30 settembre 2015

La colpa delle loro disgrazie (da L'incanto delle sirene - Biondillo)

Come sempre più spesso accade, è la letteratura che riesce a descrivere la realtà meglio che non la cronaca stessa: gli episodi di razzismo e la violenza contro chi ha il colore della pelle diverso dal nostro.

Ci sono libri che, in poche immagini, riescono a raccontarti da dove nasca l'odio per gli immigrati, da dove abbia origine la rabbia degli italiani brava gente che vedono nel diverso qualcuno su cui sfogare la propria rabbia, la causa delle loro disgrazie.
È quello che fa Gianni Biondillo nel suo ultimo giallo: “L'incanto delle sirene” (Guanda). Un baracchino di Kebab a Milano, un gruppo di italiani che, giusto per un pretesto, sfogano la loro rabbia col kebabaro. Colpevole di essere venuti in Italia, a casa nostra, a rubare il lavoro e stuprare le donne. Tutta la colpa delle loro disgrazie è in quell'uomo: 
Gli eroici vigliacchi iniziarono a bombardare di lattine vuote e sassi raccolti per terra il baracchino ambulante. Avevano mesi di affitto inevaso, la corrente elettrica tagliata, un conto in rosso in banca, un assegno di disoccupazione, un lavoro in nero, una pratica di divorzio in corso, un fido negato, una causa col condominio, la macchina da cambiare, lo scaldabagno rotto, una suola bucata, il cellulare di vecchia generazione, la figlia che doveva fare la cresima e voleva il vestito nuovo, la fattura del dentista da saldare, le vacanze programmate a Sharm el Sheykh saltate, una litigata furibonda col principale una moglie depressa, e sapevano, sapevano all’unisono, che la colpa di tutto ciò era senza ombra di dubbio di quel fottuto musulmano del cazzo che faceva panini nel cuore della notte nelle strade di Milano”.

Gianni Biondillo – L'incanto delle sirene, Guanda.

Ventimiglia
A proposito di cronaca, oggi i giornali mettono in prima pagina, tra le altre, due notizie: il discorso di Renzi all'Onu e lo sgombero dei migranti dall'accampamento provvisorio a Ventimiglia.

Riesce la cronaca dei giornali a spiegare il perché l'Italia da una parte chieda all'Europa di abbattere i muri, perché «[l'Europa] è nata per abbattere i muri, non per costruirli», e dall'altra parte invece lasci queste persone sugli scogli.

Abbiate fiducia

Dunque il Ponte sullo stretto non si farà, Delrio ha smentito e siamo tutti tranquilli. E se anche fosse vero che si riprende a parlare di questo mostro a campata unica, partorito dalla politica nostrana, ci sarebbe sempre qualche ubbidiente discepolo del partito della nazione che ti dice: embè? E allora? Il ponte è come la serva, serve? Non lo vedete che la Sicilia è tagliata fuori dal paese.
Il ponte sullo stretto come il TAV in Val di Susa servirà a portare merci al nord: arance, cassate, senatori che salgono sul carro del vincitore. E poi in Sicilia l'anno prossimo si vota.

Stesso discorso per la legge sulle unioni civili: avevano promesso che si faceva entro l'anno e noi dobbiamo credergli. Cu mettono la faccia Renzi & c. In ogni caso, se anche la legge non si frà (e non si farà) c'è sempre il solito tuittatore molesto pronto a dar la colpa alla minoranza PD. Colpa loro, se votavamo come diceva il governo le cose andavano via lisce.

Il mantra è sempre lo stesso: è colpa della minoranza che rompe le scatole, fa perdere tempo e ci spinge a chiedere i voti a Verdini e Berlusconi.
Poverini.
Se la minoranza smettesse di fare la minoranza (e votasse come vuole il segretario presidente) staremmo tutti meglio.
Perché non è vero che ora il PD ha emanato un altro editto bulgaro contro Rai 3. E' solo un riequilibrio. Tanto spazio alla maggioranza e tanto spazio alla finta opposizione.
E smettiamola di parlar male del paese. Che la gente si deprime: non vedete come è cresciuta la fiducia degli italiani?

Per questo il governo ha deciso di ritirare fuori il bavaglio alla stampa (e magari anche ai pm): per non intristire le persone che devono solo essere tranquillizzate. Devono leggere solo quello che decidiamo noi.
Perché noi siamo quelli che avevano detto basta coi salotti buoni, col capitalismo di relazione, con la Rai dei partiti, con le auto blu.
E chi si accorge più che oggi il governo usa le stesse argomentazioni, le stesse parole di quelli che c'erano prima.

29 settembre 2015

Pubblico o privato

Dell'Alitalia pubblica, quella degli sprechi perché il pubblico si sa è cattivo gestore, pagheranno (per il momento) solo i manager scelti dalla politica (mr buonuscita da 3 ml di euro Cimoli). E noi contribuenti.
Non pagheranno i politici che li hanno piazzati su quelle poltrone. Vedi Berlusconi o Tremonti. O Prodi.
Dell'Alitalia privata, sempre perché il pubblico non è capace etc etc, quella che perde 1 ml di euro al giorno, pagheremo solo noi. Nemmemno i politici che hanno deciso di privatizzarla in quella maniera.
Insomma, come la vedi vedi, pubblica o privata, paghiamo sempre noi.

Elogio del capo

Rondolino torna all'Unità dove ha aperto una rubrica dedicata ai nemici del partito.
Il fatto, Rodotà, i professoroni e ora anche Crozza e colui che scrive le battute, ovvero Alessandro Robecchi.
"Robecchi cita Scelba e Craxi, ma purtroppo dimentica Goebbels: che è, con ogni evidenza, il vero maestro del mostro di Rignano".
Ma Goebbels non era quello che diceva:
"Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità".

Come vedi, @frondolino, non manca nessuno.
Un popolo, un leader e i suoi cantori sui giornali.
Come l'Unità, i cui debiti pagheremo noi.



PS: oggi su l'Unità in prima pagina "Renzi, l'Onu e il terrorismo" e anche la rogna del Senato. Tutto a lui capita... (non si saranno un po' montati la testa?)

La nuova Jalta

Prove di intesa anti Isis tra Obama e Putin.
La Russia è passata da problema per l'Europa e per il mondo ad alleato nella guerra contro l'Isis.
Facciamo come ai tempi di Hitler, dice Putin.
Assad è l'unico legittimato a governare.
È un argine contro il terrorismo.

Assisteremo ad una nuova Jalta, ritorneremo ad una divisione del mondo in aree di influenza?
Spero che i potenti della terra, che oggi sono molto meno potenti di sessant'anni fa, non commettano altri errori. Assad, come tutti i dittatori, sono la causa e non la soluzione dei problemi.
Dell'Isis non abbiamo ancora attaccato i finanziatori. Chi da loro le armi per esempio.


