28 febbraio 2015

La firma del puparo, di Roberto Riccardi

Incipit:

Non sappiamo esattamente a quanto risalga, ma di certo la mattanza dei tonni è un rituale antichissimo.L'uomo trascinò la gamba offesa fino all'unica finestra, da cui filtravano raggi che illuminavano appena il magazzino. Sollevò il coltello per osservarlo controluce. Sulla lama c'era ancora una macchiolina, constatò con fastidio. Minuscola, ma c'era, e il rosso s'intravedeva.La perfezione non è di questa terra, si disse per calmarsi, ma la rabbia rimase. Era già abbastanza seccante essere ricorso a quell'arma, invece di terminare il lavoro con le consuete modalità. Per giunta scopriva che nel suo magnifico covo sul litorale di Palermo [..] c'era una traccia sufficiente per distruggerlo. Non era più come una volta, quando si poteva sparare ad un uomo e si poteva fumare accanto al suo cadavere per allentare la tensione. Ora bisognava stare attenti a ogni minimo dettaglio: i mozziconi, i capelli, le gocce di saliva. [..] Terminato il lavoro avevano infilato il cadavere in un barile pieno d'acido, tenendolo a mollo il tempo sufficiente a farlo sciogliere. Infine avevano scaricato i rifiuti in mare, lo stesso mare che ogni anno assisteva alla mattanza dei tonni.
Abbiamo visto il tenente Rocco Liguori nei panni di “undercover”, per sventare un traffico di droga e mettere le manette ad un suo amico di infanzia. Un ragazzo come lui cresciuto in quel piccolo paese dell'Aspromonte, ma che aveva fatto un'altra scelta: il coltello e non la forbice. 
I due bambini, diventati adulti, si sono trovati su fronti opposti: il primo esponente importante di una 'ndrina impegnata nel traffico di droga col sudamerica, il secondo ufficiale dei carabinieri impegnato nel contrasto al traffico internazionale della droga.
In “Venga pure la fine” l'abbiamo seguito nella sua missione in Bosnia, per dar la caccia a quanti hanno speculato sulla guerra civile.


Tornato Italia, viene ora richiamato a Palermo, perché il passato torna a bussare alla sua vita. Di uomo e carabiniere.

Nino Calabrò, l'amico di giochi di infanzia, ha deciso di fare un importante passo, collaborando con lo Stato. Una scelta difficile ma fatta per evitare alla sua famiglia altri dolori. E proprio per tutelare sua moglie e i figli, chiede l'aiuto di Rocco. 

Per Rocco il trasferimento a Palermo, in fretta e furia, arriva in un momento della vita personale dove ancora non si è deciso se mettere le radici da qualche parte o perdersi per il mondo: pochi i bagagli personali, ma tanti ricordi
“c'è una fase della vita in cui quanto possediamo può entrare nel portabagagli di media capacità. Coi sentimenti è più difficile, li metti una parte e si spostano, decidono loro dove andare e non ti resta che farci i conti, prima o poi”.

La collaborazione di Calabrò inizia raccontando un omicidio avvenuto pochi anni prima: il giornalista Michele Sanfilippo, scomparso senza lasciare tracce. Gli investigatori non avevano ancora archiviato il caso sebbene temessero che fosse stato ucciso e il cadavere fatto sparire: Sanfilippo aveva scritto articoli estremamente lucidi e mirati nei confronti della nuova mafia.

Un altro “cadavere eccellente”, sebbene sulla sua morte siano rimasti dei dubbi: possibile che sia stato ucciso solo per i suoi articoli?

A Palermo, Rocco dovrà lavorare assieme al procuratore antimafia Cordero e la sua giovane uditrice Francesca Mucci, che stanno raccogliendo le deposizioni del neopentito.
Qui incontra anche una sua vecchia amica: il capo della Mobile, Vera Morandi, conosciuta ai tempi dell'antidroga, che era stata una scintilla che non aveva preso fuoco. Un'amicizia e forse anche qualcosa di più.

Oltre alle questioni personali, il problema per il tenente Liguori è organizzare la sicurezza della famiglia di Calabrò: moglie, tre figli e una cugina che vive con loro, Stefania. Una ragazza che, dopo la morte della madre non è più stata la stessa, ed è diventata la classica persona “molto chiacchierata”. Tanti ragazzi attorno, tanta voglia di divertirsi e uscire. Riuscirà a stare tranquilla nella nuova città con la nuova identità?

Mentre le indagini portate avanti da carabinieri e polizia si concentrano sulla nuova guerra di mafia a Palermo, Rocco segue una sua pista, ottenuta andando a sentire un suo amico dell'FBI. Pista che porta ad un fantomatico personaggio, “il puparo”:
«Parlo del padre di Mandalà. Gli ha ceduto lo scettro oltre vent'anni fa, ma stando a varie fonti non si è tirato fuori del tutto, ha fatto un passo indietro per consentire al figlio di esercitare il suo ruolo. In realtà nelle scelte strategiche ha sempre manutenuto l'ultima parola, almeno finché Giuseppe era vivo.»«Una sorta di consigliori»Mi battè la sua manona sulla spalla «Vedo che sta entrando nel linguaggio. Ora dovrai seguirmi nel dialetto. Conosci la parola puparo?»
Chi è questo puparo e che ruolo ha svolto in Cosa nostra, in tutti i lunghi anni di carriera accanto ai boss, vicino a politici e ministri: 
“Quell'uomo custodiva i segreti più scottanti dell'intera storia repubblicana, aveva trattato con i capi di governo e attraversato vicende incredibili, dal banditismo alla soppressione dei primi sindacalisti, dall'avvento delle prime raffinerie di droga alle guerre di mafia e ai cadaveri eccellenti dei servitori dello Stato”.
Liguori entra così in una nuova dimensione della mafia: quella dei segreti, delle collaborazioni con la ndrangheta per il narcotraffico e per l'eliminazione di quanti interferiscano nei suoi affari. 
Rocco si spinge fino a Corleone, per andarlo ad incontrare: un incontro basato su mezze parole, allusioni, messaggi che dovrà decifrare. Chi è il puparo? Un mafioso che si è sempre mosso dietro le quinte, senza lasciare mai una traccia, uno “sbozzatore ignoto”: 

“Palermo è una città meravigliosa, l'avrà apprezzata, ma ha il difetto dell'indolenza. Da secoli lascia che l'uomo le scriva sul bianco della pietra con il nero del cuore. Ebbene, questa città è da sempre il mio marmo. Per tanto tempo io sono stato l'ignoto sbozzatore di vari scultori. Cerchi pure quanto vuole, non troverà mai la mia firma da nessuna parte”.

Il racconto di Roberto Riccardi si muove alternando le pagine con la caccia ai mafiosi, con le pagine dove ci racconta il lato umano e personale del tenente Liguori. Le difficoltà nel gestire la protezione ai tempi di facebook, la difficoltà ad aprire i propri sentimenti nei confronti di una persona che ti sta vicina. Sapendo che una pallottola può raggiungerti e spegnere tutto. Ma anche l'ostinazione nel voler portare fino in fondo il proprio compito: proteggere la famiglia di Nino (che “stava barattando il passato col futuro”), fare chiarezza sulla morte del giornalista, ricostruire le mosse del puparo che tira le fila della guerra tra cosche a Palermo. 

Di quel delitto vorrei conoscere l'esecutore e il mandante, perché quando un pupo si muove sulla scena, dietro le quinte c'è sempre un puparo. Non ho ancora deciso chi sia peggiore, se l'uomo che preme il grilletto o quello che gli ordina di sparare.
E, forse, anche mettere un punto fermo nella sua vita sentimentale.
La scheda del libro sul sito di E/O.
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.

27 febbraio 2015

Che libito fé licito in sua legge


Nel suo viaggio nell'Inferno Dante incontra anche la regina Semiramide che, dice il poeta, fu così "rotta" al vizio, che lo rese legittimo per legge.
Che libito fé licito in sua legge.

Ecco, pensavo a questo quando ho letto l'ennesima vigliacca del governo.
Dopo l'articolo 18. Dopo la soglia del 3% per l'evasione.
E ora il decreto Ilva che permette l'interramento dei residui dei forni elettrici, nei manti stradali:

Le scorie d’acciaieria dell’Ilva di Taranto potranno essere usate in tutta Italia. Sotto le strade, nelle massicciate ferroviarie, come materiale di riempimento per le bonifiche e i recuperi ambientali. E cambierà anche la normativa di riferimento per stabilire se quegli scarti industriali sono pericolosi e inquinanti oppure no. Lo prevede un emendamento al decreto Ilva, presentato dai senatori Alessandro Maran (Pd) e Aldo Di Biagio (Fli) e già approvato in commissione lo scorso 19 febbraio. Dunque parte integrante del testo che sarà votato con la fiducia alla Camera il 3 marzo.
“Un passepartout per le acciaierie italiane per poter collocare queste scorie in tutte le infrastrutture – dice a ilfattoquotidiano.it il presidente della Commissione parlamentare sui rifiuti Alessandro Bratti – utilizzando un test che non esiste ed è semplicemente un lasciapassare”.
Ancora una volta, si rende lecito un comportamento illegittimo.
 

Servizio pubblico Brancaleone a chi?

L'Isis è a sud di Roma, bloccato dal traffico dei pendolari di ritorno sul raccordo anulare o dai lavori in corso della Salerno Reggio Calabria.
La situazione è tragica ma non dobbiamo preoccuparci: la grande opera di mediazione è in corso e Renzi saprà stupirci un'altra volta, magari tirando in ballo nella mediazione col governo libico (quale?) anche Putin (come suggerisce Nazareno Renzoni).
Ma nel paese la situazione è ottima, per gli affari: il defunto patto del Nazareno scoppia di salute. La manfrina sull'Opa per le torri di Rai way serve a nascondere il vero obiettivo. Entrare dentro la società appena privatizzata e piazzare via internet i suoi contenuti.
Alla faccia dell'operazione di mercato, come dice Renzi facendo la sua inutile lezioncina ai giornalisti. Se fossimo in un vero mercato ci sarebbe un antitrust a vigilare, una seria legge sul conflitto di interessi.
L'isis è a un passo da Roma: ma chi è l'Isis? Che esercito ha? L'abbiamo vista solo attraverso i suoi video di propaganda, girati da abili registi. Bertazzoni ieri ci ha mostrato quella che è la situazione in Libia.

L'anteprima della puntata:

Dio salvi il fu cavalier Berlusconi: non solo perché era un tempo più divertente, con la Polanco che ballava, mentre ora c'è la Boschi senza fidanzato.
Berlusconi riesce a stupirci comunque: la storia è quella della cessione delle torri di Rai way.
Dice Santoro: “avrei dei dubbi su questa cessione, sembra una dichiarazione d'amore di quelle che finiscono male”. Berlusconi contro Renzi, in una danza d'amore a colpi di affari, di dividendi, di acquisto della Rizzoli, di pezzi dell'Enel.
Se ci fosse vera guerra, Berlusconi potrebbe chiedere a Renzi perché sulle antenne della Rai lo stato deve tenere il 51%, che mercato è?
Ma la danza dell'amore minaccioso si alterna ad un'altra, “ma che bella panzè che tieni …”.
E' una danza dove B. dice a Matteo: con la riforma della Rai rischi di mettere la Rai nelle mani di Tsipras, di Bersani. Dei grillini che oggi si dicono pronti a parlare con tutti.
Che fai Renzi, diventi socialista?

E se mettiamo assieme le due panzè, e facciamo la rete unica delle torri? A me basta il 15%, col potere di veto, basta Telecom e la banda larga, quello che lascerò ai miei figli.
Se non facciamo qualcosa assieme, arriva Netflix e rischiamo di andare tutti all'isola dei famosi.
Io finisco come Gheddafi, tu come il governo libico, circondato da statalisti, che sono peggio dell'Isis.

Il servizio di Bertazzoni – il confine tra Libia e Tunisia:

Bertazzoni è andato lungo il confine tunisino, dove vedi le auto in fila di gente che vuole scappare dalla Libia. Gente che è rimandata indietro, perché senza biglietto aereo o per il visto.
La Tunisia non li vuole, l'Egitto li respinge.
Sono giovani che hanno paura di rimane in Libia. Gente che è rimasta in attesa, al confine, accalcata con borse e valigie. In fuga dall'Isis.

E dalla Libia delle milizie, degli attentati, dei jihadisti che controllano Sirte, dei soldati libici che non sanno nemmeno con chi stanno combattendo.
L'isis è uno strumento per creare tensione nel paese .. reduci del vecchio regime di Gheddafi”.
E in effetti in tanti, proprio per l'Isis e i suoi video, sta rimpiangendo a torto il vecchio ditttatore.

Gli ospiti in studio erano gli onorevoli Quartapelle e Di Battista, il colonnello Paglia.
Si parte dalla distruzione delle statue da parte dell'Isis (che ricorda le altre distruzioni di statue dei Talebani in Afghanistan): una furia iconoclasta che colpisce come le decapitazioni degli egiziani copti.

Di Battista: cosa facciamo, gli buttiamo la bomba atomica? Il terrorismo è come una macchina che va a benzina. E il benzina la danno i finanziatori, che vengono dall'Arabia e dal Quatar, dove si decapita per legge e le donne portano il burqa.
I tagliatori di gola sono solo gli ultimi, ma dobbiamo colpire i mandanti.
Di Battista indica nelle cause anche nel conflitto arabo palestinese: l'antisemitismo non c'entra nulla con le critiche al governo israeliano.
Che sta alimentando un clima di odio.

Oggi vediamo Meloni e il PD che si fanno avanti per fare una guerra, nuovamente in Libia.
Sono i responsabili dell'anarchia che oggi c'è in quel paese: due governi uno non riconosce l'altro, e quelli che hanno portato a questo vogliono dare lezioni su come uscire dal disastro.
Al conflitto non dovrebbero partecipare paesi in conflitto di interesse come gli USA, per il petrolio.
Ma il problema del terrorismo è qui, come ha insegnato Charlie Hebdo: Renzi oggi taglia sul servizio d'ordine, sui vigili precari, sulla benzina delle gazzelle.

Quartapelle: si è fatto un grande calderone, le immagini viste sono atroci, i morti rapiti e uccisi, stupri di massa, le statue distrutte.
Ma non si può dire che quelle persone hanno delle ragioni: sono solo persone da combattere.
Bisogna essere chiari su alcuni punti: non è colpa di tutti, bisogna differenziare le posizioni.

Quello che dice Di Battista non basta, le ideologie non bastano. Ma cosa fa il governo?
Abbiamo cercato una soluzione diplomatica” ha risposto Livia Quartapelle. Se ci fossero accordi internazionali potremmo essere lì a controllare il cessate il fuoco. Peccato però che il governo libico non esiste ora.

Paglia: da soldato posso dire che quando siamo intervenuti abbiamo sempre fatto bene (si riferisce alle missioni internazionali cui ha preso parte, in Bosnia e in Somalia), pagando un prezzo alto, ma ne valeva la pena. Quello che deciderà il governo, troverà sempre i soldati pronti.
Qualcosa va fatto per salvaguardare la vita degli altri: troppo facile stare nel proprio paese e pensare che sia un problema lontano.

Nazareno Renzoni: l'iniziativa di renzi, nella questione libica, una mossa per evitare l'intervento militare. Un patto del nazareno con Putin: Marco Minniti sta seguendo questo dossier.
La Mogherini conta zero, conta solo Minniti.
Minniti è andato in Turchia a mediare. Putin vuole entrare nel business del petrolio. Vedremo.

Rula Jebreal: come è posizionato Putin nella nuova Libia?
Oggi il governo libico guarda al mondo in termini di cosa possono darci: le milizie del generale Haftar hanno compiuto crimini contro l'umanità.
Dopo il crollo di Gheddafi il governo che è subentrato ha distrutto quello che rimaneva dei servizi, dell'esercito e della giustizia. Oggi in Libia troviamo solo milizie armate che combattono tra di loro: ma per combattere Isis serve una risposta politica, un patto tra diplomatici.
L'errore in Libia è stato lo stesso fatto in Iraq: smantellare le strutture dell'esercito e della giustizia, che poi hanno ingrossato le fila dei terroristi e dell'Isis.

Ora c'è una grande confusione e lo stesso Renzi, anche quando è andato all'Onu, non ha mostrato la sua visione in termini di politica internazionale. Ha fatto solo uno spot e basta.

Marco Travaglio: un appello per una persona scomparsa. La Mogherini è stata vista per l'ultima volta questa estate a Bruxelles.


Da allora non ha dato notizie di se.
Altra scomparsa la civatiana Lanzetta: partita per la Calabria per dare una mano a Oliverio.
Ma la giunta calabra era composta da 4 assessori, tutti inquisiti.
L'importante è il gioco di squadra” dice la Mogherini.
Come con Barnier, il consulente di Juncker per la sicurezza.
Come Renzi e la sua tournè per la sicurezza in Europa.

Bertazzoni a Sirte.
Nella seconda parte del servizio si sono mostrati i due eserciti che si affrontano, accusandosi di essere i fiancheggiatori dell'Isis. In mezzo c'è il petrolio.
Non si conoscono le facce dell'esercito dell'Isis, ma si vedono sempre più bandiere nere appese ai palazzi: il responsabile della sicurezza di Sirte ha spiegato al giornalista che stanno trattando con Isis per evitare uno scontro.
Le infermiere filippine minacciate: “noi vogliamo solo lavorare, hanno sempre sparato qui, ma almeno una volta sapevano chi era il nemico. Ora appena esci di casa rischi di essere sparato”.

L'Isis sembra quasi un fantasma in Libia
Si capisce che c'è bisogno di un intervento politico dell'Europa. Peccato che la politica europea la fanno gli stati nazionali.

L'onorevole Quartapelle parla degli incontri bilaterali, del lavoro della Mogherini.
Votate domani per riconoscere la Palestina?” risponde Di Battista.
In Italia c'è sempre paura. La lobby delle armi ha paura dell'assenza della guerra. Tutte le scelte di politica, anche estera, dipende dai soldi e da interessi economici.

Il botta e risposta Quartapelle Travaglio

Anonymous: c'è un altro fronte della battaglia, quello che sta avvenendo sulla rete, dove l'Isis fa propaganda coi suoi video e coi suoi tweets.
Nella battaglia su internet un esponente di Anonymous ha spiegato i loro obiettivi: tagliare fuori dalla rete chi fiancheggia i terroristi, denunciando i profili, facendo degli attacchi mirati a siti.
Non risultano profili italiani, al momento.

E in Italia? La visione che abbiamo degli eventi in Siria e in Libia è limitata quasi solo alla questione dell'immigrazione: il problema sono i migranti e non si riesce nemmeno a mettere delle sanzioni per limitare il traffico di armi verso la Siria.

Nella seconda parte della puntata, sono stati trasmessi dei servizi sul traffico di essere umani gestito dalla mafia turca e sul business dei migranti.
I siriani in fuga che vengono sfruttati in Turchia e i centri di detenzione in Calabria: il servizio di Pablo Trincia e la confraternita della Misericordia in Calabria e a Lampedusa:


A Isola Capo Rizzuto, in Calabria, la confraternita della Misericordia gestisce il centro d’accoglienza più grande d’Europa. Prima il CARA di Isola, poi quello di Lampedusa: la rete delle Misericordie continua a vincere appalti. Un impero che nasconde, però, delle ombre. Una di queste si chiama: “Il Quadrifoglio”, la società di catering che fornisce cibo a entrambi i centri. Il proprietario è Pasquale Poerio, cugino di Fernando e Antonio, ex titolari della Vecchia Locanda, fornitrice per anni della Misericordia e chiusa, poi, per rischio di infiltrazione mafiosa. Oggi, nel Quadrifoglio, ci sono sempre loro. E quando chiediamo una spiegazione a Leonardo Sacco, vicepresidente della Confederazione Nazionale delle Misericordie, ci dice: “Non sono tenuto a rispondere a queste domande”

26 febbraio 2015

Chi conosce l'opera del TAV in val di Susa

Chi conosce l'opera del TAV in val di Susa non può che esserne contrario: non ci sono indicatori (o almeno dal mio punto di vista non ve ne sono) a sostegno di questa costosa e invasiva grande opera.
Costerà almeno 26 miliardi, da dividersi tra Italia e Francia, ma tutte e due le nazioni devono sottostare ai vincoli europei e non hanno soldi. I governi sperano allora nell'Unione Europea che però, prima di metterci dei soldi vorrà vedere le carte, vorrà controllare l'impatto ambientale, gli aspetti economici dell'opera.
E nell'attesa rimarrà ferma.
Il TAV rischia così di tramutarsi in un nuovo ponte sullo stretto di Messina.
Altra opera dalla dubbia utilità, perché basata su un progetto ambizioso e costoso, che non teneva conto delle condizioni a contorno. Come i rischi sismici, o le infiltrazioni mafiose (per usare un eufemismo).
Come per il ponte, andremo avanti per anni con lavori solo sulla carta e fare qualche buco nella montagna, facendo spendere una montagna di denaro pubblico ai cittadini italiani e francesi per molti anni. E ascolteremo le solite fastidiose giustificazioni.
L'opera si deve fare perché altrimenti si perde il treno del progresso.

L'opera si deve fare perché altrimenti ci sono le penali.

C'era una volta un candidato alla segreteria del PD che era contrario a queste grandi opere (come anche a toccare l'articolo 18): meglio le piccole opere di messa in sicurezza sul territorio, diceva. Opere che creano anche posti di lavoro sicuri.
Poi quel candidato ha fatto carriera ...

Sulla responsabilità civile (l'intervista al magistrato Anna Canepa)

L'intervista sul FQ al magistrato Anna Canepa di Mario Portanova: “Cannone puntato contro nuovi diritti”
“Il ministro Orlando dice che da oggi i cittadini sono più tutelati? Direi il contrario, sono meno tutelati da giudici meno sereni”. Anna Canepa, segretario generale di Magistratura democratica e consigliere della Direzione nazionale antimafia boccia non solo la nuova legge sulla responsabilità civile dei magistratiapprovata ieri definitivamente dalla Camera, ma anche il messaggio che manda: “Preocupa il segnale culturale e politico, come se il problema della giustizia italiana fossero i giudici, non la mafia e la corruzione”. 
Lei ha twittato: “Si realizza così il sogno di molti: una giustizia forte coi deboli e debole coi forti”. Che cosa intende dire? 
Il giudice starà più attento a dare torto alla parte più ‘forte’, quella dotata degli strumenti economici per affrontare un ulteriore giudizio contro chi l’ha condannata. Tutti si concentrano sui processi penali, ma il problema più grosso sarà sul civile, dove spesso ci sono soggetti piccoli che hanno subito un torto da soggetti grandi, come le aziende con i loro avvocati. E perché il giudice dovrebbe decidere seguendo una giurisprudenza innovativa, cercando soluzioni che sappiano dare tutela ai nuovi diritti, quando ha addosso i cannoni puntati di un’azione di responsabilità civile che non deve neppure più passare per un’udienza filtro di ammissibilità, come avveniva con la legge precedente? E’ quasi un quarto grado di giudizio. 
L’eliminazione dell’udienza filtro è uno dei punti centrali della riforma. Che cosa cambia in concreto? 
In tutti i processi, civili e penali, c’è una parte soccombente. E la parte soccombente cercherà sempre di adire a questa possibilità. Senza il filtro di ammissibilità, ora chiunque lo ritenga sarà incentivato a fare il ricorso, indipendentemente dall’esito finale che potrebbe avere.L’azione per la responsabilità civile può essere intrapresa anche durante le indagini, per esempio nel caso di un ordine di custodia cautelare che si ritiene infondato, anche se tutti i ricorsi previsti dalla legge hanno dato ragione al pm. A questo punto un indagato si troverebbe lo stesso pm come avversario in una causa civile, e magari chiedere di ricusarlo.La nuova legge non dice nulla su questo punto, dunque lo si vedrà nell’applicazione pratica. Ma certo che in un caso del genere può scattare la richiesta di ricusazione. Senza il ‘filtro’, una richiesta di risarcimento per responsabilità civile si traduce automaticamente nell’apertura di un procedimento. 
Quali sono gli altri punti che contesta nella riforma? 
La riforma amplia anche i casi nei quali il magistrato può essere chiamato a rispondere al “travisamento del fatto o delle prove”. Qui si va a valutare l’essenza stessa della giurisdizione, del lavoro del magistrato. Che quando decide deve essere indipendente obiettivo. 
Il ministro Orlando ha spiegato però che la riforma era necessaria, non solo per le richieste dell’Europa, ma perché in più di vent’anni la legge Vassalli aveva prodotto pochissimi risarcimenti. 
La richiesta europea è stata strumentalizzata. L’Europa chiedeva altro: la responsabilità dello Stato per la non applicazione del diritto comunitario. In Italia, a differenza che in altri paesi europei,  la responsabilità dei giudici esisteva già, così come la rivalsa dello Stato nei loro confronti in caso di condanna a risarcire. Poi i cittadini hanno altre risorse, come il risarcimento per ingiusta detenzione e la legge Pinto in caso di irragionevole durata del processo, sia penale che civile. Quanto ai numeri, ricordo che anche in Francia i casi di risarcimento si contano sulle dita di una mano: l’azione civile contro il magistrato non può essere la norma, caso mai l’eccezione. Il problema non è il filtro, ma andare a vedere quante richieste sono davvero fondate. 
Secondo lei c’è anche il rischio che i tribunali civili s’ingolfino di nuove cause? 
Questa è un’altra contraddizione del governo. Il nostro grande problema è il ritardo nel chiudere i procedimenti dovuto a un’elevata “domanda” di giustizia. Finora l’esecutivo si è adoperato per contenerla, ma adesso introduce un elemento che l’aumenta. In sintesi: davvero ora i cittadini sono più tutelati, come sostiene il ministro Orlando? Io direi meno tutelati da giudici meno sereni.

Lessico nazareno



Il patto del nazareno è un accordo tra furbi: non ha niente di un classico accordo politico tra leader di partiti.
Di mezzo ci sono solo accordi economici, interessi privati, salvacondotti per agibilità politiche che, in Italia, significa solo usare la politica per fare meglio i propri affari.
In questo patto del nazareno ci si parla così: io ti faccio una legge sul falso in bilancio e con le soglie di impunità per l'evasione, e tu mi appoggi la riforma costituzionale.
Tu mi tieni il brocio per l'elezione del presidente e io faccio finta di voler toccare la Gasparri.
Tu mi lanci un'Opa su Rai Way (strano, visto che il Tesoro ha detto di voler rimanere sempre con la quota di maggioranza) e io faccio finta di cadere dalle nuvole bloccando la tua manovra.
E nel frattempo si approvano le riforme tanto sognate dal centro destra berlusconiano: l'eliminazione dell'articolo 18, la responsabilità civile dei magistrati, il bavaglio per la stampa ..

Nei tempi in cui viviamo i due blocchi di potere che comandano in Parlamento (e su la stampa evita di fare il suo dovere di informazione) comunicano così.
Si deve fare la legge sul falso in bilancio? Il ministro Orlando dice che è pronta. E poi si fa melina in commissione.
Si deve fare la legge contro la corruzione? Sono tutti d'accordo, a parole. Ma poi è solo il M5S che approva un emendamento in commissione (che dovrà passare alle camere) per innalzare le pene.
Mentre il paese affonda, siamo qui a discutere ancora della solita guerra delle TV, dove tutti sono colpevoli oggi. Anche Bersani che ai tempi, non ha fatto nulla per risolvere la questione del monopolio televisivo. 

E' un gioco sulla nostra pelle: a Mediaset non interessa arrivate alla maggioranza. Il conflitto di interesse esiste già ora, per la posizione di Berlusconi come editore, come politico (e come condannato).

PS: e intanto l'ambasciatore USA alla scuola superiore di Pisa
“Sono essenzialmente due i principali problemi che tengono lontani gli investitori stranieri, e americani in particolare, dall’Italia: la lentezza del processo civile e la corruzione“.

25 febbraio 2015

La grande abbuffata dell'Expo

Expo è il più grande evento mediatico ed economico di quest'anno (che il presidente del Consiglio prevede come anno felix). Tema dell'expo dovrebbe essere “nutrire il pianeta”, ma il servizio di Presa diretta ci ha raccontato di come si sia (per ora) solo mangiato terreni agricoli (per non parlare delle strade e degli svincoli per le opere connesse).
Un diluvio di cemento su Milano: la parte edificabile dell’area Expo è di circa 500.000 mq, che si sommano ai 500.000 mq dell’area Cascina Merlata”.
Fino ad ora Expo è stato sinonimo di corruzione, di appalti pilotati dalla cupola, appalti finiti nelle mani della ndrangheta, delle promesse di posti di lavoro che poi si sono tramutate in lavoro volontario. Giovani sfruttati per pochi mesi col miraggio di un lavoro poi.
Ma poi potranno tenersi la divisa, assicura l'AD Sala.
L'immagine del paese si concentrerà su questo evento di cui il procuratore Roberti, nella relazione alla commissione antimafia, dice “Diverse commesse correlate ad Expo – si legge – sono state confezionate da una cupola, composta anche da personaggi già protagonisti della tangentopoli degli anni Novanta”.
E ancora
 “Alla data del 3 dicembre 2014 la Prefettura di Milano ha emesso 46 interdittive nei confronti di imprese risultate affidatarie di contratti e subcontratti riguardanti e connessi all’Expo, per un valore complessivo di 100 milioni”. Imprese del nord e del sud del paese, che hanno preso contratti per 100 milioni: qui non si parla più di infiltrazioni, le mafie sono ben radicate nell'economia da anni e hanno buoni rapporti col la politica.

I giornalisti del Fatto Quotidiano Gianni Barbacetto e Marco Maroni ci raccontano di questa grande abbuffata nel libro "Excelsior, Il gran ballo dell'Expo".

Tutto quello che non avreste mai voluto leggere e che in pochi raccontano, nel mondo dell'informazione.

