30 aprile 2015

Il memoriale, Dalla Chiesa e Gladio (Complici – caso Moro di Stefania Limiti Sandro Provvisionato)


L'ultima parte del libro di Stefania Limiti e Sandro Provvisionato, torna sul memoriale Moro, sulle sue parti mancanti, su quello che Moro avrebbe potuto rivelare alle Br.

E' il cuore dell'ipotesi portata avanti dagli autori, la complicità tra DC e BR che da il titolo al libro: l'esistenza di un patto segreto per tenere nascosti quei segreti della repubblica.
Parliamo di Gladio, della struttura segreta che si nascondeva dietro la struttura Nato di Stay Behind e che si ritrova in tante inchieste sugli episodi della strategia della tensione.

Se, a fine anni '70, quando il muro di Berlino era ancora in piedi e il PCI era il maggior partito comunista europeo, si fosse raccontato al paese di Gladio, delle protezione dello stato a queste strutture occulte, dei loro legami con l'eversione di destra, poteva crollare tutto il palazzo. Non solo la DC.
Dalla Chiesa stava indagando su Gladio: questo dice in uno dei passaggi finali il colonnello Bozzo.

Secondo il suo fede le collaboratore, l'allora colonnello Nicolò Bozzo – che situa la richiesta di Dalla Chiesa già nel 1974, ben prima della scoperta del covo di via Monte Nevoso – il generale
era interessato ad una ipotesi di lavoro che aveva cominciato ad elaborare a seguito degli attentati a Savona del 1974-75. Si era accorto , infatti, che poteva intravedersi un collegamento operativo tra ambienti di destra eversiva, criminalità comune organizzata, massoneria e settori dei servizi deviati. [..] il generale mi invitò , in più occasioni , ad approfondire questa ipotesi che, a suo parere, si fondava sull'esistenza di una struttura segreta paramilitare, con funzioni organizzative anti-invasione ma che aveva poi debordato in azioni illegali e con funzioni di destabilizzazione del quadro intermedio.

Secondo Dalla Chiesa questa struttura poteva risalire al periodo della Resistenza. In particolare, secondo Bozzo, «il generale mi segnalò l'organizzazione Franchi» diretta da Edgardo Sogno. Bozzo aveva provato a ficcare il naso negli ambienti atlantici ma, naturalmente, non poté aprire neanche una porta:
Su indicazione del generale, mi recai a contattare un confidente [..] che mi fornì qualche notizia generica, che confermava il senso dell'ipotesi operativa formulata dal generale. Il confidente apparve terrorizzato per la propria vita. Egli mi disse che temeva di essere assassinato da questa struttura che però non volle indicare specificatamente. In sostanza egli disse che alcune formazioni comuniste erano state infiltrate durante la Resistenza al fine di portarle all'annientamento. [..] L'incontro avvenne nell'autunno del 1978.

Di fronte alla Commissione stragi, Bozzo, chiedendo di spegnere i microfoni, aveva riferito che Dalla Chiesa
era andato oltre i suoi compiti. [..] Aveva invaso le sfere dei servizi: è andato a svolgere indagini su attentati che sono la fotocopia di quelli fatti a Bologna, in piazza Fontana, a Brescia. A Savona non c'è stata la strage e sa perché? È stato fatto saltare un tratto di binario su un ponte alto 90 metri e il treno pieno di pendolari che tornavano dalla Val Bormida non è precipitato. [..] c'è stato un contadino che ha visto ed è corso a rischio di farsi travolgere. [..] ha sentito l'esplosione che ha distrutto un tratto di binario, si è reso conto che stava arrivando il treno, si è buttato sulla ferrovia [..] altrimenti ci sarebbe stata una strage. In sostanza Dalla Chiesa indagò sulla strategia della tensione.

Altri capitoli


La scheda del libro “Complici – caso Moro” di Stefania Limiti e Sandro Provvisionato.

Pio La Torre e la sua battaglia archiviata

In Sicilia il nuovo corso renziano del pd sta portando ad un'imbarcata di cuffariani e lombardiani, dentro il pd regionale del segretario Faraone.
Effetto delle larghe intese, quelle per cui è difficile distinguere destra e sinistra. Candidati di destra eletti alle primarie del PD.
Ma anche esponenti del PD come Crisafulli che, alle scorse elezioni nazionali, erano considerati incandidabili e che oggi reclamano la poltrona di sindaco.
Archiviata definitivamente la questione morale, perché il Pd ormai è apertamente post ideologico (anche se poi abbraccia le idee care alla destra berlusconiana), in Sicilia si ha l'impressione che si voglia archiviare anche la questione mafiosa.
Che fine ha fatto la battaglia di pulizia dentro il partito (erede dell'ex PCI) che Pio La Torre voleva portare avanti in Sicilia negli anni '80?
La lotta contro i boss per contro i loro beni, per l'introduzione del reato di associazione mafiosa (il 416 bis che fu approvato solo dopo l'omicidio del prefetto Dalla Chiesa). La lotta contro la base missilistica di Comiso.
La lotta contro le cooperative rosse che facevano affari assieme (e grazie) ai boss mafiosi.
"Appena arrivato in Sicilia, Pio La Torre scopre che alcune cooperative avrebbero pesanti infiltrazioni di mafia. Il segretario del Pci ha le idee chiare sul da farsi: chiede di espellere dal partito alcuni esponenti delle coop di Bagheria e Villabate.Uno di loro, Nino Fontana, non è solo un compagno di provincia: fra il 4 aprile 1981 e il 18 febbraio 1982 è stato anche amministratore delegato di “Tele L’Ora spa”, la società che gestisce la televisione di denuncia che porta il nome del glorioso quotidiano del pomeriggio.
Quei sospetti di alleanze spregiudicate sono una delle tracce che il giudice istruttore Giovanni Falcone segue, per cercare di dare una ragione all’omicidio di La Torre e del suo collaboratore Rosario Di Salvo. Questa pista insieme alle altre. Perché La Torre è l’uomo di tante denunce, è l’ispiratore della legge per il sequestro e la confisca dei beni dei mafiosi, è anche l’animatore del movimento per la pace.I mafiosi e i loro complici possono avere molte ragioni per uccidere Pio La Torre. E un investigatore deve vagliarle tutte, le ragioni dei sicari e dei mandanti, alla ricerca di un movente preciso. Ma sulle denunce che riguardano i comunisti infedeli di Bagheria e Villabate, Falcone non riesce ad andare avanti. Qualcosa è stato sottratto con cura dall’archivio del Partito Comunista."

Probabilmente qualcuno oggi, nel giorno del suo assassinio (fu ucciso a Palermo il 30 aprile 1982, assieme all'autista Rosario Di Salvo), dirà pure che l'azione del Partito democratico è nella scia del suo lavoro.
Una bugia.
Cosa direbbe oggi Pio La Torre su queste larghe intese, imbarazzanti?
Su queste transumanze di candidati da destra a sinistra.

Su questa politica che vive di emergenze, che ha delegato alla magistratura il compito di selezionare (quando riesce) i cattivi amministratori dai buoni.
Su questa politica che non riesce ad avere una linea chiara sulle confische ai mafiosi, sul voto di scambio.

Così, per ricordare
- Uomini soli di Attilio Bolzoni
- Chi ha Ucciso Pio La Torre, di Paolo Mondani e Armando Sorrentino

Perché, signori miei ...

Leggendo qua e la i commenti sull'Italicum:
Come si fa a dare del fascista a Renzi? Era fascista anche Moro allora?

Abbiamo discusso per un anno, ora basta. La legge va approvata così ..

Ma questa legge almeno garantisce la governabilità e la governabilità serve per approvare le riforme e le riforme servono per far uscire il paese dalla crisi

Sapete solo criticare -insultare - aggredire - dire di no ..

