25 settembre 2015

L'unica sinistra buona (è quella che fa le politiche di destra)

Ai tempi di Buffalo Bill si diceva che l'unico indiano buono è quello morto.
Riportandola ai tempi nostri, potremmo dire che l'unica sinistra buona (per i mercati, per gli editorialisti, per la finanza, per i grandi manager) sia quella che fa politiche di destra.

E' perché siamo dei gufi e dunque invidiosi di una sinistra finalmente vincente (mica come quel gufone di Corbyn o quel dottor Spock di Varoufakis)?

Alessandro Gilioli riporta quanto scrive il Financial Times
«Perché in Europa il centrosinistra non riesce a trarre vantaggio dai fallimenti dei suoi avversari politici?Il motivo profondo sta nel fatto che ha assimilato le politiche del centrodestra, invalse da circa un trentennio: l’accettazione degli accordi di libero scambio, la deregolamentazione di quasi ogni cosa e (nell’eurozona) l’introduzione di vincoli di bilancio insieme all’adozione delle più rigorosa dottrina dell’indipendenza della banca centrale che sia mai stata formulata.Così oggi i partiti di centrosinistra non sono più distinguibili dai loro avversari.(…)Lo spostamento a destra è sembrato funzionare, inizialmente. Portò ai successi elettorali di Tony Blair in Inghilterra nel 1997 e di Gerhard Schröder in Germania nel 1998. Blair fu rieletto due volte; Schröder una. Queste vittorie hanno creato lo stereotipo ancor oggi persistente fra i dirigenti politici di centrosinistra: quello secondo cui si possono vincere le elezioni solo su posizioni di centro.Poi però sono arrivate le crisi finanziarie e politiche scoppiate a partire dal 2007. Dopo aver abbandonato i tradizionali strumenti di gestione della politica macroeconomica, il centrosinistra era rimasto privo di alternative. Così, quando la crisi del capitalismo globale ha offerto un’occasione da non perdere, i suoi leader non hanno saputo coglierla. Hanno salvato le banche, invece di nazionalizzare. Hanno imposto l’austerità. Non avevano nulla di originale da dire». 
Il post si chiude così:
Oh, io lo dico da cinque o sei anni e mi danno dell'estremista radicale; adesso che lo scrive un analista moderatissimo del "Financial Times" come Wolfgang Münchau, come la mettiamo?
Ps. Il testo integrale del pezzo di Münchau è sull'Espresso in edicola; sì, ammetto che l'ho letto per questo, l'altro ieri, passandolo e titolandolo (e nel caso trovandomi d'accordo, com'è evidente da questo post).


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