizio:



Democrazia 2.0

Settimana scorsa eravamo tutti Voltaire, indignati per l'atteggiamento del sindaco di Napoli De Magistris che aveva cercato di bloccare il comizio di Salvini al museo del mare.
Anche uno come Salvini ha il diritto di parlare, viva la libertà di espressione.

Passa una settimana e invece siamo qui a congratularci col ministro Minniti perché sabato, per le manifestazioni pro e contro l'Europa (per l'anniversario sui Trattati di Roma), non ci sono stati scontri né altre devastazioni.
Merito degli arresti preventivi della polizia che, come ha spiegato il Questore "L'attività preventiva ha funzionato .. Abbiamo verificato non solo i precedenti penali, ma anche l'orientamento ideologico. Non tutte le persone fermate sono state allontanate".

Suona molto male, questa frase.
Forse erano tutti delinquenti, quelli fermati. Forse erano in procinto di armarsi con le spranghe sequestate e mettere a ferro e fuoco la città, come avevano scritto in tanti nei giorni precedenti.
Ma l'orientamento ideologico come indicatore di presunta colpevolezza fa pensare male.

Come è andato poi l'incontro dei leader europei? Tutti contenti per l'operato del ministro e tutti contenti per le dichiarazioni vuore e inutili dei presidenti europei, di Tusk, di Juncker.
Non una parola sui migranti, sui muri, sulle dichiarazioni di Dijsselbloem, sui partiti di estrema destra che stanno crescendo e su come questi condizionino l'agenda politica di un'Europa che, a parole deve essere unita ma anche a più velocità (e noi a che velocità andremo?).

E' la democrazia 2.0, questa?

A proposito: sono (siamo) tutti allarmati per populismi e populisti.
Come Trump.
I primi mesi della sua amministrazione ci hanno insegnato una cosa: a salvarci dai populisti e dai loro abusi è la Costituzione e il bilanciamento dei poteri.
Come in America.
E lo stesso vale in Italia.
A futura memoria per quanti pensano di poter modificare la costituzione a colpi di maggioranza.

26 marzo 2017

Giornate del FAI 2017 - Villa Ceriani ad Erba

Come ogni anno, ad inizio primavera il Fai (tramite i suoi volontari tra cui molti studenti), organizza la giornata coi "luoghi aperti": ville, borghi, chiese che normalmente non sono visitabili vengono per l'occasione aperte per il pubblico.

Quest'anno sono andato a Villa Ceriani (o Villa San Giuseppe) a Erba.
Una villa originaria sopra Erba del 1400, che nei secoli ha subito diverse modifiche, con un bel giardino all'inglese.








Come si puliscono i soldi delle mafie (da Alcuni avranno il mio perdono - Carrino, L.R.)

Alcuni avranno il mio perdono di Luigi Carrino è una storia di Camorra, in piena Napoli.
Della federazione di Acqua storta, che raggruppa alcune famiglie, con a capo Mariasole Simonetti che, in questo passaggio, spiega (per chi ancora non lo sapesse) come vengono usate le società di giochi online, le VLT per riciclare i soldi sporchi.

L'incontro nella masseria, la stessa dove Mariasole prese il potere, la stessa dove puntò la pistola alla testa di Aldo Musso e gliela fece saltare dopo che lui aveva contestato la sua incoronazione a capo di Acqua Storta.
E' una riunione operativa, considerati i segnali che arrivano dai suoi centri scommesse di tutta Napoli e provincia, le RightBet, messe in piedi per riciclare gran parte del denaro che arriva dallo spaccio.La prima proposta di Mariasole, nel momento in cui prese il comando nel 2008, fu quella di attivare un meccanismo per riciclare i soldi che arrivavano dalle attività della Federazione,un modo per evitare sequestri dei beni e mettere al sicuro il patrimonio di ogni famiglia, smarcare il fisco che vuole toglierti anche il cazzo che tieni sotto.
 
Nel primo anno del suo insediamento Mariasole costituì una società con sede a Malta, la BetSun s.r.l. Costituire una società a Malta che si occupava di giochi online dava la possibilità di evitare le rigide e avide leggi del nostro monopolio. Era un meccanismo a matrioska che dislocava i server in posti come Panama o la Romania, o Malta appunti, in questo modo si aggiravano le leggi italiane che regolano il settore, si evitavano limitazioni e tasse, nessuna tracciabilità, quote più alte per le scommesse e pagamenti cash. Centri di trasmissione dati li chiamano. In realtà lavorano come agenzie vere e proprie con siti punto com, piattaforme di gioco on line al di fuori del regolamentato, cioè siti punto IT, senza che autorità possano effettuare i controlli previsti. Ogni tanto chiudono per un periodo ma una schiera di avvocati, forti delle direttive europee, li rimette in pista in meno di dieci giorni.Il fatto di usare le scommesse e il gioco come canale di riciclaggio non era un'idea nuova, non se l'era inventata Mariasole. 
Per un periodo, soprattutto negli anni Ottanta e Novanta, si utilizzavano “fisicamente” casinò o sale da gioco titolari di concessioni rilasciate dall'agenzia delle dogane e dei monopoli.In ratica si compravano fiches in contanti, non si mettevano in gioco le somme, si ricambiavano le fiches facendosi rilasciare gli assegni. In questo modo la somma consegnata risultava una vincita e quindi giustificabile ai controlli del fisco. Si utilizzavano anche metodi alternativi, come le schedine del Totocalcio, che venivano acquistate a prezzo maggiorato dai vincitori per dimostrare la provenienza di un reddito. O anche le vincite risultanti del gioco del Lotto. Poi le cose sono cambiate, peggiorate direi. 
Il meccanismo delle scommesse online è davvero quanto di più sicuro si possa pensare per ripulire soldi. Le scommesse possono essere fatte al banco, ma il cliente le può fare anche sul proprio conto, registrandosi su un sito scommesse con un conto gioco online accedendo a tutta la piattaforma. A questo punto i passi da compiere per riciclare i soldi sono precisi.Una volta raccolti, i capitali vengono trasferiti materialmente o virtualmente facendoli rimbalzare da un conto gioco all'altro. Si scaricano i soldi da questo conto vincitore e si ha denaro pulito da poter poi investire in attività legali. 
Ci fu un momento, verso i primi anni del Duemila, che il poker online faceva numeri da capogiro. In questo caso, il meccanismo per far rimbalzare le somme, ancora in auge ma più monitorato e quindo oggi più rischioso, è detto chip dumping. In pratica, due avversari si accordano facendo finta di giocare, ma sistematicamente c’è un solo perenne dumper, ossia un perdente. Fai la puntata, si apre il gioco, il dumper esegue il suo all-in, rinuncia alla partita, i soldi passano al conto del secondo giocatore. I conti, intestati spesso a ignari clienti o collegati a documenti contraffatti, vengono ricaricati in contanti direttamente in agenzia o con carte di credito, a volte rubate, a volte clonate, senza contare che alcuni siti si prendono un periodo di tempo per verificare i documenti inviati e nel frattempo il conto è operativo.[..] 
Alla BetSun venne legato il marchio RightBet e in meno di due anni Mariasole sparse sul territorio della Campania, ma anche nel basso Lazio, in alcune città della Calabria e qualche cosa in Puglia, una cinquantina di punti che operavano con scommesse su eventi sportivi, casinò e poker online, slot machine e videolotterie, le VLT.[..] 
Più che centri scommesse, sono delle vere e proprie lavanderie finanziarie.
Alcuni avranno il mio perdono L.R. Carrino (Edizioni E/o)

Ma non ci sono solo affari sporchi, riciclaggio, denaro, potere e conflitti.
Conflitti tra le famiglie per il controllo del territorio.
Ma l'amore che ne sa di questi conflitti, di questo odio.
Così, come qualche centinaio di anni prima a Verona, anche qui troviamo un Romeo e una Giulietta che si amano ma che sono costretti a vedersi di nascosto.

Perché sangue di due famiglie che si odiano .. “O Romeo Romeo, perché sei tu Romeo ...”