31 maggio 2015

Dal petrolio alle energie rinnovabili

Non andrà mica a finire che compreremo anche le rinnovabili dai paesi produttori di petrolio?”

La domanda di Milena Gabanelli, nella clip del servizio di Report di questa sera, non è solo una battuta: mentre qui si discute di shale gas, di trivelle, di esplorazioni in fondo al mare, i paesi arabi si stanno preoccupando di quello che succederà quando sarà estratto l'ultimo barile di petrolio.
Secondo la Cambridge University, l’energia elettrica più a buon mercato del mondo sta per essere prodotta da un impianto fotovoltaico di Dubai. Gli Sceicchi del gas e del petrolio irrompono nella rivoluzione verde, decisi ad assicurarsi la leadership dell’energia anche dopo il tramonto delle fossili e addirittura il Principe di Abu Dhabi ha detto "Quando l'ultimo barile di petrolio verrà estratto, noi festeggeremo!".Negli Emirati Arabi stanno costruendo un’intera città a impatto zero e in tutto il Golfo è stata avviata una seria politica di investimento delle energie rinnovabili. Sostengono la ricerca sulle rinnovabili e puntano a venderci non solo petrolio, ma anche le tecnologie di cui eravamo pionieri.Tutto questo è positivo per l’ambiente e per contrastare il riscaldamento globale, ma dal punto di vista economico, non sarebbe ora che noi ci svegliassimo e definissimo meglio le nostre titubanti scelte energetiche?


E pensare che le nostre regioni del sud hanno un irraggiamento paragonabile a quello dei paesi arabi, dove hanno pure il problema delle tempeste di sabbia.

Noi, che pure saremmo un paese del G7, a vocazione industriale, nemmeno sappiamo cosa voglia dire pianificazione energetica.
Ogni governo l'ha intesa a modo suo, secondo una sua visione fortemente ideologica e asccientifica.
Per anni anni abbiamo finanziato con le nostre bollette le energie “rinnovabili” e assimilate: una mezza truffa che ha portato miliardi nelle casse dei grossi gruppi con le loro centrali a carbone.
Siamo passati poi alle centrali nucleari di Berlusconi, per fortuna bloccate dalla tragedia di Fukushima e dal referendum.
Agli incentivi a pioggia e senza controlli sull'eolico e sul solare, di cui hanno beneficiato perfino le organizzazioni criminali (vi ricordate l'inchiesta sulla P3, di cui aveva parlato Report? ), tramite i soliti intermediari con fedina pulita.
A che punto è oggi in Italia la tecnologia sulle rinnovabili? E la legislazione italiana, così piena di burocrazia e inghippi, è stata semplificata?
Purtroppo le risposte non sono positive: rischiamo di dover pagare la tecnologia “green” agli sceicchi (dopo aver rischiato di dover pagare ai francesi la vecchia tecnologia degli impianti nucleari) e le leggi in Italia sono rimaste le stesse. La semplificazione è arrivata solo per chi vuole cercare petrolio (o per chi vuole cementare le coste), mano fossimo ancora ai tempi della corsa all'oro nero...

Le centrali inquinanti sono rimaste, in capo all'Enel.
Attorno ai certificati delle emissioni di CO2 si è creato un commercio poco pulito (e anche poco etico): dall'anteprima su Reportime
Il protocollo di Kyto ha stabilito un principio: chi inquina, paga. Il problema è, però: quanto paga? Invece di introdurre una carbon tax, vale a dire una tassa proporzionata alle emissioni di Co2 prodotte, i governi di tutto il mondo hanno preferito accordarsi sui carbon credit, certificati che danno diritto a inquinare. Tutte le aziende che emettono anidride carbonica oltre una certa quota sono obbligate a comprarli.Il prezzo dei carbon credit viene stabilito dall’andamento della domanda e dell’offerta ed è regolato da migliaia di broker che li acquistano e li rivendono sul mercato. Con questo sistema, il loro valore è vertiginosamente calato rispetto a quando sono stati introdotti. Se nel 2008 la spesa per una tonnellata di Co2 si aggirava attorno ai 30 euro, nel 2013 era crollata a 2,6. Quindi inquinare, oggi, costa molto di meno. A noi contribuenti italiani invece i carbon credit sono finora costati non poco.Sulle transazioni dei certificati infatti negli ultimi anni sono state messe in piedi truffe miliardarie. La più colossale ha visto come protagonista una piccola società milanese, la Sf Energy Trading, specializzata nel brokeraggio di carbon credit. In meno di due anni attraverso un sistema di società false, prestanome e fatture gonfiate, che vedeva la complicità di importanti operatori elettrici in Italia, ha creato un giro di affari pari a oltre 5 miliardi di euro e un’evasione dell’Iva di circa 1 miliardo di euro.

Continuiamo a pensare al mondo dell'energia come ai tempi di Enrico Mattei, più di 50 anni fa, con i grandi gruppi a fare da monopolisti, in una visione contraria a quello che dovrebbe essere il futuro.
Quello dove il singolo privato potrebbe essere produttore dell'energia che serve per i suoi bisogni.

Questo fine settimana a Milano è in corso il festival dell'energia, sponsorizzato dai grandi player del settore, presente anche il ministro dello sviluppo.
Tra le altre cose si discuterà di effetto NIMBY, con un bel corso per informare (indottrinare ?) i cittadini.
Le comunità locali interessate da progetti di costruzione di nuovi impianti reagiscono, sempre più spesso, con movimenti di forte opposizione. Poco importa che l’infrastruttura in questione sia piccola o grande o che la produzione di energia provenga da fonti fossili o rinnovabili: la sindrome NIMBY (Not In My Backyard) si manifesta attraverso comitati e organizzazioni di cittadini e si nutre della crescentedifficoltà di dialogare sulla base di informazioni laiche e condivise.In questo quadro, i media hanno una responsabilità cruciale.Per questa ragione, il Festival dell’Energia 2015 organizza, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti, il corso di formazione “Nimby, accettabilità sociale delle infrastrutture e ruolo dei media”.


La scheda del servizio: “Il grande caldo” di Roberto Pozzan e Giorgio Mottola
Nei Paesi arabi sembrano aver preso la questione del riscaldamento globale più seriamente di noi. Di recente nel Golfo è stata avviata una seria politica di finanziamento delle energie rinnovabili. Ad esempio ad Abu Dhabi è stata progettata (e in parte già costruita) un’intera città a impatto zero.Quando il petrolio sarà finito, potremmo ritrovarci ad acquistare da loro anche l’energia solare. In Italia infatti, dopo il boom degli scorsi anni, la spinta alla costruzioni di nuovi parchi eolici e impianti fotovoltaici sembra essersi esaurita. Mentre negli Emirati si fanno investimenti nel campo dell’energia pulita, Enel tiene ancora in piedi centrali termoelettriche e, anche nell’ultimo piano industriale, ha confermato la scelta del carbone.A distanza di 18 anni dal protocollo di Kyoto, la maggior parte delle misure introdotte per bloccare il riscaldamento globale si sono rivelate inefficaci. Il sistema dei carbon credit, i certificati che è necessario acquistare per inquinare, non solo non ha bloccato le emissioni di Co2 ma ha dato vita a truffe che nel nostro paese hanno fruttato miliardi di euro ad organizzazioni che in alcuni casi sono addirittura vicine al terrorismo internazionale.Ma se l’economia verde è oggi in forte calo la colpa è anche della legislazione nazionale. Le leggi italiane continuano a bloccare infatti quella che dal punto di vista energetico potrebbe essere una vera e propria rivoluzione: la generazione energetica diffusa, che metterebbe in crisi lo status quo delle grandi centrali elettriche.

