26 gennaio 2014

Il paese che amava

L'Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la passione per la libertà. 
Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare.



Per fortuna che questo era il paese che amava: così ci aveva detto, a telecamere unite nel videomessaggio della discesa in campo, il 26 gennaio 1994. Il video della calza, del “L'Italia è il paese che amo”, del miracolo italiano, non posso lasciare il paese a forze non moderate e incapaci. Ma dovevamo capirlo, forse: quelli come Berlusconi sono solo amanti di se stessi, mica del loro paese. Paese dove sono cresciuti imparando il mestiere: quello del coltivare le buone relazioni con la politica, craxiana e democristiana per intenderci, affinché i propri affari possano prosperare liberi da vincoli e leggi.
Ma anche con la massoneria e con le gerarchie vaticane, il grembiule da muratore e l'immagine da buon padre di famiglia.
Perché questo piace a noi italiani, che rimaniamo ancora un paese di immaturi (e mi rendo conto di stare generalizzando un po'): ci piace l'uomo forte, che comanda sapendo sempre quello che fa. Il padre di famiglia che non dorme la notte per pensare a come risolvere i nostri problemi, la cui soluzione abbiamo delegato.
Ma anche il leader capace di sdoganare quelli che, almeno una volta, erano dei tabù: i fascisti al governo, i razzisti xenofobi nei ministeri chiave ad occuparsi a modo loro di integrazione. La corruzione e l'evasione diventati dei peccatucci necessari perché così va il mondo e impara ad essere furbo anche tu.
Il mescolare pubblico al privato (il proprio privato, quelle delle sue reti, dei suoi giornali), anzi: il pubblico deve essere piegato, sottoposto al privato.
L'occupazione della Rai e dell'informazione affinché diffonda il sacro verbo del buon governo e nasconda le notizie scomode.
La protezione civile diventato mezzo di propaganda dell'azione del premier (come ha spiegato Sabina Guzzanti a Draquila).
La magistratura sottoposta al volere della politica: leggi ad personam, depenalizzazioni, prescrizioni, condoni, indulti.


Abbiamo imparato, dal caro leader, che tutto può essere comprato: testimoni, avvocati, giudici, ufficiali della finanza. E anche la mafia, quando questa viene a battere cassa per le tue imprese.
Tutto il paese, quello che amava, si è lasciato soggiogare: il mito dell'arricchimento facile, dell'uomo del fare, del tombeur de femmes, dalla barzelletta pronta, delle cene eleganti.
L'uomo vincente.



Dopo 20 anni, potremmo anche fare un bilancio su come è cambiato il paese, dal quel 26 gennaio.
Non bisogna però dimenticare quanti, nel campo contrario (o diversamente concorde) hanno aiutato il signor B. dopo la sua discesa in campo: non dimentichiamoci la Bicamerale, le leggi vergogna mai abrogate, il mai affrontato nodo del conflitto di interessi. Anche nel centro sinistra hanno amato molto questo paese.

Povero paese.

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