03 luglio 2013

L'arte del rinvio

Dal governo di Monti, Letta ha imparato l'uso della propaganda, delle promesse, da sparare sulle prime pagine.
Certo, rispetto al professore, l'attuale presidente ha un volto più umano e probabilmente è meno incline alle gaffe del suo predecessore.
Gaffe che però, tradivano la vera natura nascosta sotto il vestito.
Il posto fisso, i giovani, i diritti e le tutele sul lavoro.

Ma questo governo ha tratti distinti da quello dei tecnici: Letta, per esempio, non ha ancora fatto pubblicare i redditi del suo esecutivo. Una buona abitudine, per prevenire casi di conflitto di interesse, che non vorrei passasse di moda per colpa della pacificazione.

A pochi mesi dal suo insediamento, questo governo ha fatto sua l'arte del rinvio (mentre Monti e Fornero si erano lanciati subito nei decreti salva qualcosa ..). Rinvio dell'Imu, dell'aumento dell'Iva. Della riforma della legge elettorale.
Sappiamo tutti cosa avremmo bisogno per uscire dalla crisi: un percorso politico, lungo e articolato, che metta mano alla burocrazia di stato, un argine alla corruzione e all'evasione (dei grandi gruppi e dei piccoli).
Che decida quale industria si deve salvare in questo paese e quale invece non possiamo più permetterci.
Che prenda atto degli errori fatti nel passato, come ad esempio gli incentivi a pioggia sul settore delle rinnovabili.

Che finalmente decida di puntare su turismo, arte, cultura, ricerca e sviluppo.

Non abbiamo più tempo per disquisire su riforme costituzionali: non è questo il tempo né la maggioranza giusta per affrontare questi discorsi.
Sembra, a leggere le notizie che escono dai partiti, che tutti non vedano l'ora di mandare gambe all'aria questo governo.
Da destra, col ritorno di FI e dal centro, con le polemiche pro o contro Renzi.
Tutti che hanno voglia di governare.

Ma il rischio è che non ci sia più un paese da governare.
La produzione è ancora in calo, la luce in fondo al tunnel la vedono certi i ministri, le aziende in crisi mandano a casa o in cassa integrazione le persone.
Quelle ancora in piedi, spesso sono in mano straniere e dunque quando ci sarà la ripresa i benefici nemmeno resteranno in Italia.
Il problema del lavoro non riguarda solo i giovani, ma anche chi un lavoro c'è l'ha, oggi. Domani chissà.

Per loro, l'arte del rinvio, come la pacificazione, il rispetto degli equilibri nella coalizione, i comitati dei saggi, sono quasi una presa in giro.

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