01 maggio 2014

E tu che primo maggio stai vivendo?

I sindacati hanno dovuto indire uno sciopero, oggi 1 maggio, per poter dare la possibilità di una giornata di riposto a quanti anche oggi erano chiamati a lavorare. Non i lavoratori dei servizi essenziali, ma anche commesse, dipendenti nei centri commerciali.
Questo la dice lunga su quanto oggi il lavoro ha perso valore, in una repubblica una volta fondata sul lavoro.
Una repubblica dove si è fatta strada l'idea che l'occupazione si crea con la deregolazione, con la precarietà e, diciamolo pure, con lo sfruttamento dei più deboli.
L'idea di Monti, il tecnico, il professore, delle domeniche lavorative ha mostrato i suoi scarsi risultati.
Come il 25 aprile, anche oggi rischiamo di vivere una giornata di festività senza contenuti. Avendo svuotato il lavoro del suo significato (uno strumento per potersi realizzare, per poter dimostrare le proprie capacità, una fonte di guadagno per una vita dignitosa), in molti si chiederanno che senso ha festeggiarlo.
Penso a quanti sono in cerca di un'occupazione o magari passano da un contratto a termine ad un altro contratto a termine, per cui va bene lavorare anche il primo maggio.
Va bene anche lavorare senza orari, senza domeniche, senza troppe tutele, senza sindacati di mezzo.
Che poi è proprio la direzione in cui si sono mossi tutti i governi attuali, pure quello di Renzi.
Che sono quei sindacati che oggi si ritrovano a Malpensa, riuniti tutti assieme nel luogo che doveva essere la porta d'ingresso per chi arriva nella Lombardia e nel nord industriale. E che invece è diventata solo un'industria di stipendi d'oro per manager padani.
Chissà se almeno loro, i segretari confederali, si ricordano ancora del valore e del significato e del lavoro. Che non è una maledizione per gli sfruttati. Ma un modo per sentirsi umani.
Che il modello Pomigliano, il modello bad company Alitalia, il modello Electrolux, il modello Ilva, il modello Thyssen possono andare bene solo per gli interessi personali di imprenditori, ma  non fanno il bene del paese. 

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