13 maggio 2013

Report - gli austeri

Non chiediamocelo più nemmeno se, dentro l'abbazzia senese, i membri del governo nel loro ritiro spirituale,hanno seguito la puntata di Report.
Probabilmente erano troppo impegnati a trovare gli equilibri di potere, di poltrone, in questo governo che dovrebbe affrontare i problemi del paese.

"Questa sera parleremo di quello che dovrebbe occuparsi la politica, non lo dico con spirito polemico .. ma lo dico con orrore", spiegava ieri sera nel collegamento con Che tempo che fa Milena Gabanelli.
"Abbiamo 3 ml di disoccupati, un pareggio di bilancio in Costituzione, le possibilità di usicre dalla crisi quali sono? La politica, o va in piazza per i problemi di uno solo, o va nell'abbazia per far passare i mal di pancia a qualcun altro".

Ieri sera il servizio di Michele Buono ha spiegato, a quanto hanno avuto voglia di ascoltarlo, come sarebbe possibile avviare un piano di crescita nel paese, anche prendendo esempio da quello che fanno negli altri paesi.
Un contributo alla politica su temi dove questa è scandalosamente colpevole.
Non è dando qualche mancetta con Imu, coi tagli dei doppi stipendi dei ministri o con altri miliardi nella Cassa integrazione che si risolveranno i problemi.

Michele Buono è partito dalle parole di Keynes nell'intervista alla BBC del 1942, collegandola alla moria di posti di lavoro, a gente che lavora senza stipendio e gente che vorrebbe lavorare ma che non può:

MICHELE BUONO FUORI CAMPO
Eppure siamo seduti su una ricchezza immensa ma è come se la ricchezza, che poi
siamo noi, i nostri bisogni e la nostra capacità di lavorare, perda all’improvviso la sua
lingua: il denaro. Che succede? Niente di nuovo. È il denaro che crea la ricchezza o il
contrario? Come diceva John Maynard Keynes, uno dei padri dell’economia
contemporanea.
JOHN MAYNARD KEYNES (BBC RADIO - 12 APRILE 1942)
ANNUNCIATORE
Le ho chiesto da dove proviene il denaro, signor Keynes. Il denaro non c’è, e lei mi
risponde che è solo una questione tecnica! Il Regno Unito la sta ascoltando.
JOHN MAYNARD KEYNES
Vi racconterò come risposi a un famoso architetto che aveva dei grandi progetti per la ricostruzione di Londra, ma li mise da parte quando si chiese:”Dov’è il denaro per fare tutto questo?”. “Il denaro? – feci io – non costruirete mica le case col denaro? Volete dire che non ci sono abbastanza mattoni e calcina e acciaio e cemento?”. “Oh no – rispose – c’ è abbondanza di tutto questo. “Allora intendete dire che non ci sono
abbastanza operai?”. “Gli operai ci sono, e anche gli architetti”. Bene, se ci sono
mattoni, acciaio, cemento, operai e architetti, perché non trasformare in case tutti
questi materiali?”.
Insomma possiamo permetterci tutto questo e altro ancora.

Cosa blocca tutto questo? Due cose, introdotte dai passati governanti che poi, a vedere bene, sono gli stessi più o meno che governano ora. Il patto di stabilità dei comuni e il fiscal compact, deciso dal governo Berlusconi nel 2011 (quando la cadrega già ballava).
Il fiscal compact e il pareggio di bilancio, introdotto in costituzione senza uno straccio di discussione dal governo tecnico di Monti (che teoricamente nemmeno poteva farlo, essendo un esecutivo tecnico).

Il fiscal compact impone dei sacrifici oggi, per arrivare alla diminuzione del debito entro 20 anni.
I calcoli di quanto dovremmo tagliare di spesa pubblica sono presto fatti:
Da 50 miliardi nel 2014, fino a 26 miliardi nel 2033 quando riporteremo, forse, il rapporto debito-pil al 60%.

Ma tutti questi sacrifici porteranno ad una ripresa del PIL, dei posti di lavoro, di sviluppo per le imprese?
I dati economci dicono di no: tutta questa austerità sta portando ad un calo della domanda, che causa un calo della produzione, con un calo dell'occupazione, che significa meno investimenti ...

Si chiama recessione. Frutto di quella austerità che nemmeno verrà toccata da questo governo di scopo che in Europa non ha ottenuto sconti sul fiscal compact (e forse nemmeno li ha chiesti).

