05 settembre 2012

Autunno caldo, riforme fredde

Si preannuncia un autunno caldo: ma a dirlo questa volta non sono i sindacati cattivi, ma il presidente di Confindustria.
I numeri parlano chiaro. Poi possiamo dare la colpa a chiunque (il mercato, gli speculatori, gli italiani che non vogliono fare sacrifici): ma i numeri su lavoro, pil, reddito, inflazione, calo consumi, sono spietati.
Ad inizio del suo mandato, Monti aveva promesso equità (oltre a rigore e crescita). Equità nel cercare di mettere in sicurezza il paese.

È stata equa allora la riforma delle pensioni, che ha causato il problema degli esodati, senza tagliare del tutto pensioni d'oro e vitalizi (anche nelle regioni)?
È stata equa la riforma del lavoro, che ha tolto un paletto che tutelava il lavoratore sui licenziamenti economici (imponendo il reintegro)?

Stiamo aspettando ancora la legge anti-corruzione (con i reati di autoriciclaggio, di traffico di influenze), una seria lotta all'evasione (i blitz hanno un effetto a breve termine), l'innalzamento dei tempi di prescrizione dei reati, l'IMU imposto anche agli immobili della Chiesa. E invece sentiamo ancora discutere di intercettazioni, legge elettorale (il premio al partito o alla coalizione?), responsabilità civile dei magistrati.

Serve rilanciare l'economia, abbattere il debito, far ripartire le imprese. Eppure, nonostante il fiorire di proposte (per spirito elettorale?), sembra che non si possa fare niente. Mancano le coperture per detassare gli stipendi, per togliere le tasse sulle infrastrutture; non si possono togliere le province, le regioni stanno protestando per la riforma nella sanità del ministro Balduzzi (che deve fare un passo indietro sullo stop alle slot machine vicine a scuole).
Abbiamo i precari nella scuola? Facciamo un bel concorso. Ma sembra più un modo per nascondere un problema. Che è quello delle migliaia di insegnanti precari nelle graduatorie da anni.

Dall'incontro di ieri con Hollande, a parte le solite frasi di circostanza, sappiamo ora che il TAV Torino Lione si farà. E siamo più contenti. Tra dieci anni, i giovani laureati ci impiegheranno meno ore per arrivare in Francia.

E noi dovremmo votare per un partito che dice si alla agenda Monti (o a Passera), senza se e senza ma? O, dico, ma siamo matti?
Le parole di Passera e Monti sembrano quasi una resa della politica. Passera che dice che non c'è più niente da fare per Alcoa.
E Monti che chiede alle parti sociali di darsi da fare.

Ma non dovrebbe essere loro compito fare piani industriali ed energetici?



Nessun commento: