10 giugno 2013

Non basta un bel funerale di stato

Non possiamo liquidare la questione afgana con un bel funerale di stato, sperando che così passi la nottata. Non lo possiamo fare una questione di rispetto per quanto,come il capitano La Rosa, per quella specie di missione di pace, ci sono morti, da eroi.
E anche perché, questa missione, sta mostrando tutti i suoi limiti.
Gli americani sono passati da una missione di invasione, ad una missione che aveva come obiettivo costruire una nazione.
Entrambi obiettivi non raggiunti, annunciando un ritiro a tempo a prescindere dai risultati.

Noi siamo andati in quel paese disgraziato, puntano ad una strategia che prevedeva il controllo del paese, per una maggiore sicurezza interna a contrasto con l'azione dei Taliban, sicurezza che avrebbe poi portato ad uno sviluppo e ad una ricostruzione del paese.
Prima la sicurezza, poi il progresso civile.

L'ex generale Mini, in un articolo uscito oggi su Repubblica, propone di cambiare visione: prima la ricostruzione del paese, coadiuvata dalle forze in campo per mettere in sicurezza i progetti, progetti civili e di cooperazione militare (che comunque richiedono risorse) “in modo che lo sviluppo sia la premessa per la sicurezza, visto che l'inverso non ha funzionato”.

Questo sacrificio, continua il generale Mini non servirà alla pace, ma “all'arroganza di una burocrazia internazionale orientata al proprio benessere”.
Si potrebbe pensare, conclude l'articolo, che questo sacrificio dei soldati sul campo sia pensato per far passare l'idea che sia preferibile mandarli a casa e che bisogna fare spazio ad armamenti costosi e sofisticati, per missioni di guerra comandate a distanza. Almeno questa è una strategia, “di mercato”.

Non posso non collegare questo articolo del generale Mini, con un altro trafiletto letto oggi sul Fatto quotidiano “Letta tentato dal privato” di Ivan cavicchi: dove si parla di una ipotesi di privatizzazione della sanità pubblica, in nome dell'impossibilità del garantire tutto a tutti, sull'universalità dei diritti da mitigare, come dichiarato la neo ministra Lorenzin.
Letta ha chiesto al Cnel uno studio, commissionato poi dal Censis a Previmedical Spa (leader nel campo dei fondi sanitari integrativi) sulla sanità integrativa.
Mentre al senato una commissione studia la sostenibilità del sistema pubblico.
Che è il meno costoso d'Europa e sarebbe pure sostenibile, se non ci fossero scandali, sprechi e corruzioni le inefficienze.

Se, insomma, la politica decidesse di pensare più alla Costituzione (quella che si vuole riformare) secondo cui l'Italia ripudia le guerre e , all'art. 32, “tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo”.   

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