E anche: 
se questa legge l'avesse fatta B. e avesse imposto la fiducia ..
(e parliamo della fiducia sull'Italicum, sulla legge bavaglio che blocca la pubblicazione delle intercettazioni ..)

Quando la discussione politica si abbassa a discussione da bar (arbitro cornuto, sapete solo rubare ..), scendere a questo livello di discussione è pericoloso. Perché a governare la discussione non è più il buon senso, l'onestà intellettuale, il ragionare.

Questo governo ha posto la fiducia sulla votazione alla Camera della legge elettorale, nata dal patto del nazareno tra il segretario del partito di maggioranza col leader di un partito di opposizione decaduto.
Questa legge elettorale non è stata discussa in parlamento ma altrove. Le pregiudiziali (per esempio sul premio alla maggioranza dato alla lista), le possibili modifiche venivano bloccate dicendo che c'era il patto da rispettare.
Non il parlamento, non la volontà degli elettori. Ma il patto con Berlusconi.

La questione della governabiiltà: è vero che serve un governo stabile che abbia una maggioranza stabile per governare.
Ma anche Silvio aveva una sua maggioranza forte. Ha governato bene?
Era il governo che voleva mettere il bavaglio alla stampa, che voleva costruire le centrali nucleari con l'esercito posto a difesa. Ce lo ricordiamo ancora, vero?
Più che la governabilità, servirebbe puntare alla qualità degli eletti.
Che entrano (e entreranno) in lista solo perché fedeli o perché garantiscono un loro pacchetto di voti.

Sapete dire solo di no: lato mio, dopo la bocciatura della Consulta (che prima ancora aveva giudicato inammissibile il referendum per togliere il porcellum ..), si doveva andare al voto col proporzionale (che garantiva tutti, grandi e piccoli) e solo con un nuovo parlamento più rappresentativo, si poteva procedere con la riforma. 



Moro e la legge truffa: la legge truffa di De Gasperi dava il premio di maggioranza al gruppo di liste collegate e solo se si superava il 50%.
Come al solito si cita il passato come fa comodo.

Durante la discussione sulla legge elettorale, Moro disse
«Anch´io sono disposto a riconoscere che la democrazia non è soltanto il regime della maggioranza, ma è il regime del rapporto necessario, della garanzia permanente di esistenza e funzionalità, ciascuna nel proprio ambito di una maggioranza e di una minoranza. Bisogna che la maggioranza possa orientare, dirigere, prendere iniziative e decisioni e che la minoranza possa con forza e sicurezza operare, secondo la sua funzione di controllo, proporre alternative, permettere eventuali mutamenti nell´orientamento del Paese». 
Con questa legge e con questa riforma costituzionale si toccano, sbilanciandoli, il pesi e i contrappesi dentro le nostre istituzioni: l'esecutivo ha una maggioranza stabile e certa, non ha più il doppio passaggio Camera e Senato per le leggi, per i decreti c'è la corsia preferenziale (e fino ad oggi Renzi ha governato per decreti soprattutto). 

E oggi i nostri deputati sono costretti a votare non secondo coscienza ma pensando alla cadrega.
Tutto bene?

PS: chiaramente se certe cose le avesse fatte B. saremmo sulle barricate. Ma si sa, fare opposizione stanca .. Come è comodo stare dalla parte dei vincenti.

29 aprile 2015

Il memoriale in via monte Nevoso - bis (Complici – caso Moro di Stefania Limiti Sandro Provvisionato)

Ottobre 1990, a seguito di alcuni lavori di ristrutturazione nell'ex covo delle Br in via Monte Nevoso, viene scoperto un tramezzo, che nasconde una cartellina, che contiene delle fotocopie di carte, il manoscritto di Aldo Moro. Sono 421 pagine: in seguito si scoprirà che anche quel memoriale risulterà incompleto, ma comunque con molte più pagine delle carte ritrovate nel 1978.
Come mai non sono state ritrovate, quelle carte?
Questo il ricordo del collaboratore di Dalla Chiesa, il colonnello Bozzo:

A tanti anni di distanza il generale Bozzo non si sente di dire con certezza se quel giorno avesse consegnato le carte a Dalla Chiesa. Bozzo era insieme a Dalla Chiesa e non vide niente, fu presente alle telefonate del generale e la sera lasciò il suo superiore. Eppure è questo il punto centrale, il punto di svolta attorno alle carte di Moro. Il generale aveva avuto copia di quelle carte, lo abbiamo visto, ma le aveva portate al fido amico di Andreotti, Franco Evangelisti, solo il giorno dopo. 
È possibile che sia stato preceduto da Pignero che le aveva consegnate direttamente ad Andreotti? E Pignero da chi le aveva avute'E ancora: Dalla Chiesa disponeva di tutti i dattiloscritti relativi a Moro, oppure solo una copia delle carte, come dice il capitano Arlati, «sfoltite». Certamente, subito dopo il ritrovamento di via Monte Nevoso era cominciata una convulsa ricerca dei documenti di Moro che portò Dalla Chiesa ad avere contatti spericolati, come quello di Mino Pecorelli. 

Bonaventura [capitano dei carabinieri presente nel primo blitz nel covo di via Monte Nevoso e che fotocopiò le carte], rivisiterà le sue affermazioni davanti alla Commissione stragi qualche settimana dopo con i magistrati di Roma, senza riuscire a cancellare nella memoria della pubblica opinione la precisione della sua precedente testimonianza.
Anche ai magistrati chiederà di essere creduto sulla parola. In sostanza un atto di fede.Ma forse questo è troppo per un paese come il nostro, popolo di tanti Arlecchini servi di due padroni, proprio come vuole la tradizione”.

Cosa c'era nelle carte di Moro di così importante allora, che interessava Dalla Chiesa, ma non solo lui?
I due autori parlano del “doppio ostaggio”, in mano alle Br: il presidente della Dc e le sue carte, il suo memoriale, in cui potrebbe aver parlato, tra le altre cose, anche di Gladio.
Il vero elenco, non quello ridotto di Andreotti, dato al Parlamento nell'ottobre 1990.
I segreti di Gladio e il malore dell'Ammiraglio 
La paura che l'esistenza di Gladio fosse dentro le carte di Moro e che le Br avessero intercettato il segreto dei segreti è la vera ossessione di chi, già durante i cinquantacinque giorni, aveva cominciato a cercarle.Infatti, tra i documenti ritrovati in via Monte Nevoso nel 1978 e nel 1990, mancavano anche quelli con i nomi di molti appartenenti a Gladio. Ma quelle carte esistevano. 
La questione è saltata fuori tardi, all'inizio del 2001. 
Due consulenti della Commissione stragi, Gerardo Padulo e Libero Mancuso, spulciando tra gli archivi della Digos di Roma trovano due faldoni. Il primo reca la seguente dicitura: «A4. Sequestro Moro-Covo di via Montenevoso-Rinvenimento del 9 ottobre 1990-Carteggio»; l'altro: «Sequestro Moro-elenchi appartenenti Organizzazione Gladio», un elenco più lungo e completo di quello reso noto nel 1990 dall'allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti (in base al quale i gladiatori erano 622).[..]I due consulenti dichiarano esplicitamente che la lista ufficiale stilata da Moro è solo una versione edulcurata. Stando allo storico Giuseppe De Lutiis, una sua fidatissima fonte dell'ambiente dell'intelligence gli aveva raccontato che lo sdoganamento ufficiale di Gladio non fu così semplice”.

Insomma, Andreotti tenne coperti nomi di persone insospettabili che forse non conosceremo mai.
A meno che non si autodenuncino.
Elenchi di gladiatori che spuntano dove non dovrebbero essere, in un archivio della Digos messe assieme a carte sul rapimento Moro: tutto indicherebbe che c'è un legame tra il rapimento e questi nominativi e che dunque Moro avesse veramente parlato alle Brigate Rosse di Gladio e della Nato.
Aldo Moro, almeno da ciò che emerge dalle carte note, aveva voluto offrire ai suoi rapitori materia di scambio, pur muovendosi lungo un crinale delicatissimo: parlare ma non parlare, dire senza mettere a rischio la sicurezza del paese.

Le Br erano venute in possesso di documenti interessanti. Che uso ne hanno fatto? Perché non le hanno divulgate?
Forse, rivedendo le condanne leggere che hanno preso i brigatisti di via Fani (che non si sono pentiti e hanno lasciato ampie zone oscure nelle loro rivelazioni), si intuisce che uno scambio con una parte dello Stato sia avvenuto.
E non era la persona del presidente della Dc.

Altri capitoli

La scheda del libro “Complici – caso Moro” di Stefania Limiti e Sandro Provvisionato.

Il memoriale in via monte Nevoso (Complici – caso Moro di Stefania Limiti Sandro Provvisionato)

Il dattiloscritto di Moro, fotocopiato

Materiale recuperato nel covo

Il 1 ottobre 1978, con l'operazione Jumbo, i carabinieri di Dalla Chiesa entrano nel covo delle Br di via Monte Nevoso, a Milano Lambrate.
Dentro, trovano un vero archivio delle Brigate Rosse: le lettere di Moro, parte del memoriale.
Memoriale, dattiloscritto, che poi si rivelerà incompleto.
Una seconda parte, più sostanziosa (ma altrettanto incompleta) verrà ritrovata per caso nel 1990. Quando poi anche il paese potrà conoscere il segreto di Gladio. Un caso. O forse no.

Le carte di Moro, il suo memoriale, i segreti che avrebbe confessato ai suoi carcerieri sono un altro dei misteri, di cui parlano Stefania Limiti e Sandro Provvisionato nel loro libro “Complici”).
A queste carte, a questi segreti (che sarebbero stati dirompenti negli anni 70), diedero la caccia Dalla Chiesa, Pecorelli. Anche altre forze dello stato.
Di chi è la manina o la manona che ha tolto le carte dall'archivio delle Br?
Come mai i carabinieri si sono persi il secondo archivio, nascosto dietro un tramezzo e poi ritrovato nel 1990 casualmente?
Con il mio partito ho chiuso. Troppe corruzioni, troppe viltà, troppe stupidità. Quando sarò libero, se mai lo sarò, mi dimetterò dalla Dc e mi iscriverò al gruppo misto della Camera. Da quella posizione d'indipendenza potrò seguire la mia battaglia politica, alla luce di quanto ho appreso in questi giorni”.
È questa la conclusione «operativa» che Moro annuncia dopo aver passato in rassegna gli anni di potere democristiano senza apparentemente aver consegnato alle Br nessuna bomba H per far saltare in aria la DC. Il resto dei suoi appunti rinvenuti non in forma autografa, ma dattiloscritta , e che Nadia Mantovani stava maneggiando quando arrivarono i carabinieri in via Monte Nevoso, non avevano un contenuto destabilizzante del quadro politico. Ma certamente c'era altro.
Quel primo «bottino» di via Monte Nevoso aveva soltanto aperto la caccia alle «confessioni» spinose e imbarazzanti per la DC che Moro aveva fatto alle Br. Da subito sembrò molto più interessante quello che mancava.Nei giorni immediatamente successivi alla scoperta del covo in via Monte Nevoso, il giornalista Mario Scialoja, avvalendosi di fonti ben informate legate all'area brigatista, scrive che a a lui risulta che le Brigate rosse stessero discutendo sul dopo Moro e che fossero in preda a un dilemma:
Pubblicare così come è la risoluzione che era già pronta (97 pagine dattiloscritte con alcune cancellature)? O integrarla con una nuova analisi introduttiva che tenga conto delle operazioni di Dalla Chiesa ? Oppure far uscire tutti i verbali degli interrogatori di Moro (anche quelli che non avevano inserito nel dossier), vale a dire duemila pagine dattiloscritte circa, il tutto stampato in un ennesima tipografia clandestina ?
Non sfuggano al lettore due particolari: il numero elevato delle pagine dattiloscritte, ben duemila, una cifra ripetuta nello stesso numero del settimanale, in un articolo più breve nel quale l'autore, Renzo Di Rienzo, scrive che esistevano «duemila cartelle dattiloscritte di trascrizioni di nastri».Un numero forse esagerato, ma indicativo del fatto che i documenti scritti da Moro contassero ben più delle 49 pagine ufficiali. E, secondo particolare, la sopravvivenza del «malloppo» anche dopo la covert operation di via Monte Nevoso.[.. ] Anche secondo il generale Dalla Chiesa il dattiloscritto dei brani del memoriale rivenuto in via Monte Nevoso costituiva una «seconda battitura», e cioè una copia di un originale dattiloscritto, tanto che la Commissione stragi definirà certa l'esistenza di originali sia del manoscritto (di cui si è rinvenuta nel 1990 la fotocopia) sia del dattiloscritto (prima battitura) entrambi mai rinvenuti.
Quel 1 ottobre 1978 tutti già sapevano che mancavano tante, troppe carte e che si sarebbe subito aperta la caccia.


La scheda del libro sul sito di Chiarelettere.


La faq sull'Italicum (by Piovono rane)

Sul voto di ieri, il primo sull'Italicum, ha scritto già Gilioli: il perché della fiducia, il comportamento delle minoranze.

Spero che non passi inosservata una cosa: questi sono comportamenti che portano voti a M5S e Salvini. 
Il M5S?«Incassa, come Salvini».In che senso?Renzi ha l'appoggio, a essere molto generosi, di metà scarsa dell'elettorato. L'altra metà, quella che è contro, oggi può indirizzarsi solo verso Salvini, verso il M5S o verso l'astensione: In ordine di forza crescente. Solo che l'astensione non è un partito. E di fronte alla nullità della minoranza Pd, alla latitanza strategica di Forza Italia e alle convulsioni di Sel, beh, Salvini e i grillini incassano l'opposizione. Infatti il M5S, nonostante tutti i casini che ha avuto, viene ancora dato dai sondaggi sopra il 20 per cento e, se si andasse a votare con l'Italcum, potrebbe essere la forza che alla fine si oppone a Renzi al ballottaggio.
E' quello che vuole Renzi è avere un'opposizione "chiassosa" come questa, da ridicolizzare e ridimensionare col suo atteggiamento da "partito della nazione", delle riforme, della responsabilità.
Finché dura, a lui va bene così.

Oro bianco, di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso – presentazione alla Feltrinelli di Milano



Non è un caso che presentazione di un libro che parla di droga e del narcotraffico, sia proprio a Milano, considerata “coca city”: ma a Milano sembra che si sia dimenticati il problema. Almeno a guardare i dati dei fascicoli aperti dalla DDA: dai 134 fascicoli aperti nel 2007 2008, siamo arrivati ai 34 fascicoli di oggi.

Ha aperto la presentazione (alla Feltrinelli in corso Piemonte) di “Oro bianco”  il giornalista di Mediaset Gianluigi Nuzzi: “chi ama è felice”, ha esordito, ricordando un'espressione del padre. Quando guardo questi due signori sono felici perché hanno a cuore il voler far conoscere a tutti questo mondo, della ndrangheta e del traffico di droga.

I loro libri sono tradotti in tanti paesi: Nicaso è un professore che vive in Canada, scrive libri che cercano le radici storiche della ndrangheta.
Il procuratore Gratteri è invece quello che sta sul campo: oggi è in ferie e per questa presentazione non sta rubando nemmeno un euro allo Stato.
Un signore che non ha bisogno di rimborsi.