  La scheda del libro sul sito di Chiarelettere:

LA VERA STORIA, I RETROSCENA, LE INCHIESTE GIUDIZIARIE, I SOLDI, GLI ARRESTI, I LITIGI, GLI STIPENDI DEI MANAGER, LA MAFIA, LA SPECULAZIONE, LE MAZZETTE, LE BUGIE... TUTTO QUELLO CHE NON SAPETE SU EXPO 2015

Benvenuti alla GRANDE ABBUFFATA dell’Expo, l’evento che dovrebbe cambiare faccia a Milano e innescare la ripresa italiana. Un’avventura che inizia nel 2008, poi tre anni persi a litigare su chi comanda e altri tre anni in cui si cerca di recuperare il tempo perduto e di disinnescare le inchieste che rivelano CLAMOROSI CASI DI CORRUZIONE.
Ecco la VERA STORIA, quella più visibile e quella segreta, dell’esposizione universale che si tiene a Milano dal primo maggio al 31 ottobre 2015. Il banchetto milionario che ha fatto felici centinaia di imprenditori e politici ma anche dirigenti corrotti, faccendieri, mafiosi.
CHE COS’È un’Expo? COME nasce Expo 2015? CHI sono gli uomini che la sponsorizzano? PERCHÉ Milano? PERCHÉ il sito espositivo è stato realizzato sulle aree al confine nordovest della città? QUANTO costa? CHI ci guadagna? E ancora, CHE COSA diventerà la grande area dell’Expo quando la manifestazione sarà finita? I soldi pubblici spesi per acquistarla saranno recuperati? La città avrà un lascito per il futuro o l’Expo si trasformerà nell’ennesimo quartiere abbandonato, nell’ennesima COLATA DI CEMENTO?
Nel libro trovate le risposte, i numeri e tutte le operazioni immobiliari realizzate, la malagestione del sindaco Moratti, le pezze di Pisapia, i conti in rosso di Formigoni. Un racconto documentatissimo e appassionato. Una storia italiana.

I pretesti di lettura:
9 milioni di euro spesi per conquistare i voti per Expo: 265.000 euro per «eventi e manifestazioni» durante la visita degli ispettori, 244.000 euro per «ospitalità», altri 244.000 per «materiale promozionale».
Al 31 gennaio 2015, sono 18 le persone arrestate.
Eataly di Oscar Farinetti ottiene senza gara la gestione di 2 store e 20 ristoranti. I ristoranti saranno gestiti a turno, un mese ciascuno, da 120 ristoratori italiani scelti a insindacabile giudizio di Farinetti.
I terreni dell’Expo sono agricoli, valgono 20 euro/mq. Expo li acquista a 150 euro/mq. Cercherà di rivenderli a 300 euro/mq.
Nel 2006 Fiera Milano chiude con un buco di 22 milioni di euro. Negli anni la situazione non migliora, i conti sì: i terreni Expo, comprati nel 2002 a 14 milioni, nel 2009 sono messi a bilancio per 50,8 milioni.
Per la curatela e la direzione artistica della mostra Arts & Foods, prevista dal 10 aprile al 1° novembre 2015 alla Triennale di Milano, al critico Germano Celant vanno 750.000 euro.
Per la Fondazione Alliance for Africa si promettono fino a 100 milioni di euro. Sono stanziati 775.000 euro, ma solo un progetto viene realizzato: la ristrutturazione di una scuola ad Accra. Costo 200.000 euro.
Posti di lavoro scomparsi: nel dossier del Comitato di candidatura si parla di 70.000 posti di lavoro. Secondo una stima sindacale sono meno di 15.000.
Sulla poltrona di amministratore delegato dell’Expo si siede prima Lucio Stanca, 14 mesi per 450.000 euro; poi Giuseppe Sala, 430.000 euro all’anno.

Il nazareno e vivo e lotta insieme a noi


Dopo la fusione Mondadori - RCS, l'acquisto delle torri Rai way da parte di Mediaset.
Perché è colpa dei sindacati, dell'articolo 18, delle ferie dei magistrati, ricordiamocelo.
Questo dice la narrazione.

Certo, poi la realtà è questa, dei conflitti di interesse.
Ma quale imprenditore verrebbe a lavorare in Italia in questi settori? Chi punta alla roulette sapendo che la fiches è truccata?

PS: il FQ si parla delle azioni di Rai way rastrellate a gennaio: qualcuno sapeva della vendita?
Abbiamo un altro caso Banche popolari?


Un altro tassello

Con la legge sulla responsabilità civile dei magistrati (sempre indiretta, ma con soglie di risarcimento più alte e senza nessun filtro preliminare) un altro tassello del piano di rinascita nazionale della P2 si realizza.
Dopo il lavoro complicato sui sindacati (per dividerli e togliere loro ogni diritto di veto), sul lavoro, sul controllo dell'informazione, sullo svuotamento del parlamento (che ratifica i decreti del governo).
Gli effetti della responsabilità civile non si vedranno subito e per molti è semplicemente una regola di civiltà: anche ieri sera Mentana su La7 la commentava dicendo che ce lo chiede l'Europa.
Forse l'Europa ci chiede di tutelare meglio i cittadini di fronte ai casi di malagiustizia (come di fronte ai casi di malasanità), di certo di questa nuova norma ne potranno approfittare in tanti, per rivalersi nei confronti del pm che ne ha chiesto l'arresto, del gip che l'ha validato ..

Basta avere soldi per pagare gli avvocati che fanno i reclami: gli articoli della legge sono fatti proprio per essere interpretati, “travisamento”, "dolo", "colpa grave", "negligenza", "violazione manifesta della legge".
Potrebbero intasarsi i tribunali, rendendo la macchina della giustizia ancora più lenta.

Come per articolo 18, sindacati, riforme istituzionali, legge elettorale, questo governo sta realizzando tutti i sogni irrealizzati dai precedenti governi di centro destra.
Ieri sera la senatrice Puglisi rinfacciava a Toti (l'ex alleato del nazareno) tutte le riforme fatte da Renzi, che ha pure preso il plauso di Ocse e Confindustria.
Mica le avete fatte voi ste riforme, sembrava dire al consigliere politico di B.
Noi siamo veloci, noi non ci facciamo fermare da nessuno.
Nemmeno dalla consulta che pochi mesi fa aveva ribadito la necessità dell'udienza filtro per i reclami dei cittadini contri i magistrati.
La stessa che aveva bocciato pure il porcellum, nella parte che toglieva il diritto di scegliere i candidati.

24 febbraio 2015

La monetizzazione dei diritti

Riporto un pezzo dell'intervista del segretario CGIL Camusso a La Repubblica domenica scorsa: si parla di jobs act (il giorno atteso da anni ....), di posti di lavoro e di articolo 18.
Laddove si stabilisce che un comportamento pur illegittimo (il licenziamento senza giusta causa), viene legalizzato o meglio, monetizzato.

Parleremo del Nuovo Statuto. Renzi, intanto, ha detto che quella di venerdì è stata una “giornata storica” con l’abolizione dell’articolo 18 e la cancellazione delle false collaborazioni. Lei condivide? 
« Ahimè si. È stata una giornata molto negativa per le decisioni prese, per la filosofia che si è affermata, per il rapporto che si è stabilito con il Parlamento. Per i diritti, per i Lavoratori, per i giovani è una giornata da segnare in nero, mi auguro che sarà al più presto cancellata . Eppure, nel decreto c’è scritto che “il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato costituisce la forma comune di rapporto di lavoro». 
Non è la richiesta della Cgil? 
«Certo, ma quello che hanno realizzato non è un contratto a tempo indeterminato. Per noi il rapporto di lavoro porta in sé le tutele e il riconoscimento delle libertà dei lavoratori. La monetizzazione crescente non è un rapporto di lavoro nel quale si realizza la libertà del lavoratore. C’è piuttosto lo stato di perenne condizionamento, la costituzione di uno stato servile e non paritario». 
Lei parla di uno stato “servile” del lavoratore perché è stato abolito il diritto al reintegro. Ma l’articolo 18 si applicava e si applica ai lavoratori già assunti solo nelle aziende con più di quindici dipendenti. Tutti gli altri sarebbero già oggi in condizioni di servilismo? 
«La questione, come abbiamo sempre detto e come ha sempre affermato la giurisprudenza, è l’effetto deterrente che l’articolo 18 dispiegava non mi puoi licenziare ingiustamente perché mi posso difendere. Ora, con la stessa filosofia della soglia del 3 percento per  l’evasione fiscale, si stabilisce che è accettabile un comportamento anche se illegittimo. Questa sì è davvero una rivoluzione o meglio una contro-rivoluzione. Ed è contro i soggetti più deboli». 
La tesi del governo è che il superamento dell’articolo 18 toglie ogni alibi alle imprese e dunque offre più opportunità di lavoro ai giovani. Non vale la pena accettare meno diritti e più lavoro? 
«Ci sarebbero più opportunità di lavoro se qualcuno si occupasse di creare lavoro. E’ che nessuno lo fa. Rimane sempre lo stesso bacino di tre milioni di disoccupati e del 40 percento di giovani senza lavoro. Se solo si sbloccasse quella follia della legge sull’età pensionabile si determinerebbero 400 mila assunzioni senza bisogno di falcidiare i diritti, demansionare i lavoratori e creare precariato mascherato. Renzi sbandiera il vessillo del primato della politica e poi delega tutto alle imprese». 
E se fosse vero che con il decreto 200mila finti collaboratori saranno assunti, come ha detto Renzi, con un contratto a tempo indeterminato? 
«Ecco: questo è il tipico modo di costruire una notizia Tutti danno per scontato questa operazione ma nessuno andrà a verificare cosa, come e se si realizzerà. Ad esempio, dove sono i vincoli c h e permettono a un giovane collaboratore di chiedere la trasformazione del suo contratto? Non c’è niente. E in più tutti i contratti precari escono indenni dal decreto».

Noi non siamo la Grecia

Magari è solo fantascienza, promesse che non verranno mantenute. Ma se il governo greco dovesse riuscire a portare avanti il suo piano per dare la caccia al nero e ai privilegi (i patrimoni che finora non sono stati toccati dal fisco, la corruzione, gli evasori), forse saranno loro a dire "ma noi non siamo l'Italia".
Noi non siamo l'Italia, il paese dove si fa l'accordo con la Svizzera rinviato da anni (lo aveva promesso B. nel 2013 e con quello ci avrebbe pagato l'Imu) dopo che i grandi capitali se ne sono andati via. E per quello che vogliono nascondersi ci sono sempre le fiduciarie.

Noi non siamo l'Italia dove le priorità sono le ferie dei magistrati e la loro responsabilità civile.
O l'eliminazione dell'articolo 18, il demansionamento, i licenziamenti collettivi. Che sulla stampa amica stanno già attraendo investitori e portando ad assunzioni, anzi ad ondate di assunzioni. 
Bruno Anastasia, presidente di Ires Veneto che l'ha pubblicata su La Voce.info del 4 novembre scorso: "Possiamo stimare un ammontare di assunzioni incentivabili vicino a un milione, al netto di possibili assunzioni aggiuntive dovute all'impatto della congiuntura economica". 
Siamo il paese dove la politica promette il daspo per i corrotti, che qui inquina poi deve pagare le bonifiche.
Dove si fa lotta dura alla mafia, senza quartiere.
E poi si sfornano leggi come il 416 ter sullo scambio politico mafioso che è un'arma spuntata per i magistrati.
L'auto-riciclaggio che non condanna chi auto gode dei soldi riciclati.
L'ilva di Taranto salvata con soldi pubblici mentre quelli dei Riva stanno al sicuro.
La legge contro la corruzione, contro gli ecoreati (Eternit, la discarica di Bussi, la terra dei fuochi), per la trasparenza dei bilanci dei partiti, rimangono ferme in Parlamento. Altre sono le priorità.
Volete mettere con la fine del bicameralismo o con la cancellazione delle province?
O meglio, con la trasformazione del Senato e delle province in organi di non eletti e dalle funzioni poco chiare.
Vogliamo spezzare le reni all'Isis, ma non riusciamo a spezzare nemmeno le reni alle auto blu o ai vitalizi dei condannati.

Noi non siamo la Grecia. E loro non sono l'Italia: dove un non eletto a capo di un partito di non iscritti può prendere in giro un segretario di un sindacato che non è finanziato con cene eleganti. 

23 febbraio 2015

Fanghiglia

Landini non rappresenta più nessuno perché sciopera da solo.
Landini e la Fiom hanno perso le loro battaglie.
Landini ora si butta in politica.
Possiamo riassumere in poche frasi tutto gli articoli che commentano il botta e risposta tra il sindacalista e il premier che spesso parla anche tramite la stampa amica.
Peccato che sugli scioperi indetti pesi la spada di Damocle dei nuovi contratti e della riforma del lavoro. Che non lasciano molti diritti alle tute blu. Che a Pomigliano dove han scioperato in cinque, la Fiom sia stata discriminata.
Peccato che Renzi le sue battaglie le abbia vinte alleandosi col nemico, E, come Landini, è un leader non eletto.
E che certi titoli, per quanto mi riguarda, siano un po' "fanghiglia".

Perché la battaglia per Taranto non è stata vinta. Anzi.
Perché la battaglia per le scuole più belle, come ha raccontato Presa diretta, è ancora da combattere e non si capisce con quali soldi.
Perché aspettiamo con ansia i numeri strepitosi del jobs act, il milione di posti di lavoro. 
Perché nel frattempo, il sistema criminale sugli appalti continua e chi inquina continua a non pagare. E la gente ad ammalarsi.
Ma, si va tutto bene madama la marchesa.

Presa diretta – sblocca Italia

Per parlare dello Sblocca Italia e dei rischi connessi con questa legge, la puntata di Presa diretta è cominciata con la manifestazione a Potenza del 4 dicembre 2014: tante persone assieme per protestare e dire no a nuove trivellazioni petrolifere. Hanno assediato il palazzo della regione, affinché impugni l'articolo 38 dello Sblocca Italia di fronte alla Corte Costituzionale.
L'articolo stabilisce che le trivellazioni sono opere di interesse strategico su cui le regioni non si possono opporre: l'assemblea ha però respinto la proposta di impugnazione, per la piazza una sconfitta.

Val d'Agri, centro dell'Eni: in Basilicata si estrae l'80% del petrolio italiano e qui c'è l'impianto di stoccaggio più grande d'Europa.
Felice Santarcangelo, ambientalista, spiega cosa succederà con lo sblocca Italia: il 70% della Basilicata sarà coperta da estrazione, tutte zone dove ci sarà una sola concessione e dove il governo deciderà. Da solo senza consultare le regioni (o senza tenerne conto le obiezioni).
La legge Sblocca Italia è passata a colpi di fiducia: a favore hanno votato Pd, NCD e SC, contro tutte le opposizioni.
Si prevedono 3,9 miliardi per le opere, norme per rendere più veloce l'approvazione dei lavori.
Il governo sostiene che farà ripartire opere già finanziate, che si creerà 348mila posti di lavoro, con un risparmio per la bolletta per gli italiani di 200 miliardi.
Ma in questi numeri, da verificare, non ci sono i costi ambientali.

Il video di operai che lavorano a Viggiano, al centro di stoccaggio Eni mostra delle fiammate che si alzano alte: si sono susseguite per tutto l'anno, sono fiamme che escono dalla fiaccola di sicurezza che indica una anomalia.
Non c'è da scherzare: la relazione dell'UNMIG ha rilevato criticità nell'impianto, e anche errori umani. Anche il presidente Pittella, che comunque è favorevole alle trivelle, dopo le anomalie di Viggiano ha chiesto dei controlli aggiuntivi e di visionare tutti i cv dei dipendenti dell'Eni nell'impianto.
Il comunicato dell'Eni parla di una errata manovra e che tutto è avvenuto in sicurezza: ma gli operai parlano di straordinari, di tecnici che lavorano anche 12 ore.
Tutto a norma, questi sono i contratti stabiliti dall'Eni con i contractor del petrolio.
Il centro di stoccaggio è rimasto chiuso, ma ora si parla di un suo ampliamento: altri ettari di territorio saranno comprati dall'Eni per costruirci impianti.
Dammarco è il giornalista autore del libro “Trivelle d'Italia”: racconta che l'Eni ha comprato i terreni a prezzi maggiorati, per comprare anche il silenzio dei contadini. Alcuni dei quali avevano denunciato l'Eni nel 2006.
Gaetano Sassano è un allevatore che non ha venduto: i suoi terreni sono vicini agli impianti e ha denunciato più volte l'azienda, per le emissioni notturne di gas, che avrebbero causato la morte dei suoi animali.
Ma anche malformazioni natali di vitelli e agnelli: se succede qualcosa ai pozzi, agli impianti?
Nessuno ha spiegato nulla a contadini e allevatori.
Il comune riceve 18ml di euro dall'Eni, un prezzo alto perché da qui passa il 70% della produzione di tutta la Basilicata: ma l'Eni non ha creato molti posti di lavoro e ricchezza per la gente, che è costretta a vendere campi per i timori legati ai pozzi di estrazione.
I sindaci della Val d'Agri hanno criticato lo Sblocca Italia: “siamo un puntino per Roma”, dicono. Decide tutto Roma che non conosce il territorio: qui non sanno quale sarà il futuro del centro oli, dove si prendono decisioni che scavalcano le amministrazioni locali, e questo non va bene quando si parla di sicurezza. Chi si prende la responsabilità?

Invaso del Pertusillo: alcune immagini amatoriali del lago artificiale mostrano la moria di pesci. Le acque sono state analizzate e le analisi mostrano alte concentrazioni di idrocarburi.
Anche nei sedimenti altri idrocarburi, oltre la soglia: attorno alle sponde del lago ci sono i pozzi e questo indicherebbe un'alta correlazione tra inquinamento e le attività di estrazione del petrolio.
Si parla anche di episodi di sversamenti nel lago.
Nel 2004 c'era un documento ufficiale della regione dove ci si chiedeva come mai le acque dell'invaso erano inquinate, temendo un legame con le attività estrattive. Ma è rimasto lettera morta.
Vicino al pozzo riempito di acqua “sporca”, si trovano sorgenti di acqua che puzza, sporca, con bolle di gas. Sali, cloruri, metalli: sono i residui delle attività petrolifere.
Attorno a queste sorgenti non cresce erba, in zone dove i contadini vorrebbero fare agricoltura ecologica e la regione non elargisce i contributi per l'agricoltura ecologica.
Anche qui, Eni nega relazioni tra gli inquinamenti del pozzo Molina 2 e la loro attività.

Le autorità di controllo, spiega il servizio, erano impreparate a gestire il petrolio: “qua ci sono teste di cazzo che non vogliono fare niente .. che si sentono figli della politica” dice un impiegato dell'Arpab. Speriamo che oggi l'Arpab sia più pronta a gestire i controlli.

Se andassero in porto tutte le richieste di estrazione fatte, coprirebbero il 77 % del territorio: è normale essere preoccupati delle conseguenze sulle falde acquifere e sui terreni.

L'acqua serve nel processo di produzione del petrolio (un litro di petrolio richiede 8 litri di acqua): tanta acqua che va poi depurata. Serve sia quando si scava il pozzo, sia quando viene mischiata a solventi, per il distacco del petrolio dalle rocce, perché all'interno dei giacimenti il petrolio è associato a grandi quantità di acqua. Le acque di produzione contengono però residui spesso tossici.
La Basilicata è un serbatoio di acqua per tutto il sud, Campania e Puglia comprese: acqua che arriva poi nelle case.
A Pisticci le acque vengono depurate in enormi vasche, costruite dall'Enichem: qui atterrava con l'aereo Mattei. Del suo sogno non è rimasto niente, a parte la Tecnopart.
A fine novembre nell'acqua sono state trovate concentrazioni alte di inquinanti radioattivi, in seguito calate. Il senatore Mucchetti, che ha visitato il paese e ascoltato le lamentele dei cittadini: tutte le persone raccontano di tumori, malattie, gente che è morta e di molti se ne sono andati. La proposta è stata quella dello spostamento del villaggio, perché qui non siamo a Tamburi, il quartiere di Taranto.

Grazie allo sblocca Italia, all'articolo 18, si permetterà all'eni di iniettare le acque delle estrazioni in un un pozzo non utilizzato, anche se è in una zona sismica e anche se c'è rischio che inquini la falda. Perché il petrolio è una risorsa strategica. Ma anche l'acqua sarebbe una risorsa strategica.
Il governatore Pittella, di fronte a Procaccianti, assicura che non ci saranno nuovi pozzi senza accordi con la regione. Niente raddoppi in Basilicata, dunque: se troviamo inquinanti, io chiudo, dice.
Già sette regioni hanno impugnato lo sblocca Italia di fronte alla Corte Costituzionale (e la Basilicata no).
E in Val d'Agri cresce il timore per la salute: si parla solo del versante economico, ma nessuno fa studio epidemiologici in regione.
Il medico di Viggiano, Mele, farà uno studio sulla popolazione per capire l'impatto degli impianti: impatti sulle malattie respiratorie e tumorali. Qui le malattie aumentano, mentre nel resto d'Italia stanno calando. E questo non si spiega, visto che è una regione a bassa industrializzazione.

Renzi va avanti sulla sua strada: “siamo in una crisi energetica e abbiamo tanto petrolio in Sicilia, per problemi ambientali allora mi dico, perderò qualche voto”. Lo diceva in una fabbrica di Brecia.
Renzi non si fa spaventare da “tre, quattro comitatini”: tra questi anche Greenpeace Italia. Che come Legambiente e WWF, si è opposta a questa legge.

