03 giugno 2013

Il senso della Repubblica

Ci vorranno decenni per recuperare il PIL perso dal 2007, per colpa della crisi (quella che prima non c'era e poi stiamo per uscire dal tunnel ..).
Per tornare ai livelli occupazionali di prima dovremmo aspettare il 2063, dice il rapporto della CISL.

Con questi numeri (disoccupazione, aziende in crisi, rischio di tenuta sociale del paese) la gente non dovrebbe dormire la notte.
Eppure, ogni giorno è un rifiorire di promesse: sgravi fiscali per chi assume, taglio delle tasse, taglio dei rimborsi ai partiti.

Eppure ieri erano tutti in prima fila, felici ed esultanti al passaggio dei militi in divisa. Qualcuno si è pure lamentato dall'assenza delle frece tricolore.
Come se il senso della Repubblica si esaurisse in quella prova muscolare e di disciplina che è la parata dell'esercito.
Peccato che ieri fosse la festa della Repubblica, quella una volta fondata sul lavoro.
Quella che prevede un salario dignitoso per le persone, cure gratuite e strumenti per garantire l'accesso ai massimi livelli di studio per i bisognosi.

Quella che prevede un parlamento sovrano e un presidente della Repubblica super partes, garante della Costituzione.
E' questo il nuovo senso della repubblica? Quello delle marcette, delle divise, delle medaglie (con tutto il rispetto)?
Con un sistema dei partiti alimentato da soldi privati ed espressione delle volontà dei privati finanziatori?

Dice Alfano che col presidenzialismo si riuscirà a far coinvolgere le persone per la politica, legandole alla scelta del presidente.
Ma abbiamo già visto cosa è successo con le primarie del PD: siamo passati dallo smacchiare il giaguaro, mai al governo con Berlusconi, ad un governo di larghe intese.

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