23 agosto 2015

Era di maggio di Antonio Manzini

Dalla finestra aperta entrava il profumo dei fiori di campo. Riusciva a superare la puzza dei tubi di scappamento delle auto. Per tutto l'inverno aveva sentito solo l'odore della legna bruciata. E la resina dei boschi. Anche la neve avrebbe dovuto avere un odore. Ma Rocco non era mai riuscito a catalogarlo, preso com'era a bestemmiare contro quel manto gelido che gli mangiava un paio di scarpe dopo l'altro.
A maggio la primavera esplode anche ad Aosta: laddove fino a poche settimane prima c'era il freddo, la neve sulle montagne, ora è tutta un esplosione di colori, di profumi come non ti aspetteresti.
Aosta, dove è stato relegato il vicequestore (mi raccomando, non commissario) Rocco Schiavone, potrebbe essere quasi un posto felice per viverci. Certo, se non fosse che anche ad Aosta ci si può imbattere in quegli intrecci criminali di cui abbiamo letto sui giornali: criminalità organizzata, appalti pubblici pilotati, usura che soffoca le imprese, politici compiacenti, banche colluse …
Ma per Rocco, il poliziotto con un concetto di giustizia molto personale, c'è anche altro di cui preoccuparsi: sono passati appena pochi giorni dalla morte dell'amica Adele, la fidanzata dell'amico Sebastiano, uccisa da qualcuno che non ha nome né volto a casa sua, nel suo letto. Così si concludeva il precedente romanzo di Antonio Manzini"Non è stagione": con quei colpi che hanno ucciso Adele, ma che erano chiaramente rivolti a lui: una vendetta per un vecchio conto da saldare ..
Da diversi giorni Rocco Schiavone sta chiuso nel suo residence (avendo i sigilli che chiudono il suo appartamento), assieme a Lupa, la cagnetta trovata sulla neve, senza farsi vedere in Questura:
"In Questura le cose continuavano ad andare avanti anche senza la presenza di Rocco. L'agente Casella di turno in portineria, Deruta e D'Intino alle prese con qualche documento smarrito, il vicequestore Caterina Rispoli al telefono nel piccolo ufficio al piano terra, Antonio Scipioni, l'agente siculo marchigiano, impegnato a raccogliere denunce. Italo Pierron sembrava l'unico a sentire la mancanza del suo capo. Affacciato sulla sua porta, guardava l'ufficio l'ufficio vuoto di Rocco".
“Era di maggio” parte da qui, come un naturale seguito dove il racconto però si divide un più filoni: la caccia all'assassino di Adele, portata avanti da Rocco assieme a Furio, Brizio e Sbastiano in una indagine non autorizzata, per dare nome a questa ombra, cercando tra quanti possono avere motivi d'odio nei suoi confronti.
La morte del boss della 'ndrangheta Cuntrera, nel carcere a Varallo, per un infarto durante una rissa. Che forse infarto non è perché un capo mafia come lui non può morire per morte naturale.
Ci sono gli strascichi dell'inchiesta sull'impresa Edil.Ber (il ruolo della banca locale, i complici di Cuntrera che non si trovano) dei signori Berguet: c'è qualcosa, nelle conclusioni dell'inchiesta, che non convincono né il vicequestore, né il giudice Baldi che ha seguito il caso.

Anche perché ora un nuovo imprenditore rampante si è affacciato sulla piazza, prendendosi gli appalti dalla regione della Edil.Ber: si chiama Luca Grange, giovane e con l'aria del vincente, che ha come amici e come partner anche un ex terrorista, uscito dalla patrie galere grazie alla buona condotta e riciclato come produttore di vino assieme ad altri ex detenuti.
Rocco ha modo di incontrarli ad una festa e, col suo consueto cinismo, ne da una spietata radiografia:
“Scrutava i volti degli invitati. Gli uomini spruzzavano boria dai pori della pelle. Le donne, botulino. Sembravano avere tutte lo stesso viso. Quello ricreato nelle sale operatorie. Un'omologazione democratica di tratti somatici che azzerava razze e connotati rendendo quei visi lisci, lucidi e inespressivi. Una casa piena di rettili”.
Rettili, non a caso. Rocco Schiavone ha il vizio di associare al volto di ogni persona un animale: l'ex terrorista, ora riabilitato grazie alla giustizia italiana, è uno degli ospiti del ricevimento:
Walter Cremonesi era un Dendroaspis polylepis, noto come mamba nero. Gli occhi vivi e distanti, la bocca sena labbra e il corpo magro che sembrava poter scattare da un momento all'altro. Ma la cosa che aveva in comune col rettile era la forma della testa. Una bara”.
Certo, il dolore della morte dell'amica, le domande sull'assassino. Ma a scuotere Rocco dal suo stato sarà proprio la morte del boss in carcere:
«Sembra infarto, ma per il giudice si tratta di altro».«Già. Mimmo Cuntrera non muore così. Sarebbe troppo bello se le merde come lui fossero stroncate da infarto. È malerba, schiatta molto difficilmente».«Rocco, forse dovresti tornare in ufficio».Italo aveva ragione e il vicequestore lo sapeva. Mimmo Cuntrera era lo strascico dell'affare Berguet. E delle indagini che Rocco aveva fatto per salvare la pelle alla figlia Chiara. Non poteva restare chiuso dentro il Vieux Aosta. Adele era morta. E lui si sentiva responsabile.[..] Quei proiettili 6.35 erano diretti a lui, a Rocco Schiavone.«Mettilo agli atti, Italo. In una notte di maggio, alle ore .. una e dieci, al vicequestore Rocco Schiavone piomba addosso una rottura di coglioni di decimo grado!»

