17 febbraio 2014

Il tesoro della mafia

Chissà se la parola mafia troverà spazio nella agenda del futuro governo Renzi: anche da questo si capirà se la staffetta con Letta è un vero cambio di marcia o non una semplice questione di maquillage per allungare le laghe intese.
Fin'ora, è anche grazie alla non azione dei diversi governi che si sono seguiti, se le mafie han potuto crescere i loro affari, entrare negli appalti pubblici, dentro l'economia di interi distretti offrendo i loro servizi.
Servizi competitivi, ma che alla lunga sono come un tumore che uccide tutta l'economia: chi può mettersi in competizione con imprenditori che possono minacciare, offrire costi inferiori (perché magari pagati in nero, perché non ci sono sindacati nelle loro imprese), permettersi contatti importanti con gli amministratori pubblici? Lo ha spiegato bene il giudice Gennari nel suo libro "Le fondamenta della città".

Questa sera Presa diretta ("Il tesoro della mafia") torna ad occuparsi di mafie: l'inchiesta Minotauro ha mostrato a tutti della penetrazione della ndrangheta in Piemonte: politici che prendevano voti da boss, per poi giustificarsi dicendo che non sapevano chi fossero quelle persone ..
Lo stesso ha mostrato l'inchiesta Infinito e le altre successive a questa: anche qui imprenditori che erano prestanome delle ndrine (come Ivano Perego), assessori regionali (Zambetti) che avrebbero comprato i voti ai boss (e assunto all'Aler la figlia, per gentile concessione).

Di fronte a questo pericolo la politica ha fatto poco: una legge per filtrare i politici che hanno rapporti equivoci con i mafiosi ancora non c'è. Manca il reato di autoriciclaggio. Il traffico di droga è punito in modo più severo per i piccoli spacciatori che per i grandi.
Nell'ambito delle ecomafie (di cui si è occupata la scorsa puntata di Presa diretta) siamo solo al reato contro chi appicca fuochi sui rifiuti.

E nel frattempo il governo ha promosso il piano svuota carceri, anche per i boss. Il finanziamento privato ai partiti con poche garanzie di trasparenza. Ancora aspettiamo una legge severa contro corruzione ed evasione.
Per non parlare dei tagli al settore della giustizia, alle forze dell'ordine.

Perché non ci sono soldi: i soldi che finiscono nel buco nero dell'evasione, della corruzione, delle mafie. Eppure potremmo mettere le mani sul tesoretto della mafia: i beni che ogni anno vengono confiscati alle mafie, che però spesso lo stato non è in grado di far fruttare.
L'agenzia dei beni confiscati alla mafia si era lamentata del poco personale per gestire tutti i beni, a fronte dell'enorme burocrazia necessaria.
Verrà almeno potenziata, per poter garantire che le aziende confiscate non falliscano, lasciando a spasso della gente?
Non solo: spesso si assiste al fenomeno per cui le aziende confiscate non riescano ad ottenere prestiti dalle banche (mentre sappiamo che i crediti ai mafiosi vengono a volte concessi, senza troppi controlli).

Insomma, abbiamo per le mani in tesoro, che se fatto fruttare, permettere allo stato di avere i mezzi per strozzare del tutto le ecomafie.
C'è la volontà di farlo veramente?

La scheda della puntata:

Ospite di Riccardo Iacona il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Nicola Gratteri. Uno dei magistrati più impegnati nella lotta contro la mafia, uno dei protagonisti della stagione dei maxi sequestri di droga.

Con lui PRESADIRETTA racconta l’operazione “New Bridge”, condotta dalla Polizia di Stato e dall’Fbi che dopo due anni di indagini, ha spezzato il ponte tra la Cosa Nostra americana dei Gambino e le potenti cosche ndranghetiste del reggino, alleate nel traffico della droga. Le telecamere di PRESADIRETTA hanno seguito gli arresti di pochi giorni fa a New York e in Calabria.

In questa puntata di PRESADIRETTA il racconto della presenza mafiosa nel nostro paese. La capacità della ndrangheta di infiltrarsi nelle amministrazioni locali, che ha provocato lo scioglimento per mafia del primo Comune lombardo, Sedriano.

E poi il tema dei tesori della mafia nelle mani dello Stato. Si stima che i beni confiscati in Italia abbiano un valore di circa 30 miliardi di euro. E cosa fa lo Stato con questi beni? Sappiamo che dal primo sequestro di un bene all’assegnazione definitiva a un Comune o a un’Associazione possono passare anche 20 anni. Dalla Sicilia alla Calabria fino in Puglia e ancora in Campania, nel Lazio e in Toscana. Alberghi, ristoranti, cave, raffinerie, supermercati. Che fine fanno le aziende confiscate? Su 1708 imprese passate nelle mani dello Stato, solo 60 risultano pienamente attive. Le imprese sequestrate alle mafie falliscono, quasi tutte. Troppo spesso la frase che ricorre è “la mafia ci dava lavoro, è arrivato lo Stato e siamo in mezzo alla strada”.

“IL TESORO DELLA MAFIA” è un racconto di Riccardo Iacona, con Danilo Procaccianti, Rosita Rosa e Andrea Vignali.
 Ospite in studio il procuratore antimafia Nicola Gratteri, che nel passato era già stato ospite della puntata di W L'Italia diretta, oltre ad essere autore di molti libri sul tema di mafia e giustizia come "La giustizia è una cosa seria".
Nell'intervista a Iacona, nel 2007, non si era trattenuto "lo stato ha tradito le aspettative dei magistrati che, dopo la morte di Falcone, scelsero di veniore qui a combattere la mafia".

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