È facile cominciare una guerra, più difficile farla finire. Ancora più complicato creare condizioni di pace, stabilità, per tutti. Servono tempi più lunghi e pensare agli interessi di tutti.

28 settembre 2015

Chi calunnia chi


I 5 stelle calunniano don Ciotti 
Non sono ancora al potere, non possono fare di più

Questo dice la vignetta di Staino sull'Unità.

La vicenda è quella della relazione del M5S sui lidi di Ostia: difficile capire chi abbia ragione.
Il m5s spiega che la relazione (dove si accusa l'associazione) finita su Il tempo era solo una bozza e, sul blog di Grillo, appare un post in cui chiarisce dal loro punto di vista, tutto il lavoro fatto. 
Non guardano in faccia a nessuno, nemmeno a Libera.
Ci sono poi le dichiarazioni di Don Ciotti, che minaccia querele e quelle dell'assessore Sabella, che parla di interessi personali del M5S.

Nemmeno mafia capitale unisce e tutto questo avviene in un momento in cui l'attenzione sul problema delle mafie passa in secondo grado, purtroppo per la questione dei profughi.
In un momento in cui i sindaci di comuni nel napoletano negano i set alla fiction Gomorra.
In un momento in cui il presidente di una regione accusa alcuni giornalisti di fare camorrismo giornalistico.

Presa diretta – soldi, appalti, potere

Tante inchieste giudiziarie di questi ultimi anni hanno coinvolto cooperative: nel Mose la Coveco, la Manutencoop indagata a Milano per la città della salute a Sesto.
A Roma mafia capitale ha coinvolto la 29 giugno di Buzzi e la coop bianca La Cascina. È il business dei rifugiati di cui ha parlato Presa diretta l'anno scorso: Buzzi è imputato anche per l'aggravante di reato di stampo mafioso.
La cmc di Ravenna è coinvolta nell'inchiesta del porto di Molfetta e Ravenna, per i reati di associazione a delinquere e attentato alla sicurezza dei trasporti.
Altro colosso coinvolto è la Cpl concordia: commesse in tutto il mondo nel mondo del gas. Il presidente Casari è finoto in due inchieste, a Ischia anche per associazione mafiosa.

Ma il primo pensiero di Iacona in studio è stato però per Ingrao: il comunista che voleva la luna.

"Stasera si racconteranno delle frontiere della corruzione, dove nelle carte si trovano sempre meno soldi”: oltre ai servizi sulle inchieste, Iacona ha intervistato il presidente Lusetti, che si trova a capo di una vera e propria multinazionale come sono oggi le cooperative.

La storia della Cpl Concordia.
Una storia lunga 110 anni … diceva così Casari nel suo spot: era considerato il re delle coop rosse, presidente da 43 anni. Poi è arrivato l'arresto: si occupava di energia e gas la Cpl, ora il nuovo gruppo dirigente ha nominato un altro presidente, ma nessuno vuole parlare.
Il sistema è questo, la politica è questa”, dice uno dei soci.
Secondo i magistrati c'era un sistema di corruzione che governava l'assegnazione degli appalti da parte dei politici.
Giulia Bosetti ha intervista Francesco Simone: socialista, amico di Craxi, ha raccontato come per creare fondi neri l'azienda faceva false consulenze alle società tunisine di Simone.
Soldi finiti a Casari e al direttore commerciale della Cpl: soldi per pagare tangenti, per allentare le pastoie della burocrazia.
Mi sembrava normale, mi sembra acquisito che ogni azienda abbia una provvista per dare una mancia … devi accettare i compromessi per stare nel mercato”.
Il sistema delle nuove tangenti non prevede più soldi nelle valigie: ci si deve soffermare sulle consulenze, sui subappalti, spesso sollecitati da esponenti della politica locale.
Contributi elettorali, per la mia fondazione, assunzioni clientelari. Questo era il sistema., dice Simone, adottato anche dalla Cpl a Ischia.

Il sindaco Ferrandino avrebbe avuto dei vantaggi dalla Cpl concordia, dicono i magistrati di Napoli: la Cpl avrebbe dato 400mila euro per ricambiare i favori.
Tutti i dirigenti del comune sono a nomina diretta, come gli appalti, con la tecnica del frazionamento dei lavori. Per non fare gare: anche il dirigente Arcamone aveva chiesto delle assunzioni alla Cpl.

La Cpl avrebbe pagato la campagna elettorale di altri sindaci, come quello di Forio, dice sempre Simone.
Anche a Procida, la Cpl doveva lavorare alla metanizzazione: qui si è creata una società di scopo ad hoc, la Progas che dopo l'appalto ha avuto una plusvalenza, usata forse per mascherare una tangente.
Nell'inchiesta è entrata anche la Camorra: a Casapesenna è stato arrrestato a luglio l'imprenditore Piccolo. In subappalto la sua azienda aveva fatto dei lavori per la Cpl. Secondo il boss Iovine, era lui l'intermediario tra la Cpl e la Camorra.
La Concordia poteva denunciarci, poteva rinunciare all'appalto: invece si decise di fare un accordo conveniente per tutti. Per tutte le aziende in mano alla Camorra che si sarebbero presi i subappalti. Questo dice Iovine.

I lavori sono stati fatti anche male: le condutture del gas sono state fatte a 15 cm e non a 30 cm.
La Cpl ha finanziato anche l'attività di politici importanti: Merola a Bologna, Sposetti del PD e Zingaretti. Giorgia Meloni e Paradia nel 2014 di Fdi.
La Kyenge nel 2013.

Poi ci sono i finanziamenti alle fondazioni: la Icsa di Minniti, ItalianiEuropei di D'Alema (60mila euro e anche il libro di D'Alema).
Tenere buoni rapporti con la politica serviva alla CPL per lavorare: per il mancato appalto del S Orsola, Casari si era lamentato contro la Manutencoop, con D'Alema.
Cosa c'entra D'Alema?
D'Alema e Ferrandino hanno declinato l'inchiesta.

L'intervista a Lusetti, presidente della Lega delle coop.
Questi i numeri della Lega delle cooperative: 13mila coop, 83 ml di fatturato, la stragrande delle cooperative non hanno avuto problemi con la giustizia.
Ma ci sono i casi raccontati prima: ha sbagliato la Cpl, è sbagliato il sistema?
Lusetti ricorda che dietro quei numeri ci sono le persone, che sono cresciute sul piano sociale e professionale grazie alle cooperative.
Le persone di mafia capitale, della Cpl hanno tradito questi valori: vogliamo cambiare le cose.
Noi abbiamo senso se stiamo nel mercato se non ci adeguiamo alle regole (sbagliate): noi abbiamo il dovere non di adeguarci, ma di combattere il sistema.
Noi [come Lega delle coop] sosteniamo la riforma degli appalti pubblici, abbiamo dato vita ad una raccolta di forme per una legge che chiede un cambiamento e un contrasto contro le false cooperative.
E poi la lotta contro gli appalti al ribasso.
I soldi ai politici?
Abbiamo detto basta soldi ai politici: è partita una moratoria, non perché è illegale, ma ci sono questioni di opportunità”.

La corruzione in Italia: Ocse ci dice che siamo in cima alle classifiche sulla corruzione percepita, il cui ammontare è difficile da stimare.
Nel 2012 il pg della Corte dei Conti stimava una lievitazione del costo delle opere pbl del 40%. Sono miliardi di soldi nostri sprecati.

L'intervista a Raffaele Cantone.
Serve un sistema di controlli sulle cooperative, serve cambiare le regole di assegnazioni degli appalti.
La corruzione sta andando in una logica di strutture di potere. Le inchieste hanno raccontato di funzionari dello Stato infedeli. Si deve rendere conveniente la legalità: e come?
Il presidente dell'anac parla di rating di legalità, per premiare le imprese sane. Come quelle che fanno i controlli sulla carta e sui cantieri: va premiata per dare il buon esempio.
La corruzione è un sistema di blocco del sistema, blocca la concorrenza e la competizione. E dunque meno qualità.

Ivan Cecconi: bisogna spezzare la catena dei subappalti, dice l'esperto degli appalti intervistato da Giulia Bosetti.
Col sistema dei subappalti si consente ad aziende grandi, che operano in zone mafiose, di dare subappalti ad aziende mafiose senza avere problemi”.
Le tangenti scompaiono, ci sono altri favori e convenienze al loro posto. È l'intero appalto che diventa una maxi tangente, col risultato che poi i lavori costano di piiù.

Serve una cabina di controllo dello stato di avanzamento lavori, negli appalti.
Il governo sta discutendo della nuova riforma degli appalti, sta riducendo le stazioni appaltanti: qualcosa si muove.
A Bologna il comune ha tolto il massimo ribasso.
E a Prato l'Anac chiede un ragguaglio al comune per 114 appalti dati alle cooperative.

Il crac di Coopcostruttori di Argetta.
3000 soci sul lastrico: del crac se ne è parlato poco. Qui a Ferrara sono fallite ben 5 coop, tra queste anche la Coopcostruttori di Argenta, nata nel dopoguerra.
È il terzo crac dopo Cirio e Parmalat: è stato il primo atto di tradimento dei principi di mutualità.
Nella coop, i soci avevano messo dentro i risparmi, era considerata come una banca.

La coop è iniziata a fallire quando ha iniziato a pensare come una impresa, quando ha seguito i politici. Il dissesto della coop era noto dal 1998, ma i soci non erano tenuti al corrente, anzi erano incentivati ad investire dentro i loro risparmi. Prestito sociale, si chiama, per un ammontare di 80 ml di euro.

Lo scandalo non ha avuto eco: perché c'era dietro il partito, racconta uno dei soci che ha perso 366mila euro. Da questi politici ci si sente traditi, più dei soldi.
D'Alema alle persone disse: “non vi preoccupate, voi avete degli amici a Roma”. Quali erano gli amici a Roma?

Donegaglia, ex presidente della Coopcostruttori, era finito in carcere a fianco di Greganti: lui in carcere non aveva mai parlato. Ora è stato condannato per il crac.
Falsi bilanci, azioni spericolate. La società aveva credito dalle banche, anche grazie alla benevolenza degli istituti bancari. Anche per gli appoggi politici.
La Coopcostrutori ha comprato la Spal perché il partito lo chiedeva: questa era una delle operazioni che hanno fatto fallire la coop.
Io la cooperativa la chiamava di proprietà politica”, dice Donegaglia.

Intervista a Lusetti – seconda parte.
Io non ho tessere, sono stato eletto dai cooperatori, non sono passato dalle segreterie dei partiti, il movimento cooperativo è cresciuto nella sua indipendenza.
L'aggettivo rosso non mi piace perché non è vero: basta coi rossi e i bianchi, vorremo arrivare adun unico meccanismo di rappresentanza delle cooperative.
I soci della Coopcostruttori hanno avuto indietro la metà dei soldi, grazie alla solidarietà di altre coop della Lega.
Il patrimonio della coop sarà garanzia sui prestiti: sono due anni che stiamo lavorando su questa questione.
Noi non abbiamo come scopo il lucro: chi pensa così tradisce i principi.
Si è preso un bell'impegno il presidente Lusetti, nei confronti dei telespettatori e nei confronti dei soci delle cooperative oneste che fanno il loro lavoro.

C'è una cosa che non torna, ovvero il meccanismo dei controlli: chi vigila sugli enti cooperativi?
Si dovrebbero monitorare la contabilità, il rispetto delle norme di legge: a vigilare deve essere il Ministero dello sviluppo e la Lega stessa. Ci dovrebbero essere dei controlli e ispezioni straordinarie: questo si chiedeva dopo lo scandalo di mafia capitale: prevenire anziché reprimere, diceva il ministro Guidi in Parlamento.
Ma poi il ministero stesso riduceva a zero i fondi per gli ispettori delle soc. cooperative: cosa significa?
Su 60mila cooperative dovranno vigilare con meno fondi, sufficienti solo a 50 ispezioni ordinarie; poi c'è un problema di conflitto di interessi: a vigilare sulle cooperative dovrebbe essere la Lega cioè l'associazione che fa per loro la revisione dei conti, che di fatto dovrebbe controllare se stessa.
Nonostante le inchieste di questi mesi, non possiamo stare tranquilli: ora sono stati stanziati altri 6ml di euro per altri controlli.

Due bellissime storie di cooperative che non hanno tradito i loro valori: la cantieri navali Megaride a Napoli e la coop Terra uomo e ambiente nella Garfagnana.
A Napoli, dopo l'ennesimo fallimento dell'imprenditore, gli operai dopo l'occupazione dei cantieri hanno deciso di mettere su una cooperativa.
Con 20 ml di lire hanno fondato la cooperativa, tutta in mano agli operai: è stata dura ma sono riusciti ad ingranare. Ora la classe operaia è diventata classe dirigente, come nel vecchio sogno dei comunisti.
Sono i valori della socializzazione, della collettività.

La Coop Terra uomo e ambiente, nella Garfagnana, a Lucca: 250 soci che lavorano col pubblico nella forestazione, nella cura del suolo, del verde pubblico.

Nel cantiere sono tutti soci, con lo stesso capitale: si fanno scelte in comune, come quella di ridursi lo stipendio per qualche mese, per dare respiro ai fornitori coi pagamenti.

27 settembre 2015

Nomachi - le vie dell'anima



Tuareg nel Sahara

La Kaaba


La costruzione di un Mandala


Bolivia


Il serrone di Villa Reale
Alcune foto del fotografo (della mostra a Villa Reale a Monza), scattate in giro nel mondo, in un percorso religioso: dal Sahara, all'Eritrea, all'India, il Tibet e per finire le Ande.


Presadiretta: il mondo delle coop

Sottotitolo dell'inchiesta di questa sera è “Soldi, appalti e potere”.

Le coop italiane sono un arcipelago di imprese che si occupano di svariati ambiti, dalle costruzioni ai servizi. Dovrebbero avere natura mutualistica, e per questo ad esse è garantita una fiscalità di favore (gli utili delle cooperative devono essere re investiti): si sono trasformate in un blocco di potere, legato ai grandi appalti pubblici (dal TAV all'AV sull'Appennino, dalla raccolta rifiuti alla gestione degli immigrati). Come qualunque azienda basata sul profitto.
Ma se si parla di “sistema coop” si intende altro: è quello che raccontano le inchieste giudiziarie di questi anni, sui vari scandali che hanno coinvolto diverse cooperative. Storie dove emerge il rapporto tra soldi (pubblici), appalti (che arrivano grazie a forti legami con la politica) e potere.

Lo scandalo del Mose e la Coveco che ha portato all'azzeramento dei vertici della Coveco e della Mantovani. Le mazzette per gli appalti di Expo, dove accanto ai manager della Manutencoop come Levorato sono apparsi vecchi protagonisti della prima repubblica come Greganti e Frigerio.
“E se Frigerio, alias il Professore, è il vecchio democristiano, il vecchio comunista è Claudio Levorato, 66 anni di Pianiga in provincia di Venezia, nonché presidente del consiglio di amministrazione di Manutencoop Facility Management, il colosso rosso leader nel settore della manutenzione e delle pulizie, quotato in Borsa con 18 mila dipendenti e un fatturato che supera il miliardo di euro. Al telefono Levorato non viene citato a caso. Frigerio vuole coinvolgerlo nell’affare da oltre 300 milioni di euro per la costruzione della Città della salute che, nei progetti, dovrà sorgere sui terreni dell’ex area Falck a Sesto San Giovanni. Spiega Frigerio a un dirigente di Manutencoop: “Dica a Levorato che ho cominciato a mettere il naso sulla Città della salute”. E ancora: “Io vedrò Levorato nei prossimi giorni (…) perché voglio concordare con lui i collegamenti che possono fare loro, di tipo politico”. L’affare finisce dritto dritto nelle carte dell’indagine assieme a Levorato e alla Manutencoop. Un inciampo grave che però deve ancora passare al vaglio dei giudici. Levorato, dunque, fino a prova contraria resta innocente come del resto si è dichiarato nei mesi successivi allo scandalo. Non certo l’unico”.

Dall'inchiesta sul passante dell'Alta Velocità di Firenze e l'inchiesta su mafia capitale con la coop di Buzzi e gli appalti presi a Roma sulla gestione dei rifiuti e sull'accoglienza dei profughi.
Fino all'ultimo (solo cronologicamente) scandalo della CPL Concordia, partito da Modena e finito ad Ischia, dove l'appalto per la metanizzazione sarebbe stato vinto grazie a delle tangenti a politici.

Riserve di fondi neri usate per pagare le tangenti ai politici, che chiudevano da una parte garantivano che la parte migliore degli appalti finisse a cooperative vicine “politicamente” e chiudevano un occhio anzi due sui costi gonfiati o sui lavori fatti non a norma.
La coop CPL Concordia: "è molto radicata politicamente - ha raccontato ai pm Diego Solari, responsabile commerciale della Concordia, al centro dell'inchiesta della procura di Napoli - dialogavano con ministri, politici e amministratori a tutti i livelli".

È proprio di questo che racconta Francesco Simone nell'intervista con Giulia Bosetti , di cui La Stampa da un'anticipazione: “Cooperative, politica e tangenti. Così funziona il sistema italiano”


I soldi in nero (i 38000 euro portati dalla Tunisia in Italia) servivano per “allentare le pastoie della burocrazia”. A Simone quei soldi girati non gli sembrassero qualcosa di sbagliato: gli sembrava normale che ogni azienda avesse una sua riserva di fondi neri.
Le cooperative sono diventate delle holding – spiega Simone - c'è un protocollo classico, un sistema che ha spiegato ai pm: “ho detto che è il caso di seguire le relazioni, le consulenze, i subappalti che spesso sono sollecitati da esponenti della politica locale, che diventano un contenitore della corruzione”.

La scheda della puntata
A PRESADIRETTA un’inchiesta sulle grandi cooperative italiane: società storiche di costruzioni e servizi nate con fine mutualistico e solidale, ma che oggi sono finite sotto inchiesta per reati di associazione a delinquere, corruzione, infiltrazione mafiosa.La costante emorragia di denaro a causa della corruzione quanto concorre a rallentare la ripresa economica nel nostro paese? Ospite in studio di Riccardo Iacona il presidente di LegaCoop, Mauro Lusetti.PRESADIRETTA ha viaggiato dall'Emilia Romagna al sud Italia per mostrare come un pezzo della nostra classe dirigente ha gestito imprese con fatturati stringendo accordi con la criminalità organizzata, truccando appalti pubblici e persino dilapidando i risparmi di migliaia di soci che credevano nel modello cooperativo.PRESADIRETTA ha intervistato in esclusiva Francesco Simone, il responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo Cpl Concordia indagato nell'inchiesta che ha coinvolto la cooperativa. Il racconto di come il sistema delle tangenti in Italia non passa più solo attraverso le valigette piene di soldi - come ai tempi di Tangentopoli - ma si è trasformato in un raffinato sistema di subappalti, consulenze, assunzioni ed altre utilità che le imprese "pagano" per vincere gli appalti.Nell’inchiesta di PRESADIRETTA il tema della corruzione negli appalti pubblici con un’intervista al presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone.SOLDI APPALTI POTERE” è un racconto di Riccardo Iacona con Giulia Bosetti e la collaborazione di Andrea Tornago e Antonella Bottini.


26 settembre 2015

La politica non serve a niente, Perché non sarà il Palazzo a salvarci – Stefano Feltri

Confesso di aver preso in mano questo libro, scritto dal vicedirettore del Fatto Quotidiano Stefano Feltri, con un certo scetticismo. Il titolo prima di tutto, che sembrava preso da una delle tante discussioni da talk, dove vince chi grida più forte. Mandiamoli a casa, sono tutti ladri ..
E poi il sottotitolo “perché non sarà il palazzo a salvarci”: ricorda le parole del presidente americano John Fitzgerald Kennedy.

E invece no.
In questo bel saggio, che si legge molto facilmente nonostante si parli di politica, di economia e anche di tecnologie dell'oggi e del domani (e saranno loro a salvarci), c'è molta positività di fondo.
Non è un saggio catastrofista di antipolitica un tanto al chilo: Stefano Feltri spiega il perché è giunto a quella tesi, così netta. Non sarà questa politica e questi partiti politici con questi leader a salvare il paese. A far ripartire l'economia, a far crescere il PIL, a creare quei posti di lavoro che ad ogni elezioni vengono promessi.
La politica non è più in grado di fare molto a causa dei vincoli che essa stessa si è data. I vincoli europei (sul pareggio di bilancio, sul fiscal compact), i vincoli che derivano dalle sentenze della Corte Costituzionale che oggi sembra più difendere i diritti acquisiti dell'oggi, che non preoccuparsi dei diritti degli italiani di domani. Come le pensioni garantite anche a chi non ha erogato contributi a sufficienza.
La politica non è in grado di dare soluzioni nell'immediato per i suoi tempi lunghi, per le discussioni del palazzo inutili, per la resistenza delle lobby (che non sono elette ma che hanno influenza sugli eletti), per le burocrazie nei palazzi.
La politica non è in grado anche perché, più che indicare soluzioni, sembra voler assecondare le grida manzoniane del popolo. Il popolo vuole l'uscita dall'Euro? Diamogli l'uscita dall'euro.
Il popolo vuole un nemico esterno su cui sfogarsi (e per non prendersela coi governanti di ieri e di oggi)? E noi diamo la caccia agli immigrati.
E via discorrendo …
Abbiamo aspettative troppo altre nei confronti dei leader dei partiti, deleghiamo a loro fin troppo delle scelte che poi incidono sulla nostra vita.
Il giornalista spiega come nel corso di questi anni si sia passati da un modello dalla democrazia dei diritti alla democrazia del pubblico:
“nella democrazia del pubblico è l’offerta che determina la domanda. Sono cioè i leader politici che, cercando il consenso per essere eletti”.

Raccontano loro quello che essi stessi vogliono sentirsi dire.

E' certamente una provocazione quella di Feltri: ma che man mano che si scorrono le pagine, diventa sempre più convincente.
Mentre nei palazzi si discute di articolo 18, delle licenze dei taxi, della riforma della scuola, delle trivelle con cui succhiare ancora un po' di petrolio, la fuori c'è un mondo in cambiamento. Una nuova rivoluzione sta avvenendo sotto i nostri occhi e forse noi non ce ne stiamo rendendo conto. Dalla rivoluzione industriale non si assisteva ad un concentrato di idee, tecnologie, strumenti tutti a portata di mano.
Per uscire dalla crisi, spiega l'autore, l'Italia dovrebbe puntare all'istruzione di eccellenza, dalle scuole primarie fino all'università.
Dovremmo investire in ricerca, nelle aziende private e anche nelle aziende pubbliche.
E invece: investiamo nell'università un misero 0,8% del PIL (peggio di noi solo la Grecia).
Stesso discorso per la ricerca: “Nel 2012 l’Italia ha speso l’1,3 per cento del Pil in ricerca e sviluppo a fronte del 2,4 della media dei Paesi Ocse, a sua volta inferiore alla spesa di Paesi quali Stati Uniti (2,8 per cento), Germania (2,9 per cento)”

Pensiamo ancora di competere puntando sul manifatturiero, sull'ortofrutticolo, sulla produzione di bassa qualità che richiede una bassa manovalanza dove ci si scanna solo sul prezzo della manodopera.
Da quando c’è Matteo Renzi presidente del Consiglio si è affermata una rassicurante idea di come uscire dalla crisi. «Bisogna che l’Italia torni a fare l’Italia» ripete il premier, per poi partire con l’elenco di tutto quello che abbiamo di «bello» da offrire al mondo, dal cibo – celebrato a Milano all’Expo 2015 e sugli scaffali dei negozi Eataly del renziano Oscar Farinetti – all’arte e alla cultura, che lui intende sempre come insieme di monumenti, quadri, strade, palazzi, chiese. I libri e le idee sono fuori dal suo orizzonte. Il futuro dell’Italia passa da lì, sembra intendere Renzi, dalla trasformazione dell’intero Paese in una specie di grande museo degli Uffizi, simbolo fiorentino della cultura italiana esposta al mondo”.

Chiaro che se puntiamo al lardo di colonnata, mentre nel resto del mondo si fanno ricerche sui Big data, sulle auto che si guidano da sole, sul risparmio energetico, abbiamo ben poche speranze.
Il modello fordista, dell'azienda che produce in catena l'auto per tutti è fallito. Crollato il muro di Berlino non abbiamo più altre masse di persone cui vendere i prodotti del capitalismo.
Dobbiamo rassegnarci al declino, allora – si chiede retoricamente l'autore.
No.
Perché ormai agli stati nazionali si sono sostituiti gli stati virtuali, transnazionali. La repubblica di Facebook e il regno di Google.
Che si stanno sostituendo agli stati nazionali nell'erogazione di servizi che sarebbero loro prerogative: Feltri ricorda le campagne per l'alfabetizzazione nei paesi africani di Facebook, perché FB ha bisogno di un pubblico istruito, cui dare la porta di accesso ad internet.
Non solo:
“Facebook sta provando a entrare anche nel campo della salute. Nel 2012, Facebook ha ottenuto una risposta imprevista dagli utenti quando ha reso possibile modificare i loro status inserendo la qualifica di «donatore di organi»”[..]Ci guadagnano tutti: gli utenti che hanno un servizio migliore, i gruppi farmaceutici che possono concentrare gli investimenti pubblicitari direttamente sui potenziali clienti e Facebook che aumenta il traffico”.


C'è il settore delle rimesse degli immigrati, i loro soldi viaggeranno un giorno via FB rompendo il monopolio dei due big MoneyGram e Western Union.

Uno dei fondatori di Google si è dedicato invece alla raccolta fondi, come i 7 milioni al Parkinson’s Institute, per creare il più grande database delle malattie genetiche.
Attraverso il fondo Google Ventures, i fondatori Brin e Page intendono finanziare la ricerca per affrontare tutti i problemi risolvibili con la tecnologia.
Bill Gates invece che distribuire soldi sulla ricerca, ha iniziato a finanziare lo sviluppo di prodotti, come “Reinvent the toilet”: un bagno pensato per quanti ogni giorno fanno i loro bisogni all'aperto, con tutti i rischi per la salute.
Spiega l'autore:
“la tecnologia permette qualcosa che fino a qualche anno fa era impensabile, rende molto più interessante vendere qualcosa con margini bassissimi a centinaia di milioni di persone piuttosto che costringere una ristretta minoranza”.

Non è solo filantropia fine a se stessa: come la raccolta di fondi per mandare cibo ai paesi poveri. È l'applicazione del principio per cui è meglio insegnare al povero a come si pesca. Per sfamarlo per sempre.

Solo che queste cose le fanno i privati, mentre la politica sta ad osservare, a cercare di regolare, condannata ad un ruolo di spettatrice. Anche perché quando si muove, rischia di fare più danni che altro. È il caso di Uber e delle altre piattaforme di sharing economy, bloccate da sentenze di giudici e da politici che più che al futuro, si preoccupano dei gruppi attrezzati a difendere i loro privilegi.
Uber liberalizza il trasporto pubblico locale, Spotify supera il concetto di copyright nella musica”. E ancora, Airbnb vanifica il tentativo degli albergatori di fare cartello, CoContest consente a una platea vasta di poter avere un progetto per ristrutturare casa.
Ci sono poi i cuochi a domicilio, il carpentiere che arriva con un click su una app di uno smarphone.
Ma così si uccide l'economia tradizionale, si distruggono posti di lavoro, si mettono in crisi interi settori.
Alcune di queste obiezioni sono vere: non abbiamo garanzie che i posti di lavoro creati con le nuove tecnologie compenseranno quelli persi. Ma è altrettanto vero che queste offrono prodotti e servizi a prezzi più bassi, per una platea di clienti molti più vasta. Nota l'autore che questo permette di “ottenere risultati analoghi o forse migliori di quelli raggiungibili perseguendo un modello di crescita fondato sull’aumento costante di consumi”.
Nemmeno possiamo stare a guardare, non cogliere queste opportunità, non sfruttarne le potenzialità pensando che dalla crisi, prima o poi, passerà con le ricette che abbiamo già applicato. Destra e sinistra nella stessa maniera.

Lo stato latita negli investimenti, taglia le spese sanitarie, la spesa per l'università?
Bene, piattaforme di crowdfunding sono in grado di sostituire i finanziamenti bancari (che in questi anni di crisi sono mancati) per quelle imprese che hanno le idee e le potenzialità per lavorare ma mancano di credito.
Oggi milioni di cittadini del mondo possono seguire delle lezioni di matematica su youtube della Khan Academy (un'università virtuale finanziata all'inizio proprio da Gates).
Ci sono le elezioni di fisica disponibili sulla piattaforma Oilproject.
Facebook sta iniziando a sviluppare un servizio sanitario universale.

E la politica?
Se ancora vuole mantenere un ruolo e non lasciarsi marginalizzare per sempre (col risultato che sempre meno gente parteciperà alla vita politica, andrà a votare, si iscriverà ad un partito), deve permettere ai propri cittadini di cogliere queste opportunità che si aprono, “limitando il numero delle vittime” conclude Feltri.

Vedi anche: Effetto dirompente - il servizio di Report sulla sharing economy

Un estratto dal libro: la visione dell'Italia di Renzi
La scheda del libro sul sito di Rizzoli

I link per ordinare il libro da Ibs e Amazon

25 settembre 2015

L'unica sinistra buona (è quella che fa le politiche di destra)

Ai tempi di Buffalo Bill si diceva che l'unico indiano buono è quello morto.
Riportandola ai tempi nostri, potremmo dire che l'unica sinistra buona (per i mercati, per gli editorialisti, per la finanza, per i grandi manager) sia quella che fa politiche di destra.

E' perché siamo dei gufi e dunque invidiosi di una sinistra finalmente vincente (mica come quel gufone di Corbyn o quel dottor Spock di Varoufakis)?

Alessandro Gilioli riporta quanto scrive il Financial Times
«Perché in Europa il centrosinistra non riesce a trarre vantaggio dai fallimenti dei suoi avversari politici?Il motivo profondo sta nel fatto che ha assimilato le politiche del centrodestra, invalse da circa un trentennio: l’accettazione degli accordi di libero scambio, la deregolamentazione di quasi ogni cosa e (nell’eurozona) l’introduzione di vincoli di bilancio insieme all’adozione delle più rigorosa dottrina dell’indipendenza della banca centrale che sia mai stata formulata.Così oggi i partiti di centrosinistra non sono più distinguibili dai loro avversari.(…)Lo spostamento a destra è sembrato funzionare, inizialmente. Portò ai successi elettorali di Tony Blair in Inghilterra nel 1997 e di Gerhard Schröder in Germania nel 1998. Blair fu rieletto due volte; Schröder una. Queste vittorie hanno creato lo stereotipo ancor oggi persistente fra i dirigenti politici di centrosinistra: quello secondo cui si possono vincere le elezioni solo su posizioni di centro.Poi però sono arrivate le crisi finanziarie e politiche scoppiate a partire dal 2007. Dopo aver abbandonato i tradizionali strumenti di gestione della politica macroeconomica, il centrosinistra era rimasto privo di alternative. Così, quando la crisi del capitalismo globale ha offerto un’occasione da non perdere, i suoi leader non hanno saputo coglierla. Hanno salvato le banche, invece di nazionalizzare. Hanno imposto l’austerità. Non avevano nulla di originale da dire». 
Il post si chiude così:
Oh, io lo dico da cinque o sei anni e mi danno dell'estremista radicale; adesso che lo scrive un analista moderatissimo del "Financial Times" come Wolfgang Münchau, come la mettiamo?
Ps. Il testo integrale del pezzo di Münchau è sull'Espresso in edicola; sì, ammetto che l'ho letto per questo, l'altro ieri, passandolo e titolandolo (e nel caso trovandomi d'accordo, com'è evidente da questo post).


#ciaogufi (e anche quelli che ci credono)

Del miliardo promesso per la #buonascuola, quest'anno arriveranno solo 242 milioni in più.
Mentre i lavoratori del Colosseo aspettano 1 ml di arretrati per gli straordinari, le coop e Mondadori che gestiscono i biglietti e i gadget intascano ogni anno 15 milioni, per una convenzione senza gara attiva da anni.
La legge sulle unioni civili slitta al 2016. Magna sereno Ivan.
La contro riforma del Senato verrà invece approvata a metà ottobre: i renziani volevano farla approvare prima, ma Grasso si è impuntato. Non sarò il boia della Costituzione. E così la faccia è salva.
Prosegue la migrazione dal centrodestra verso i verdiniani. Il partito della nazione è già qui.
Renzi dice che non ha mai telefonato ad un direttore Rai. Non c'é bisogno, si stanno adeguando tutti: nei talk e nei tg deve esserci spazio per le #goodnews.
L'inchiesta sulle centraline taroccate della VW ci ha fatto piacere perché finalmente i furbetti non eravamo noi?
Bene: a Roma Pignatone ha scritto ai ministri competenti esprimendo i suoi dubbi sull'efficacia dei filtri antiparticolato per i diesel, col sospetto che le autorizzazioni abbiano favorito Iveco e Pirelli. E le centraline taroccate sono state vendute anche in Europa.

E poi, il bavaglio, la Rai, 

24 settembre 2015

L'incanto delle sirene (la presentazione stasera alla lib. Centofiori)


Annunciaziò, annunciaziò ..
stasera a Milano alla libreria Centofiori (ore 18.30), Gianni Biondillo presenterà il suo ultimo libro "L'incanto delle sirene" (Guanda).

Un nuovo caso per l'ispettore Ferraro.

Non sarà solo: a raccontare di noir, di Milano e di moda (capirete poi leggendo la trama) ci sarà anche Alessandro Robecchi autore per Sellerio di un altro bel giallo ambientato nella Milano di Expo.

La scheda del libro sul sito di Guanda:
Certe volte a Milano il caldo può essere insopportabile perfino a settembre. La città ricomincia la sua attività più nervosa di prima. Anche l’ispettore Ferraro ha ripreso a lavorare, acciaccato dagli anni nel corpo e nell’animo. E sarebbe ben felice di potersi defilare se non si trovasse sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. Insomma, forse Ferraro le vacanze doveva prendersele durante la settimana della moda, nei giorni in cui la città sembra letteralmente impazzire. Mai come questa volta però, dopo il clamoroso omicidio di una top model durante una delle sfilate più attese e la conseguente ricaduta mediatica. Bisogna scoprire assolutamente chi è l’assassino, ne va della reputazione e della sicurezza nazionale. Il caso non dovrebbe essere affidato a Ferraro ma nel mondo della moda c’è chi lo conosce bene: Luisa Donnaciva. Sarà lei a obbligarlo a indagare sull’omicidio, con esiti e svolte sorprendenti. Intorno all’ispettore, e al rarefatto ambiente in cui indaga, c’è un altro mondo che si agita, lottando per sopravvivere: ci sono Mimmo e i suoi rapporti conflittuali con la nuova malavita del quartiere; c’è il Baffo che vuole tornare a casa perché sente che la sua esistenza è ormai al termine; c’è Aisha, una bambina in fuga da una guerra al di là del Mediterraneo. E c’è la scrittura di Biondillo, che ride, piange e si emoziona assieme ai suoi personaggi.

Cherry picking

Gli ordini a luglio 2015 aumentano del 10,4% in un anno. Quelli interni aumentano del 14% #italiariparte #ciaogufi
— Matteo Renzi (@matteorenzi) September 24, 2015

Si chiama così: cherry picking, ovvero pescare dal gesto solo le ciliegie che ci piacciono.
Ovvero, riportare solo le notizie su finanza ed economia che ci fanno comodo.
Per l'esempio sull'occupazione: col jobs act si crea lavoro, dicono.
Si creano contratti, al momento, e la disoccupazione giovanile rimane un problema grave. Vedremo poi quando finirà l'effetto dopante degli sgravi.

Sulla cassa integrazione: in calo ad agosto, dicono i dati dell'Inps. Una #goodnews.
Peccato che i dati non comprendano tutte le province.

Rambo 2 salvaci tu

In fondo la minoranza PD si è rivelata la stessa minoranza (in Parlamento) di quando faceva l'opposizione a Berlusconi.
Tanto strepitare, battere i pugni sul tavolo, per poi accontentarsi di una soluzione di facciata. 

Il comma 5, che si aggiunge al comma 2, non chiarisce in alcun modo sulla modalità di elezione del nuovo Senato.
Ma va bene così.
La faccia è salva.

E a chi non sta bene, è sempre pronta la derisione via Twitter.
Come Varoufakis, come i Talk (peggio di Rambo), come i classici sindacati che bloccano il paese...
L'immagine, o lo storytelling è salvo: noi amiamo il paese perché facciamo le riforme che il paese ci chiede, che ci fanno vedere la luce in fondo al tunnel. 
I talk show, come DiMartedì, Ballarò o Presadiretta mostrano solo la parte peggiore, intervistano chi vogliono.
Diceva il tale "Non ho mai visto un pessimista realizzare qualcosa di buono nella vita".
Anche i callcenteristi o i portaportisti di cui ha parlato la trasmissione di Iacona devono essere ottimisti.

Anche voi, siate ottimisti: non c'è nessuna voglia di bavaglio. Nessuna voglia di dare una torsione alla democrazia (come diceva Bersani).
Nessuna stretta agli esami prescritti dai medici.
Tutto trasparente, tutto limpido.
Noi non siamo come quei furbacchioni dei tedeschi, che hanno ingannato gli americani col loro software tarrocato.

Mica siamo il paese dei decreti salva Ilva, dei processi infiniti contro l'amianto, dove la politica fa pressioni sui giudici per l'inchiesta sulla centrale di Vado, della terra dei fuochi, delle bombe all'uranio impoverito ...

Rambo 2 salvaci tu.

23 settembre 2015

Lo strano caso del dottor Jekyll e mr Hyde


Leggetelo l'articolo di Liana Milella su Repubblica: parla del partito democratico dopo la trasformazione da dottor Jekyll a mr Hide.

La pietra tombale sull'articolo 18.
Gli attacchi pretestuosi ai sindacati (vedi la vicenda del Colosseo).
Gli attacchi alla magistratura scomoda (cioè che apre inchieste contro i politici).
I tagli lineari alla sanità: da oggi basta con risonanze e tac, i medici che abusano saranno sanzionati. E chi controlla gli abusi? E chi paga i pazienti in caso di esami non prescritti ma che avrebbero potuto diagnosticare un problema?
E poi ancora, la linea morbida contro gli evasori, contro i reati dei colletti bianchi: oggi se rubi una borsetta finisci in carcere. Se evadi fino a 150mila euro non ti succede nulla.
La mafia che è sparita dall'agenda del governo, nascosta sotto lo zerbino come un qualcosa che non si deve vedere.
Da nascondere non solo nelle notizie (non è vero che al sud ci sono regioni in mano alla mafia), ma anche per le fiction.
Tre sindaci della Campania rifiutano di dare l'ok alle riprese di Gomorra: rovina l'immagine, dicono.
Di questi (Afragola,Acerra, Giugliano) due sono del partito democratico.
La riforma del Senato, che trasforma il nostro sistema bicamerale in un casino. Una Camera di (semi)nominati dove il governo è in maggioranza (per il premio dell'Italicum) e una camera di semi nominati che non si sa bene cosa faccia, di consiglieri regionali eletti col listino.
Gotor (su Repubblica) "Stamattina Verdini sta rosicando...". Geniale eh, questa minoranza PD. Pur di fregare Verdini votano come lui.




E, infine, la questione delle intercettazioni: chissà che fine ha fatto Repubblica e la sua battaglia dei post it. Quando il bavaglio alla stampa (e anche ai magistrati) lo voleva mettere Berlusconi.

Espresso ha raccolto qui quanto dicevano allora gli esponenti del PD
«Altro che politiche per la sicurezza. Questo testo farà brindare boss mafiosi e camorristi» (Donatella Ferranti, 11 giugno 2009).
«Prosegue il progetto che punta a garantire la totale immunità del presidente del consiglio rispetto alla legge, nell'ottica del legibus solutus consona alle monarchie assolute piuttosto che ai sistemi democratici a cui appartiene il nostro paese» (Pina Picierno, 10 giugno 2009).
«Le nuove norme sulle intercettazioni altro non stanno a rappresentare se non la morte della giustizia» (Maria Grazia Laganà Fortugno, 10 giugno 2009).
«Il ddl è una licenza a delinquere, è un provvedimento ammazza indagini» (Donatella Ferranti, 12 giugno 2009).
«Il ddl del governo sulle intercettazioni è criminale» (Felice Casson, 30 giugno 2009).
«Il disegno di legge sulle intercettazioni è un altro modo per evitare che vengano perseguiti per atti molto gravi i soli noti» (Anna Finocchiaro, 1 luglio 2009).
«Ladri, spacciatori, strozzini e sfruttatori sarebbero gli unici beneficiari di un provvedimento che ha il solo effetto di spuntare le armi dello Stato nella lotta alla criminalità» (Donatella Ferranti, 4 luglio 2009).
«L'articolo 21 della Costituzione verrebbe travolto» (Stefano Ceccanti, 7 luglio 2009).
«E' lo stesso Berlusconi che oggi tuona contro le intercettazioni dei magistrati quello che ieri ringraziava chi, illegalmente, gli portava nastri rubati?» (Andrea Orlando, 24 marzo 2010).
«Un testo che mette a repentaglio la sicurezza nazionale» (Donatella Ferranti, 12 aprile 2010).
«E' un provvedimento ingiustificato sotto tutti i punti di vista. Il vero obiettivo è mettere al riparo i tanti furbi e delinquenti, che ormai affollano le classi dirigenti del nostro Paese, sia dal giudizio della giustizia, sia da quello dell'opinione pubblica. Le limitazioni delle intercettazioni all'utilizzo dei magistrati e alla pubblicazione da parte dei giornalisti risponde a questo disegno. Nel frattempo la criminalità, grande e piccola, ringrazia» (Giuseppe Lumia, 29 aprile 2010).
«Non è una questione che attiene a una riforma di alcune parti della procedura penale, ma a una questione democratica che si è aperta nel Paese» (Anna Finocchiaro, 12 maggio 2010).
«Questo ddl è espressione della volontà di imbavagliare per sempre i giornalisti e di togliere ai cittadini il diritto ad essere informati» (David Sassoli, 19 maggio 2010).
«Grave la decisione di governo e maggioranza volta a mettere sotto la ghigliottina la libertà di stampa in Italia» (Felice Casson, 19 maggio 2010).
«Non si può, per tutelare la privacy, mettere il bavaglio alla stampa» (Beppe Fioroni, 24 maggio 2010).
«Stiamo consegnando una legge al paese che non si è mai vista in nessuna democrazia occidentale. Una stretta inconcepibile per la democrazia». (Pierluigi Bersani, 25 maggio 2010).
«Ci metteremo di traverso più che possiamo, con tutti i mezzi a disposizione. Questo ddl è una cosa vergognosa, insostenibile» (Pierluigi Bersani, 1 giugno 2010).
«Il ddl sulle intercettazioni è un regalo a Gomorra» (Ermete Realacci, 8 giugno 2010).
«Questo provvedimento ci fa pensare a una dittatura piuttosto che a una democrazia» (Ignazio Marino, 10 giugno 2010).
«Il governo Berlusconi ha esposto l'Italia a una umiliazione» (Enrico Letta, 15 giugno 2010, sui rilievi dell'Ocse al ddl intercettazioni).
«Penso che ogni italiano, nella sua vita quotidiana, trovi incredibile che il tema siano le intercettazioni (...) io dico banalmente chi se ne frega delle intercettazioni per la vita quotidiana di ogni italiano» (Enrico Letta, 4 luglio 2010).
«Una riforma delle intercettazioni avrebbe già potuto farsi se la maggioranza non avesse ritenuto di renderle una rarità, escludendole per reati importanti, alla ricerca della soluzione che più fa comodo anche per evitare che emergano vicende come il caso Ruby» (Anna Finocchiaro, 25 gennaio 2011).
«Limitare l'uso delle intercettazioni o addirittura proibirle significa fare il più grosso regalo possibile alla criminalità» (Dario Franceschini, 10 febbraio 2011).
«In questa materia non c'e' alcuna possibilità di collaborazione con il governo, persino a prescindere dal merito. Il punto di partenza per discutere di questi temi è che Berlusconi si dimetta» (Massimo D'Alema, 22 febbraio 2011).
«Di nuovo, per gli interessi di uno si produce un danno grave per tutti» (Emanuele Fiano, 14 aprile 2011).
«Interventi di urgenza pensati ai fini del salvataggio del Premier sono inaccettabili, impotabili e velleitari perché Berlusconi non è più in condizione di fare una legge ad personam» (Pierluigi Bersani, 15 settembre 2011).
«La nostra opposizione sarà intransigente perché è inaccettabile che per nascondere i rapporti del presidente del Consiglio con escort e faccendieri si affossi uno strumento di indagine fondamentale per la ricerca della prova e si leda il diritto di cronaca» (Donatella Ferranti, 30 settembre 2011).
«Non accetteremo mai limitazioni all'uso delle intercettazioni» (Laura Garavini, 17 luglio 2012).

Poi il dottor Kekyll è diventato mr Hide.

PS: se proprio vi volete far del male, c'è l'articolo di Rondolino su l'Unità. Lo stesso giornale che un tempo ospitava Saverio Lodato e Camilleri, Padellaro e Travaglio.