A seguire, per la rubrica "Nutrire il pianeta" curata da Sabrina Giannini:

Dopo il caffè e la pizza napoletana, Bernardo Iovene ci farà andare di traverso (ma a ragion veduta) anche il cornetto al miele che poi, a controllare bene, non è così salutare:

Chi sceglie il cornetto cereali e miele è convinto di fare una colazione sana, ma se leggesse la lista degli ingredienti in alcune stazioni di ristoro sulle nostre autostrade, si accorgerebbe che il miele non è miele ma un composto di grassi saturi che non hanno nulla di salutare. Il 90% dei cornetti e le brioche vendute su territorio nazionale sono fatti con la margarina, le farciture spesso hanno come primo ingrediente non la marmellata ma il glucosio. Bernardo Iovene ha raccolto le etichette nei bar e nelle pasticcerie italiane e le ha sottoposte a un medico nutrizionista e a un ecotossicologo. Invece nelle piazze più prestigiose delle più importanti città d'Italia, da Roma a Bologna, da Milano a Venezia, che tipo di cornetto servono?

Il ritorno del colonnello Arcieri di Leonardo Gori

Bruno Arcieri si svegliò bagnato di sudore. Dalla finestra socchiusa filtrava la luce limpida del sole pomeridiano e saliva il chiasso di rue Guisarde. Fischi di poliziotti, sirene, grida di giovani. Marie, accanto a lui, lo guardava preoccupata: «Cos’hai? Ancora il sogno cattivo?» «Non è nulla.» Bruno aveva un incubo ricorrente, da quando era bambino, e ormai erano passati sessant’anni. Qualcuno lo inseguiva: fuggiva da un sicario, o da altra gente che che ce l'aveva con lui, oppure era un criminale e aveva dietro i poliziotti, ma insomma qualcuno lo voleva sempre prendere, arrestare e uccidere ..”

Siamo a Parigi, nel 1968, in pieno maggio francese: quello delle piazze riempite dagli studenti, dalle proteste, dagli scioperi. In mezzo a questo caos si è rifugiato il colonnello dei servizi Bruno Arcieri, in fuga dall'Italia. Ha celato la sua vera identità, ha trovato un nuovo lavoro in bistrot come cuoco e qui ha conosciuto una donna che lo ospita in casa senza fargli troppe domande.
Per sapere da cosa sta scappando bisognerebbe fare un tuffo nel passato, ai precedenti racconti di Leonardo Gori che lo hanno avuto come protagonista: “L'angelo del fango” e soprattutto “Musica nera”.
Un Bruno Arcieri irriconoscibile compariva anche nel racconto di Marco Vichi, “Fantasmi del passato”: soltanto l'occhio esperto del commissario (e amico) Franco Bordelli avrebbe potuto riconoscere in quel barbone l'ex spia del SID (i servizi di sicurezza militari).
Anche allora era in fuga da un nemico che gli stava alle costole e che aveva già cercato di ucciderlo, mesi prima, sabotando la sua macchina mentre scendeva dalle curve della strada per S. Anna di Stazzema. Dove aveva appena incontrato il suo nemico, l'uomo misterioso della “musica nera”.
Non era più un sogno, ma un ricordo: autunno del 1967, meno di un anno prima. Lo sterzo della Giulia sabotato. Bruno era a mezz’aria. Il mare in alto, lontano, il cielo un abisso sotto di lui. La macchina diventava una nave che partiva in volo per un gran viaggio, e lui era sereno, senza chiedersi perché, senza, in fondo, alcun rimpianto”.

Sempre da questi flashback dal passato: la riabilitazione in ospedale, l'incontro con Andrea Viani, un ragazzo muto per la paura di essere testimone di qualcosa di indicibile. Il senso di colpa per non essere riuscito a salvarlo, il sentirsi braccato perfino nella casa di campagna di Bordelli, la fuga a Parigi sull'Alfa rossa del Botta …
E ora, forse è arrivato il momento della resa dei conti. Un uomo, specie un uomo come Bruno Arcieri che ha visto la guerra, la lotta fratricida dei partigiani contro i fascisti, le guerre di spie (a Parigi durante la finale dei mondiali di calcio, a Firenze nel maggio nero della visita di Hitler in Italia), non può continuare a scappare.
Marcel, così si fa chiamare ora, è stato consigliato di scappare in Spagna, ancora più lontano. Altri amici lo aiuteranno ad allontanarsi dai suoi ex colleghi che ora lo braccano.
Ma Bruno Arcieri decide, anche osservando quei ragazzi che scendono in piazza per cercare un mondo diverso e anche migliore, che deve tornare in Italia, a Firenze, dove tutto è cominciato.
Tanti anni di Servizi segreti, dal ’38 fino al ’66, lo costringevano a rituali di dissimulazione anche nella vita quotidiana, quando non ce ne sarebbe stato bisogno: guardarsi sempre le spalle, ad esempio, sfruttando proprio il riflesso delle vetrine, o cambiare strada in modo imprevedibile..”.

Sotto l'identità di Marcello Vanzetti, Arcieri torna nella sua città, dove ha lavorato per anni, dove ha conosciuto il grande amore della sua vita, Elena Contini. Dove ha rischiato la pelle.
Per cominciare la sua indagine personale, si dovrà appoggiare a sue alcune vecchie amicizie, come Bernard e Nanette, come lui nei servizi e con qualche segreto da nascondere.
E, soprattutto, dovrà appoggiarsi alle persone che incontra in quella specie di comune che è l'appartamento lungo viale Redi, scelto dai suoi contatti a Parigi. Un posto sicuro dove nessuno farà domande sul suo passato.
Qui Arcieri conosce August, ex militare tedesco che oggi cerca di scrivere un libro. Simone, appassionato di musica rock. Raffaello, una specie di padrone di casa. E anche le due ragazze: Angela e Claire.

Un mondo completamente nuovo si apre davanti gli occhi del colonnello: una diversa visione della vita, dell'amore. Una musica molto diversa da quella che Arcieri ascolta (come i suoi amati dischi jazz): è la musica che esce dalla chitarra di Jimi Hendrix, dei Cream, dei Doors.

Ma non si deve dimenticare il perché del suo viaggio a Firenze: muovendo i suoi vecchi contatti, come l'amico Tornabuoni che era archivista nei servizi, Arcieri riesce a mettere assieme le tessere di un mosaico che restituisce un disegno inquietante: si parla di servizi deviati, dell'infiltrazione dentro i gruppi di sinistra, del golpe in Grecia ….
Tutte i misteri del passato, la musica nera, i colleghi del SID che lo braccano, il misterioso incidente, la misteriosa morte del ragazzo Andrea Viani, troveranno una spiegazione.
Che riguarda una delle pagine più nere del nostro passato.
Il ritorno sulla scena del colonnello Arcieri diventa una lotta contro nemici spietati, che lo costringeranno a guardarsi continuamente le spalle, potendosi fidare di poche persone.
Dovendo anche fare i conti con la propria coscienza, perché altre persone accanto a lui saranno messe in pericolo...

Il resto lo lascio scoprire a voi, aggiungendo solo che la storia del colonnello dei carabinieri Bruno Arcieri (e del suo amico Franco Bordelli), è destinata ad essere raccontata in altri romanzi. 


Altri libri di Leonardo Gori con Arcieri
- Fantasmi del passato, di Marco Vichi

La scheda del libro sul sito di Tea libri.
Il sito di Leonardo Gori dove trovate la sua bibliografia e altri lavori nel campo dei fumetti.

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

29 maggio 2015

La barbarie


«Respingiamo con fermezza attacchi e offese: non si può assolutamente parlare di sentenza politica e barbarie». Lo afferma il presidente dell'Anm, Rodolfo Sabelli, replicando alle critiche sulla sentenza Mediaset arrivate dall'ex premier Berlusconi e esprimendo «solidarietà» ai magistrati di Milano.«MAGISTRATI OFFESI» - «Esprimo solidarietà ai magistrati di Milano, destinatari ancora una volta di offese di fronte alle quali hanno sempre reagito con compostezza», ha aggiunto Sabelli poco prima del Comitato direttivo dell'Anm. E rispetto alle critiche arrivate in questi giorni anche su altre sentenze come quella sul terremoto dell'Aquila, «Il problema - ha detto - non sono le critiche, che sono sempre consentite, ma devono essere critiche composte». Sabelli ha detto inoltre che di questo tema «discuteremo oggi nel Comitato direttivo».
Era il 2012 e in questo articolo si parlava della sentenza Mediaset, con la condanna in appello per Berlusconi.
Sentenza politica, barbarie politica.
Questi erano i toni dei berluscones, gli stessi che riecheggiano oggi, in risposta alla lista degli impresentabili uscita dalla commissione antimafia.
Strano, è vero, che un organo politico, dia un giudizio politico su altri politici a poche ore dalle elezioni (si poteva fare prima, se le prefetture avessero collaborato, emerge dai racconti dei membri della commissione).
Ma non si è sempre detto che è la politica che deve fare pulizia al suo interno, prima che intervenga la magistratura.

Prima che un giudice ordinario faccia decadere De Luca, candidato e probabile vincitore alle prossime elezioni in Campania.
Non è barbarie allora, come gridano i renzianis:
“Viola la Costituzione”. “Tornano i processi di piazza”. “Svilisce l’Antimafia”. Sembrano i berlusconiani dei tempi d’oro, e invece sono solo i renziani al tempo di Matteo Renzi. Mentre il presidente del Consiglio tace, i suoi compatti vanno alla guerra contro Rosy Bindi. Neanche il tempo per la presidente della commissione Antimafia di annunciare che anche il candidato governatore Pd Vincenzo De Luca è tra gli impresentabili e subito un’intera parte del Partito democratico è corsa in difesa del condannato in primo grado per abuso d’ufficio e ineleggibile per la legge Severino. L’Antimafia segnala che pende un giudizio a carico di De Luca, nel procedimento per il reato di concussione continuata commesso dal maggio 1998 e con “condotta in corso” (e altri delitti, quali abuso d’ufficio, truffa aggravata, associazione per delinquere).
“Denunciare i candidati impresentabili alle elezioni regionali”, ha commentato il capogruppo al Senato Luigi Zanda, “è cosa necessaria e giusta, ma che lo faccia l’Antimafia è opinabile e ancor più che nella lista entri chi ha procedimenti in corso e non per mafia. Ed è pura barbarie politica che ciò avvenga con questa tempistica”. Il primo a commentare è stato il renzianissimo Ernesto Carbone: “Rosy Bindi sta violando la Costituzione”, ha scritto su Twitter il deputato. “Allucinante che si pieghi la commissione antimafia a vendette interne di corrente partitica”. La replica poco dopo della Bindi in conferenza stampa: “Posso non abbassarmi alla risposta a questa domanda?”.
E' semplicemente prendere per i fondelli i cittadini.

Il partito unico, il governo unico, il sindacato unico .. pensiero unico


Renzi a Porta a Porta
Come sarebbe bello se ci fosse un unico sindacato, che ti dice sempre di sì, che non ti rompe le scatole su diritti, su stipendi, orari di lavoro e turni (come quelli di Melfi), non ti contesta i bonus a dirigenti.
Peccato che nemmeno nella paradisiaca (a seconda della convenienza) Germania succedano queste cose: lì c'è un sindacato unico dei metalmeccanici, che però siede anche nei consigli di sorveglianza delle imprese e ha anche un peso nelle scelte aziendali.
Ci sono persone allergiche a critiche e obiezioni: sono quelli abituati a vincere facile, a comprarsi il consenso e a denigrare chi non la pensa come loro.
Ecco perché il partito unico che mette dentro di tutti (riciclati, impresentabili, ex ..), il sindacato unico che non sciopera, il giornalismo unico (che celebra i selfie e le presenziate ai talk ma solo quando fa comodo). 

Il presidente del Consiglio ieri si rallegrava per i mille posti della FCA a Melfi (ma con un contratto con meno diritti e per un lavoro spalmato su più turni che non ha eguali in Europa) mentre si faceva selfare con gli operai felici.
Avrebbe potuto chiedere a Marchionne che fine ha fatto il piano da 20 miliardi e le altre promesse (che non potevano essere svelate).

Allo stesso tempo il presidente di Confindustria pur apprezzando l'azione del governo (jobs act, sgravi fiscali, l'Irap abbassata), si lamentava per le norme anti-industriali sui reati ambientali e sul falso in bilancio.
Chissà, forse nell'amata Germania è più facile fare reati ambientali o fare del nero.
Non si accontentano mai.

Che fine avrà fatto il senso dell'etica, del rispetto delle persone e dell'ambiente? 
Anche l'Enel, una delle poche imprese a controllo pubblico ad avere approvato un codice etico, ha rilassato i vincoli di incandidabilità.
E il pensiero unico che prende piede.

PS: oggi finisce questa campagna elettorale, con le ultime comparsate TV dei leader. Renzi, Berlusconi e Salvini.
Perché, come ci ha ha raccontato il cavaliere, le televisioni sono ininfluenti. Per il partito unico...

28 maggio 2015

Salvateci dal grottesco


La poesia no, almeno questo risparmiatecelo.
Ma nemmeno in Fantozzi si arrivava a questo.
“Ci dobbiamo credere tutti fino in fondo se vogliamo esportare in tutto il mondo”
Ancora con la favoletta del siamo tutti sulla stessa barca, come se lo spread dei salari e dei bonus non esistesse ..


La verità sulla strage (e sulla nostra storia)

Manlio Milani, mentre soccorre la moglie Livia dopo lo scoppio della bomba in piazza della Loggia
La storia della bomba di Brescia, la strage di piazza della Loggia è stata raccontata in un bel libro da Benedetta Tobagi ("Una stella incoronata di buio").
L'incontro con zio Manlio Milani, marito di Livia, una delle vittime che quel maledetto 28 maggio era in piazza, in una manifestazione antifascista organizzata dai sindacati.
Dopo le bombe di Milano e dopo le altre bombe che esplodevano sui treni, davanti la Questura a Milano .. Bombe che creavano terrore, che dovevano spingere verso la svolta autoritaria o, forse, che dovevano impedire il cambiamento, l'emancipazione di un paese costretti a vincoli politici ben precisi (la guerra fredda, Yalta).
Benedetta racconta delle spinte ideologiche che portavano gente come Livia e Manlio (lei insegnante, lui operaio) a manifestare in difesa della democrazia, per una scuola aperta, moderna.
Dal diario di Alberto Trebeschi, insegnante come Livia, come Clem:
“Ritengo che si possa veramente portare innanzi la lotta per una società migliore, più giusta e più colta, passando attraverso le battaglie con la decisione che può nascere soltanto dalla consapevolezza di contribuire a una causa profondamente umana e giusta. Io cerco di dare tutto ciò che è nelle mie possibilità, ben consapevole dei miei limiti angutissimi, ma altresì orgoglioso di poter collaborare ad una lenta ma continua trasformazione della società verso il riconoscimento dei veri valori ideali e sociali”.Pagina 125
Ma nel libro ci sono interi capitoli dedicati al contesto: il compromesso storico, le bombe e gli attentati dei gruppi di estrema destra:
Tra il 1973 e il 1974, quando Ordine Nuovo viene messo fuori legge, l'area di cui parla Vinciguerra subisce un'ulteriore mutazione. La strage di Brescia matura in questo contesto, nel cuore di una destra radicale che indossa nuove maschere ma che ha sempre lo stesso scheletro. Una rete di ragazzi e di uomini ormai ben addestrati e pronti a tutto, perché non hanno davvero niente da perdere,e sono carichi di esplosivo fino ai denti.Hanno cominciato ad accumularlo fin dagli anni sessanta. Anfo, plastico, tritolo, gelignite, dinamite in pacchetti, cilindri, mattonelle, scaglie, granuli scuri, perle rosate, candelotti, trasportato in valigie, immagazzinato in santabarbare, garage, armadi, sottoscala, appartamenti, ristoranti, chili, quintali, tonnellate. Un fiume di esplosivo scorre per anni inosservato lungo la traccia pulsante di arterie nascoste che irrora tutto il paese, il vero granchio d'ombra, il più pericoloso.Pagina 290
Delle coperture di parte dello stato. 
Dietro il silenzio c'era Maletti. C'era Del Gaudio. C'erano i «plurimi atti abusivi» di Delfino.Dietro il silenzio c'era non un gruppo, ma un grumo di potere, come lo definisce il giovane Andrea [un avvocato della parte civile] nella sua arringa. Qualcosa che blocca e ostruisce il funzionamento dello Stato e della giustizia secondo le regole costituzionali. Il vero segreto di Stato era il silenzio. Lo è ancora. Ma questo silenzio è possibile romperlo senza bisogno d'interventi dell'esecutivo. Sta tutto scritto in documenti accessibili al pubblico.Seduti sulle macerie della storia, bisogna avere il coraggio di fissare l'abisso, fino in fondo, come dice sempre Manlio, cercando le radici da estirpare. Di solito si parla di «deviazioni» all'interno dei servizi segreti e delle altre forze di sicurezza. Espressione rassicurante, ma inesatta, quanto le grida a indirizzo del «segreto di Stato». Come si fa a parlare di «deviazioni», quando sono coinvolti i vertici del Sid? Quando le attività di copertura, di protezione, di inquinamento probatorio a opera dei carabinieri si ripetono in modo sistematico?Pagina 377
I servizi deviati e i depistaggi.
Dire «le stragi le hanno fatte i servizi», a sottintendere che il terrorismo di destra di destra non c'entra, è una comoda scappatoia. Senz'altro è vero, e alcuni ex terroristi l'hanno raccontato, che la galassia della destra eversiva si è sentita usata e poi scaricata dai padrini nascosti nelle forze di sicurezza statali, quando fu evidente che l'«ora X» del colpo di Stato non sarebbe mai arrivata, perché allo status quo bastava l'intentona. Ma è troppo comodo, da parte di chi militava in quel mondo, proclamare la propria estraneità sulla base del seno di poi, l'evidenza che le stragi hanno stabilizzato il potere in senso neocentrista. I servizi erano coinvolti in una partita giocata dalla destra eversiva. Ci hanno creduto davvero, e a lungo, i camerati che a furia di botti e attentati, sarebbero riusciti a innescare una svolta autoritaria.Pagina 288
Del partito di governo, quello della barra al centro, che non ha saputo proteggere i suoi cittadini. Dalle stragi e dai tentativi di golpe:
Il 1974 marca una cesura netta, non solo nella loro vita e in quella della città. Per il sindacato, nonostante lo strapotere apparente, comincia una lenta, inesorabile autolisi. La crisi economica pesa, ma i ritardi culturali saranno fatali. La sinistra istituzionale si avvita su se stessa, il Pci si logora nella mediazione tutta politica e istituzionale con la Dc e abbandona a se stessa la pressante domanda di cambiamento che monta sempre più forte dalla società. A Brescia è la bomba a troncare ogni stagione di speranza. Sul resto del paese, calerà ad asfissiarla lo sfacelo del terrorismo rosso.Pagina 147 
Ecco, sono d'accordo col presidente della Repubblica Mattarella quando parla di senso di sconforto: "E' sconfortante che, ancora oggi, dopo 41 anni, non siano stati individuati e puniti i responsabili di tanta barbarie".
Ma abbiamo ancora una possibilità, forse l'ultima, per il processo di appello sulla strage, a Milano.
Alcuni imputati sono andati assolti, altri sono morti. Alla sbarra ora sono rimasti il medico Carlo Maria Maggi reggente di Ordine Nuovo e la fonte del Sid Tramonte.
Questo governo aveva voluto lanciare un messaggio chiaro, sui segreti di stato: apriamo tutti i cassetti.

Ogni volta, alle celebrazioni di Capaci, di piazza Fontana, di Brescia, si parla di fare luce su tutti i misteri, di dare giustizia alle vittime.
Ecco, abbiamo almeno per Brescia la possibilità di dare una verità giudiziaria.
Perché la verità storica la conosciamo, basta volerla vedere.
Basta con queste stragi nascoste sotto il tappeto, per cui si rischia la retorica della memoria, dell'assuefazione alle morti:
L'Italia delle stragi mi fa pensare a una famiglia borghese che nasconde segreti innominabili come un abuso, un incesto o altri crimini vergognosi. Se anche il segreto viene alla luce e il velo d'ipocrisia si squarcia per un momento, ben presto lo schermo si ricompatta. Tutti cercano strenuamente di negare, di nascondere, di tacitare, di minimizzare la propria complicità fino all'ultimo istante, e dopo, denudati davanti all'oscena irrefutabile evidenza, si affrettano a coprire il tutto, relegando la tragedia fra i panni sporchi da non lavare in pubblico. La vita deve continuare. Bisogna salvare la famiglia, le apparenze, il buon nome delle istituzioni, la ragion di Stato. Bisogna capire. Era una situazione particolare, c'era la guerra fredda, i colpevoli – chi sono poi? - agivano nell'interesse superiore della sicurezza nazionale, meglio una manciata di morti casuali che decine di migliaia in una guerra civile. Voltiamo pagina.In questo meccanismo perverso le vittime sono condannate a una solitudine infinita.Il trauma delle stragi impunite, confinato nel silenzio, coltiva un tumore nel corpo della società.

Tutto è superabile

La legge Severino è superabile, dice Renzi, ovvero il governo, a proposito della ineleggibilità del candidato De Luca in Campania.
Nemmeno ci si preoccupa degli "impresentabili" come l'ex assessore Paita sotto processo per i fatti dell'alluvione di Genova.
Ma è Renzi o Berlusconi a parlare?
Domenica, nell'incredibile intervista dei comunisti, anche l'ex primo ministro se la prendeva con la legge Severino, da lui votata, che lo ha tenuto lontano dalla politica.
Il problema è la legge, non il reato.
Se poi viene votato, i voti emendano e lavano via tutte le colpe.
Come diceva B. prima, ora è un tana libera tutti.
E chi non è d'accordo, chi non accetta il voto delle primarie farsa, i candidati che sembrano prendere il trono per via ereditaria, che se ne vada.
Per mesi a Civati, Fassina e agli altri veniva imputato il poco coraggio. Non vi piace la minestra ? E allora andate via ..
Poi però vanno via davvero e non va bene ancora, perché così portano via voti.
#CivaToti è l'hashtag inventato dai renziani per attaccare la scelta della ex minoranza PD.
Perché il problema non è fare riforma di destra coi voti del centro destra (art.18. scuola, responsabilità civile, prescrizione ..).

Fatta la legge trovato l'inganno è il proverbio che torna in mente: De Luca verrà eletto, gli verrà permesso di nominare la giunta e potrà governare tramite il suo vice.
E nel frattempo si troverà una soluzione.
Come per le pensioni: un bonus una tantum e via, e vediamo se così la Corte costituzionale impara la lezione.

Strano paese questo: se hai fatto una manifestazione studentesca non puoi lavorare per Expo, l'Expo degli appalti senza gara e delle interdittive antimafia alle imprese "impresentabili".
Ma se porti i voti e garantisci la vittoria va bene.
Perché per noi la sicurezza è tutto, su Expo, sui migranti che sbarcano sulle nostre coste e dentro cui si nascondono i tagliagole dell'Isis ..
Tanto è vero che all'ingresso dei nostri Tribunali c'è la vigilanza coi metal detector. Magari non funzionano, come a Lodi.
Ma tutto è superabile.

27 maggio 2015

Voto di scambio


Un pacchetto di trenta voti venduto per centocinquanta euro: in pratica, 5 euro per ogni preferenza. In tempi di crisi persino il voto di scambio ha subito una pesantissima spending review. Una sforbiciata talmente netta che a Palermo, alle elezioni comunali del 2012, ogni scheda elettorale votata e fotografata veniva scambiata con il costo di un pacchetto di sigarette. Basta ascoltare le intercettazioni telefoniche, agli atti della procura di Palermo, per rendersene conto: preferenze scambiate con pacchi di pasta,pacchetti di voti acquistati a pochi euro e poi girati ad altri candidati.È uno spaccato di mafia, criminalità e miseria quello che viene fuori dall’ultima indagine del nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza: agli arresti domiciliari sono finiti tre deputati regionali (due in carica e un ex) dal passato altisonante come Nino Dina, Franco Mineo e Roberto Clemente. I tre politici sono tutti accusati di corruzione elettorale .“Non è stato riconosciuto il voto di scambio politico-mafioso e l’agevolazione ai mafiosi, perché il giudice ha considerato che la legge attuale è più favorevole all’imputato” ha spiegato il procuratore aggiunto Vittorio Teresi. “La concezione che sta alla base delle norme sul nuovo voto di scambio – ha continuato il pm – distrugge tutto ciò che è stato fatto negli ultimi venti-trenta anni contro la mafia e il suo potere elettorale. Non è ammissibile che ogni volta ci si debba chiedere di dimostrare il metodo mafioso. Faremo un esame della vicenda e vedremo se e quali valutazioni del gip impugnare“. [Il fatto quotidiano]
Ecco cosa succede a fare le riforme (come quella sul reato di voto di scambio ) al ribasso.
Succede che il famoso cambiamento c'è solo sui titoli dei giornali.
Nella sostanza no.
E domenica prossima si vota.

Cosa vuol dire impresentabile

Cosa vuol dire essere candidato "impresentabile" nelle elezioni?
La deputata M5S Ruocco ha cercato di spiegarlo ieri sera a diMartedì, ma secondo me non ha colto il punto centrale.
Non è solo questione di certificato penale pulito o sporco oppure di non avere processi in corso.
Come anche ci sono candidati presentabili prima che lo diventano poi.
Ci sono quelli che nemmeno accettano una domanda a proposito (e una certa arroganza nel rispondere alle domande dovrebbe essere una spia per non mettere la croce su certi nomi).
Ci sono quelli che già ora sono ineleggibili (e dunque a che serve candidarli?) e su cui la Cassazione ha messo una pietra sopra.

E' un discorso che lega assieme la preparazione dei candidati, gli eventuali conflitti di interesse (gli incarichi pregressi anche dei familiari), contatti e amicizie con la criminalità organizzata (penso ancora a quell'abbraccio col boss).
Poi c'è il capitolo dei portatori di voto, i ras locali capaci di passare da destra a sinistra e viceversa senza nessun problema. 
Impresentabili anche loro oppure semplicemente è l'assenza del vincolo di mandato?

Insomma, per tagliare la testa al toro ed evitare discussioni inutili, dovremmo basarci su alcune regole interne ai partiti
- primarie per la scelta dei candidati, con un database degli iscritti
- curriculum dei candidati online
- trasparenza nei conti, per il partito, per le campagne elettorali, per le attività
- vogliamo metterci anche un limite al numero dei mandati?
- e una incompatibilità, per legge, tra più cariche pubbliche (sindaco e deputato, consigliere e onorevole) e dei vincoli per gli iscritti negli ordini (medici, giornalisti, avvocati, magistrati)?

E poi un'ultima cosa: noi cittadini dobbiamo alzare l'asticella. Sono questioni importanti, la scelta dei ns. rappresentanti è il fulcro della democrazia.
Non possiamo accontentarci di quello che passa il palinsesto.

L'Italia riparte .. e gli italiani?

Abbiamo capito ieri, dal discorso del presidente Visco agli azionisti, che in Bankitalia non ci sono gufi.

“L’aumento del Pil nel primo trimestre interrompe una lunga fase ciclica sfavorevole; proseguirebbe nel trimestre in corso e in quelli successivi”.
E' un condizionale, perché non si può mai sapere, ma è un'uscita che si inserisce nella narrazione della luce in fondo al tunnel.

“Con il consolidarsi della ripresa l’occupazione potrà crescere” - dice Visco - la ripresa è vicina, a portata di mano. Ma per raggiungerla serve andare avanti con le riforme, come ci ammonisce il governo. Servono le riforme per fare le riforme e uscire dalla crisi ...
La crscita dell'occupazione, con veri posti di lavoro nuovi, ancora è da certificare.
E le riforme a contrasto di corruzione ed evasione, della scarsa concorrenza di un sistema bancario e industriale basato sulle amicizie (e non sul merito) dobbiamo ancora valutarle.
Ma bisogna essere ottimisti: allora meglio non ricordare alla platea di banchieri e potenti vari i vari scandaletti nelle banche, come MPS e BNL.
Non ricordare che grazie al decreto (approvato con la ghigliottina) per le azioni di Bankitalia costeranno al pubblico altri 340 ml, per la rivalutazione delle quote in mano alle banche.
E che la nascita della bad bank, per mettere al sicuro le banche dai crediti inesigibili, finirebbe sul groppone dello stato (e dei conti) per la garanzia che dovrebbe metterci sopra.

All'assemblea degli azionisti era presente anche il presidente Todini (ex Rai, ex FI ... che non è capitalismo di relazione): anche per lei, nessuna domanda imbarazzante sullo spionaggio delle Poste (l'inchiesta di Antonio Massari del FQ).

Giorgio Meletti sul FQ:
“Con il consolidarsi della ripresa l’occupazione potrà crescere”. Come dubitarne? Un anno fa, Visco pronunciò le sue Considerazioni finali all'indomani del trionfo renziano alle elezioni europee, nel  segno dei famosi 80 euro in arrivo. Il suo commento fu glaciale: i consumi delle famiglie, disse,“potranno trarre beneficio dagli sgravi fiscali di recente approvazione, ma non diventeranno forza trainante di ripresa senza un duraturo aumento dell’occupazione”. Ieri, pur in assenza di un duraturo aumento della ripresa, il governatore si è mostrato soddisfatto: “Anche in Italia, pur in un quadro più debole di quello dell’area, si è avviata la ripresa. All’accelerazione delle esportazioni si accompagna un recupero della  domanda interna. Prosegue il rialzo della spesa delle famiglie, soprattutto per beni durevoli, anche grazie alle migliori  prospettive del  reddito  dispo-nibile”.Un anno fa i rapporti tra Palazzo Chigi e Bankitalia erano tesi. All’atto della nascita del governo Renzi il governatore tentò in tutti i modi di sponsorizzare la conferma al ministero dell'Economia di un uomo targato Bankitalia come l'ex  direttore generale Fabrizio Saccomanni. Il sindaco di Firenze invece voleva un ministro politico, e andava forte il nome di Graziano Delrio. Alla fine Renzi mise la firma sul nome di Pier Carlo Padoan. Ma uno dei primi atti del nuovo esecutivo fu il tentativo di imporre anche a Bankitalia il tetto retributivo dei 240 mila euro fissato per i dirigenti pubblici. Visco, spalleggiato energicamente dal suo predecessore e governatore della Bce Mario Draghi,si appellò efficacemente all’autonomia della banca centrale. Dopo sei mesi di tira e molla si abbassò lo stipendio da 495 a450 mila euro. Il vento  è cambiato.   
Adesso che, crocianamente, “non possiamo non dirci renziani”, anche il governatore aderisce allo spirito del tempo: “È stato un anno di scelte impegnative i cui primi risultati, importanti ma fragili, vanno difesi con determinazione”. Scelte impegnative. Il miracolo sembra essersi compiuto: Un anno fa Visco parlò di riforme urgenti che risultavano sostanzialmente inevase dai governi precedenti di Enrico Letta e Mario Monti: “La ripresa stenta ad avviarsi, rendendo pressante l’esigenza di procedere nell’azione di riforma”.IERI  LA MUSICA è cambiata radicalmente: “Per rimuovere gli ostacoli allo sviluppo del Paese è stata avviata un’azione di riforma, riconosciuta a livello internazionale da istituzioni e mercati; per non deludere le aspettative di    cambiamento occorre allargarne lo spettro e accelerarne l’attuazione”. 
È vero che lo stesso governatore av-verte, a proposito del Jobs Act,che “una valutazione compiuta degli effetti diquesti  provvedimenti  è prematura”. Ma non importa. L'azione di riforma è riconosciuta a livello internazionale, e Visco si unisce al coro. Non sia mai che qualcuno lo chiamasse “gufo”.Twitter@giorgiomeletti
L'Italia riparte, e gli italiani?

26 maggio 2015

Un'altra occasione persa

Nel 2013 l'allora centrosinistra che si accingeva a smacchiare il giaguaro, non si rendeva conto di quanto, a furia di bazzicare l'agenda di Monti e il centro di Casini, stesse perdendo di vista il suo elettorato di riferimento.
Quello delle leggi vergogna da cancellare, il falso in bilancio, la prescrizione, la ridistribuzione del reddito, la lotta alla corruzione, alla casta, contro le grandi opere .. La difesa della scuola pubblica, della sanità pubblica.

Ecco, l'allora PD, la ditta di Bersani, non si rendeva conto che l'elettorato, più intelligente forse di quanto si sperasse, non sarebbe stato a guardare. Dopo la riforma Fornero, dopo i salva Italia. Dopo la difesa del TAV in Val di Susa.
Aveva perso la sua occasione storica.
Ecco, lunedì ne ha perso un'altra: all'assemblea degli azionisti di Trenord, dove Grillo ha fatto il suo show (più pacato del solito), dov'era l'opposizione in regione Lombardia?
Non fisicamente, si intende.
La battaglia contro le spese pazze, contro il sistema clientelare messo in piedi da CL e ora dalla Lega che piazzerà, in sostituzione dell'ex presidente Achille, il vice di Maroni, Gibelli.

La battaglia contro il sistema Trenord è la battaglia dei pendolari (come me) che prendono questi treni regionali tutti i giorni. Contro manager che consideravano le partecipate come un feudo privato.
Mica sono soldi pubblici, si difendevano di fronte ai rimborsi per cene e multe.

Ecco, poteva diventare una battaglia in difesa del servizio pubblico. Non fatemi pensare che in regione sono troppi occupati per Expo e che i pendolari non portano voti ..

Qui il link dell'intervento all'assemblea di ieri (la parte finale):
Vorrei ricordare a tutti i soci la mission di questa azienda: «la finalità di “muovere” persone (non i figli del Presidente con le auto aziendali!), beni e informazioni (non scarpe firmate e video porno!) per rispondere alle nuove esigenze di mobilità e di comunicazione di individui e imprese (non le mogli dei dirigenti che parlano per ore al cellulare con la sim aziendale!).»Il problema delle partecipate è chi le guida e come le guida, come vengono usate e mal gestite! FNM dovrebbe incentivare il trasporto pubblico locale e l’infrastrutturazione del nord Italia su ferro.Chi doveva controllare, cosa ha fatto per tutti questi anni? Cosa ha fatto il Collegio Sindacale? E’ mai stata fatta una verifica di cassa? Esiste una contabilità parallela?.Chi doveva controllare guardava da un’altra parte, spendeva soldi (anche lui) in telefonate e ostacolava i funzionari che chiedevano spiegazioni. Ostacolavano gli onesti. Noi invece siamo qua per tutelarli! Noi siamo qui per dire agli onesti che sono qui dentro: “Soffiate nel fischietto”. Soffiare nel fischietto, in inglese “whistleblowing”Il Whistleblower riferisce di un illecito compiuto (o a compiersi), in danno delle Istituzioni, del quale sia stato diretto testimone – nell’esercizio delle proprie funzioni -, all’interno della propria organizzazione lavorativa. Un agnello in mezzo ai lupi. Un onesto.In FNM alcuni cittadini ONESTI hanno deciso di tutelare il bene di tutti e noi siamo qua per sostenerli e per difenderli. Il MoVimento 5 Stelle ha una proposta di legge sul whistleblowing, depositata in Parlamento. Tuteliamo i pentiti di Mafia e non tuteliamo chi si attiva per difendere gli interessi della collettività. Il M5S vuole far tornare di moda l’onestà e non lasceremo solo chi si batte per il nostro stesso fine. Pretendiamo che venga totalmente rinnovata la Governance di FNM, che vengano inserire persone scelte per merito e competenza. In maniera trasparente. Persone oneste. Non i soliti trombati dalla politica o ex parlamentari. Gli onesti non devono limitarsi a denunciare, possono e devono amministrare le società di interesse pubblico e il Paese, solo così lo cambieremo. FNM deve costituirsi contro chi ha gestito l’ente fino a oggi in maniera impropria e se verranno accertate le responsabilità vogliamo che chi ha sbagliato paghi! E che questo non si ripeta mai più. Noi, come soci, crediamo che ci siano i presupposti per chiedere un’azione di responsabilità verso il management. Ma voi non azzardatevi a pagare buone uscite a chi oggi ha sottratto soldi alle casse della nostra società e a chi ha mantenuto gli occhi chiusi mentre ciò accadeva! Chi ha sbagliato se ne deve andare e deve essere allontanato per sempre da qualsiasi incarico pubblico.

Non podemos


Il gioco di parole è facile, dopo la vittoria in Spagna di Podemos : loro possono, noi no.
Possono passare dalla protesta di piazza contro la corruzione, ad un partito che vince le elezioni amministrative in due grandi città, a Barcellona e forse anche a Madrid, al ballottaggio.
Una forza di sinistra capace di apristi alle alleanze, coi socialisti e coi Izquierda.
Dopo la Grecia, la Spagna: mentre noi siamo ancora a raccontare dell'intervista di Berlusconi, di impresentabili, di diritti civili, di tesoretti, di bonus di numeri magici sulle assunzioni, fuori dall'Italia qualcosa si muove.
Anti corruzione, anti questa Europa: in Spagna molti giovani sono andati al voto per Podemos e Ciudamos, per Pablo Iglesias, per Ada Colau e Manuela Carmena , per cambiare le cose.
In Italia non podemos: le elezioni regionali sono imminenti e i due leader televisivi (perché la politica si continua a fare in TV) parlano agli anziani, il loro nucleo di elettori.
Certo, sono gli anziani che tengono in piedi le famiglie grazie alle pensioni.
Ma il futuro del paese è altro.

In Italia non podemos: la sinistra è frantumata, divisa, incapace di parlare e purtroppo, di rinnovarsi.
Podemos riesce a parlare di alleanze, il M5S non ne parla nemmeno (e nemmeno si può definire partito di sinistra, sebbene parte dell'elettorato arrivi da lì). C'è poi la minoranza (ex) PD coi suoi candidati. C'era una volta l'Altra Europa di Tsipras, la coalizione sociale di Landini. Ci sono ancora Sel, i partiti della sinistra sinistra …
Tentativi di fare massa di movimenti ed ex comunisti ancora in alto mare.

In Italia non podemos ancora: il nostro presidente del Consiglio (che si sta sprecando per le regionali, temendo l'esito del voto) ha commentato il risultato in Spagna dicendo che bisogna cambiare l'Europa.
Cosa ha fatto l'Italia per l'Europa nel suo turno di presidenza?
Alle regionali (quelle del 4-3 ..) si potrebbe arrivare ad una affluenza del 50% e alcuni sondaggi danno il PD al 35%, del 50% : il 18-20% degli aventi diritti. Il resto è astensionismo, gente disillusa, senza partito, magari pure arrabbiata.
Governare con la minoranza che vota ancora e che guarda la TV.

Podemos andare avanti così?  

25 maggio 2015

Sulla retorica della guerra - (quanno che glie fa comodo)

Ma da dove arriva tutta questa passione, questa riscoperta della storia patria?
La Lega nel 2011 disertò le celebrazioni per 150 anni e ora invece tutti sui monti, a ricordare quando respingemmo il nemico ..
Parliamo della grande guerra, la guerra del crollo degli imperi centrali, dei re imperatori tutti imparentati tra di loro (mi sembra di vedere oggi i tecnici di governo che passano dal fondo monetario alla politica alle banche d'affari, ma è una mia impressione).

Scrisse bene Trilussa, nel suo sonetto, su quanto fosse assurda e ipocrita questa guerra voluta dal sovrano macellaro.


Ninna nanna, nanna ninna,dormi, dormi, cocco bello,er pupetto vô la zinna:sennò chiamo FarfarelloFarfarello e GujrmoneGujermone e Ceccopeppeche se regge co’ le zeppe,co’ le zeppe d’un imperomezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonnoché se dormi nun vedraitante infamie e tanti guaiche succedeno ner monnofra le spade e li fucillide li popoli civilli…
Ninna nanna, tu nun sentili sospiri e li lamentide la gente che se scannaper un matto che commanna;che se scanna e che s’ammazzaa vantaggio de la razza…o a vantaggio d’una fedeper un Dio che nun se vede,ma che serve da riparoar Sovrano macellaro.
Ché quer covo d’assassiniche c’insanguina la terrasa benone che la guerraè un gran giro de quatriniche prepara le risorsepe’ li ladri de le Borse.
Fa’ la ninna, cocco bello,finché dura ‘sto macello:fa’ la ninna, ché domanirivedremo li sovraniche se scambieno la stimaboni amichi come prima.So’ cuggini e fra parentinun se fanno comprimenti:torneranno più cordialili rapporti personali.
E riuniti fra de lorosenza l’ombra d’un rimorso,ce faranno un ber discorsosu la Pace e sul Lavorope’ quer popolo cojonerisparmiato dar cannone!
Per gli austriaci eravamo noi lo straniero, che aveva invaso i confini. Ma tutto questo ritorno alla bandiera, scrive Gilioli, è in funzione anti immigrati
Qui siamo, nel 2015. In un Paese che per provare a se stesso di esistere si attacca a una delle sue pagine più vergognose e lo fa attraverso gli esponenti che poc'anzi rigettavano l'unità nazionale: pensate come siamo messi bene.Ma mi rendo conto che, seppur di poche righe, nell'era della ipersemplificazione questo post sia considerabile una supercazzola o, peggio, una pippa intellettuale. È più facile gridare "non passa lo straniero". Senza tuttavia capire che in Italia sputare sullo straniero e sputare sul tricolore sono le due facce della stessa medaglia - non a caso compiute dalle stesse persone.Sono cioè figlie di un popolo che si guarda allo specchio e non si riconosce, non sa chi è. E che quindi pensa di trovare se stesso solo odiando gli altri.

Report – effetto dirompente di Michele Buono

Ci sono nuovi modelli di sviluppo, di lavoro, di impresa.
Oregon: un deposito da cui prendere ed affittare attrezzi e mezzi per la pulizia e manutenzione delle strade.
Berlino: un negozio dove prendere in prestito tende e altri oggetti per un viaggio.
NY: la WIX ti da una postazione nei suoi spazi, se hai una buona idea.
Milano: col progetto Oilproject la scuola si fa in rete, per gli studenti di oggi e domani.
Seattle: alla Wikispeed si fabbricano auto col principio di Wikipedia, partecipando dalla propria officina.

Mettere in comune beni e servizi, come per esempio l'auto: i possessori di automobili sia single che famiglie sono in diminuzione, così come il numero di patenti. Cosa significa? Meno auto in circolo, meno inquinamento: l'auto si usa meno e meglio, nei paesi avanzati.
Anche in Germania calano le patenti nei giovani fino a 34 anni: è la condivisione, il futuro.
La sharing economy è un mondo che si sta organizzando, non è solo la crisi: ora questo modello è alla portata di tutti.

Tablet e smartphone nelle tasche di tutti permettono alla gente di incontrarsi, per soffisfare i propri bisogni: hai bisogno di una casa e di un posto per dormire?
Debbie a NY ha deciso di affittare la casa a gente che viene da fuori: qui organizza anche concerti e arrivano musicisti in gamba, di fama internazionale.
Attraverso i social media ha iniziato a farsi conoscere: è un modello di mercato basato sulla fiducia, che crea valore.
Si scambiano servizi e merci senza intermediari, grazie alla reputazione digitale.
Si condivide tutto ciò che si ha in casa e non si usa: gli spazi, l'auto ..

Come con UBER: una app sullo smartphone ti mette in contatto con un autista, che ha un altro lavoro e che fa questo mestiere come secondo lavoro. Per recuperare le spese del viaggio verso l'ufficio. Ci sono applicazioni che permettono di individuare auto e parcheggi più comodi.

