13 maggio 2014

Shale gas, Expo e altre disgrazie

Lo shale gas o gas di scisto è un'opportunità per avere energia a basso costo (e creare posti di lavoro) oppure un rischio per la nostra salute (e per le finanze, visto che si parla di una futura bolla visto l'interesse delle banche)? Se avete visto il servizio di report sullo shale gas, estratto con la tecnica del fracking (dove si frantumano le rocce iniettando acqua in pressione) un'idea ve la sarete fatta. In America Obama sta puntando molto su queste estrazioni portate avanti anche grazie a consulenti italiani come Maugeri, ex dir. Eni. L'esperienza se la stanno facendo adesso, sulla pelle della gente. Hanno trasformato il paese in un gruviera perché i pozzi per lo shale durano solo un anno, ma lì però ci sono zone scarsamente popolate. In Europa e in Italia il territorio è più abitato con l'aggiunta del rischio sismico. Possiamo permetterci questo rischio?

In Emilia dopo il terremoto del 2012 che fece 47 vittime, partì uno studio sulla correlazione tra le scosse ed estrazione del petrolio con questa tecnica. Il rapporto è rimasto nel cassetto di Errani per mesi, finché una fuga di notizie non ha portato alla pubblicazione di un articolo su Science. Il rapporto non accerta ma nemmeno esclude la correlazione, questo dovrebbe essere sufficiente a spegnere gli entusiasmi dei politici che hanno sposato la causa. Beata ignoranza. Si faranno studi più approfonditi sui rischi? Si lasceranno le imprese libere di trivellare e bucare i nostri fondali e la nostra pianura Padana (per sperimentare, dicono)? Il fracking ha altri effetti collaterali: inquinamento delle falde, acqua che esce dai rubinetti che puzza e si incendia. Vicino ai pozzi non si può più coltivare per i rischi alla salute e nemmeno accendere fuochi, per le perdite di metano (e il rischio incendio). I liquidi sparati sotto terra contengono sostanze chimiche (che non sempre le società di estrazione dichiarano al pubblico). Sono liquidi che entrano in contatto con le falde.

C'è anche la questione dei siti di stoccaggio, coi depositi sotto terra che vengono riempiti e svuotati periodicamente. Ci sono rischi se queste operazioni sono fatte in zone sismiche? Si faranno studi pubblici? In America la gente si è riunita e ha bandito il fracking in molte contee e negli stati di California e New York.
In Italia passa tutto sotto silenzio,  ci troviamo in mezzo alla guerra del gas tra Usa e Russia. Potrebbe essere la volta buona per rivedere i contratti capestro con Gazprom e puntare sulle rinnovabili.
Quelle energie che si sono presi gli incentivi che sono finiti agli amici degli amici e alle mafie.
Il punto è che, ancora una volta, la politica anziché svolgere il ruolo di controllore, in difesa degli interessi del paese, farà il ruolo del tifoso. Che ci sia l'eni o lo shale gas americano che l'enel ha comprato per il 2018. A che prezzo? Non è dato sapere.
LEONARDO MAUGERI – EX ENI – HARVARD UNIVERSITY
Nello Shale lei deve perforare 1000 volte il numero di pozzi che deve perforare nell’attività del petrolio e del gas convenzionale. Lei pensi a fare una cosa del genere in Basilicata piuttosto che in aree d’Europa che sono densamente popolate, poi in un’ Europa che in larga parte è sismica, beh … mi opporrei.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
E infatti era un papabile alla massima carica Eni, ma hanno preferito lasciarlo negli Stati Uniti a fare corsi sui progetti energetici all’università di Harvard e a fare il consigliere di Obama sullo shale gas a titolo gratuito. Lo consiglierà bene, perché poi Obama tiene il piede in due scarpe: da una parte dice “massimo impegno sulle rinnovabili, non possiamo lasciare ai figli dei nostri figli un pianeta invivibile”, dall’altra però gli mette contestualmente in mano le chiavi del suv... perché deve poi fare i conti con le lobby energetiche che lo stanno tenendo in piedi. E infatti in Europa è venuto a fare il piazzista. L’Enel ha appena acquistato dagli Stati Uniti 3 miliardi di metri cubi di shale gas per il 2018, ma al prezzo di oggi che è basso? O al prezzo del 2018? Glielo abbiamo chiesto e ci hanno risposto “a quello che dirà il mercato nel 2018”. E se magari sarà altissimo? Insomma, a noi limitati sfugge il senso di questa operazione, ma ci sarà un suo perché. Non c’è dubbio che siamo ad un bivio, che ci costringerà a rivoluzionare il modo con cui usiamo l’energia. Consumandone di meno, con le reti intelligenti, con la pretesa di sapere, prima di decidere sì o no.
La scheda della puntata la trovate qui.

Nell'anteprima della puntata però, Milena Gabanelli si è tolta qualche sassolino per la questione Expo.
Nel 2009 Report aveva dedicato una puntata ad Expo anticipando tutti i problemi che oggi sono emersi: i colpevoli ritardi nei lavori, i costi lievitati dei terreni privati, amministratori che si sono occupati più di poltrone e stipendi che non dei progetti concreti (con tanto di doppio incarico).
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Non c’era fretta, e non doveva dare risultati il Dott. Stanca perché Berlusconi, Formigoni e Moratti devono prima trovare la quadra sull’acquisizione dei terreni su cui costruire l’esposizione, e la tecnica di perdere tempo era funzionale a tutti perché
quando arrivi in corsa, allenti i controlli e magari fai leggi speciali così ognuno riesce a foraggiare gli amici suoi. Stanca sarà costretto a dimettersi nel 2010. Verrà sostituito dal manager Sala stessa area politica. Ma l’accordo sui terreni viene fatto a fine 2011 e a quel punto Sala che sia chiaro non è indagato, come non è indagato Stanca, dice “non c’è più un minuto da perdere”, bisogna cominciare a costruire. È il primo caso al mondo in cui un evento così importante non viene fatto non viene costruito su terreni pubblici, ma su un terreni privati. Dominus Formigoni.

Tutto funzionale al fatto di dover gestire poi i lavori in fretta e furia alla fine, in deroga a regolamenti e procedure. Come la deroga Alfano ai controlli antimafia per appalti inferiori a 300000 euro.
Complimenti!
MILENA GABANELLI IN STUDIO
E alla fine con grande ritardo si è cominciato a costruire e qui entrano in scena i Frigerio e i Greganti, gli stessi di tangentopoli e il resto della banda, che hanno cominciato a modificare i requisiti di gara per adattare i bandi alle esigenze dell’imprese raccomandate. Nella spartizione sono entrati tutti gli amici di destra e di sinistra è andata come doveva andare: vale a dire è nata l’insofferenza verso i controlli è arrivata anche la legge speciale giusto due giorni prima degli arresti la deroga Alfano sui controlli antimafia solo su appalti superiori ai 100.000 euro quando il tetto prima era 50. Bene, siccome il tema su cui verranno chiamati milioni di visitatori di tutto il mondo a Milano è il cibo, diciamo che il piatto che ci riesce meglio è quello della corruzione. Il resto sarà cronaca.

I rigassificatori privati pagati coi soldi nostri: nel 2006 AD Olt ha costruito un rigassificatore senza gli incentivi. Ma poi siccome ha sbagliato le previsioni, i costi per il rigassificatore di Livorno li dobbiamo pagare noi. Per colpa del ministero che ha firmato l'accordo.
MILENA IN STUDIO
Pagheremo noi, ma ci mancherebbe altro, certo! Allora è chiaro che qualche rigassificatore serve, è cruciale, dobbiamo averlo. Dopodichè è comoda per l’impresa dire “io privato rinuncio agli incentivi perché voglio comprare dove voglio io al prezzo che decido io e vendo al prezzo che voglio io. Poi se il mercato crolla, allora rivediamo gli accordi. Come dire che in Italia, insomma, il rischio d’impresa vale solo se sai che ci guadagni. Ma del resto se viene concesso, perché no? Chiusa con la storia del gas andiamo su un altro argomento e vediamo se una cosa fatta bene siamo riusciti a farla.
Lo sconto sulle multe: il presidente della commissione trasporti e il ministro competente non hanno i numeri delle multe pagate. Dunque possono dire tutto quello che vogliono sugli effetti della legge che concede uno sconto a chi paga le multe nei primi 5 giorni.
Uno sconto che sta crendo dei buchi di bilancio ai comuni italiani.
Ma il ministero non lo sa.
E i comuni devono alzare le tasse.

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