17 gennaio 2016

È così che si uccide – i luoghi dell'altra Roma

Nel raccontare la storia della caccia tra Enrico Mancini e l'assassino seriale in "E' così che si uccide", Mirko Zilahy ci porta in giro per Roma: non solo la Roma del Colosseo e del colonnato del Bernini, col suo travertino «preso» dal Colosseo.

C'è anche un'altra Roma: lo spiega a fine libro, l'autore

Ho sempre subito il fascino del profondo contrasto che, in una città strabordante d’arte, storia e cultura come Roma, si coglie quando ci si trova improvvisamente di fronte a uno dei suoi mille mostri d’acciaio”.

Il Gazometro:
l’ingombrante corpo ferroso del grande Gazometro che è il simbolo di questa ibridazione, di questo contatto tra la storia antica e quella moderna. Un Colosseo metallico”. 

L'ex Mattatoio:
Fanno parte dello stesso concetto urbanistico l’ex mattatoio di Testaccio, gli edifici in mattoni all’inglese dei Mulini Biondi e le ciminiere sbilenche della Mira Lanza. Un’area ormai dismessa”.

Il setting per la storia dei delitti, dove si muove il commissario Mancini, è in questi luoghi/non luoghi, ricostruiti grazie a “mesi di ricerche nelle biblioteche e ai mille sopralluoghi (dovrei chiamarli pellegrinaggi)”.
Un non luogo che mette assieme “l’antico e il moderno, il marmo e l’acciaio, l’arte”.

La centrale nucleare di Borgo Sabotino
Luoghi d'arte ma anche luoghi di morte:
“quelle che sono delle vere e proprie «tombe meccaniche»: i forni delle officine del gas che inghiottivano le vite di fuochisti e operai, o gli accumulatori di energia velenosa come le centrali elettronucleari di Trino Vercellese, Caorso, Garigliano e di Latina”.

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