Apriamo una parentesi: dovete sapere che il vicequestore ha una sua gradazione personale per le rotture (..), dal sesto al decimo grado:
Italo aveva diviso il foglio in cinque grandi rettangoli che rappresentavano la classifica delle rotture di scatole di Rocco Schiavone, dal sesto al decimo grado. Oramai tutti conoscevano quella graduatoria. Partiva dalla sesta posizione con le grane più leggere per arrivare alla vetta, la decima, dove allignava in solitaria la peggiore delle rotture di coglioni: il caso da risolvere”.
La prima parte di questo romanzo si divide in tante storie che sembrano procedere separate, che confluiscono assieme nella seconda parte: da Francavilla a mare, dove l'assassino di Adele si è nascosto, nella casa di un ex rapinatore ora proprietario di un bar.
A
Roma, dove gli amici Brizio e Sebastiano cercano di capirci qualcosa su chi possa avere motivi di vendetta contro Rocco.
A
Varallo, dove è morto il boss e dove Rocco viene mandato per capire meglio la dinamica dei fatti.
Infine ad
Aosta: la città che ha scoperto la ndrangheta e le cricche affaristiche, che ora si risveglia dal lungo e colpevole sonno. Perché la mafia non è entrata da sola, ma fatta arrivare da banchieri e professionisti della città senza scrupoli.
È il mondo che Rocco ha già intravisto a quel ricevimento di cui sopra: imprenditori con la passione dei cavalli e stallieri che più che esperti in equini sono dei pesci pilota per altri traffici.
Donne p.r., con profumi particolari, che fanno una doppia vita.

Assieme agli agenti della Questura, il nostro vice questore arriverà alla soluzione del caso, anzi dei casi, in un finale che comunque non chiude tutte le storie.
Perché così è anche la vita: non chiude mai tutte le possibilità alle persone, anche a gente come Rocco.
Il poliziotto dal passato non troppo limpido e dove la linea di separazione tra bene e male non è così limpida.
Il poliziotto reso così cinico e disincantato dalla strada, dal male in cui è costretto ad affondare le mani.
«Perché ti sei intristito?»«Perché non mi abituerò mai alla realtà, Caterina. Passano gli anni, vedo lo schifo ma non riesco ad abituarmi».«Quale realtà .. di cosa stai parlando?»«Scoprire la verità, Caterì. È il mio mestiere. Mi pagano per questo. Poco ma mi pagano. E ogni volta che la scopro, vorrei chiudere gli occhi e fingere che non sia così. Ma i fatti, amica mia, quelli parlano e sono evidenti».Caterina non capiva. Guardava il vicequestore che s'era trasformato ai suoi occhi.«E' la merda, viceispettore Rispoli. Che tracima continuamente, e non sopporto più quella puzza. Tutto qui».

Dalla morte della moglie Marina (finalmente scopriremo un tassello importante della sua morte) e dall'incapacità di mettersi alle spalle il passato:
«Io a casa nuova non ci vengo».C'è qualcosa che non riesco a deglutire. Eppure non ho neanche cenato. «Che vuol dire non vieni?».«Non vengo. Non vengo più. Magari quando torni a Roma, se ci torni, ti aspetto lì. Ma qui non ho più altro da fare».«Non hai altro da fare? Dev stare con me».Si passa una mano sulla fronte. È bianca come la neve, e leggera come il polline. «Sono stanca, Rocco. Mi credi se ti dico che non ce la faccio più?» volta la testa. I muscoli del collo si tirano. Strizza gli occhi. «E neanche tu ce la fai più, amore mio».


Aspettiamo ora il prossimo capitolo della storia del vicequestore, che abbiamo imparato a conoscere un po' di più ad ogni romanzo. Con le sue spigolature, il suo cinismo, le sue canne in ufficio, il suo confine tra legalità e crimine spostato un pelino oltre. Ma anche la sua capacità nel vedere e decifrare la realtà italiana dei privilegi, delle cricche, delle piccole e grandi ingiustizie.
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.
La scheda del libro su
Einaudi.

Nessun commento: