04 maggio 2013

A viso coperto di Riccardo Gazzaniga

Ogni domenica, due piccoli eserciti si fronteggiano sulle strade vicine ai campi da calcio: sono gli agenti del reparto mobile, i celerini, e dall'altra parte gli ultrà della curva.
Dentro gli uomini di entrambi gli schieramenti covano sentimenti simili: la rabbia per i troppi torti subiti, il sentimento di solidarietà verso il compagno che ti sta a fianco, nel caos della mischia quando volano pietre, bottiglie. Manganellate contro spalle o gambe da una parte, bastonate, pietre contro gli scudi, cinghiate dall'altra.

Entrambi col volto mascherato: i tifosi del Genoa, e gli uomini delle squadre del Reparto Mobile della Questura di Genova, quello acquartierato a Bolzaneto. La caserma resa tristemente nota dopo i fatti del G8.

Sono Lupo con la sua cicatrice rimediata dopo uno scontro con gli atalantini, per cui l'unica regola è lo scontro, la violenza, l'odio.
Lollo, capo di questo nuovo gruppo che non vuole cedere a compromessi, un comunista dentro un gruppo più vicino alla destra estrema, che non riesce a spiegare alla fidanzata del piacere dello scontro. Ale, che pure ha moglie e figli e un posto in un ufficio dello Stato, eppure deve partecipare agli scontri per sfogare quel vuoto che gli è rimasto dentro, dopo la morte della sorella.
E poi gregari: Lisca, Giorgione, e due pivelli che si aggregano al gruppo dopo aver visto gli scontri solo da lontano. Robi e Enrico: quest'ultimo che vive un complesso di inferiorità col primo, più bravo con le ragazze, più motivato nel voler entrare negli ultras per partecipare agli scontri.

Dall'altra parte della barricata altri uomini, che pur nella loro diversità con gli ultras (loro rappresentano lo Stato e la legge, gli ultras solo la volontà di occupare un territorio senza rispettare le regole) presentano delle similitudini nel carattere o semplicemente per il fatto di avere anche loro alle spalle delle famiglie o delle fidanzate.

Nicola Vivaldi vorrebbe scrivere un libro e per questo sta raccogliendo le sue esperienze nel reparto. Marione, un altro caposquadra, che invece porta dentro di le cicatrici e i rimorsi per un episodio del suo passato.
Ferro, un poliziotto che si fa poche domande e che ha accettato la violenza degli scontri: per vendetta contro gli ultras si porta a letto la donna di un tifoso sampdoriano.
Fabio, un agente con un figlio autistico cui dedica tutte le sue attenzioni finito il lavoro.
Gianluca, un ragazzo romano che ha lasciato la fidanzata nella sua città, ma che qui a Genova ha incontrato una ragazza che lo sa capire, anche se fa parte dell'altra sponda, quelle che chiamano “zecche comuniste”.

Sopra di loro, poliziotti della Digos con dei conti personali da regolare, funzionari incompetenti sul come si gestisce la piazza, fino ad arrivare al Questore cui importa solo il trasferimento nella sua regione d'origine senza rotture di scatole dal ministero.

A viso scoperto è il racconto in questo mondo di tenebra che dura poco più settimana: un viaggio che mette a nudo i pensieri, le ansie, l'odio ma anche solidarietà di questi uomini che si affrontano a viso coperto.
Da una parte il desiderio di sfidare le regole, il possesso del territorio, i divieti imposti loro dallo Stato (come l'odiatissima tessera del tifoso). Dall'altra il dover fare i conti con uno stipendio da impiegato e il dove ricorrere agli straordinari per arrotondare. E i lividi, le botte, le contusioni se non peggio. Ma anche la paura nel ricevere un avviso di garanzia nel caso in cui scappi la mano durante uno scontro. Su tanti di loro, ancora pesano i ricordi dei giorni del G8 a Genova.

Undici giorni dove si raccontano le vite parallele di ultras e birri, in Genova cupa, invernale: dal primo scontro a Borzoli, contro i tifosi del Sestri, fino al primo scontro tra questo gruppo di ultras (che si è dato il nome di “Facce coperte”) e gli uomini del reparto, dove uno dei tifosi viene ferito in modo grave. L'inesorabile vendetta (almeno delle distorta mentalità di questi tifosi) porterà ad un nuovo scontro, davanti ad uno stadio pure chiuso, dove le vite dei personaggi troveranno una svolta per alcuni tragica e definitiva.
A viso scoperto ha il dono della onestà nel voler descrivere le persone: sia l'odio verso le divise e verso le altre tifoserie che accomuna assieme reduci del G8 ed estremisti di destra, sia la cinica violenza del poliziotto che non esista a colpire, pur se nella calca, con cattiveria al capo un altra persona (o che spara lacrimogeni ad altezza d'uomo). Un libro che ha un ritmo serrato, in cui le pagine si leggono e si vedono con gli occhi della mente e che cresce di ritmo, man mano che si arriva allo scontro finale.

Non esiste il bianco e il nero, non esistono buoni o cattivi o quantomeno persone solo buone o solo cattive. Ed è così sottile la linea che separa il proprio dovere dal commettere una cazzata.

Le ultime righe:
Il ferimento del tifoso era stato un errore dalle conseguenze atroci. Qualcuno [..] aveva colpito alla testa ed era successo il casino.Non andava bene, era sbagliato, eppure Nicola non sarebbe mai riuscito a dissociarsi per davvero. A condannare definitivamente il collega [..]. Che fosse uno del repoarto o un carabiniere o un finanziere. Che fosse quella carica o una delle cento altre in cui era stato coinvolto.
Perché si trattava di un attimo e quell'attimo poteva arrivare per tutti, anche per lui. La testa si chiudeva. La paura, l'istinto di sopravvivenza prendevano il posto di comando e bum! succedeva.
Nicola non avrebbe mai potuto descrivere cosa significava vedere un collega, un amico, un fratello, sdraiato per terra con un occhio che pende fuori dall'orbita.E la rabbia cieca che lo ave a spinto in mezzo agli ultrà a cercare di farsi giustizia da solo.Tutto questo non poteva essere né capito né tanto meno scritto.

Alcuni estratti:
- il sogno del celerino

L'intervista da Irene Bignardi dell'autore



La scheda del libro sul sito di Einaudi e qui potete scaricare un estratto del libro.
Il link per ordinare il libro su ibs.
Il blog dell'autore, dove potete trovare alcune recensioni.

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