In Germania, dove esiste una opposizione, il fiscal compact non è passato.

GUSTAV A. HORN – ISTITUTO DI POLITICA MACROECONOMICA – IMK BERLINO
Le conseguenze di questo patto sono che lo Stato potrà realizzare grandi progetti,
investimenti, spese pubbliche solo aumentando le tasse. E quando uno Stato spende
di meno e tassa di più pregiudica il suo sviluppo economico. Mentre, è sensato che lo
Stato si indebiti per quegli investimenti che renderanno solo in futuro perché in questo modo stimolerà quella crescita che produrrà maggiori entrate fiscali con le quali rifinanziare il debito. Operazione impossibile con il fiscal compact.
MICHELE BUONO
Italia. Proviamo ad immaginarla senza l’obbligo di pareggio di bilancio. Al posto dei
tagli, investimenti per rimettere a posto le città, per farle funzionare meglio per chi ci abita e ci lavora.

Anzichè quartieri del lusso, dovremmo puntare sulla riqualificazione dei quartieri in periferia abbandonati, o usati come quarieri dormitori.
Portare qui dei servizi, dei posti di lavoro, nuove infrastrutture per collegarli al resto della città.
Integrare capitali pubblici e privati associando nuovo debito pubblico a project bonds.
La cabina di regia di questo nuovo sviluppo edilizio dovrebbe essere pubblica: il giornalista di Report ha fatto l'esempio del quartiere Stadera a Milano.

MICHELE BUONO FUORI CAMPO
Un quartiere dove si dorme e basta. Nessuna attività, solo persone a reddito basso e
nessuno scambio con il resto della città. La proprietà è pubblica. Gli affitti bassi.
Questi vantaggi possono attirare qui delle attività?
LUCA BELTRAMI GADOLA – ARCIPELAGO MILANO
E’ anche immaginabile che, essendoci un’altra strada dall’altra parte di questo cortile, si possa aprire tutto questo spazio. Potremmo immaginarci, come dire, tutta una serie di attività con le loro belle insegne commerciali. Intanto, come dire, vuol dire posti di lavoro, vuol dure di nuovo far ripartire i consumi perché queste sarebbero tutte, diciamo, attività che sono nella fascia bassa quindi comunque per esempio sono tutte ad alta intensità di lavoro e meno di capitale.
MICHELE BUONO
La ricchezza che si crea?
LUCA BELTRAMI GADOLA – ARCIPELAGO MILANO
La ricchezza che si crea secondo me è fondamentalmente la ricchezza di aspettative, la ricchezza del fatto che qui c’è gente che sta perdendo la speranza, ci sono giovani che stanno perdendo la speranza. Quando vedranno rinascere tutte queste attività economiche cominceranno a credere di nuovo in un meccanismo di sviluppo perché in fondo quello che manca in questo momento, cos’è, è la fiducia reciproca.

La politica dell'austerità nasce negli anni '70 con le politiche Reagan e Tatcher: meno stato e più privato che può crescere indisturbato con la sanità privata, asili privati e scuole private.

Negli anni '90 è diventato pensiero comune di sinistra e destra.
Tanto che una persona di centro sinistra, come Bersani, va in Europa a difendere gli impegni con l'Europa.

Negli anni 90 in Italia abbiamo privatizzato i nostri asset pubblici per cercare di diminuire il debito.
Le case degli enti previdenziali, svendute a palazzinari (e magari a molti politici a prezzi di comodo) mandando per strada i vecchi inquilini.
Il debito non si è abbattuto e ora abbiamo meno da vendere.

Le privatizzazioni fatte in questa maniera hanno favorito gli oligopoli privati: sono gli imprenditori che oggi, finanziano più o meno segretamente, i partiti di questa strana maggioranza.

Il caso di Nantes.
Dopo la crisi dei cantieri navali, il comune di Nantes (guidato allora dall'attuale primo ministro Ayrault) ha deciso di indebitarsi per un piano di ristrutturazione della città. Un quartiere dopo l'altro.
L'indebitamento ha messo in moto un circolo virtuoso che ha creato sviluppo, ricchezza e benessere.

In Italia non si parla più di edilizia sociale, a basso prezzo, su aree pubbliche (per non favorire come al solito i privati): pensate a quanto spazio inutilizzato si recupererebbe nelle vecchie caserme abbandonate.
Questo housing sociale favorirebbe la ripresa dell'edilizia e del settore dell'acciaio.
Sono investimenti che farebbero abbassare il rapporto debito PIL dalla parte del denominatore (oggi si punta solo all'abbassamento della spesa pubblica).

