03 ottobre 2016

La giornata in memoria delle vittime dell'immigrazione


Sabato scorso Blob ha mostrato in prima serata Rai i volti delle persone che attraversano sui gommoni lo stretto lembo che separa Africa e Sicilia.
Come Abbas che scappava dalla guerra civile in Costa d'Avorio e che nel suo paese, un lavoro l'aveva anche.
Altro che "vengono qui a rubare il lavoro agli italiani".
Tutti clandestini, direbbe il leghista di turno (quelli che considerano come valori cristiani il presepe col bue), poiché i loro libri di geografia e storia non arrivano fino al continente africano.
Clandestini da espellere, o da bloccare sui porti di partenza: dimenticano che queste persone, prima di salire sulle carrette del mare o sui gommoni (perché così i trafficanti di esseri umani risparmiano) hanno alle spalle migliaia di chilometri nel deserto, le violenze subite dai poliziotti libici o dai trafficanti.
Gli stupri per le donne.

Dove li fermi? Nel deserto? Nei lager in Libia (come faceva Gheddafi)? Nei centri di accoglienza nel sud d'Italia (abbiamo trasformato intere zone in hub a cielo aperto)?
Tre anni fa davanti Lampedusa è avvenuta la più grave tragedia nel mare, con più di 300 morti: in un sussulto di dignità, l'allora governo Letta lanciò l'operazione Mare Nostrum per il pattugliamento di quel tratto di mare, col compito di salvare più vite possibile a prescindere della nazionaità delle acque.
Dal 2014, cambio di governo e passato il sussulto di umanità siamo passati a Triton, dove controlliamo solo il nostro mare.
Nel frattempo sono cresciuti i muri lungo la rotta Balcanica, è stato stipulato un accordo (ipocrita) con la Turchia del dittatore Erdogan affinché faccia il gendarme dei confini per conto dell'Europa e l'ondata di nazionalismi e xenofobia sta mettendo in crisi le democrazie europee. 
Pietà l'è morta.
Dopo tre anni, siamo ancora punto e a capo.

Eppure il servizio di Presa diretta ha mostra quanto sia enorme e ormai incontrollabile il fenomeno dei profughi dall'Africa e dall'Asia.
Mentre siamo qui a parlare, le bombe cadono su Aleppo.
Le carestie e i cambiamenti climatici spingono le persone ad abbandonare i loro paesi.
E se non è la fame o le malattie è Boko Haram o l'Isis.
Nemmeno troppi mesi abbiamo scoperto come per la criminalità di mafia capitale (che pure aveva profondi intrecci con la politica capitolina di destra e sinistra) considerava gli immigrati come un business redditizio, meglio del traffico della droga (e meno pericoloso).

Finché l'emergenza migranti verrà considerato solo un problema di prefetti e comuni (su cui sono scaricati i problemi di accoglienza), saremo costretti a ricordare altri tristi anniversari come quello di oggi. In memoria delle vittime dell'immigrazione.

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