24 dicembre 2014

La via dell'Italicum

Esiste una cosa chiamata democrazia, che sarà pure un sistema imperfetto ma al momento è il migliore modello (come diceva Churchill). E poi esiste qualcosa d'altro, che non è democrazia: è quando due politici, nessuno dei due eletti, si ritrova al chiuso e decide quella che è la futura linea politica. Come riformare la legge elettorale, come riformare gli assetti istituzionali, cosa deve esserci nella riforma della giustizia e cosa no. Quali i nomi papabili per le future nomine.
E dire che questa riforma, decisa al chiuso, da non eletti, senza coinvolgere elettori e Parlamento, è intoccabile. Minacciando, blandamente prima, i contrari, che vengono derisi, messi all'indice, ridicolizzati.
Gufi, vengono chiamati.
Quando poi alla fine, questo governo è gufo di se stesso:

Questa è la via dell'Italicum, della riforma delle province, del Senato, del lavoro. Prendere o lasciare. Riforme da sbandierare per darsi il merito del fare. Non importa che la legge elettorale (nelle varie versioni uscite) sia peggiorativa e non consenta la scelta dei candidati. Che la riforma delle province provochi esuberi, crei un buco di competenze che nessuno (comuni e regioni) vuole assumersi. Che la riforma del lavoro è una scatola vuota, basata sui principi di Confindustria, con tante promesse e poche certezze.
Ieri sera Delrio cercava di convincerci che queste riforme, che tolgono l'articolo 18, “sono battaglie storiche che la sinistra ha fatto”.
Ecco cosa succede quando si abbandona la base del partito, la gente che scende in piazza a protestare, quelli che occupano le fabbriche per impedire la chiusura.
La professoressa Lorenza Carlassare durante la trasmissione “di martedì” lo ha spiegato in modo chiaro:
"L'idea in sé delle riforme non mi dispiace. Ma non mi piace l'approccio di calo di democrazia e costituzionalismo".
Democrazia in senso di partecipazione, condivisione, trasparenza. E questo vale anche per il movimento di Grillo.


La Costituzione è oggi tradita per la sperequazione dei redditi, da leggi e regolamenti che permettono l'evasione, che lasciano impuniti i corrotti. Soldi rubati all'istruzione, alla sanità pubblica.
Da una parte le tasse fatte pagare ai genovesi, dall'altra la sanatoria per le società di giochi online.
Da una parte le grandi opere che sono diventate una grande abbuffata, dall'altra i patteggiamenti facili.
Da una parte un decreto sul lavoro, valido fin da subito, dall'altra una legge contro la corruzione che dovrà prima passare in aula. La corruzione che è “poltiglia morale”, per usare le parole dello scrittore Gianrico Carofiglio.

Non è un caso se in un periodo di tensioni come questo riescano fuori groppuscoli di estrema destra: “il momento storico è propizio” diceva al telefono gli ordinovisti 2.0.
Di nuovo non c'è nulla: la via dell'Italicus (non la legge, ma il treno) è quella buona per cambiare asse politico al paese.
Come già successo nel passato. Proprio per questo bisogna stare attenti allora a dare paternità di terrorismo a certi episodi, come gli attentati di Bologna ieri.
Abbiamo già vissuto la teoria degli opposti estremismi che alla fine ha portato alla stagnazione della classe politica, impedendone il ricambio.
E invece ci sarebbe bisogno di dare aria, di aprire le stanze, le discussioni.
La nostra storia, come ha spiegato sempre ieri sera Carlo Lucarelli è già piena di misteri, che poi in realtà sono dei segreti, perché la verità sta scritta da qualche parte.
In un giallo, spiegava lo scrittore, se il detective si mette a cancellare le impronte dell'assassino, il lettore pensa che stia dalla parte del crimine.
Nella nostra storia è successo questo: perché ci sono stati i depistaggi (Bologna, le bombe di piazza Fontana, piazza della Loggia..), perché parte dello stato ha aiutato i criminali?
Perché qualcuno che sta in alto e tiene le fila di tutti i pupi, ha deciso che le istituzioni così come sono non vanno più bene?

Questo il vero segreto.  

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