30 settembre 2012

Sacrifici per tutti

Dal sito lavoce.info, l'elenco dei manager di stato che prendono più di 294000 euro di stipendio (sforando così il tetto della legge del 2011 che fissa questa soglia): da Manganelli (612000 euro), Pitruzzella (475000), Vegas (375000)...
I sacrifici cui sono stati e saranno ancora chiamati gli italiani non sono tollerabili quando nel sottofondo c'è uno spettacolo di politici corrotti che impunemente utilizzano denaro pubblico per fini privati. Lo scandalo della Regione Lazio, corredato di festini buzzurri e vacanze di lusso pagate dai contribuenti, rischia di essere la classica goccia che fa traboccare il vaso.  Lo scollamento tra la classe politica e il paese ha superato i livelli di guardia per una democrazia. Abbiamo per fortuna un Governo tecnico. Giusto che non deleghi ai politici il compito di autoregolamentarsi, ma li costringa a essere trasparenti. Bene che imponga con un decreto, dei tetti alle spese non solo del Parlamento, come abbiamo già proposto su questo sito, ma anche dei Consigli regionali. I Consigli che vorranno utilizzare la loro autonomia impositiva per superare questi limiti, dovranno alzare le tasse locali rivelando cosi apertamente le loro intenzioni agli elettori. Bisogna anche chiedere a chi riceve retribuzioni pubbliche -al di sopra della soglia massima consentita- di mettersi al più presto in regola con le disposizioni introdotte nel 2011. Pena una tassazione al 100 per cento dei redditi eccedenti tale soglia. Ne pubblichiamo l’elenco. Bene anche chiedersi che senso abbia uniformare il tetto ai consiglieri della corte di Cassazione e perché questi debbano essere pagati così tanto.

La balcanizzazione dei partiti

PD e PDL alle prese coi problemi delle rispettive correnti, o anime, o partiti fondatori.
AN e FI che non riescono a stare assieme, esponenti storici che se ne vanno (la Prestigiacomo ieri). Tremonti che ha preso vita propria. E la Lega che ha preso la strada del doppiopetto, flirtando con industriali per catturare i voti dei delusi del PDL.

Nel PD le due anime, DS e Margherita, non sono mai andate del tutto d'accordo. Sull'appoggio al Monti bis assisteremo ad una probabile lacerazione. Renzi contro Bersani, montiani contro l'ala laburista.

Non è detto che la balcanizzazione dei partiti, che potrebbero dividersi in piccoli partitini, sia una cosa cattiva. Se questa porterà a facce nuove. Altrimenti sarà il ritorno alla prima repubblica, purtroppo.

Anche Scalfari, per motivi diversi, parla del rischio scissione nel PD, prendendosela con Renzi:

Renzi. Per quanto riguarda il suo programma politico, per il poco che risulta dalle sue carte e dalle sue prolusioni, si tratta di un'agenda generica che enuncia temi senza svolgerli. I temi sono quelli che campeggiano da mesi sui giornali, le soluzioni però Renzi non le indica. Quindi il suo programma è carta straccia.
Una sola cosa è chiara: Renzi sa parlare e richiama molto abilmente l'attenzione sotto l'oculata gestione di Gori, ex dirigente di Fininvest. Renzi piace perché è giovane. È un requisito sufficiente? Politicamente è molto più di centrodestra che di centrosinistra. Se vincerà le primarie il Pd si sfascerà ma non perché se ne andrà D'Alema o Veltroni o Franceschini, ma perché se ne andranno tutti quelli che fin qui hanno votato Pd come partito riformista di centrosinistra.
Non a caso Berlusconi loda Renzi pubblicamente; non a caso i suoi sponsor sono orientati più a destra che a sinistra e non a caso lo stesso Renzi dice che queste due parole non hanno più senso. Hanno un senso, eccome. Nell'equilibrio tra i due fondamentali principi di libertà e di eguaglianza la sinistra sceglie l'eguaglianza nella libertà e la destra sceglie la libertà senza l'eguaglianza. Questa è la differenza e non è cosa da poco.
Io sono liberale di sinistra per mia formazione culturale. Ho votato per molti anni per il partito di Ugo La Malfa. Poi ho votato il Pci di Berlinguer, il Pds, i Ds e il Pd. Se i democratici andranno alle elezioni con Renzi candidato, io non voterò perché ci sarà stata una trasformazione antropologica nel Pd, analoga a quella che avvenne nel Partito socialista quando Craxi ne assunse la leadership, senza dire che Craxi aveva una visione politica mentre Renzi non pare che ne abbia alcuna salvo la rottamazione. Francamente è meno di niente.


Oggi in Parlamento – Report

Oggi in Parlamento – Report

Il dl anti-corruzione è un po' l'ultima spiaggia del governo dei tecnici: dopo tante promesse, liberalizzazioni, riforma della Rai, crescita, rigore (sui conti, ma non per gli stipendi dei supermanager né per i costi della politica), la lotta alla corruzione farà da spartiacque per questa legislatura. Vedremo se almeno i tecnici riusciranno ad avere quello scatto d'orgoglio (che viene chiesto agli italiani) per riportare finalmente l'Italia in Europa. Riportare l'Italia in posizione meno imbarazzanti in quanto a corruzione, perdita di credibilità, scarsa attrattività per i capitali esteri (e anche quelli italiani).

Oramai dovrebbe essere chiaro: Marchionne a parte, tutto sanno che è per colpa delle mafie, delle mazzette, della giungla della burocrazia se in Italia è difficile fare impresa.
Oggi si fa impresa grazie alle relazioni, alle amicizie, al fatto di far parte di un clan. Basta vedere chi siede (spesso su più poltrone) sulle poltrone di banche e assicurazioni, tanto per dirne una.