Gianuigi Nuzzi: c'è poco interesse per le inchieste sulla droga, perché sono quelle che non vanno sulle prime pagine.
Nonostante ci siano tante inchieste aperte e la droga abbia un alto impatto sociale ed economico.
Purtroppo non c'è immedesimazione, non siamo attratti da questo fenomeno: Nuzzi ha ricordato la sua inchiesta sul consumo di droga a Perugia, andata in onda con uno share bassissimo su La7.

Il primo a introdurre i temi raccontati nel libro è stato il professore Nicaso: la cocaina è la droga più ricercata, quella che la ndrangheta mobilita in maggior quantità, arrivando ad un fatturato da 44 miliardi.
Per ricostruire questo traffico i due autori hanno girato il mondo: dal sudamerica della Colombia, La Bolivia, il Brasile, fino all'Africa. Poi il Canada, gli Stati Uniti.
La ndrangheta ha rapporti in tutto il mondo con le organizzazioni criminali e la sua credibilità è così alta che può comprare la coca in Colombia a credito.
Ma in America latina e in Calabria lascia dietro di sé una povertà forte: i soldi del traffico ritornano sempre nelle banche occidentali, vengono investite nei paesi ricchi.
E nessuno, in questi paesi, pensa di rinunciare a questi soldi: Antonio Nicaso ha ricordato il caso del prestanome che ha aperto un conto nel Credito Sanmerinese, per 1,5 ml di euro, in banconote di doversi tagli, in sacchetti di plastica.
Il direttore, nonostante la prudenza suggerisse il contrario (il prestanome aveva anche dei precedenti alle spalle).
Sono cose che succedono in tutto il mondo: a Londra nessuno vuole notare questo flusso di denaro, anomalo, che corrompono banchieri, professionisti, politici.
La ndrangheta non crea ricchezza, ma distrugge il lavoro delle persone oneste.
I soldi finiscono lontano dalla Calabria: qui non arriva nemmeno un euro della ndrangheta.

Nicola Gratteri ha spiegato che la ndrangheta sarà l'ultima mafia a morire. Per la sua natura familiare, perché prima di entrare in una ndrina devono passare un lungo tirocinio.
Negli anni questa mafia ha occupato tutti gli spazi lasciati da Camorra e Cosa nostra, messa in crisi da Riina, il boss più odiato dai mafiosi.
Non ci sono pentiti nella ndrangheta, mai un capo si è pentito, sono solo dei gregari, dei portatori d'acqua quelli che collaborano coi magistrati.

Il potere della mafia: in Colombia la ndrangheta cerca di modificare geneticamente le piante, per resistere agli affumicamenti e al veleno usato dal governo colombiano.
Compra i satelliti per sapere prima dove far passare i propri sottomarini, senza essere intercettati dall'alto.
Coi soldi della droga, i narcos comprano armi, dettnao l'agenda politica die governi, cmoprano giornali e televisioni per manipolare la popolazione.
Questo sta accadendo nel silenzio generale, anche da parte dell'Onu.
Quanto costerebbe riconvertire le culture, per distruggere il traffico? Meno di un terzo della spesa che i governi nel mondo spendono nel contrasto al narcotraffico.
Basterebbe andare lì: invece sui giornali si sentono proposte che parlano di liberalizzare la vendita della droga.
Una soluzione sbagliata, secondo Gratteri: l'indotto del traffico di mariuana è del 5%, il 75% di questi sono minorenni.
Non potendo vendere la droga ai minorenni, significa che anche la maria di Stato non coprirebbe la domanda.
Inoltre c'è un problema di costi: allo stato 1gr di maria costa 12 euro. Nel mercato clandestino costa 4 euro: i ragazzini andrebbero a prenderla tutti lì.
Eppure questi sono i ragionamenti fatti sui quotidiani da presunti esperti che non hanno condotto né una inchiesta né esperienza.
La guerra in Afghanistan ha arricchito i talebani che ci hanno inondato l'occidente di eroina, a basso costo.
Le politiche attuate fino ad oggi sono state sbagliate: confischiamo solo il 10% della coca.

In Parlamento europeo ci sono dei masochisti: ci invitano (a me e a Nicaso) a parlare di mafia e noi non siamo teneri. E succede che i parlamentari tedeschi, quando gli si parla della ndrangheta in Germania gli viene l'orticaria.
Nel semestre europeo non siamo riusciti a cambiare nemmeno un comma delle leggi a contrasto sulla mafia: in Europa non si riesce a far ritardare le confische, per cercare di mettere le mani sui livelli superiori dell'organizzazione. Perché i governi preferiscono l'uovo oggi e non la gallina domani, arrestare i pesci piccoli e accontentarsi.
Nessuno parla delle mafie in Europa: perché la ndrangheta vende droga e ricicla denaro, non ammazza nessuno per strada. Anzi, coi soldi che investe compra alberghi e locali e, nelle vie, preferisce che non ci sia la criminalità da strada.

I governi stranieri non ammetteranno mai la presenza della mafia: primo perché non vogliono scoraggiare gli investitori stranieri, poi perché dovrebbero spiegare ai propri cittadini come mai non se ne sono accorti prima.
Come a Londra, dove vedi girare auto di lusso: evidentemente non si fanno problemi di dove arrivano i soldi.

La ndrangheta non investe in Calabria: hanno interesse afifnché la Calabria stia sempre con la mano tesam bisognosa di aiuto, deve aver bisogno del politico per un aiuto, per un posto.

Antonio Nicaso: la forza della ndrangheta sta nella quantità di denaro che entra con la droga. Compra 1 kg di coca a 1200 euro (grazie alla fiducia che raccoglie) e la piazza a Milano 40000 euro, moltiplicando ogni volta la ricchezza.
Oggi, per portare la droga in Europa, aprono i container sulle navi per infilarci dentro i sacchi: non ha nemmeno nbisogno di costituire società di comodo, per trasportare frutta.
Con questi soldi la ndrangheta ha investito al nord – Gratteri: si è sottovalutato questo pericolo: con questi soldi è entrata nell'economia, nel tessuto sociale.
Il suo obiettivo è conquistare il potere e il denaro è solo funzionale al potere.
La ndranghetaha sempre cercato di intercettare i politici , per prednere appalti, per eleggere sindaci e consiglieri.
È un problema registrato qui in Lombardia, in Piemonte e in Emilia.
Ma succede anche in Germania (dove un ministro di un land si è dovuto dimettere) e in Australia.
La ndtrangheta è un sistema di potere: usa i suoi profitti per entrare nelle istituzioni e condizionare le la politica. Rendere edificabile un terreno, prendere un appalto peruna grande opera.

In Europa non hanno voluto nemmeno prendere il nostro consiglio di ritirare le banconote da 500 euro, quelle più usate dalle narcomafie: la ndrangheta preferisce gli euro perché con le 500 euro risparmiano spazio. In una 24 ore ci stanno dentro 1 ml di euro, sono comode da spostare.

Eppure l'Europa non ha voluto accogliere la loro proposta...


Oro bianco, di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso (la scheda sul sito di Mondadori).

28 aprile 2015

Il mistero dei colpi sparati in via Fani (Complici – caso Moro di Stefania Limiti Sandro Provvisonato)

Sto completando la lettura di “Complici, caso Moro (il patto segreto tra Dc e Br)” di Stefania Limiti e Sandro Provvisionato: un tentativo di rileggere la storia del rapimento del presidente della Dc Aldo Moro, dell'eliminazione della sua scorta (Leonardi, Zizzi, Iozzino, Rivera e Ricci), della prigionia e della sua morte.

