22 ottobre 2013

La banalità del nero

Si, mi sono fatto pagare in nero, e allora?
Questo dice il coordinatore Verdini al giornalista di Report nell'inchiesta che andrà in onda questa sera su Rai3 ("Bianco, rosso e Verdini"): «Ma è una cosa normalissima, si fa così nella vita» , dice Verdini. Coordinatore del secondo partito di governo, nonchè selezionatore della futura classe dirigente di Forza Italia.

Ecco, e ora provate a parlare di lotta all'evasione.
La scheda della puntata:

Chi è l’uomo che fa da cicerone a Berlusconi durante l’inaugurazione della nuova sede di Forza Italia? Che conforta l’ex premier dopo che in lacrime ha votato la fiducia al governo Letta?

Si tratta del senatore Denis Verdini. La percentuale delle sue presenze in parlamento rasenta lo zero. In compenso lavora duramente per il partito. Ma cosa fa veramente?

Fino alle indagini sui grandi appalti, che hanno fatto emergere gli affari della cricca, il suo volto lo conoscevano in pochi. Nonostante stia facendo i conti con vari procedimenti penali, dalla bancarotta del Credito cooperativo fiorentino, all’accusa di truffa all’editoria, dalla p3 alla p4, al finanziamento illecito ai partiti, oggi Denis Verdini appare sempre in prima fila nelle riunioni segrete di Arcore che l’ex premier tiene con un numero ristrettissimo di persone fidate. È considerato, tra i falchi, quello che riesce di più a influenzare i pensieri dell’ex premier. In molti tra le colombe di Forza Italia vorrebbero arginare il suo potere. Ma oggi è a Verdini che Berlusconi ha affidato le chiavi della rinascente Forza Italia. Se il progetto continuerà sarà proprio lui a scegliere la nuova classe politica del partito, coloro che si candideranno e siederanno sugli scranni del parlamento.

Con quale logica lo farà? Report, con un’inchiesta di Sigfrido Ranucci ha fatto la radiografia attraverso testimonianze e documenti inediti dell’ascesa di uno dei politici più influenti del momento. Dalla sua attività di commercialista a Campi Bisenzio, alla presidenza del Credito cooperativo fiorentino, dalla sua discesa in politica fino ad arrivare alla corte di Berlusconi.


L'anticipazione su reportime


«Sì, ho preso soldi in nero». Davanti alle telecamere di Report il senatore Denis Verdini ammette di aver intascato, senza dichiararli al fisco, 800 mila euro ricevuti da un costruttore siciliano emigrato a Campi Bisenzio, Ignazio Arnone. «Ma è una cosa normalissima, si fa così nella vita», prova a giustificarsi il coordinatore del Pdl, che da presidente del Credito Cooperativo Fiorentino aveva Arnone tra i suoi clienti.

Il denaro incassato dal senatore fiorentino è il frutto di una operazione immobiliare che risale al 1989, quando l’impresa edile del piccolo costruttore rileva da Verdini alcuni lotti a Signa, nei pressi di Firenze, per costruirci residenze familiari. Una parte della cifra pattuita viene versata regolarmente, l’altra in nero. «Una storia vecchia», è la precisazione che fa Verdini. Ma analizzando i bilanci degli ultimi anni si scopre che fino al 2011 Ignazio Arnone ha prelevato circa 2 milioni di euro dal conto aziendale aperto presso il Credito Cooperativo. Soldi messi a bilancio come «finanziamento soci», ma di cui si perde traccia, una volta usciti dalla banca. Ed è in conseguenza di questi prelievi che sarebbero poi fallite le imprese del costruttore siciliano.

Che nelle movimentazioni bancarie di Arnone ci sia qualcosa che non torna lo conferma anche la curatrice fallimentare delle sue aziende, Silvia Cecconi, la quale attribuisce a Ettore Verdini, fratello di Denis, un ruolo centrale nel crac delle società del costruttore siciliano. Secondo l’accusa, depositata presso il Tribunale Civile di Firenze, il fratello del senatore, fino a un anno fa commercialista di Arnone, sarebbe stato «l’amministratore reale» delle aziende dell’imprenditore. Ed è a Ettore Verdini che Arnone vende le quote della società proprietaria dei terreni di Signa, quando comincia a essere in sofferenza con il Credito Cooperativo Fiorentino. Per il ruolo che ha avuto nella vicenda Arnone, la curatrice ha dunque avanzato una richiesta di risarcimento nei confronti del fratello del senatore pari a circa 4 milioni e mezzo di euro.

Analizzando invece le movimentazioni bancarie dei conti correnti di Denis Verdini spuntano fuori alcune curiosità. Tra i bonifici, ce n’è ad esempio uno all’estero, indirizzato a un atelier svizzero specializzato in alto antiquariato. Seguendo la traccia dei soldi, siamo così arrivati a Crans Montana, località del turismo di lusso del Cantone Vallese svizzero, dove abbiamo trovato uno chalet, intestato ancora oggi alla moglie del coordinatore del Pdl, Simonetta Fossombroni.

Ma la disponibilità finanziaria di Verdini non viene messa a rischio nemmeno dalle inchieste della magistratura che tra il 2010 e il 2011 hanno portato al sequestro di tutti i suoi conti e delle proprietà immobiliari. Nonostante i beni congelati, Denis Verdini riesce, infatti, a ottenere da Veneto Banca un prestito da 7 milioni e mezzo di euro, necessari per rientrare dai debiti che aveva contratto con il Credito Cooperativo Fiorentino per le sue società editoriali e le sue imprese immobiliari.

Ma può una banca dare così tanti soldi a una persona che ha tutti i beni sequestrati? È difficile non farlo se la garanzia si chiama Silvio Berlusconi. In calce al bonifico milionario di Banca Veneto c’è proprio la firma del Cavaliere quale cessionario

Nessun commento: