23 gennaio 2013

Ma c'è una banca differente?

Per fortuna che le nostre banche erano solide.
E che c'è l'ABI che controlla (e la Consob). Da ieri senza presidente dopo le dimissioni di Mussari, che era AD di MPS fino al 2011.
E che questo governo, ma anche il precedente, era amico delle banche.
E che le banche si sono prese centinaia di miliardi dalla BCE, miliardi dallo stato (3,9 miliardi, come l'IMU sulla prima casa) che garantirà anche per i bond emessi dalle banche.
Della situazione in MPS, la banca di sinistra, del suo buco di bilancio, del suo modo di comprare consenso, dell'aquisizione a perdere di Antonveneta, ne ha parlato prima Report e poi alcuni articoli de Il fatto (sul derivato Alexandria).

E dopo Intesa, Unicredit, BPM anche MPS. Imbottite di titoli di stato e dunque impossibilitate a fallire. Le nazionalizziamo (in parte lo stiamo facend già per i soldi pubblici che forse non verrano restituiti)? Non è che il pubblico sia meglio, vedo scandali nel Lazio e i recenti in Lombardia?


Giorgio Meletti su Il fatto, la storia dei rapporti tra politica e banca:
LA STORIA non è quella del glorioso Rinascimento, ma quella, più modesta, degli anni d'oro di Mussari, l'avvocato calabrese naturalizzato senese, che spendendo sapientemente la notizia mai ufficiale dell'alto patrocinio di Massimo D'Alema, scala prima la Fondazione, poi prende direttamente le redini della banca, sempre legatissimo al segretario locale del Pd e poi sindaco di Siena Franco Ceccuzzi. Lubrifica il suo potere finanziando personalmente, per 673 mila euro in dieci anni, i Ds e poi il Pd, generosità consentita dal lauto stipendio che non risente della crisi. La madre di tutte le follie è l'acquisizione dell'Antonveneta per 10 miliardi contro un valore patrimoniale di poco superiore a 2 miliardi. La magistratura, ma anche la Banca d'Italia e Profumo, indagano. Per questo lasciare il passo a Profumo non è bastato. I panni si stringono addosso al sistema Siena, la banca va sempre peggio, e la Fondazione peggio che peggio. Non ci sono più soldi per il Palio, e la magistratura indaga anche sulla Mens Sana, squadra di basket che a spese del Monte domina da anni la scena. La città sta ormai perdendo tutto, e quando appare chiaro che la piccola casta senese ha distrutto in cinque anni una ricchezza costruita in cinque secoli, si va, come suol dirsi, ai materassi: tutti contro tutti.    CECCUZZI sgambetta sul filo di lana la famiglia Monaci: Alberto, potentissimo ex dc senese, è oggi presidente del Consiglio regionale toscano, in quota Pd-Margherita. Suo fratello Alfredo, da sempre inserito nel sistema Monte, punta alla presidenza della Fondazione, al posto dello stanco Gabriello Mancini, altro uomo di Monaci. Ma il povero Alfredo rimane fuori anche dal consiglio della Fondazione. I monaciani tolgono la fiducia a Ceccuzzi, che deve dimettersi da sindaco. Alfredo, dopo aver cercato di contrapporsi a Ceccuzzi nelle primarie Pd per le elezioni del nuovo sindaco, si sistema con un posto nella lista Monti, come rappresentante della società civile, quella senza macchia. Si scannano dentro il Pd, ma, a quanto pare, il disastro è tale da intaccare anche la tradizionale coesione massonica. Loggia contro loggia, la partita si gioca tutta sull'attesa delle mosse della procura di Siena, costretta suo malgrado a darla vinta a questa o a quella fazione.    Di fronte a questo spettacolo, Profumo ha tagliato corto: ha raccolto tutte le carte imbarazzanti e le ha spedite alla Procura. Tanto a Siena nessuno è più amico di nessuno.

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