I due autori sono andati a rianalizzare le analisi, le perizie, i pochi dati certi su questa pagina che rimane oscura (nonostante le Commissioni parlamentari e i tanti processi).
In fondo, ed è una cosa che difficilmente riesco ad accettare come cittadino, la verità che si è affermata dal punto di vista giudiziario e storico, è quella che ci hanno raccontato i brigatisti (non pentiti) Moretti e Morucci.
In via Fani c'erano solo ed esclusivamente loro, quando hanno rapito Moro non avevamo bene in mente una strategia da intraprendere con lo Stato, hanno ucciso Moro (dopo i 55 giorni di prigionia in via Montalcini) abbandonando il cadavere in via Caetani dopo aver attraversato Roma. Ma è una versione che fa acqua da tutte le parti.
A cominciare dall'agguato in via Fani, che la “geometrica potenza” di cui parlò il leader di Potere Operaio Franco Piperno mal si comprende con lo scarso addestramento delle Br. Col fatto che i mitra di Moretti e Bonisoli si incepparono.
Con le perizie sui cadaveri della scorta. Col fatto che circà metà dei colpi risultano sparati da un solo mitra.
Uno stralcio del libro:
“Per chi c'era, l'inizio dell'attacco in via Fani avviene non con raffiche di mitra, ma con colpi singoli di pistola. 
Come si conciliano queste testimonianze oculari con le affermazioni di Valerio Morucci, il quale descrive l'inizio dell'attacco ad opera di quattro uomini tutti armati di mitra? 
Come escludere che i colpi singoli di pistola uditi dai testimoni non siano quelli sparati da qualcuno che dal lato destro di via Fani sia balzato fuori da dietro la Mini Clubman Estate con il preciso compito di eliminare il più pericoloso degli uomini incaricati di proteggere Moro, e anche il più addestrato, il maresciallo Leonardi, il cui corpo è stato crivellato da colpi provenienti solo da destra? 
Se le perizie scientifiche dicono il vero allora alla scena descritta da Morucci mancano, come abbiamo visto, due elementi: due altri attaccanti, uno che agisce da sinistra, sparando ben 49 colpi – ossia un caricatore e mezzo – e l'altro che si muove sulla destra e che, prima di sparire, ha un solo compito, ovvero eliminare l'elemento più problematico della scorta di Moro”.

La Mini Clubman, l'auto dei servizi, sul lato destro di via Fani, quello da dove ha agito il killer che per le Br non è esistito.
E qui le prime domande? Perché le Br mentono (e lo dicono le perizie, l'evidenza dei fatti)?
Stanno coprendo qualcuno, magari qualcuno di esterno al gruppo. Di innominabile.
E perché la DC si accontentata di questa versione di “comodo”?

La tesi degli autori è chiara e la si intuisce dal sottotitolo.

La scheda del libro sul sito di Chiarelettere.

Abbiate fiducia (nell'Italicum)

L'ultimo sondaggio di Emg per La7, indica che la distanza tra PD e centrodestra e M5S si è diminuita: se si dovesse andare al voto e se dovesse essere confermato questa previsione di voto, Renzi potrebbe andare al ballottaggio.
Ed è tutto da vedere.
Ma sono solo se.
Non è detto che gli italiani voterebbero così (con una percentuale di astenuti al 40% poi) e non è detto che si andrà a votare.
Anche perché per la campagna elettorale servirebbero i numeri della crescita (al momento da decifrare): la minaccia delle elezioni anticipate è un bluff allora?
Forse. Di certo le camere le scioglie Mattarella che ha il diritto dovere di trovare una nuova maggioranza.
Berlusconi rientrerebbe in gioco. 
Salvini ne uscirebbe ringalluzzito.
E a sinistra?

Oggi iniziano le votazioni per l'Italicum: la minaccia del voto di fiducia aleggia nell'aria. Come ricordava Da Milano domenica a Gazebo, è stata usata solo 2 volte.
Per la legge Acerbo nel 1923 e per la legge truffa del 1953.
Solo che lì Mussolini la fece contro Matteotti e Gramsci.
De Gasperi aveva dall'altra parte Nenni e Togliatti.

Oggi Renzi la usa per minacciare Fassina, Bersani e D'Attorre.
Gente che ancora non ha capito cosa sia successo nel loro elettorato nel 2013.
Almeno Renzi  è stato chiaro: voglio prendere i voti di Berlusconi. E lo sta facendo.
E a sinistra?

27 aprile 2015

Di quale Pd parla Renzi?

Di quale Pd e di quale Italia parla Renzi, quando nella lettera ai deputati scrive di PD come "motore del cambiamento dell'Italia che rischia"?
Del PD che appoggia i signori del cemento e delle autostrade, che fanno costruire allo stato nuove autostrade col finto meccanismo del project financing?
Degli imprenditori che fanno elusione e che ora non rischiano la galera?
Degli amministratori PD non troppo schizzinosi nel prendere voti da mafiosi vari?

Era così importante l'Italicum che oggi l'aula era semivuota.
Forse perché Renzi vuol far slittare tutto a maggio per poi contingentare i tempi per l'approvazione di questo italicum?
Pensiamo troppo male?

Nella lettera scrive anche:
"Davvero vi sembra logico che dopo tutta questa trafila ci dobbiamo fermare perché una parte della minoranza non vuole?"
La trafila c'è stata solo con Verdini e Berlusconi. 
E poi, sono gli italiani che non lo vogliono questo italicum, se guardiamo i sondaggi.

Report – fidati di MEF (l'inchiesta di Stefania Rimini su debito e derivati)

Lo scandalo dei ponti che crollano e delle grandi opere affidate dall'Anas ai contractor (grazie alla legge obiettivo).
Il lato nascosto della riforma delleprovince, il finto taglio che non ha portato a grandi risparmi e che si sta trasformando in un buco per i servizi ai cittadini (vedi scuole e strade).

Il mistero dei derivati, visto che non ne parla nessuno e che i dati (quanto siamo esposti, cosa rischiamo concretamente) non possono essere comunicati nemmeno al Parlamento perché, dice Padoan: “Il livello di dettaglio richiesto appare non accoglibile in quanto la divulgazione di tali contratti avrebbe riflessi pregiudizievoli sull’attività in derivati poiché determinerebbe uno svantaggio competitivo dello Stato nei riguardi delle controparti e gli altri emittenti sovrani che fanno uso di questi strumenti”.
Insomma nessuno disturbi il Tesoro e la dirigente Cannata, capo direzione del debito pubblico da 15 anni, avendo alle spalle due anni di insegnamento e un lavoro come capostazione.
È lei che tiene monitorata la situazione del debito e dei derivati sottoscritto (su solo 160 miliardi).
La Cannata non accetta critiche sulla sua competenza: la gestione del nostro debito è ritenuta (da chi?) una delle migliori al mondo.
Peccato che non ci sia un ente terzo a controllare quello che fa il tesoro con le banche. Quelle che da una parte ci comprano i titolo e dall'altra rinegoziano (o ci vendono) qualche derivato.
Dobbiamo preoccuparci di qualcosa?
Per esempio del fatto che in questi ultimi anni ci sono costati (soldi veri) qualcosa come 17 miliardi di euro.
Che a dicembre il saldo era in rosso per 42 miliardi, ma questo non significa che stati perdendo quei soldi.
I derivati sono una sorta di assicurazione e se anche sono in rosso, significa che stiamo risparmiando sugli interessi delle nuove emissioni.
Vero, ma poi si scopre che il Tesoro ha venduto delle “swaption”: altre scommesse sul futuro, ad alto rischio speculativo, per incassare denaro subito.
Come hanno fatto i piccoli comuni che, grazie alla poca lungimiranza (e voglio essere benevolo) di Tremonti e Berlusconi, hanno potuto giocare coi derivati, prendersi dalle banche dei soldi subito, sistemare sulla carta il debito e lasciare a chi arriverà dopo i rischi.

