28 maggio 2016

Ricordando Piazza della Loggia, le vittime e il contesto storico

Manlio Milani, mentre soccorre la moglie Livia morente, per la bomba in piazza della Loggia
28 maggio 1974: una bomba esplode dentro un cestino dei rifiuti ai margini di Piazza della Loggia, a Brescia, durante una manifestazione indetta dalla CGIL, in protesta contro la scia di attentati di matrice fascista.
8 morti e decine di ferite: molti di questi erano insegnanti, come Livia la moglie di Manlio Milani, oggi presidente dell'associazione delle vittime della strage.
Ritengo che si possa veramente portare innanzi la lotta per una società migliore, più giusta e più colta, passando attraverso le battaglie con la decisione che può nascere soltanto dalla consapevolezza di contribuire a una causa profondamente umana e giusta. Io cerco di dare tutto ciò che è nelle mie possibilità, ben consapevole dei miei limiti angutissimi, ma altresì orgoglioso di poter collaborare ad una lenta ma continua trasformazione della società verso il riconoscimento dei veri valori ideali e sociali”.
Un pezzo della nostra memoria da tenere in vita affinché nessuno dimentichi come, in questo strano e sfortunato paese, si siano usate le bombe, le stragi, il terrorismo e la paura per fermare l'orologio del progresso civile.

Portella della Ginestra, maggio 1947
Piazza Fontana, Milano, 1969.
Piazza della Loggia Brescia, 1974.
Bomba sul treno Italicus, 1974.
Bomba alla stazione di Bologna, 1980.
Ustica, 1980.
Bomba sul treno 804, 1985
Strage Capaci, 1992.
Strage di via D'Amelio, 1992.

La strage di Piazza della Loggia è questo, oltre al sangue delle vittime e al dolore dei parenti e dei sopravvissuti, a cui il marchio della storia impedisce di dimenticarsi.
Una storia di depistaggi di stato, che hanno mandato i magistrati a seguire false piste e falsi colpevoli (il mostro Buzzi).
Di investigatori che cancellarono le prove, volontariamente o meno, e che pure continuarono la loro carriera come servitori (infedeli) dello Stato. Degli spioni dei servizi che si tenevano per loro le carte, senza passarle ai magistrati inquirenti.
Una storia di inchieste, assoluzioni, archiviazioni e, nell'ultimo processo, finalmente delle condanne per diversi neofascisti di Ordine Nuovo (gli stessi coinvolti e poi assolti per la bomba di Milano alla Banca dell'Agricoltura).
Dopo tutti questi anni, però, non ci si può più affidare alla sola magistratura per arrivare ad una verità giudiziaria: troppi anni sono passati, molti dei protagonisti sono morti o non dimenticano, le prove sbiadite ..
Esiste la verità storica, quella portata avanti dai parenti stessi delle vittime, come Manlio
«Non è più tempo di ripetere “io so, ma non ho le prove”, - osserva Manlio dopo l'ultima sentenza -. Oggi è il contrario: abbiamo moltissime prove». Sapiamo del contesto delle dinamiche, dei gruppi. Non sappiamo i nomi degli esecutori, ma conosciamo quali meccanismi ci hanno impedito di incastrarli, e in taluni casi anche chi li ha messi in moto. Sappiamo cos'hanno fatto Gian Adelio Maletti a Manlio Del Gaudio [ufficiali del Sid, entrambi iscritti alla P2]. Conosciamo gli effetti dei «plurimi atti abusivi» consumati da Francesco Delfino [capitano dei carabinieri, investigatore della rima falsa pista Buzzi]. È assai meno suggestivo, ma indispensabile, confessare ciò che non possiamo sapere, e al tempo stesso esercitare un paziente vaglio critico per non lasciar affondare nel mare dell'indistinzione quanto invece possiamo argomentare con persuasività, se non affermare con certezza. È tempo di lasciarsi alle spalle l'incantesimo di Pasolini.Pagina 407
E poi:
Di tante cose abbiamo le prove. Con l'ultimo processo resta accertato che Maggi ricopriva un ruolo apicale nel gruppo di Ordine Nuovo, già parzialmente rigeneratosi nella struttura clandestina di Ordine Nero e sigle affini, la cui pericolosità è ben nota e provata. Stava lavorando al suo rafforzamento per portare avanti una strategia stragista, come confermano, scrive la Corte d'assise d'appello bresciana del 2012, «numero e significativamente concordanti dichiarazioni testimoniali». Sappiamo che nel 1974, l'anno in cui accadono due stragi e vengono a galla almeno tre trame golpiste, Maggi e i suoi sodali volevano fare proprio le stragi, per arrivare al colpo di Stato. Avevano la volontà, gli esplosivi, le competenze e gli uomini per mettere in atto il loro programma, e godevano della disattenzione degli uomini del Sid. Sappiamo che Maggi era ben noto ai servizi come soggetto assai pericoloso, sin – almeno – dal dicembre del 1973. Ma non sarà mai lambito da inchieste o indagini, fino al 1982. La bomba passata per le mani di Digilio e Soffiati rimanda all'ideazione della strage di piazza della Loggia agli uomini della galassia di Ordine Nuovo, ancora una volta, come quella di piazza Fontana. Pagina 409
La destra fascista, uno stato che non è in grado o non vuole arginare questo pericolo, che anzi usa la manovalanza fascista per destabilizzare, creare caos, scacciare la gente dalle piazze, creare terrore.
Anche nel 1974 l'estrema destra, chiamiamola destra fascista e basta, intendeva mettere fine al regime corrotto che ha portato l'Italia allo sfacelo: sui tentativi di golpe, secondo Benedetta Tobagi
Chi voleva sovvertire il sistema, insomma, dichiarava di essere in lotta contro un sistema vecchio e malato. Gli attacchi alla «farsa democratica» e a a una politica marcia e pletorica hanno sempre avuto gioco facile, in Italia. Insieme all'anticomunismo, questi argomenti sono stati la «placenta del golpe»[..]
La corruzione diffusa, la crisi di governabilità, la necessità di interventi forti in materia economica erano argomenti reali. Già negli anni settanta, infatti, il sistema aveva un livello di efficienza pateticamente basso: uno dei tanti frutti avvelenati della democrazia «bloccata» della guerra fredda. Certi della propria insostituibilità, la Democrazia Cristiane e i partiti a lei consociati al governo perfezionarono un sistema di potere clientelare, spartitorio e diffusamente corrotto.”
La corruzione diffusa, la crisi di governabilità, la necessità di interventi forti in materia economica erano argomenti reali. Già negli anni settanta, infatti, il sistema aveva un livello di efficienza pateticamente basso: uno dei tanti frutti avvelenati della democrazia «bloccata» della guerra fredda. Certi della propria insostituibilità, la Democrazia Cristiane e i partiti a lei consociati al governo perfezionarono un sistema di potere clientelare, spartitorio e diffusamente corrotto.”
E ora pensate a questo paese e a questa Europa, che con le sue ottuse politiche di austerità ha portato i paesi in crisi a seguire ricette sbagliate di tagli alla spesa sociale, e che sta spalancando le porte del governo ai partiti di destra, populisti, nostalgici delle frontiere, dell'isolazionismo, di radici che nella realtà non esistono. Non si deve smettere mai di ricordare, per non essere costretti a rivivere il passato.

Tutte le citazioni di Manlio Milani sono state prese dal libro di Benedetta Tobagi, “Una stella incoronata di buio” (Einaudi).

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