Già, ma se la legge di contrasto alla corruzione (traffico di influenze, reato di autoriciclaggio, revisione della ex Cirielli per aumentare i tempi di prescrizione) è così importante, e la chiede pure l'Europa (l'Italia non ha ancora ratificato il trattato di Strasburgo in tema di corruzione), come mai ha avuto una vita parlamentare così movimentata?
Domanda retorica.
Per capire come mai tutti parlano di corruzione ma sono in pochi a voler fare veramente qualcosa, basta andare a vedere come è composto lo sesso Parlamento che dovrebbe approvare questo norme a contrasto. 

Sergio De Gregorio, senatore della repubblica, è agli arresto domiciliari a seguito di una inchiesta sull'appropriazione indebita di 20 milioni di euro di finanziamenti al quotidiano L'Avanti!. 
Il direttore del giornale, Valter Lavitola, in una lettera a Berlusconi, afferma di averlo comprato (come un ortaggio da supermercato) ai tempi del governo Prodi.

Alberto Tedesco, l'ex assessore alla sanità poi rifugiato in Senato, è indagato dalla procura di Bari con l'accusa di associazione a delinquere. È stato salvato dall'arresto dalla giunta per le immunità.

Luigi Lusi, l'ex tesoriere di un partito che non esiste più, la Margherita, ma che ha continuato ad intascare soldi pubblici, è stato arrestato con l'accusa di aver distolto dalle casse del partito dei soldi. Come un ladro. Soldi poi fatti rientrare in Italia grazie allo scudo fiscale.

Vincenzo Nespoli, senatore e sindaco di Afragola (di lui si era già occupata Report in una puntata precedente, sui politici che tengono i piedi in due scarpe). È accusato di bancarotta fraudolenta per la vicenda del fallimento dell'istituto di vigilanza La Gazzella.


L'onorevole Salvatore Margiotta, è stato indagato dalla Repubblica di Potenza per tangenti legate agli appalti per l'estrazione di petrolio in Val d'Agri. Assolto dal Gup in udienza di rito abbreviato, il pm ha fatto appello.

Nicola Cosentino, detto Nick 'o americano, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Accusato da diversi pentiti di avere avuto rapporti con i clan casalesi. Il parlamento lo ha sempre salvato dall'arresto.

Alfonso Papa, ex magistrato poi finito al ministero della giustizia, è stato invece arrestato, a seguito dell'inchiesta sulla cosiddetta P4. L'inchiesta su Bisignani e le sue telefonate a politici, manager di aziende di stato, giornalisti.

Queste persone dovrebbe votare il DL che avrebbe al suo interno articoli che contrastano la corruzione, il traffico di influenze (tu mi voti e io ti prometto ..), l'ineleggibilità di candidati con condanne alle spalle (il famoso Parlamento pulito che quando fu presentato da Grillo fece tutti gridare allo scandalo), anche in primo grado.
Voi ci credete?
La prima puntata della nuova stagione di Report “Oggi in Parlamento” parla proprio di loro. Quello che oggi stanno in Parlamento, a fare le leggi. Non in nome del popolo italiano, questo lo abbiamo capito. L'inchiesta è di Bernardo Iovene che edizioni passate di Report aveva condotto inchieste sui finanziamenti ai partiti, all'editoria e ai giornali di partito, tra le altre cose).

La presentazione della Gabanelli:



La scheda della puntata:
Sono 13 anni che il Consiglio d’Europa chiede invano all’Italia di recepire e ratificare la Convenzione Civile e Penale di Strasburgo sulla corruzione. Secondo la Corte dei Conti, il costo della corruzione per il nostro Paese è di 60 miliardi l'anno. Una cifra impressionante, ma ci siamo mossi solo dopo l’ennesimo scandalo sui finanziamenti per la ricostruzione post terremoto de L’Aquila, quello che ha coinvolto la famigerata cricca, perché nelle Commissioni del Parlamento si discutesse per la prima volta un disegno di legge contro la corruzione nella PA.
Un cammino faticoso che dovrà fare i conti con i fantasmi di Tangentopoli che si aggirano ancora tra gli scranni e con la diffidenza verso la magistratura che rischia di ostacolare una legge che in un paese normale si approverebbe senza pensarci troppo con voto unanime. Ma il nostro Parlamento, per come è composto, è in grado di approvare una legge che consenta una lotta seria alla corruzione nella Pubblica Amministrazione, visto che molti dovranno in sostanza decidere sulla propria sorte? Tra Deputati e Senatori a oggi si conta un numero rilevante di indagati e condannati per reati contro la Pubblica Amministrazione, corruzione, concussione, appropriazione indebita, bancarotta fraudolenta, finanziamento illecito, associazione per delinquere e favoreggiamento alla mafia. Per molti, si è toccato il punto più basso della storia della Repubblica. Dal 1994 ad oggi solo la Giunta delle Autorizzazioni della Camera ha analizzato 500 casi di procedimenti giudiziari. Solo nell’ultima legislatura per la prima volta un Deputato e un Senatore sono finiti in carcere per reati non di sangue.
L’inchiesta ricostruirà, tra gli altri casi, come la Giunta si è comportata nelle vicende De Gregorio, Tedesco, Lusi, Nespoli, Margiotta, Cosentino, Papa. Bernardo Iovene ha inoltre intervistato il Presidente Vizzini e vari parlamentari che sono alle prese con problemi giudiziari di varia natura come Landolfi, Brancher, Farina, Grillo e Del Pennino.
Notizie in tema
- voto in Sicilia, un esercito di inquisiti
Il Tesoro: “Manager indagati via dalle aziende pubbliche e paghino i danni”


Le altre inchieste della puntata.
"OGGI NEGLI ENTI", di Luca Chianca


Dietro le vicende giudiziarie che hanno coinvolto la Regione Lazio, quelle della Lombardia e della Puglia, ce ne sono altrettante che interessano gli amministratori di province e piccoli comuni. Si calcola che solo per il reato di corruzione sono ben 400 gli amministratori coinvolti. Poi ce ne sono molti altri incappati in indagini, processi o condanne per vari reati. Ma sono accomunati da un vizio comune: nessuno si dimette, perché così fan tutti e soprattutto perché la legge glielo consente visto che in troppi casi non prevede, fino alla sentenza definitiva, nessuna sospensione dalla carica per tutelare l'interesse pubblico delle Istituzioni. E i partiti spesso stanno a guardare.

Per la rubrica "C'è chi dice no: QUELLI DEL MASO CHIUSO”, di Emilio Casalini

I masi, le tipiche abitazioni dell'Alto Adige, quelle con le stalle annesse e i prati sempre curati, dovevano sparire. L'aveva previsto una vecchia Commissione Europea guidata dal commissario europeo Sicco Mansholt per consentire che le mucche scendessero a valle per poter produrre il latte a minor costo. Alle scelte europee però si sono opposti, hanno resistito per oltre vent'anni a differenza di altre regioni dell'arco alpino che invece hanno i crinali abbandonati. E alla lunga i fatti gli hanno dato ragione. Oggi ci sono ancora 18mila masi abitati, l'economia delle valli altoatesine è tra le più fiorenti d'Europa, la disoccupazione sparisce, il reddito cresce. Ed i finanziamenti pubblici qui servono davvero alla collettività. Un microcosmo che funziona e dove l'equilibrio tra uomo e ambiente è perfetto. 

28 settembre 2012

Foto dal paese


La governatrice in gita Ponza, sulla motovedetta della finanza : "I militari delle Fiamme gialle sono stati trasformati in facchini per scaricare i bagagli della Polverini e dei suoi amici"


La risposta in stile Pasquino (via wil)





I lavoratori dell'Ilva di Taranto (dove secondo il presidente, non si starebbe peggio di tanti altri posti).



Le code per l'Iphone


E gli scontri in Spagna.

Gli onorevoli che dovrebbero votare per il Dl anticorruzione (se ne occuperà la prima puntata della nuova serie di Report)

Senza santi

Ma lo spirito cristiano e la sussidiarietà come si conciliano con il prendere o lasciare che la nuova proprietà del San Raffaele ai sindacati?
Ovvero, o accettate i tagli agli stipendi (e un nuovo contratto), oppure 450 licenziamenti.
Non eravamo poi la regione dell'eccellenza?

L'ipoteca Monti

Tra il Monti uno e il Monti bis si frappone solo un piccolo dettaglio: una cosa chiamata elezioni.
Le maggioranze le stabiliscono gli elettori ed è il presidente della Repubblica, su proposta della maggioranza uscita dalle urne, che indica il premier.
Questa è democrazia: le autonomine, senza nemmeno candidarsi "perché già senatore a vita" sono piccoli strappi alle regole, che possono andar bene in condizioni di emergezna, ma non devono diventare la norma.
Altrimenti, questa sopensioni di regole e principi, sono altrettanto pericolosi dei populismi.
Sul prossimo governo, sui prossimi candidati, ieri è arrivata l'ipoteca Monti:

“Prenderei in considerazione un secondo mandato solo in circostanze particolari e se richiesto dalle forze politiche in campo”, ha detto il Presidente del Consiglio rispondendo ancora una volta da New York a domande sul suo futuro politico al Council on Foreign Relations [..]
“Dopo le elezioni – continua – sarebbe normale avere una forza politica in grado di esprimere un premier tra le sue fila. In ogni caso, “io sarò lì” – sottolinea, facendo capire di non poter escludere a priori un altro suo incarico- e risponderò alle eventuali richieste se le condizioni dovessero richiederlo”.

Già la linea economina del governo è ipotecata, con l'agenda Monti, ci manca solo che anche la scelta del governo lo sia.
Ieri Monti parlava ai mercati, alle agenzie di rating. Affiché suocera intenda.
Wall street tifa per Monti .. mancano solo le agenzie di rating e le banche d'affari e siamo a posto.

Fini parla di legislatura costituente .. le stesse cose che i giornalid dicevano nel 2008 dopo la vittoria di Berlusconi.

PS: si torna a parlare di indulto, per risolvere il problema dell'affollamento delle carceri.
Domanda: cosa è stata fatto dal Parlamento per ovviare a questo problema? Poco (questa maggioranza sta valutando se mandare incarcere giornalisti che pubblicano intercettazioni vere). Meglio in indulto bis, dopo il successo di quello del 2006.
C'è qualche potente che rischia il carcere?

27 settembre 2012

A proposito di Dreyfus


...già ma allora chi l'ha scritto dovrebbe avere la decenza di uscire allo scoperto e dichiarare la boiata diffamatoria e Farina del suo sacco, anzichè lasciar condannare un altro al suo posto ..
Marco Travaglio - Napolione, martedì 25 settembre

Chi si celasse dietro il nome di Dreyfus (ovvero il giornalista radiato Farina), lo sapeva Feltri (perché l'ha detto a Porta a Porta), lo sapeva Travaglio su Il fatto (così lascia credere). Allora perché Farina non è uscito allo scoperto prima?
Tra l'altro Travaglio ha scritto l'articolo prima della sentenza della Cassazione.

Un affare di stato

La vendita delle armi: un affare di stato, lucroso e poco trasparente (e non solo perché parliamo della sicurezza di una nazione).
Dopo il caso Finmeccanica, con le tangenti al gruppo e al suo amministratore, i giornalisti Duccio Facchini, Michele Sasso e Francesco Vignarca hanno cercato di fare un pò di luce su questo settore dell'industria  così strategico.