La stessa idea che è venuta in mente nel 2008 a S Francisco a due ragazzi: affittare casa a gente che viene da fuori.
Come fanno alla AIRBNB: si è creata una comunità internazionale, anche in Italia: si affitta la propria casa quando si è in giro.
Stesso meccanismo con le auto: l'applicazione è Bla Bla Car, con cui trovi una persona con cui condividere un viaggio, dividendo i costi e anche il momento del viaggio.

Si conoscono persone, si scambiano pareri, si crea un network utile anche per lavoro: si è creato un mercato che prima non c'era, si risparmiano dei soldi vero per chi si sposta.
Gea Scancarello ha spiegato la sua nuova vita: basta un computer e la rete, per mettersi in contatto con altre persone .

NY, Meetup: è un sistema che suggerisce incontri, in base agli interessi, in tutto il mondo, non solo in America. Partecipando agli incontri si trovano altre persone il che significa altre opportunità per il lavoro: ci si finanzia con i soldi di chi crea gli eventi, che versa a Meetup una quota.

Si crea del valore anche fuori dai consueti luoghi di lavoro: fuori dalle banche, dalle industrie, dagli uffici.

Milano, la rete di Gnamm: si guadagna facendo delle cene ogni settimana, scegliendo chi invitare.
E i ristoratori dovranno abituarsi a questo progresso.

Hai bisogno di un ufficio: sempre a NY puoi affittare degli spazi per le ore per cui ti servono ( e non quando non ti servono): in questo modo si riesce ad occupare sempre di più uffici e spazi che prima erano vuoti. Ancora una volta, si mettono in comune spazi, case, auto, passioni.

Sarebbe una concorrenza sleale, si lamentano tassisti e confesercenti “ il social food si può mascherare da ristorazione abusiva che non sostiene tutti gli oneri previsti dalla legge, inclusi quelli fiscali”.
I tassisti hanno pagato caro la licenza ma laddove si sono messi d'accordo, c'è stato lavoro per tutti e queste piattaforme danno credenziali maggiori sai chi inviti e chi carichi. Non ci sono soldi in nero perché paghi con carta di credito.

Cosa succede se questi modelli sono adottati dalle municipalità?
Munirent è la piattaforma che consente alle municipalità statali di condividere automezzi: come in Oregon, dove i mezzi sono in comune e le contee risparmiano soldi e si riesce a pianificare i lavori in anticipo. Perché i mezzi si prenotano quando servono, non li devi affittare all'esterno e le macchine non stanno mai ferme.
Un risparmio di 150000 dollari, nei primi quattro mesi.

Economia delle soluzioni dicono: la Daimler vicino a Stoccarda ha deciso di mettere in comune le auto che produce, per risolvere il problema della saturazione nelle strade.
La Daimler ha solo chiesto all'amministrazione spazi e parcheggi: oggi il car sharing ha risolto i problemi di lavoro dell'azienda.

A Berlino in un “non negozio” trovi i giocattoli da prendere e poi riportare quando i bambini si sono stufati. Niente commessi, solo gente che controlla la merce e fa marketing.
Ancora a Berlino, altro negozio dove prendere in prestito tutta la roba che hai in casa e che non usi: fai spazio in casa per uno e altri evitano di comprare cose che non sempre servono.
Ci sono piattaforme che mettono in contatto, sulla stessa strada o quartiere, gente che ha necessità con gente che ha questa cosa. Un vantaggio per tutti.
Sono progetti che partono dal basso e che non chiedono soldi alla politica: cambia il concetto dell'uso che è stato sostituito dal possesso.

Uno studio che la società di consulenza Pwc ha pubblicato, indica che se nel 2013 il volume degli scambi era da 15 miliardi di dollari, tra dieci anni i numeri saranno in crescita: il prestito tra privati sarà in crescita del 15%, auto in condivisione del +23%, noleggio dei macchinari +5%....

Come questa economia salverà la scuola, la musica i libri.
Milano: in un unico spazio un bar, libreria e ufficio in co working.
In Open Milano la gente legge, lavora, studia in modo diverso, relazionandosi con altre persone in modo diverso. Si può studiare in queste aree gratis, ma spenderanno qualcosa nei bar, comprando libri o seguendo un corso.

Negli uffici in co working arrivano più di 2000 persone a settimana, i costi per lo spazio sono contenuti per tenerli tutti occupati. Le aziende che arrivano sono disposte a pagare.

Oilproject, la scuola degli studenti: siamo a Lambrate, Milano, e chiunque si collega al sito può trovare materiale per le sue lezioni. Contributi creati dagli studenti, dalla community: una scuola social dove l'accesso è gratuito. Nel 2014 la piattaforma è stata usata da 2 ml di studenti ed ha attirato le attenzioni di una società di TLC.
300 insegnanti in tutta Italia sono stati coinvolti: il ritorno economico non è immediato ma permette di metterti in contatto con altre persone e da nuove possibilità.

Cinema Beltrade Milano: quando la sala non è utilizzata viene riempita dagli spettatori, che scelgono una sala e un film. Se il numero di spettatori arriva ad una certa soglia, si organizza la proiezione, magari per vedere film vecchi o indipendenti.
Una fondazione bancaria ci ha messo dei soldi..

La musica in rete: Jonathann Mann è un musicista che mette in rete le sue canzoni, canzoni fatte in casa, con una videocamera.
Max a Bari è un altro musicista: lo chiamano il nano. Lo contattano dalla Francia e dalla Germania, non dai canali ufficiali e su questi manda il suo materiale.
Canta storie prese dalla strada che Max conosce e dove si parla del valore della legalità: solo su Youtube ha raggiunto 5 ml di visualizzazioni.

Il problema della casa: serve una casa vicino al lavoro o alla famiglia, a Milano è nato un progetto per dare una casa a prezzo di mercato a gente che ha contratti precari o free lance.
Si sono identificate aree non a rendita fondiaria, poi si sono trovati investitori che hanno rinunciato a parte del reddito e del guadagno.
In 18 mesi si sono costruiti 180 appartamenti, affittati a 400 euro al mese con asili: si chiama housing sociale.
Qualcosa devi dare in cambio: sei praticante avvocato? Ti chiederanno delle consulenze.
Sei bravi in matematica? Darai delle lezioni.
Si aiuta il mercato dell'edilizia, si aiutano le famiglie con reddito modesto, è un fattore di sviluppo per un paese.

L'economia tradizionale è in crisi, ma basta voltare la testa dall'altra parte: chiunque, con dei soldi, può finanziare delle imprese in cui crede.
Come per Wikispeed: una rete di officine con cui costruire auto, come se fossero distribuiti in tutto il mondo. In tutto il mondo ci si po' riunire ad un progetto per partecipare allo sviluppo: ci si ritrova in chat su internet. Il metodo di lavoro è AGILE, dove ogni officina può dedicarsi a delle parti dell'auto in modo flessibile.

E questo è solo l'inizio del nuovo modello di fabbrica:
MILENA GABANELLI IN STUDIO
E questo è solo l’inizio del modello di fabbrica che cambia, qualunque sia il prodotto.
La rivoluzione tecnologica va avanti e prescinde dalla politica, e come tutte le innovazioni porta benefici, dopo una serie di sconquassi. Per ridurli la strada non è
quella di proteggere il lavoro che non ha futuro, ma quella di far crescere le imprese e accompagnarle in una fase complicata fase di adattamento. Questo è quello che deve
fare la politica, altrimenti verrà sostituita come è sempre successo nella storia.

Il pdf con la trascrizione della puntata.