02 gennaio 2017

Il piano straordinario (e la post verità)

Dopo l'attentato di Berlino e la scoperta che l'attentatore tunisino, Amri, aveva vissuto in italia per quattro anni, passati in carcere per lo più, è arrivata la risposta della politica.
Risposta che non passa per il Parlamento, per la politica vera e propria: si tratta della circolaredel capo della polizia Gabrielli che prevede maggiori controlli e un incremento delle espulsioni, almeno sulla carta, per gli immigrati irregolari, i clandestini.
La svolta sulle espulsioni viaggia assieme alla proposta del ministro Minniti per la riapertura dei centri di identificazione ed espulsione, i CIE.
Uno per ogni regioni, nelle intenzioni del ministro: a Milano, per esempio, si parla del centro di via Corelli, trasformato tre anni fa in un centro di accoglienza (e che ora per tornare alle funzioni di CIE avrebbe bisogno di nuovi lavori di ristrutturazione).
Nel 2014, quando avvenne il cambiamento d'uso del centro, l'allora giunta milanese di Pisapia festeggiò la scelta, sulla scia di tutte le polemiche che questi centri suscitavano.
Centri di identificazione che erano delle carceri di immigrati, persone che non avevano ancora commesso reati, ma erano lì chiuse per un provvedimento amministrativo in attesa di quella espulsione che spesso non avveniva mai.
Perché sono pochi i paesi con cui l'Italia aveva stipulato accordi bilaterali e nemmeno con questi le cose funzionavano: Amri era tunisino, col foglio di via ma era rimasto sul nostro territorio.

Contro i CIE l'allora centro sinistra si era scagliato a fasi alterne: perché erano proposte muscolari, di facciata, dall'alto costo sociale ed economico e dalla scarsa efficacia.
Oggi la situazione è pure peggiorata: il terrorismo islamico e le ondate migratorie condizionano le politiche delle democrazie (più che non le delocalizzazioni o la disoccupazione giovanile e delle stesse mafie), così in Italia per non farsi superare a destra, in attesa delle prossime elezioni, ritorniamo a questo passato prossimo.

Tra qualche mese le statistiche dei controlli, delle espulsioni sulla carta saranno anche aumentate e noi forse, con tutti i soldati armati nelle principali città italiane ci sentiremo più sicuri.
Anche se con tutti i 17000 agenti che presidiavano Istanbul il 31 dicembre, l'attentatore ha potuto sparare sulla gente e fuggire dalla città blindata.
Non basta il solo presidio del territorio, a macchia di leopardo e non bastano nemmeno i numeri di controlli e provvedimenti di espulsione (in stile Alfano).

Perché i flussi migratori, quelli per questioni umanitarie e quelli per questioni economiche, non diminuiranno.
Non con queste soluzioni: sorprende che, di fronte a questa realtà, l'Europa e l'Italia abbia trovato solo la misera ricetta del ministero della verità.
Prima di Natale Grillo sul blog aveva parlato della necessità di aumentare controlli ed espulsioni sugli irregolari: “chi ha diritto all'asilo resta in Italia e tutti gli irregolari devono essere rimpatriati subito”.
Grillo come Le Pen – titolava Repubblica (che oggi tace sulla circolare della polizia).
E ora siamo al “piano straordinario di controllo del territorio”, alla necessità di “conferire il massimo impulso all'attività di rintraccio dei cittadini dei paesi terzi in posizione irregolare”, per “l'avvio delle procedure di espulsione”.
Pura post verità, direi.

Per fortuna che nel suo discorso difine anno il presidente della Repubblica aveva detto “l'equazione immigrato uguale terrorista è ingiusta e inaccettabile”.


A quando un piano straordinario per il lavoro, per i giovani che se ne vanno all'estero (e magari non sono così male come dice Poletti), a quando una risposta europea sui flussi migratori?  

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