La banca pubblica tedesca.

Nel film ombre rosse, il banchiere disonesto dice:

A che cosa serve il governo insomma, invece di proteggere gli uomini d’affari, caccia il naso negli affari loro, ora poi hanno intenzione di creare dei revisori di banche come se noi banchieri non conoscessimo il nostro mestiere. Anzi proprio prima di partire ho ricevuto una lettera in cui mi si diceva che sarebbero venuti a ispezionare la mia contabilità. Io ho un motto che dovrebbe essere riportato su tutti i giornali “L’America agli americani” il governo non deve immischiarsi negli affari, ma ridurre le tasse, il debito pubblico ha raggiunto l’apice ormai, più che 1 miliardo di dollari all’anno, sapete di cosa ha bisogno la nazione? Di un Presidente che sia un uomo d’affari.
Sembrano parole strappate dalla bocca da uno dei tanti opinionisti che troviamo nei talk show. I neoliberisti con le loro ricette da fallimento.

In Germania c'è una banca pubblica,la KFW, che aiuta le piccole medie imprese con prestiti erogati a tassi del 2.9%.

Quali i ritorni per lo stato, con questa banca pubblica?

JÖRG ZEUNER – VICECAPO ECONOMISTA KFW BANK
Incrementa il valore della sua economia. Faccio un esempio: i finanziamenti per
l’edilizia. Nella costruzione e ristrutturazione si assicurano fra i 200-250 mila posti di
lavoro l’anno. Finanziamo contemporaneamente l’efficienza energetica delle abitazioni.
Per lo Stato questo vuol dire importare meno energia per diverse centinaia di milioni
di euro. E poi, come lei sa, i posti di lavoro producono buste paga sulle quali i
lavoratori pagano le tasse. Solo questo il nostro programma di finanziamenti porta
una crescita di mezzo punto.
MICHELE BUONO
Quali altri settori finanziate?
JÖRG ZEUNER – VICECAPO ECONOMISTA KFW BANK
La piccola e media impresa e tutti i progetti che creano innovazione. Abbiamo già
investito quasi 5 miliardi di euro insieme a partner privati nello sviluppo di un parco
eolico offshore.

In Italia l'equivalente darebbe la Cassa depositi e prestiti, che gestisce il risparmio postale con 140 miliardi in cassaforte.
Ma che è impiegata più per gestire gli equilibri politici ed ecomomici del paese.
Si pensa di usarla per finanziare le operazioni di Telecom o di Eni.

La bufala del costo del lavoro.
Ci hanno ripetuto che dovevamo essere competitivi con l'estero: e questo significava più sacrifici, buste paga più leggere, meno diritti.
In Germania, alla volkswagen fanno profitti pur avendo un costo del lavoro alto.
Quest'anno i dipendenti prenderanno un bonus di 7200 euro, come incentivo al lavoro.
La competizione in Germania si fa, non sul costo del lavoro, ma puntando su investimenti nella linea di produzione, costruendo auto che poi vendono.
In Germania i sindacati siedono allo stesso tavolo assieme agli azionisti e all'amministratore delegato, che potrebbero pure mandare a casa.

In Italia?
Immaginate un attimo cosa si sarebbe potuto fare a Taranto con l'Ilva, se chi lavora nell'impresa avrebbe potuto decidere le linee dell'impresa: forse si sarebbe potuto usare parte dei profitti d'oro per ristrutturare gli impianti, per fare acciaio di qualità e meno inquinante per l'ambiente ...

Purtroppo, come ha spiegato Milena Gabanelli:

Per noi che siamo indebitati fino agli occhi, per uscirne, più che tagliare e basta,
sembrerebbe più ragionevole incrementare la spesa pubblica per rimettere in moto un ciclo economico che fa anche da stimolo al settore privato, quindi lavoro e tasse che entrano nelle casse dello Stato. Metti dei soldi nelle mani dei cittadini e loro li
spenderanno, e i negozi torneranno a tirar su le saracinesche. Ma non è dobbiamo
fare come negli ultimi 20 anni, che abbiamo buttando i soldi dalla finestra, e si torna
sempre lì, il punto è scegliere una classe dirigente capace di pensare che cosa è utile
per la collettività.

Qui la trascrizione della puntata in pdf.

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