16 marzo 2015

Il mistero Moro dopo 37 anni

Aldo Moro, Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Giulio Rivera

Il luogo dell'aggiato, in via Fani a Roma
Il mistero Moro, inteso come mistero sul rapimento del presidente della DC Aldo Moro, si rinnova ogni anno: ad ogni anniversario (e siamo a 37) c'è sempre qualche nuovo aspetto che, almeno sulla carta, dovrebbe servire a rivelare finalmente la verità.
Quest'anno, dove addirittura si è insediata una commissione parlamentare di inchiesta, sono ben due le novità.
Il ruolo di monsignor Mennini che, secondo le rivelazioni tardive di Cossiga, sarebbe entrato nel covo delle Br per confessare Moro. Rivelazione smentita dal monsignore di fronte alla commissione. Altro buco nell'acqua. Forse.
L'altro fatto nuovo, il recupero (dopo 37 anni ??) delle bobine su cui sarebbero incise le voci dei brigatisti mentre interrogavano Moro: bobine su cui le Br stesse avevano sovra-inciso delle canzoni per distruggerle. 
Peccato che una di queste sarebbe scomparsa dall'archivio della procura di Roma.
Peccato, eravamo ad un passo dallo scoprire la verità e ora ci tocca ripartire tutto da zero. Ma qui non siamo al gioco dell'oca: stiamo parlando del più grave episodio di terrorismo politico avvenuto nella nostra storia.
Il rapimento di un importante uomo politico e la strage della sua scorta.

Forse sarebbe anche l'ora di smetterla con questi scoop e iniziare a guardare i pochi fatti certi che su questa vicenda rimangono accertati.
Le cose che non tornano nella versione delle Br sull'agguato. Le cose che non tornano sulle prigioni (il covo di via Gradoli fatto trovare dopo il falso comunicato e quello di via Montalcini). Le cose che non tornano sull'esecuzione..
In proposito ne hanno già scritto tanti storici negli anni passati e i signori della commissione potrebbero ripartire da queste letture:
- Il golpe di via Fani di de Lutiis
- Doveva morire di Sandro Provvisionato e Ferdinando Imposimato

A meno di non voler accontentarsi della forma che è stata data all'acqua, per usare le parole di Camilleri.
La forma che le Br e alcuni apparati dello stato, hanno dato al racconto.

E pensare che Moro, lucidamente nella sua cella, sapeva a cosa andava incontro, dopo l'abbandono del partito, dopo la linea della fermezza.
Moro che aveva scomunicato i suoi compagni di partito, non avrebbe accettato celebrazioni retoriche e vuote.
"Mia carissima Noretta - scriveva Aldo Moro alla moglie - resta pure in questo momento la mia profonda amarezza personale. Nessuno si è pentito di avermi spinto a questo passo che io chiaramente non volevo? E Zaccagnini? Come può rimanere tranquillo al suo posto? E Cossiga che non ha saputo immaginare nessuna difesa? Il mio sangue ricadrà su di loro. Ma non è di questo che voglio parlare; ma di voi che amo e amerò sempre, della gratitudine che vi debbo, della gioia indicibile che mia avete dato nella vita....".
Moro della verità diceva: "Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi".

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