Le trivelle in Sicilia: cosa faremo in caso di disastro, si chiedevano in uno spot di Greenpeace, Ficarra e Picone. A Roma sono arrivate 14 nove richieste per cercare nuovo petrolio sul mare della Sicilia: di fronte a Licata e Gela, davanti alla Scala dei turchi, davanti la villetta di Montalbano, tanti nuovi pozzi offshore per l'estrazione .
Anche nel paese di Scicli, altro set delle serie di Montalbano, ci saranno nuove perforazioni. A Sciacca, al largo delle coste, tre richieste per permessi di ricerca.
L'insieme delle richieste sommano ad un'area pari alla metà della Sicilia: tutti richieste che hanno 180 giorni per essere valutate, ma in 180 giorni non si riesce a fare una seria valutazione di impatto ambientale. In alcune delle richieste poi, le aziende hanno pure sbagliato ad indicare il luogo dell'estrazione, Monopoli anziché Sciacca e al ministero non se ne sono accorti. E questo fa molto riflettere.
Diversamente da quanto promesso dal governo, la documentazione relativa alle richieste è difficile da reperire sul sito dei ministeri, ambiente e sviluppo. E i siti dove si vorrebbe far partire le ricerche sono in zone a rischio, per attività vulcaniche.
Domenico Macaluso è un ricercatore oceanografico, ha scoperto il vulcano sottomarino sotto Sciacca: nelle sue ricerche ha trovato diversi altri vulcani sottomarini attivi: in una zona interessata da sisma sottomarini, si sta trivellando per estrarre petrolio.
Il 29 maggio del 2006, a Giava, dalla terra esce una colata di fango che sommerge tre villaggi, uccide 14 persone. Un'eruzione correlata alle perforazioni per la ricerca del gas: l'esplosione della sacca di gas dicono gli scienziati, è legata alle estrazioni.
Al giornalista, Macaluso dice che è folle e criminale fare ora queste trivellazioni: ora che è accertata la presenza di vulcani di fango .
L'industria del petrolio in Sicilia è favorevole allo Sblocca Italia, specie per la norma sui 180 giorni per una autorizzazione.
Crocetta ha fatto un suo Sblocca Italia, un accordo personale con le aziende del petrolio, in cui garantisce loro niente cambi di legge in materia, in cambio del mantenimento in vita dell'impianto di Gela.
I posti di lavoro in cambio delle trivellazioni: eppure Crocetta aveva firmato un appello di Greenpeace, contro nuovi impianti nel canale di Sicilia.
Se succede qualsiasi incidente, come nel golfo del Messico? Non abbiamo mai avuto alcun incidente, dice il presidente.

Di certo ci sono le persone morte per tumori: è l'elenco di don Palmiro Prasutta ad Augusta, in un territorio pieno di imprese che lavorano col petrolio.
Imprese che sono anche cause di centinaia di morti: una strage nel silenzio delle istituzioni. Sono aumentati anche gli aborti terapeutici. Un genocidio, dice don Palmiro.
Le istituzioni lo sanno, ma c'è silenzio, perché lo Stato vede in Augusta solo l'introito economico per il petrolio. Per noi lo stato è una madre assassina: le aziende ci danno il pane, ma è un pane avvelenato.
Attualmente almeno la metà della popolazione di Augusta muore di cancro: siamo arrivati a settecento casi. Ma allo stato interessano solo i soldi, non la nostra salute.

L'appello degli scienziati, contro lo Sblocca Italia.
Energia per l'Italia si chiama la lettera che 22 ricercatori hanno scritto al governo, Danilo Procaccianti ne ha intervistati due: al giornalista dicono che questa strategia è una rimasticazione del passato, una politica energetica che è la stessa di Enrico Mattei, di 50 anni fa. È questo è strano per un governo che si dice orientato al futuro.

Cosa c'è rimasto da sfruttare nel settore degli idrocarburi? Di gas ne abbiamo per 20 mesi, di petrolio per 32 mesi, altro che indipendenza energetica. I numeri sono questi: le riserve di idrocarburi sono scarse, non a lungo termine.
Le aziende che estraggono il petrolio versano i soldi delle royalties allo Stato: 400 ml di euro, su 7 miliardi di valore (per i barili estratti). Ma allo stato sono arrivati solo 20 ml di euro e 180 ml di euro alla Basilicata.
Gli idrocarburi sono una ricchezza del paese di cui beneficiano però solo le aziende private: perché in Italia abbiamo le concessioni più favorevoli alle aziende.
In Italia non ci sono canali di comunicazione tra gli scienziati e i politici: la lettera dei 22 ricercatori non ha avuto risposta.
E poi c'è anche un discorso ambientale: l'uomo sta consumando il pianeta su cui vive e si dovrebbe spostare su energie diverse, come il solare.
In Italia il 40% dell'energia arriva dalle rinnovabili, di questo il 10% dal solare: il governo dovrebbe puntare sulle rinnovabili e non sugli idrocarburi. Come lo sblocca Italia.
Dobbiamo utilizzare le risorse rinnovabili che abbiamo: sole, vento e acqua.

L'intervista al viceministro De Vincenti: siamo d'accordo con le indicazioni degli scienziati, ma non è vero che la strategia non punta a ridurre le emissioni.
Con lo S.I. puntiamo sull'efficienza energetica e sulle rinnovabili: purtroppo nel periodo di transizione dobbiamo puntare ancora sul fossile, le cui riserve non sono infinite.
Riassumendo: nel frattempo buchiamo la Basilicata, riduciamo forse le bollette energetiche, e poi forse ci preoccuperemo dei rischi ambientali. Come quelli nel lago del Pertusillo.
Le bonifiche le faremo fare a chi ha inquinato, dice il ministro.
Nel paese dei Riva e dell'Ilva?

E sul rischio delle perforazioni al largo delle coste siciliane, dove ci sono vulcani? “Dove abbiamo autorizzato non ci sono vulcani”. E se dovesse essere scoperto poi?
Lo S.I. Prevedere per la Basilicata dei soldi in più: sono le royalties fuori dal patto di stabilità, si parla di circa 250 ml.
Ma quanto vale il patrimonio della Basilicata? Immensamente di più.
Dobbiamo per forza scegliere tra natura e petrolio?

Ci sono poi opere utili che aspettano anni per essere completate: come il canale tra Padova e Venezia: salverebbe la laguna in caso di acqua alta.
Un canale fluviale di 27 km che dovrebbe unire Padova e Venezia: il cantiere inizia nel 1963, ma nel 1981 tutto si ferma. Uno spreco di risorse pubbliche incredibile.
Un'opera necessaria: il porto fluviale dell'idrovia doveva collegare l'interporto di Padova a Venezia, le merci sarebbero dovuto essere trasportate su delle chiatte, liberando il traffico sulle strade.
È la stessa soluzione che veniva adottata ai tempi della Serenissima, quando si bonificavano fiumi, si costruivano canali e la loro rete commerciale fluviale arrivava fino a Milano.

La via fluviale sul Brenta è un percorso che permette di visitare le ville venete che qui si affacciano: si arriva fino alla Laguna, fino a Venezia.
Una volta i barcai portavano merci fino alla Lombardia: se la politica avesse mantenuto le promesse, avrebbero continuato a lavorare con le merci.
Ma la politica ha deciso di puntare sulle strade, sul cemento: se il canale tra Padova e Venezia fosse stato completato non avremmo più traffico sulle strade e nemmeno più gli alluvioni dei fiumi Brenta e Bacchiglione.
Alluvioni generati dalla scarsa cura degli argini dei fiumi, che ha messo in ginocchio l'economia di Padova e Vicenza, un danno stimato in 600 ml di euro.
L'idrovia Padova Venezia avrebbe fatto da scolmatore: non avremmo avuto i morti, i danni per milioni di euro ….

Oggi, per terminare l'idrovia la regione ha stanziato 1 ml di euro, ma solo per uno studio preliminare. Nel frattempo la regione ha stanziato altri milioni per una superstrada a pagamento, una camionabile che è il prolungamento del raccordo a Padova. Altro cemento, costruito dal consorzio Grap Spa.
Una camionabile perfettamente bipartisan: il presidente della Grap Spa era Brentan (arrestato per l'inchiesta sul Mose), il vice era Baita (anche lui coinvolto nel caso Mose dove ha patteggiato una pena di 22 mesi).

Su quest'opera si scontra la politica regionale e quella locale: sindaci dei comuni su cui dovrebbe passare la camionabile protestano da anni, perché il progetto restringerebbe il canale, che poi non servirebbe nemmeno per fare da scolmatore.

Uno dei sindaci della zona, di fronte al giornalista di Presa diretta, dice “io credo che i politici siano in malafede .. e questo è un problema della politica veneta”.