21 dicembre 2016

Quello che non torna in questo terrorismo - di Fabio Mini

L'omicidio dell'ambasciatore russo in Turchia, le accuse contro gli hacker russi nelle elezioni americane (e anche nella Brexit) infine la strage di ieri a Berlino con la folle corsa del tir (e i documenti lasciati sul camion).
L'ex generale Mini sul Fatto Quotidiano, da un'interpretazione dei fatti, senza voler per forza trovare una cornice unica:
Non solo è difficile delineare una cornice a questi fatti, ma la mania di volerli inserire in un quadro unico, anche se incoerente, fa perdere di vista le piccole e grandi incongruenze che ciascun evento presenta e che potrebbero chiarire un po’meglio ogni singolo fatto. Anzi sembra che lo sforzo di fantasia e retorica per costruire il quadro sia fatto apposta per nascondere i dettagli. E negli eventi di questo periodo molte cose non tornano.La nebbia mediatica sull’Isis non spiega come si sia arrivati alla sua creazione ealla crisi siriana. Nessuno ha fatto l’esame delle mani di americani e loro associati che ancora oggi forniscono armi, guida e mercenari alle bande di tagliagole all’interno e all’esterno dello Stato islamico. Mosul e Raqqa avrebbero potuto essere risolte in breve tempo ma se le milizie sciite irachene sono tenute a freno forse è perché si attende la definizione del ruolo turco. Il blitz dell’Isis su Palmira non avrebbe senso se non fosse stato il tentativo di sottrarre forze siriane all’attacco su Aleppo. Tentativo fallito e Palmira sarà ripresa. L’evacuazione di Aleppo non torna come atto umanitario, bensì come graduale trasferimento d’ostaggi (donne e bambini) e dei loro aguzzini in zone non controllate dai siriani. Sono stati già trasferiti oltre 3.000 jihadisti, che siriani e russi avrebbero volentieri passato per le armi, ma che turchi e americani stanno ancora coccolando anche per compiacere sauditi ed emirati.
IL PRESUNTO hackeraggio russo si è già sgonfiato con le testimonianze di esperti che hanno stabilito non trattarsi di sottrazione di dati tramite intrusione nei sistemi informatici, ma di fuga di dati dall’interno dello staff della Clinton. Nel fatto del Tir continua a non tornare proprio la modalità e la relativamente breve corsa del veicolo che avrebbe potuto proseguire per molto e fare una carneficina come a Nizza, se solo avesse avuto un terrorista dell'Isis alla guida. Nell'assassinio dell’ambasciatore russo non torna né il comportamento dell’omicida né la sua esecuzione quasi immediata. Non torna la sua appartenenza alle polizie speciali. Non torna il momento scelto per l’assassinio: alla vigilia del primo incontro tra Russia, Turchia e Iran sulla spartizione del Medio Oriente. A voler per forza trovare un quadro, gli unici ad aver avuto un interesse nel disturbare questo processo fin dall’inizio sono gli americani, i sauditi e gli israeliani. Oltre ai turchi stessi, ormai imbarcati in una politica di doppio e triplo gioco con tutti e contro tutti.

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