La scheda e alcuni pretesti di lettura:
"Non ci sono segreti in questo mondo. Se delle armi vengono contrabbandate, sicuramente è perché dietro c'è qualche agenzia governativa."
Val Forgett, commerciante internazionale di armi

"Fecero il deserto e lo chiamarono pace."
Tacito

C'è un business internazionale che continua a macinare miliardi. La Grecia sull'orlo del default è il paese in Europa che spende di più per la difesa. L'Italia è il quinto produttore mondiale di armi, che esporta in tutto il mondo. Simboli del made in Italy, anche in questo settore, sono la corruzione e gli scandali, soprattutto quelli legati a Finmeccanica. Soldi, soldi, soldi. È fondamentale provare a guardare il mondo attraverso questo business che arricchisce una lobby internazionale potentissima. Un mercato cresciuto del 50 per cento negli ultimi dieci anni. Questo libro percorre per la prima volta la filiera delle armi raccontandone affari, interessi e ritorni economici. Con nomi e cognomi di banche, politici, manager e imprenditori. IN COLLABORAZIONE CON "ALTRECONOMIA".

"Il cittadino deve avere il diritto di difendersi se lo Stato non riesce a proteggerlo. Poi, certo, le armi bisogna saperle usare. Ma è un problema di istruzione. Credo che non si farebbe male a mandare i ragazzini al poligono di tiro."
Ugo Gussalli Beretta, patron della Beretta, la principale industria italiana di armi leggere.

"Le armi impiegate contro i manifestanti [della primavera araba] sono state vendute per buona parte dai paesi europei, dalla Russia e dagli Stati Uniti."
Da un rapporto di Amnesty International, 2011.

"In Medio Oriente è la Siria che ha visto crescere maggiormente il proprio volume di importazioni di armi: 580 per cento in più nel periodo 2007-2011... Un numero dietro il quale c'è la tragedia di un intero popolo."
"Nel 2012 l'Italia destinerà al comparto della difesa oltre 23 miliardi di euro."

"Possiamo discutere sugli investimenti, qualche aereo in meno, qualche fregata in meno, ma trovando un equilibrio tra riduzioni possibili e la necessità di non recare danni all'industria militare italiana."
Ignazio La Russa, ministro della Difesa, agosto 2011

"L'Italia, che nella sua Costituzione dichiara di ripudiare la guerra, ha venduto armi per 3,2 miliardi di dollari in cinque anni (2007-2011)."

"Il business legale delle armi è una macchina capace di divorare a livello mondiale oltre 1700 miliardi di dollari all'anno."

Gli autori:
Duccio Facchini scrive per il mensile "Altreconomia" ed è attivo nel movimento d'impegno civile "Qui Lecco libera".

Michele Sasso, giornalista free-lance, collabora con il settimanale "l'Espresso".

Francesco Vignarca è coordinatore nazionale della Rete italiana per il disarmo, cura per "Altreconomia" il blog "I signori delle guerre" ed è autore di MERCENARI SPA (Bur 2004), IL CARO ARMATO (Altreconomia 2009) ed ECONOMIA ARMATA (Altreconomia 2011).

Il link per ordinare il libro su ibs.

Scherzi a parte?


Pensavo fosse uno scherzo: non solo non ha lasciato la poltrona (dopo tutti gli scandali), la presidentessa (ex) Polverini.
Ma continua ad occuparsi di nomine e gestirà i fondi della regione Lazio fino alle elezioni.

Chissà se Gianni è andato a prendere lezioni nel suo ufficio ....

Questione di principio

Tutto il mondo instituzionale si stringe attorno al giornalista Sallusti, dopo che la Cassazione ha confemrato la sentenza di condanna a 14 mesi.
Perché ha scritto il falso.
Non rischia la galera, ma la sentenza permette a tanti di gridare allo scandalo alla vergogna, all'offrirsi come vittima sacrificale.
La condanna consentirà, probabilmente, una riforma dell'articolo 595 c.p. (cosa che nel passato governi liberali o di centrodestra non hanno fatto).
Per evitare, però, che la gente pensi che governo, giornalisti e istituzioni (il colle che monitora la situazione) si mobilitano solo per giornalisti famosi, sarebbe opportuno che si rivedesse anche il meccanismo delle cause civili per diffamazione.
Tu potente, mi citi a giudizio chiedendo un risarcimento per milioni di euro? Bene. Se però si dimostra che hai torto e che hai fatto causa al giornalista solo per intimidirlo, non solo paghi le spese, ma gli versi il 50% di quello che gli hai chiesto.

Perchè non è vero che da oggi chi scrive sui giornali è un pò meno sereno, come ha scritto Padellaro su Il fatto. Non è vero che con la sentenza si aggredisce la libertà di stampa (perché la legge applicata dal giudice e confermata dalla Cassazione esisteva prima).
La libertà di stampa è minacciata da conflitti di interesse, dal precariato diffuso nei giornali, dal fatto che dietro i giornali ci sono interessi finanziari importanti che fanno pressioni sui direttori e sui giornalisti.
Chiedete alla Gabanelli e ai giornalisti di Report quanto è libera la stampa in questo paese.

Non si può finire in carcere per quello che si scrive: questo è il giusto principio che si sta rivendicando adesso.
Ma è giusto finire in carcere come successo al povero Stefano Cucchi?
E' giusto finire nei Cie per mesi, solo perché "clandestini"?

E le questioni di principio valgono solo per giornalisti (o per ex ministri chiamati a testimoniare) o anche per chi abita e lavora a Taranto?
E quale è il dirtto che deve prevalere? Quello della salute dei cittadini? Il diritto al lavoro (per il momento) per quelli dell'Ilva? Il diritto dell'Ilva a proseguire la produzione ma solo alle sue regole?

