08 febbraio 2016

Presa diretta – la Cina dentro

Partita della Lega Pro: il Pavia potrebbe passare in serie B, dopo il rischio del fallimento. Il Pavia è stata la prima squadra comprata da un fondo cinese: i cinesi hanno ristrutturato il campo, costruito una sala vip e la squadra ha ripreso a vincere.
Sono arrivati altri sponsor, come un'azienda di vini che cerca di poter entrare nel mercato cinese.
Si aprono prospettive interessanti: una scuola di calcio per allenatori cinesi, i giocatori vengono pagati regolarmente. Il budget, per le spese, si aggira su 7 ml di euro: i soldi sono spesi come un investimento per l'Italia.
Si vuole creare un legame col tessuto imprenditoriale col pavese e col milanese: China investment gouop vorrebbe costruire il nuovo stadio, costruire il Pavia store.
A Milano hanno comprato un grattacielo in centro, vicino al bosco verticale: un progetto interessanti, improntato al lusso, per una spesa da 70 ml.
L'economia cinese sta investendo in Italia per oltre 10 miliardi di euro: è il 27% di tutti investimenti esteri sono cinesi e sono quasi tutti di alta qualità.

Presa diretta nel suo servizio ha mostrato chi sono gli investitori cinesi, se è un segno del declino e se questo è un rischio per l'Italia.

Lo shopping cinese comincia dal mercato immobiliare, i cinesi stanno comprando di tutto: a Roma la zecca dello Stato che diventerà un polo del lusso con residenze, alberghi.
Palazzo Broggi di Milano è stato comprato da un fondo cinese.

La Vanke, la più grande soc. immobiliare era presente ad Expo con un padiglione tutto suo: vogliono entrare nel settore della mode, nel settore immobiliare.
Per le aziende cinesi, l'Italia è un interessante opportunità di investimento, dice il vice presidente della camera di commercio internazionale.
La Cina sta comprando le nostre aziende, non solo i palazzi: sono oltre 300 aziende in mano cinesi che producono 8% del pil.
La moda con Ferragamo, Caruso sartoria e Krizia.
Krizia è stata comprata nel 2014 da una imprenditrice cinese, che ha un giro d'affari da 420ml di dollari.
La signora Zu è ha campo di un impero in Cina: ha comprato il marchio Krizia perché serviva un marchio importante per sfondare nel mercato cinese, dove il marchio italiano è apprezzato.
E i posti di lavoro? Il team artistico rimane in Italia ed è pure cresciuto, come le sartorie italiane, che avranno un futuro. La produzione rimarrà in Italia, per mantenere il livello di qualità alto, ma forse nel futuro si sposterà parte della produzione.

La meccanica è cinese con la Benelli moto: nel 2005 è stata comprata da un'azienda che alle spalle ha un fondo di Stato.
Perché questa acquisizione? Siamo bravi con la produzione di massa, ma in Italia c'è la qualità e la creatività, e noi vogliamo che la Benelli si riprenda nel futuro, torni al successo – dice la presidentessa.
Gli investimenti cinesi hanno consentito di superare la crisi industriale e poter garantire il lavoro ai dipendenti italiani: a Pesaro si assemblano le moto prodotte dal gruppo, con pezzi anche prodotti fuori Italia. Ma la ricerca sviluppo rimane da noi: l'ultimo modello si chiama “leoncino”, in ricordo del passato.

La cantieristica navale: il gruppo Ferretti produce yacht di lusso nei suoi 5 cantieri, 1000 dipendenti, un fiore all'occhiello dell'industria italiana.
Nel 2010 il gruppo era sull'orlo del fallimento, per i debiti accumulato per le speculazioni finanziarie della gestione italiana.
Un colosso cinese, con alle spalle un altro fondo statale, lo ha rilevato: ora il gruppo è più forte – conferma l'AD della Ferretti. Si fanno investimenti e si fanno assunzioni: risultati ottenuti grazie ai cinesi. Nessun italiano si è affacciato per salvare il gruppo Ferretti: il gruppo cinese ha ripagato tutti i fornitori, senza problemi.
Noi italiani ci siamo fatti scappare le opportunità davanti agli occhi, dobbiamo avere paura della speculazione” - racconta l'amministratore della Ferretti.

I cinesi hanno anche acquistato azioni di società italiane: Unicredit, MPS, Intesa, Assicurazioni generali e Mediobanca.
E poi Eni, Enel, Telecom. Cassa depositi reti, ovvero Terna e Snam.

La maggioranza delle azioni Pirelli sono ora possedute da un fondo cinese: la multinazionale Pirelli è in tutto il mondo, 33mila addetti, 6 miliardi di ricavi. Il cuore della Pirelli rimane a Milano, dove si trova il centro di ricerca e sviluppo, dove si lavora per trovare pneumatici migliori.
Pneumatici silenziosi, che si consumano meno, che inquinano meno …
Il 3% del fatturato va in ricerca e in nuovi brevetti: nasce tutto in Bicocca.
I cinesi hanno ora in mano il marchio e anche la ricerca nei pneumatici: tutto questo conviene?

Il vicepresidente Tronchetti Provera ha risposto ai dubbi di Iacona.
L'acquisizione delle azioni di maggioranza dei cinesi è un'occasione : i cinesi acquisiscono delle competenze nel settore industrial, che loro non avevano, in compenso Pirelli entra nel mercato cinese, diventando un grande operatore.
Diamo un futuro a Pirelli industrial e questa è una chance: dalla Cina possiamo esportare negli usa.
Un marchio che se ne va? Pirelli è sopravvissuta e ne esce più forte, si garantisce la ricerca e l'occupazione in Italia, una garanzia da Statuto, non a termine, a meno di non avere un voto assembleare col 90%.
La gestione è in mano al management: Tronchetti deve presentare dei piani, nell'interesse della Pirelli.
Dietro i cinesi ci sono fondi pubblici: loro si muovono su aziende che hanno rendimenti e tecnologie interessanti, sono investimenti intelligenti.
L'Italia ha avuto una visione piccola: io dico grande è meglio.

Le previsioni sulla Cina: i cinesi stanno trasformando la loro economia, dove si aumentano i consumi interni e la qualità dei prodotti. I mercati sono volatili, basta dire che la crescita è solo del 7%, i mercati cascano. Ma è transitorio.

Chi sono i cinesi che hanno acquisito Pirelli? Sono la Chem China, a Pechino.
È una delle più importanti aziende di stato cinesi: presente in 170 paesi, 42 miliardi di fatturato.
Il presidente è un manager di stato importante in Cina: si è lasciato intervistare per la prima volta da una televisione, ed è diventato da poco presidente della Pirelli.

Il governo vuole trasformare la Cina un paese altamente industrializzato, siamo in quantità che in qualità: Pirelli ha alle spalle 142 anni di storia, con questa il gruppo cinese riuscirà a colmare il suo gap.
Il vantaggio per Pirelli è poter entrare nel mercato cinese, che è in espansione.

E il futuro? Le società hanno messo nero su bianco tutte le condizioni di conflitto, tutti i lavoratori saranno appagati.
Il presidente cinese ha seguito l'acquisizione di Pirelli: oggi sono tutti soddisfatti dell'operazione che aumenta la competitività delle nostre aziende a livello mondiale.

La crescita è stata tumultuosa: lo si capisce osservando Pechino, le sue linee della metrò (15), le tangenziali, l'edilizia popolare e quella degli uffici. Le fabbriche che premono nella periferia della città. I due aeroporti e le tre stazioni, nate attorno alla rete di alta velocità, la più lunga al mondo.
Qui, l'AV andrà a collegare tutte le piccole città del paese, non solo i grandi poli.