Questo quelli che abbiamo pagato fino ad oggi:
Il prezzo che paghiamo per quello che è stato fatto è altissimo:
- 2 miliardi di euro nel 2011
- 3 miliardi e 8 nel 2012,
- 2 miliardi e 9 nel 2013
- 3 miliardi e 3 nel 2014.

Coi derivati non ci abbiamo guadagnato anzi è Stato lo stato (scusate il gioco di parole) che si è fatto garante con le banche. Che loro sì hanno fatto un bell'affare.
Perché quando c'è stata la crisi del 2011, i derivati non ci hanno protetto dalla speculazione.

E ora sta passando il treno di Draghi, col suo QE: sono quei 60 miliardi al mese di soldi stampati. In America l'iniezione di liquidità non ha arricchito il ceto medio anche se ha permesso di mantenere l'occupazione. I prezzi delle case si sono alzati: effetto dei tassi di interesse che sono rimasti bassi.

Ora, se noi riusciamo a piazzare tutti i nostri BTP e a farceli comprare dalla BCE, bene. Altrimenti rischiamo di perdere il treno e la speranza di uscire dalla crisi.
Peccato che abbiamo la palla al piede dei derivati ..
Tutto è nato a metà anni '90, con Ciampi e Draghi al governo e Palazzo Chigi.
Derivati che sono stati usati per abbellire il deficit e poter entrare nell'euro:
STEFANIA RIMINIMa non è che abbiamo abbellito i conti anche con i derivati per riuscire ad entrare? E i tedeschi potevano non sapere visto che ne abbiamo fatti proprio con la Deutsche Bank? La verità ce la può raccontare uno dei protagonisti di quella stagione storica, l’ambasciatore Joachim Bitterlich, consigliere politico del cancelliere Helmut Kohl.STEFANIA RIMINIVoi vedevate che noi avevamo dei tassi d'interesse molto bassi?JOACHIM BITTERLICH – EX AMBASCIATORE E CONSIGLIERE PER LAPOLITICA ESTERA DI HELMUT KOHLGrazie ai derivati. Ma, beh, in qualche misura era un sistema di scommesse, se vogliamo.STEFANIA RIMINIEra, scusi?JOACHIM BITTERLICH – EX AMBASCIATORE E CONSIGLIERE PER LAPOLITICA ESTERA DI HELMUT KOHLUn sistema di scommesse. O avrebbe funzionato e l’Italia sarebbe stata a posto,oppure avreste corso dei rischi, allo stesso tempo. Se l’economia non fosse migliorata, avreste corso dei rischi con questi derivati. E l’Italia ne era consapevole.STEFANIA RIMINIE i tedeschi lo sapevano?JOACHIM BITTERLICH – EX AMBASCIATORE E CONSIGLIERE PER LAPOLITICA ESTERA DI HELMUT KOHLLa Germania lo sapeva, e anche le banche tedesche lo sapevano. E alcuni funzionari governativi ortodossi si erano rivolti al Cancelliere e gli avevano chiesto “per favore, non possiamo accettare l’Italia nell’unione monetaria”.STEFANIA RIMINIQuindi lo sapevano tutti che gli Italiani non avevano i numeri per entrare, ma dovevano essere ammessi per altre ragioni?JOACHIM BITTERLICH – EX AMBASCIATORE E CONSIGLIERE PER LAPOLITICA ESTERA DI HELMUT KOHLPer ragioni politiche. Perché era l’Italia. Scusi, immaginiamo solo per un momento che gli Stati membri dell’Unione Europea avessero deciso di andare avanti senza l’Italia. Abbiamo accettato i trucchi di quasi tutti, da una parte o dall’altra, ma non quelli degli italiani? Noi sapevamo e Ciampi aveva detto ai tedeschi “Vi prego, abbiamo bisogno di questa unione monetaria per riuscire a salvare l’Italia e la sua economia”. E aveva ragione.

Abbiamo ora un'Europa unita solo sulla moneta e sul debito, ma non siamo riusciti ad unire l'Europa su politiche del lavoro, immigrazione, lotta alle mafie ..
E nemmeno noi, in Italia, abbiamo fatto le riforme che sarebbero servite per rilanciare l'economia.

PS: interessante scoprire che fine hanno fatto i nostri migliori tecnici in Economia
MILENA GABANELLI IN STUDIODomenico Siniscalco dopo aver fatto il direttore generale del tesoro e il ministro, non ha nemmeno aspettato che scadessero i 12 mesi di legge per cambiare casacca, e lo troviamo in Morgan Stanley.. Anche il suo successore Vittorio Grilli è passato velocemente dal Tesoro alla JP Morgan, la stessa banca che già aveva ingaggiato come consulente l’ex capo di gabinetto del Tesoro Linda Lanzillotta. La Deutsche Bank si è fatta consigliare dall’ex ministro del Tesoro Giuliano Amato, Dresdner Bank dall’ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio, Goldman Sachs dall’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta. 
Mentre l’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti invece non è passato dall’altra parte, c’è il suo socio di studio Enrico Vitali che fa da consulente alla Goldman Sachs Italia. Tutta la prima linea del Tesoro è passata a lavorare o collabora con le banche, che sanno bene com’è la posizione in derivati del Tesoro, chi non lo sa è il Parlamento che lavora per il popolo italiano, e deve approvare il bilancio, senza conoscere contratti che possono incidere sui conti, perché, dice Padoan spiattellare questi affari farebbe un danno al Paese . Ora non è che bisogna fare i cartelloni, ma incaricare un organismo terzo che rifaccia i conti e poi dica ai cittadini che pagano, “tranquilli va tutto bene”, perché no? A meno che questi derivati, non servano ad altro.


Il link per rivedere la puntata e il pdf con la trascrizione del servizio.

Report e le carni gonfiate (peccati di gola - di Sabrina Giannini)

Mancano pochi giorni ad Expo e Report ha deciso di dedicare un ciclo di inchieste, curate da Sabrina Giannini, in ambito alimentare.
D'altronde il tema di Expo non è il cemento, la speculazione, gli affari, le mazzette, i padiglioni (ma quanto son belli!) o gli affari per Eataly.
il tema è il cibo: quanto possiamo essere sicuri del cibo sulle nostre tavole.

La prima inchiesta riguardava una truffa alimentare, a Cuneo, sulle carni di vitello: un allevatore senza scrupoli che non parla con la giornalista, un veterinario pentito (e che ha restituito i soldi della corruzione ma è stato condannato), un tecnico di laboratorio che siringava i vitelli con sostanze anabolizzanti (come il clenbuterolo).
SABRINA GIANNINI IN STUDIOCi provo. Allora: perché questa è una storia straordinaria? Perché per la prima volta è coinvolto anche un veterinario del servizio sanitario nazionale che avrebbe dovutocontrollare. Però, confessando, ha svelato alcuni dettagli interessanti che ovviamente conoscevano tutti quelli del sistema, macellatori, grossisti e altri allevatori, ma non noi consumatori. Questa indagine che parte da una piccola procura, Cuneo, ma arriva ai piani alti della politica come vedremo. Intanto ricominciamo ascoltando una telefonata intercettata tra l’allevatore e il suo tecnico di stalla che utilizzava una lunga siringa, vedremo, con dentro degli anabolizzanti, ma al telefono, parlando in codice, chiamava quella sostanza “zucchero”. 
La truffa è stata scoperta non dai controlli dei veterinari, ma perché un magistrato ha fatto degli esami non standard (esami istologici) sulle bestie.
Si è partiti da Cuneo, per arrivare ai piani alti della politica: perché l'inchiesta di Report ha messo in luce l'inutilità dei controlli in essere sugli allevamenti.
Gli esami previsti (come quello delle urine) è inefficace se fatto dopo qualche giorno l'assunzione di sostanze anomale: sarebbe meglio controllare il pelo delle bestie.
La comunità scientifica sa di queste lacune e le ha segnalato a chi di dovere da dieci anni.
Eppure si va avanti così.
L'azienda condannata (che faceva gestire le stalle ad allevatori che ignoravano cosa venisse somministrato ai vitelli) ha guadagnato 65 ml di euro in pochi anni.
E c'è anche l'aspetto sanitario: quelle carni sono finite sulle nostre tavole con effetti poco benefici per la nostra salute.
Non è allarmismo, ma solo un episodio che dovrebbe far accendere qualche lampadina in ministero.

Perché c'è questa storia della carne gonfiata, poi ci sono i vitelli che arrivavano dalla Lituania e venivano trattati con gli anabolizzanti per farli riprendere.
Di vitelli che anziché prendere il latte materno vengono cresciuti con latte in polvere:
SABRINA GIANNINI FUORI CAMPOL’Europa ha concesso di aggiungere di tutto alla polvere bianca quando il prezzo del latte è aumentato. Non è l’industria che si adatta alle esigenze del vitello, ma è ilvitello che si adatta a quelle dell’industria dei mangimi, dei farmaci, del marcato. Beata ignoranza dei consumatori, tanto la scritta sull’etichetta è sempre: “vitello”. Un altro caso, un altro allevamento. Sempre in provincia di Cuneo, a Saluzzo. Con una pistola automatica l’allevatore inietta un liquido. La Procura di Cuneo ha accertato che quel liquido era il 17 beta-estradiolo, uno steroide sessuale cancerogeno. Dal video si vede che l’allevatore segna con un gesso il mantello degli animali del primo box, ai quali non ha iniettato la sostanza proibita. Soltanto lui può dire a chi fosse destinato quel messaggio.
Possiamo star tranquilli dei dati che fornisce il ministero?
"Infatti il 99,88% dei 38 mila campioni esaminati negli allevamenti di tutte le specie e i loro derivati risulta regolare. Al 100% poco ci manca. Il Ministero della Salute rassicura i consumatori pur sapendo che il sistema fa acqua da tutte le parti. E lo sanno soprattutto gli allevatori."

Ci sono gli esami ispopatlogici, post mortem, che permettono di scovare meglio il doping sui vitelli: ma è un metodo che rimane sperimentale, da anni.
Si fanno solo 4 controlli su 70mila, forse per non far crescere il panico tra i consumatori di carne.
E poi l'analisi del pelo, come racconta il prof. Nebbia:
SABRINA GIANNINIAttualmente pur sapendo che nel pelo si possono individuare alcune sostanze o alcuni trattamenti illeciti, in realtà non vengono ricercati?CARLO NEBBIA - DOCENTE DI TOSSICOLOGIA DEI RESIDUI NEGLI ALIMENTI- UNIV. TORINONo, il pelo non rappresenta una matrice ufficiale.SABRINA GIANNINIE perché?CARLO NEBBIA - DOCENTE DI TOSSICOLOGIA DEI RESIDUI NEGLI ALIMENTI- UNIV. TORINOBeh, questo bisognerebbe chiederlo...SABRINA GIANNINI FUORI CAMPOAl nostro Ministro della Salute che siede al Consiglio d’Europa insieme ai colleghi stranieri, ai quali interessa ancor meno sostenere la ricerca sui metodi alternativicome i biomarcatori, quella su cui studia il professor Nebbia, tra i più autorevoli esperti in tossicologia veterinaria. I politici preferiscono il sistema di facciata, quelloinefficace.SABRINA GIANNINIDa quanti anni si sa che l’attuale piano di controllo per la ricerca di queste sostanze è deficitario, tanto per essere...CARLO NEBBIA - DOCENTE DI TOSSICOLOGIA DEI RESIDUI NEGLI ALIMENTI- UNIV. TORINOBeh, io credo che il problema si sia posto soprattutto in questi anni; vogliamo dare un arco di dieci anni, per essere...SABRINA GIANNINIDa dieci anni...CARLO NEBBIA - DOCENTE DI TOSSICOLOGIA DEI RESIDUI NEGLI ALIMENTI- UNIV. TORINO...approssimato probabilmente per difetto: una decina d’anni.SABRINA GIANNINI FUORI CAMPOUna decina d’anni che si vuol far credere ai consumatori che i cibi di origine animale siano controllati, quindi sicuri. Ma non è cosi, e dopo un lungo letargo gli espertidell’Agenzia per la Sicurezza Alimentare hanno scritto che il sistema non va, due anni fa, quando due anni fa a quel gruppo di esperti si unito il professor Nebbia. 

Insomma, un caso non fa statistica, ma dovrebbe far riflettere: perché questo sistema penalizza gli allevatori onesti a discapito di quelli che continuano ad ingrassare gli animali con anabolizzanti.
E anche l'Unione europea ha le sue colpe, per i mancati controlli che sono a vantaggio della grande industria a discapito della nostra salute.

Qui il link per rivedere la puntata e il pdf con la trascrizione del servizio.

26 aprile 2015

Tutto regolare?

Dunque un presidente del Consiglio, non eletto (a differenza di come aveva promesso), minaccia di approvare una legge elettorale a colpi di una maggioranza frutto di una legge elettorale anticostituzionale. Nata con un premio di maggioranza che la Consulta ha bocciato.
Maggioranza figlia di un altro segretario di partito che si era presentata alle urne con un altro programma. Dove non si parlava di tagliare (o far finta) il Senato, tagliare l'articolo 18, mantenere le liste bloccate.
Sostituisce i propri deputati in commissione Affari Costituzionali se non votano come lui.
Legge elettorale che, assieme alla riforma Costituzionale (lo dice D'Alimonte in una intervista al FQ), cambia il modello della Repubblica, andando verso l'elezione diretta del premier, togliendo potere al Parlamento.

Tutto normale?
A me non sembra. Non mi risulta che la gente abbia votato PD per questo nel 2013 (e non parlatemi delle europee che non c'azzecca nulla, per dirla alla Di Pietro). A me non sembra che si sia discusso molto, in Parlamento, di legge elettorale e di Senato, visto che si sono approvate le leggi a colpi di canguro e minacce.

A me non sembra che la gente volesse le larghe intese, volesse le maggioranze allargate con NCD di Alfano e le riforme del paese con Berlusconi.
Che fa propaganda sui numeri dei contratti stipulati, usando i numeri come fa comodo loro, nascondendo le crisi (Piombino, Thyssen, Ilva, Whirlpool) sotto il tappeto. Sventolando riforme e assunzioni sulla scuola.
Lo ripeto: tutto regolare?

Il mistero dei derivati

I derivati che abbiamo sottoscritto come assicurazione sul nostro debito.
I miliardi di euro che da anni escono dalle casse pubbliche, per arricchire la banche d'affari con cui abbiamo sottoscritto questi derivati.
Perché sono stati fatti e chi li ha fatti? Perché se ne parla poco (o per nulla)? Che rischi stiamo correndo per questi derivati?
E, ancora: il rapporto deficit pil che doveva rientrare al 3%, per stare ai vincoli europei che ci siamo dati noi stessi (o a nostra insaputa). Noi ce l'avevamo del 7,4. Come siamo riusciti a farcelo entrare? Anche a suon di derivati.
Report questa sera si occuperà del mistero dei derivati: secondo le voci rassicuranti dei nostri ministri, si tratta solo di un'assicurazione sul nostro debito (i titoli derivati in fondo servirebbero a questo ). Tutto sotto controllo dunque:? Venerdì scorso è uscita un'interessante inchiesta del Sole 24 ore di Claudio Gatti che ricostruisce la vicenda. Nell'articolo si racconta di un favore alle banche d'affari internazionali, di un buco clamoroso per le nostre casse, di miliardi (soldi veri) pagati ogni anno. Di ministri e vice, responsabili di questo scandalo, che girano la porta e trovano un posto in queste banche. Dopo aver sbagliato tutte le previsioni su PIL e crescita.
Viene in mente il film di Virzì, con il grande speculatore che perdeva soldi perché aveva scommesso sulla rovina del suo paese. Soltanto che questa volta i soldi sono nostri.

Al momento la voragine prevista è di oltre 42 miliardi di euro, almeno in assenza di un improbabile e repentino rialzo dei tassi. Se nei mercati la direzione del vento dovesse cambiare, un po' meno: ma intanto una parte di quei soldi il Tesoro ha già iniziato a versarli. E si tratta di miliardi, non milioni.
Il "Sole" cerca di ricostruire con fatica come sono avvenuti quegli sciagurati acquisti, dagli anni Novanta in poi, in particolare per quanto riguarda i titoli che lo Stato ha acquistato da Morgan Stanley, e giunge alla conclusione che chi li ha comprati ha sbagliato clamorosamente previsioni e decisioni, a fronte di contratti che pure palesavano tutto il loro pericolo: «Le banche avevano esperti abituati a strutturare e valutare derivati molto complessi, mentre il Tesoro era alle prime armi», insomma chi comprava non ci capiva una mazza.
Sicché è stata fatta «una scommessa altamente rischiosa, resa ancora più imprudente da una clausola che concedeva alle banche la chiusura anticipata» dei contratti.
Ma dall'inchiesta del 'Sole' emerge qualcosa di ancora più incredibile di quello spaventoso errore compiuto coi nostri soldi. Emerge infatti che tutto è stato fatto in segreto e senza che oggi sia rintracciabile un responsabile: «I contribuenti hanno pagato operazioni finanziarie fatte dai gestori del debito senza essere mai state rese note, né tanto meno spiegate», e queste decisioni sono avvenute «senza un vero titolare», cioè da dirigenti e tecnici che rispondevano solo al direttore generale o al ministro del Tesoro in carica.
Il "Sole" ci fa quindi l'elenco di chi si è succeduto in quei posti nel periodo in cui quei contratti-capestro sono stati firmati: Mario Draghi, Domenico Siniscalco, Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi, Giulio Tremonti e Tommaso Padoa-Schioppa. Quest'ultimo oggi è deceduto, Draghi è supergovernatore a Francoforte, Siniscalco è vicepresidente proprio di Morgan Stanley (curioso), Amato è alla Consulta, Ciampi e Tremonti non hanno più cariche. Uno di loro (o forse più di uno) è il responsabile politico di questo massacro ai danni degli italiani. Ma «nessuno di loro si è mai fatto carico delle scelte tecniche fatte dai gestori del debito», come scrive il "Sole".
Insomma c'è il delitto (i 40 e passa miliardi buttati), ci sono le vittime (i contribuenti), ma non c'è il colpevole. O meglio c'è, ma nessuno ci dirà mai chi è.

Un delitto perfetto, senza colpevoli, ma solo vittime. È arrivato il momento di svelare gli assassini: avete presente quando vi dicono che i soldi non ci sono, che dobbiamo tagliare la spesa pubblica, che i diritti sul lavoro sono un retaggio del passato, che la sanità (e lascuola pubblica) sono da superare?
Ecco sono le stesse persone, in Europa e nel mondo della finanza, che poi permettono queste speculazioni. Che firmano questi derivati.

Non sono dati segreti, anche se è difficile recuperarli: il M5S aveva aperto un'interpellanza al ministero dell'economia e il sottosegretario Cassano (alle politiche sociali) aveva ammesso la perdita, nel giugno passato:
“Tale valore è sensibilmente negativo per la Repubblica italiana, in quanto influenzato dal livello assoluto straordinariamente basso dei tassi di interesse rispetto alle condizioni del mercato all’epoca della stipula”.
Nella risposta al M5S, il sottosegretario smentisce la ricostruzione per cui l'Italia è entrata nell'euro con i derivati, sebbene si intuisce che il deficit fu aiutato con queste operazioni del 1997.
I tassi di interesse che si erano impennati dopo l'estate del 2011 con la crisi dello spread. Per questo sono stati fatti i derivati, per proteggere il debito pubblico dall'aumento dei tassi di interesse.
Se i tassi crescono oltre la soglia prefissata, la differenza la mette la banca. Se diminuiscono, come sta succedendo ora, la scommessa del Tesoro determina una perdita.
Nel 2012 il governo Monti ha pagato 2,5 miliardi a Morgan Stanley, in un momento in cui l'agenzie di rating S&P dava giudizi negativi sul paese. Era il governo (di Grilli e Monti) che tagliò le pensioni e riformò l'articolo 18.
Alla domanda del FQ se le agenzie di rating americane minacciano i bilanci dei Paesi europei, aveva risposto così:
Domanda interessante, ma adesso non è al centro della mia mente”.

Ma è al centro della nostra, visto che non riusciamo a fidarci del tutto del ministero dell'economia.

La scheda della puntata: "FIDATI DI MEF" di Stefania Rimini (l'anteprima)
La buona notizia è che quest'anno, ogni mese, la Bce ci comprerà 7 miliardi e mezzo di titoli di Stato, e questo dovrebbe dare un po' d'ossigeno all'economia; grazie a questa iniezione di liquidità dovremmo anche risparmiare circa 6 miliardi e mezzo di spesa per interessi sul debito.
Peccato per quella palla al piede che ci stiamo trascinando, con i "derivati" del Tesoro, ovvero una serie di operazioni finanziarie delle quali non è dato conoscere dettagli né scadenze, a causa delle quali l'anno scorso ci siamo fumati 3 miliardi e 300 milioni di risparmi per il calo dello spread. Negli ultimi anni è un crescendo di miliardi che fluiscono dalle tasche dei contribuenti a quelle delle 17 banche estere e 2 banche italiane con le quali il Tesoro ha fatto i derivati, o "swap".

Ci sono costati soldi veri: 2 miliardi e 900 milioni nel 2011, 3 miliardi e 8 nel 2012, 2 miliardi e 9 nel 2013, 3 miliardi e 3 nel 2014. A cui si aggiungono i pagamenti che sono stati infilati dentro le rinegoziazioni e di cui non si sapeva nulla fino a 2 giorni fa, e che sono altri 2 miliardi e 400 milioni.
"E' tutta colpa della situazione anomala dei tassi", si giustificano al Tesoro, ma cosa c'è dentro il portafoglio dei derivati è un segreto che vale 42 miliardi di perdita potenziale stimata al 31 dicembre. Un segreto di cui sono a conoscenza pochi dirigenti ed ex ministri, che poi sono andati a lavorare nelle banche d'affari. Chi non può sapere nulla delle probabilità di perdita con questi strumenti siamo noi contribuenti, che prestiamo le garanzie.

Fino ad oggi il Tesoro rispondeva alle richieste di trasparenza mandando in Parlamento a rispondere gente che non ne sapeva niente, tipo i sottosegretari all'istruzione. Ma dopo anni di silenzio si è presentata a rendere conto la persona che da 15 anni gestisce i 2mila miliardi del nostro debito pubblico, la dottoressa Maria Cannata, per dire "tranquilli, non c'è rischio perché abbiamo fatto solo l'equivalente di un'assicurazione". Come si dimostrerà non è andata proprio così. E allora il paese che rischi sta correndo? Ma soprattutto in che mani siamo, in quelle di Maria Cannata o in quelle delle banche?