26 settembre 2012

Cosa sai della notte - Grazia Versani

Ritorna Giulia Cantini, l'investigatrice privata in quel di Bologna, che avevo apprezzato anni fa nel primo romanzo "Quo vadis, baby?".
Il mio sogno di liceale era aprire una libreria come quella di Sylvia Beach, a Parigi, nei famosi anni folli della lost generation, per poi scoprire e lanciare autori del calibro di Joyce, per trascorrere i tempi morti ascoltando Bach e leggendo romanzi da consigliare ai clienti.
[..]
L'ex maresciallo dei carabinieri Fulvio Cantini si è pensionato in un bel rustico di campagna, a Bentivoglio, e ha lasciato a me le grane di questa piccola agenzia casalinga la cui attività sopravvive perlo più grazie a infedeltà, tutela della privacy, e che regge stoicamente al proliferare di agenzie investigative provviste di strumenti tecnologicamente evoluti. oltre che di detective dal piglio "americano".
pagina 15-16

Il padre, il maresciallo, si è definitivamente messo in pensione e l'ex aiutante Lucio se ne è andato a Milano. La sua nuova collaboratrice si chiama Genzianella Serafini:
Ora, Genzianella Serafini, ventisette anni, è nata in un piccolo paese della campagna emiliana e sventola con orgoglio questa sua bandiera natia.
[..] la chiamo Gen anche se non le piace, "troppo beautiful", dice, e lei mi chiama dottoressa e si rifiuta di darmi del tu.
pagina 21

A parte questo, poco o nulla è cambiato nella sua vita lavorativa (le stesse indagine su storie di amanti e tradimenti) né nella sua vita affettiva: il rapporto con Bruni, il capo della squadra omicidi, stenta a decollare. Troppo "ruvida" lei, poco deciso a chiudere definitivamente il rapporto con la moglie, lui.

Il caso di cui si deve occupare ora è un vecchio omicidio di 3 anni prima rimasto insoluto. Oliviero Sambri, detto Oliver, picchiato a sangue in una discarica alla periferia di Bologna, dove nessuno ha visto niente, o ha visto poco. Un pestaggio selvaggio, che racconta di un accanimento feroce. Oliver, un aspirante attore di teatro, era gay e forse questa è stata la causa del pestaggio (e anche del fatto che forse la polizia non ha fatto l'impossibile per arrivare ai responsabili).
Nonostante gli anni e gli insuccessi passati, per Piera, la sorella di Oliver, quel ragazzo così "bello" e così delicato, non meritava di fare quella fine. E' lei che chiede a Giulia di fare un ultimo tentativo, andando a risentire per un'ultima volta, gli amici del fratello.
L'ultimo fidanzato, l'attore che per un certo periodo l'ha ospitato a casa (e di cui Oliver era infatuato), il compagno delle superiori, il suo professore, l'amico ballerino di musica, l'insegnante di una scuola di teatro..

Giulia deve esplorare il mondo della notte, tra locali gay, dark room, luoghi dove uomini incontrano altri uomini in cerca del desiderio, nella speranza (o l'illusione) di trovare anche l'amore

"Oliver diceva sempre che c'è il desiderio e c'è l'amore, che il primo gli serviva per cercare l'altro, anche se non lo trovava mai e .."
"Non è una cosa facile da trovare, l'amore".

pagina 34

Osserva gli uomini che si incontrano alla ricerca del solo sesso nei parchetti, il battuage (una forma consensuale che nulla a che vedere con la prostituzione):

Ovunque mi giri ho la sensazione di vedere uomini che si aggirano, frenetici e timorosi, lanciando occhiate d'intesa o di rifiuto. Alcuni restano prudentemente in macchina e quando un'altra li affianca abbassano il finestrino. Un uomo dalle guance cascanti e gli occhi febbrili mi getta addosso un sguardo stupito, poi si incammina verso il parco sotto un cielo ormai completamente corvino.
pagina 69

Tutte le persone che incontra, le dicono più o meno le stesse cose: Oliver che andava a letto con tanti uomini, ma forse era innamorato solo di Simone, l'attore di cinema che lo ha ospitato, che per la droga ha avuto qualche problema nella sua carriera. Oliver che faceva ridere tutti, ma non aveva il talento (e la rabbia) necessaria per sfondare.
Chi era Oliver? Forse solo uno che si fidava di tutti, che si lanciava da altezze vertiginose come un Icaro perverso attratto dai selciati più  che dai grattacieli, forse era nella sua natura, nel suo broncio avido e infantile, e forse non è un caso che abbia cercato in Simone il suo lato più oscuro.
pagina 90

Ma Giulia arriverà fino in fondo: scoprire cosa è la notte e cosa sono gli uomini che vivono la notte, per usare i versi di Celine "Les gens du jour ne vous comprennent plus". La gente del giorno non vi capisce.
Il viaggio nella notte sarà anche un viaggio per comprendere meglio il rapporto tra sesso, sentimenti e amore (che manca). E questo varrà anche per lei, per la scoperta dei suoi veri sentimenti.


Cosa sai della notte è un romanzo che segna una ripartenza, per la vita di Giulia Cantini. Si può leggere questo romanzo senza aver letto i precedenti (e magari dopo viene voglia di riprenderli), poichè in queste pagine si ripercorrono alcune pagine della sua vita. La sorella Ada, aspirante attrice, che se ne andò a Roma. L'amicizia con Bruni, il poliziotto, che le fa una corte "platonica" senza decidersi di andare fino in fondo.

Ma è anche un libro dove si parla di un argomento "difficile" come può esserlo l'omofobia (e il parlare del mondo dei gay senza essere scontati). Una riflessione sull'amore, sulla ricerca dell'amore e dell'anima gemella.

Il sito dell'autrice, e la presentazione del libro alla Feltrinelli.
Il link per ordinare il libro su ibs
Technorati:

Il mestiere della politica


Poteva lasciarsi sfuggire l'occassione per difendersi attaccando in televisione, nel salotto di Ballarò, l'ex governatrice Polverini?
No che non poteva.
E ieri sera abbiamo capito quale sarà la sua linea nei prossimi giorni: non sapevo nulla, non conoscevo i candidati, non era mio compito controllare come venissero spesi i soldi pubblici dai gruppi, si rubava anche prima, ho cercato di fare pulizia ma non ci sono riuscita, non è vero che siamo passati da 1 milione a 14 milioni ....
Ieri sera è stata tutta un tirar fuori le carte (alcune magari le ha portate anche alla magistratura), di interrompere chi parlava, di dare lezioni di diritto. Come a Giannini “Sono andata via per colpe di altri, vada a studiare”. A studiare dalla giunta Polverini?
Una giunta dove le commissioni "erano talmente tante che non riuscivano a riunirsi".

Eppure una cosa giusta l'ha detta: non è un problema della sola sua maggioranza. Il Partito democratico dov'era? E il partito di Di Pietro?
E comunque non è un problema della sola regione Lazio: l'ha spiegato bene il giornalista Stella (anche oggi sul corriere), il detto così fan tutti (che così fa arrabbiare la portavoce di Bersani Moretti) non è poi una cosa lontana dalla realtà.
Ci sono i 2100 euro quasi in nero ai consiglieri regionali in Veneto.
C'è la denuncia del senatore Rosso sui consiglieri regionali piemontesi: "Ne ho invitato uno al Sestriere. Ogni giorno andava in Comune
a farsi firmare uno statino. Mi ha detto che così figurava in missione e prendeva 5mila euro in più".

Ce poi la Lombardia, dove i consiglieri del PD non hanno mostrato le ricevute al giornalista de Il fatto, per spiegare come usano i loro soldi pubblici.

E come vengono usati i soldi pubblici?
Il consigliere laziale Cappellaro, sempre a Ballarò "la politica è questo .. congressi, cene".
Questa è la politica nella seconda repubblica: mica risolvere i problemi degli altri, mettersi al servizio.
E' stata più chiara l'altra consigliere, stessa maggioranza, Chiara Colosimo "penso di fare politica perché questo è ormai il mio mestiere".
Il mestiere della politica: dove non conta sapere  impugnare uno strumento, sapere fare qualcosa, avere studiato, aver letto libri.
L'importante è avere presenza mediatica, mostrarsi: per questo serve tanto denaro alla politica. Per i 500000 euro necessari per fare camapagna elettorale in Piemonte (lo raccontava ieri sera Airaudo della Fiom).

Prima di Ballarà, al TG di Mentana un Romiti in versione indignados spiegava al giornalista che "oggi non si vergogna più nessuno".
Nemmeno Romiti.


Update: l'inchiesta di Report del 2008 sui sindacati (e anche allora i conti sugli iscritti non tornavano)

25 settembre 2012

Huffington post o Il fatto quotidiano?


.. non solo la grafica ricorda quella de Il fatto, ma almeno potevano scegliersi un altro politico all'Huffington Post per la prima intervista.

Le news di oggi: Monti, Bagnasco, economia
Ma probabilmente è più corretto dire che è Il fatto che si è ispirato al sito di Huffington post americano


Anche il simbolo dello "strillone" del Fatto ricorda quello del sito americano




E alla fine ne rimarrà uno solo

Come finirà la sfida Marchionne Della Valle?
Ne rimarrà vivo uno solo (a controllare il Corriere)?

“Non parliamo di gente che fa borse, io faccio vetture. Con quanto lui investe in un anno in ricerca e sviluppo, noi non ci facciamo nemmeno una parte di un parafango. La smetta di rompere le scatole”  

E soprattutto, quanto è credibile la sfida di Marchionne, il voler puntare sull'export?
Mettiamo che vinca Obama alle elezioni: pensate che Obama accetterà il fatto che auto Chrisler Fiat siano prodotte in Italia per essere vendute in America? Dopo tutto quello che Obama e il suo governo ha fatto per Marchionne e la Chrisler?

E se dovesse vincere Romney, cosa pensate che succeda?

Non sarebbe meglio se la fiat puntasse su altro: autobus elettrici, motori per riscaldamento (la co-generazione)?

8 settembre


Durante l'ennesima conferenza stampa rigorosamente senza domande (non va più di moda ai politici nostrani) l'ex presidente della regione Lazio Polverini ha annunciato le sue dimissioni. Nessuna autocritica, “Noi puliti, la colpa è di un consiglio indegno”, è l'ossimoro con cui ha denunciato, in un estremo tentativo di sviare le colpe, i partiti della sua stessa maggioranza e dell'opposizione.
Lei, altro clichè della politica 2.0, non sapeva nulla: nulla delle spese pazze di Fiorito, delle spese pazze degli altri consiglieri ...
Lei semplicemente è presidente di una regione dove sono state apporvate leggi, l'ultima porca il 24 dicembre passato, che amplificavano a dismisura le possibilità di spesa dei partiti in consiglio, senza nessun vincolo né controllo.
Non sapeva delle leggi che la sua regione approvava? Non abbiamo l'anello al naso, caro presidente .
Ieri sera era un fiume in piena:

“Le ostriche viaggiavano comodamente nel palazzo della giunta ben prima che arrivassi io”. Punta il dito contro l’opposizione, decisa “a smascherare le loro ipocrisie”. “Volevano scaricare tutte le colpe – dice – su una giunta che ha lavorato bene, allora li mando a casa io”. Rimprovera l’opposizione di non aver rassegnato le dimissioni annunciate. ”Ho aspettato oggi – ha aggiunto – anche per vedere le falsità che l’opposizione ha detto, potevano consegnare oggi le dimissioni e non l’hanno fatto. Ora li mando a casa io, così avranno tanto tempo per fare politica”.
Cara Renata, se proprio volevi salvaguardare le istituzioni, dovevi parlare ieri, ed era già tardi!
Parlare oggi, sa tanto di un "muoia Sansone con tutti i filisei".

Ora possiamo solo aspettare l'effetto domino, nelle altre regioni targate Pdl: Campania, Molise, Lombardia.
L'8 settembre è arrivato in ritardo, e ora è tutto un volersi allontanare dall'ombra del PDL.
I primi sono stati i vescovi: è stato l'ammonimento del cardinale Bagnasco a far capire a Casini che era ora di cambiare aria (in assenza di un monito presidenziale che non è arrivato, ci dobbiamo accontentare).

Vedremo cosa succederà alle prossime elezioni.
Perché dall'altra parte, a livello nazionale, nel PD ci tocca assistere ad una guerra tra fratelli, tra chi vuole sì le primarie basta che vinca Bersani (e faccia fuori Vendola e Renzi). E Renzi nelle vesti di rottamatore: via i finanziamenti ai partiti, "Chi vince le primarie impone il programma". Panico in sala ...

Esiste una alternativa, tra porcellum e preferenze? Ovvero tra questo sistema dei partiti (su cui si è già detto tutto) e il sistema dei Fiorito (che comunque si ricandida)?
Ieri sera a L'Infedele si è parlato anche della nuova democrazia ai tempi di internet: in Sicilia il M5S ha deciso su internet il candidato (Giancarlo Cancellieri) e saranno i suoi stessi elettori web che ne controlleranno il lavoro (la trasparenza su internet è un dogma per il movimento).
Per dire che mentre noi perdiamo tempo a discutere di ostriche e champagne, esiste anche qualcos'altro.

24 settembre 2012

Zavorre

"Ho cercato per otto anni un partner straniero per la Fiat e non ci sono riuscito. Su questo ammetto di avere fallito", ha dichiarato l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, parlando dall'assemblea dell'Unione degli industriali di Torino. Ma "il governo deve fare la sua parte per rimuovere quelle zavorre che stanno ancorando il nostro Paese al passato"

Immagino che per zavorre intenda l'articolo 18, parte dello statuto dei lavoratori, la possibilità di sciopero, le tutele nel mondo del lavoro per la salute .. Cioè tutte quelle conquiste nemmeno troppo recenti ottenute da chi lavora.
Dunque , dovremmo togliere queste zavorre, per ritornare ai tempi dei padroni delle ferriere? E' questo andare avanti? A me sembra un tornare indietro.

Lucarelli racconta - ladri di futuro

Il mostro a tre teste, di cui ha parlato Lucarelli ieri sera, è il mostro delle ecomafie. Un mostro alimentato dalla criminalità organizzata, dagli imprenditori senza scrupoli che con le mafie fanno affari, dai sindaci, dagli assessori, i geometri, gli avvocati, i professionisti che assecondano gli appetiti di questo mostro.

Un mostro che divora il territorio, inquina le falde, distrugge boschi, è causa disastri (alluvioni, frane) e di morti senza giustizia. Ma non solo: le ecomafie distruggono anche l'economia, avvelenano il cibo che poi portiamo sulle tavole e ci mangiamo.
Dove passa questo mostro, non c'è futuro.
Chiunque aiuta questo mostro è colpevole: il sindaco o l'assessore che fanno un cambio di destinazione d'uso di un terreno per favorire l'impresa criminale.
L'autotrasportatore che falsifica le bolle per far si che i rifuti tossici diventini rifuti comuni che si possono sversare in una discarica.
Il broker di rifuti che, solo con un cellulare un fax, agevola lo smaltimento di rifuti industriali, ma anche l'impresa che fa finta di non sapere. Non sapere che se il costo per lo smaltimento è particolarmente alto, probabilmente gli scarti, gli olii, finiranno dentro il terreno senza alcun trattamento.
Il politico locale o nazionale, che prepara piani regolatori che permettono altre opere in cemento, discariche, per poi dividersi la mazzetta o per un rendiconto elettorale.

Le tre teste del mostro, secondo la metafora di Lucarelli sono la rifiuti Spa, la più grande azienda a livello europeo, che ha trasformato la monnezza in oro, grazie al ciclo integrato dei rifiuti .
Il ciclo criminale dei rifiuti non è solo un problema della Campania, come ha raccontato Saviano in Gomorra. Discariche illegali sono cresciute anche al nord, in Brianza.
Un giro d'affari di 3 miliardi di euro all'anno.

L'altra testa del mostro è quella del ciclo criminale del cemento.
Un ciclo completo in mano alle ecomafie che controllano le cave abusive, le aziende di trasporto di inerti (per i cantieri) e di movimento terra. Il controllo dei cantieri dove in molti lavorano in nero. Le aziende che producono calcestruzzo, che magari non è nemmeno vero cemento, ma un cemento depotenziato. Perchè costa meno, perché per la criminalità rende di più. Perchè tanto, chi dovrebbe controllare (l'assessore, il sindaco, il vigile) non si fa scrupoli dei problemi che potrebbero nascere in futuro.

Come per il ciclo dei rifiuti, anche per il cemento vale lo stesso discorso: questa testa del mostro non sarebbe potuta crescere se non ci fosse stato uno stretto legame tra mafie e politica. Emerge da tante inchieste, troppe, e non si può più parlare di episodi singoli. Al nord, come al sud: per gli appalti per le grandi opere e l'Expo, e anche al sud, per esempio con la Salerno Reggio Calabria.
In Italia sono state costruite dal 2003 240000 case abusive. Che sfuggono al fisco, che sono state beneficiate da uno dei tanti condoni. Condoni che qualche politico locale o nazionale ha promesso per un proprio fine elettorale.

L'ultima testa del mostro è quella del ciclo alimentare criminale.
Perchè anche questo fanno le ecomafie: sui terreni inquinati da loro stessi, fanno crescere ortaggi e frutte che poi arrivano sulle tavole.
Le ecomafie impongono agli imprenditori nel settore alimentare di vendere i loro prodotti nei supermercati: prodotti più cari e meno buoni.
Perchè non siamo più da un pezzo nel libero mercato (dove i grossisti possono scegliere la frutta e i prodotti migliori e a miglior prezzo): siamo nel monopolio della criminalità organizzata.
E alle persone coraggiose che poi denunciano il pizzo, succede anche di trovarsi poi le porte chiuse da parte delle banche. Perché lo sanno tutti che chi si mette contro la mafia, è un morto che cammina.