Ma la Cina investe anche in istruzione: 327 miliardi di euro sono messi in istruzione e altre 100 miliardi investiti in ricerca.
Alla HykVision si lavora nel settore della videosorveglianza e sicurezza: sono diventati in breve il numero 1 nella sicurezza nel mondo, con sistemi di sorveglianza ad elevata qualità, con sw di selezione delle immagini.
Qui lavorano 11mila lavoratori, selezionati dalle migliori università di Pechino e Nanchino: qui si trovano molti giovani che, dopo aver avuto un alto livello di istruzione, possono poi venire in queste aziende a mettere a frutto i loro studi.
Con questi giovani sono partiti per conquistare il mercato internazionale.

La Lenovo è il primo produttore al mondo di personal computer: il centro di ricerca a Pechino ospita 2500 dipendenti. Un muro del palazzo è tappezzato con tutti i brevetti: negli anni hanno acquisito grandi marchi nel mondo, Ibm, Motorola, Nec.

I loro portatili possono essere usati come tablet, perché le cerniere permettono una rotazione a 360 gradi quasi.
Il capo operativo della Lenovo è italiano, si chiama Gianfranco Lanci: non esiste più una Cina che produce prodotti a bassa qualità – racconta a Iacona.
Hanno un serbatoio di ingegneri, investono in innovazione, vogliono disegnare i prodotti e produrli in Cina.

Chi si ferma ad investire in ricerca e sviluppo è perduto: Presa diretta è tornata in Brianza, nel distretto di high tech e della TLC. ST Microeletronics ha annunciato una ristrutturazione nel mondo, ovvero meno investimenti e taglio del personale.
Niente investimenti e niente futuro.
Nokia Siemens oggi è chiusa: la ricerca sui ponti radio è finita tra il 2007 – 2010.
La Nokia ha lasciato l'Italia perché questo paese non investe in ricerca e in banda larga. Oggi il governo ha messo dei soldi sulla banda larga, ma è troppo tardi: la politica si doveva muovere prima.

I cinesi della Huawei investe il 10% del fatturato in ricerca: ricerca in ponti radio, la banda larga, cellulari più piccoli.
Ad Agrate la Huawei sta investendo per aprire un centro di ricerca sul 5G: qui trovano lavoro dottorandi del politecnico, che altrimenti lavorerebbero all'estero.

La via della Seta: c'è un piano dietro tutto quello che abbiamo visto. Le riforme del governo cinese hanno uno slogan “le nuove vie della seta”.
È una questione che riguarda il mondo intero: one belt one road è una opportunità per il mondo, sono gli stranieri che apprendono dai cinesi, apprendono il sapere industriale cinese.
Le vie di espansione cinese passano per l'Italia: il professor Andornino dirige un centor studi che fa da interfaccia tra Italia e Cina, ad alto livello.
Parla di rapporti tra i due paesi che dureranno anni, parla di trasformazioni industriali e finanziarie.
Un sistema che è destinato a crescere in modo esponenziale: si parla di 100 miliardi l'anno, la via della seta è lastricata di miliardi.
Risorse che non possono essere investiti solo negli Usa, per questioni di rischio: noi come Italia siamo un paese di ingresso nell'Europa.
Noi italiani, come politica, siamo lenti a prendere questa opportunità, non conosciamo abbastanza questo paese.
La Cina ha bisogno della stabilità del mondo, ha bisogno di una crescita economica per la sua espansione, non ha una vocazione militare …

C'è una Cina diversa, nel servizio di Presa diretta.
Ma poi i giornali parlano del crollo della borsa cinese: la borsa era salita tantissimo negli ultimi anni, inoltre dispone di riserve ingenti che potrebbero tappare il buco delle borse.
Quello che spaventa la Cina è la frenata del consumo interno, rimane un paese con grandi diseguaglianze economiche: è questa la sfida vera della Cina.


Fare gli auguri alla Cina, significa fare gli auguri a noi stessi – concludeva con questo augurio il servizio di Presa diretta.

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