Un giro d'affari da 70 miliardi l'anno: il pane cotto nei forni abusivi, alimentati da legname preso da casse da morto.
La mozzarella di bufala fatta con latte alla diossina.
I compost inquinati che vengono venduti agli agricoltori come concimi.
Il caffè imposto dai clan a tutti bar di una determinata zona (per esempio il caffè Nobis.).
I cartoni della mozzarelle che devono essere quelli che dice il clan ("dove c'è pizza c'è mafia" si sente dire in una intercettazione dopo la strage di Duisburg).

Per raccontare delle teste del mostro, Lucarelli ha usate tre storie e un prologo.
Il prologo è il terremoto dell'Irpinia avvenuto nel novembre 1980.
Fu qui che la camorra (Cutolo, Alfieri) e la mafia (tramite Nuvoletta) imparò quanto potesse essere lucroso entrare nel business della ricostruzione. Mettersi in affari con lo stato, con i politici (che decidono sugli appalti e sulle leggi per gli appalti), con gli imprenditori che per costruire le case in Campania dovevano mettersi a posto. Pagando il pizzo.
Dalla ricostruzione si arrivò, col patto di Villaricca, al business dei rifiuti: l'accordo fu siglato tra gli anni 80 e 90, tra imprenditori nel settore (come Gaetano Vassallo ) e boss come Gaetano Cenci e Nunzio Perella.

La seconda storia, sul ciclo del cemento, l'ha raccontata Roberto Robustelli, scampato per miracolo alla morte, dopo l'alluvione di Sarno, nel maggio 1998.
Quando la montagna franò, rimase per 72 ore dentro il fango.
Fango che era franato per il disboscamento criminale delle colline sopra i paese, perché si era costruito dove non si doveva.
E' successo a Sarno ma anche a Genova l'anno scorso con l'alluvione. In Versilia nel e nella Lunigiana. A Giampilieri nel 2009.

L'ultima testimonianza, l'ultima storia, quella raccontata dal signor Imberbe, che ad un certo punto si è stancato di pagare il pizzo per la sua attività di distribuzione alimentare.

23 settembre 2012

La puntalità del destino di Patrick Fogli

Credo al caso, pensa lui. Credo alle cose che si fanno senza un senso e ti cambiano la vita. Credo alla puntualità del destino e agli appuntamenti che non puoi mancare, che non sai di avere. Credo al dio dei litigi delle pentole che sbuffano e degli odori di cucina, a quello delle rate del mutuo e delle rughe intorno al viso, al Signore del silenzio che non c'è bisogno di rempire, a quellodelle coperte stese sulle gambe e sulle spalle, quando fa troppo freddo.E credo che tutto questo mi aiuti a vivere, a sperare, a essere me stesso, ma non a sentirmi meno spaventato.”pagina 103

La morte di Yara Gambirasio.
Il caso della piccola Sara Scazzi.
Il delitto di Erba.
E prima ancora la sparizione di Denise Pipitone.
E ancora prima, la tragedia di Alfredino Rampi, nell'Italia dei primi anni 80..

Tutte storie con alcuni tratti in comune: l'età delle vittime ma soprattutto l'attenzione che queste hanno suscitato sui mezzi d'informazione. Ore e ore di diretta per raccontare del tentativo di salvare la vittima, dei tentativi di ricerca nei boschi (o nei paesi vicini..) della scomparsa, del dolore dei parenti, delle piste di indagine che si aprono e si chiudono andando ad addossare colpe ai vari colpevoli perfetti, costruiti a volte su misura per i gusti del pubblico.
L'abbiamo chiamata tv del dolore: non tutte le trasmissioni che si sono occupati di questi casi si sono comportate allo stesso modo, e nemmeno tutti i giornalisti. Ma viste con distacco, in tutte queste storie cresce la sensazione che al grande pubblico della televisione generalista (dove la gente non deve costruirsi idee proprie) sia stato venduto un prodotto commerciale. 
Il dolore dei familiari, dei parenti delle vittime, degli amici diventa ne più ne meno un prodotto commerciale come gli altri, che può essere venduto.
E che deve tenere inchiodati gli italiani al televisore, fino al prossimo caso.

L'ultimo libro di Patrick Fogli abbandona il tema della mafia (“Non voglio il silenzio” sui misteri nel passaggio tra prima e seconda repubblica) e del terrorismo (“Il tempo infranto” sulla bomba alla stazione di Bologna), per lanciare un vero e proprio jaccuse contro questo tipo di informazione e di giornalismo.
E lo fa a modo suo, con un racconto intricato dove oltre all'intreccio degli eventi (cinici), andremo dentro i pensieri dei personaggi, tutti vittime e tutti colpevoli in vario modo. Dentro le loro vite, dentro le loro colpe.

San Sebastiano degli Appennini: Alessia, una ragazzina di quattordici anni, sparisce nella notte. Le uniche tracce che lascia, im quella sera dove il sul paese è squassato dalla piena del fiume e da una scossa del terremoto, alcuni fotogrammi di un video di una telecamera di sorveglianza.

Una di quelle che scrutano la nostra vita senza che noi ce ne accorgiamo.
Negli stessi fotogrammi, l'immagine del suo volto si incrocia con quelle del volto di Claudio Zanetti, figlio di un'immigrata, su cui girano tante voci.
Nel paese si dice che è un piccolo spacciatore, uno a cui piacciono le ragazze.
Lui è l’ultima persona ad aver visto Alessia. E' lui il colpevole?

Il circo mediatico all'improvviso si impossessa della piazza di San Sebastiano: accende le luci sulla vita di Alessia, dei due genitori, su quella del ragazzo, che per paura, scappa di casa.
Il colpevole ideale. Su cui rischia di cadere anche la voglia di giustizia fai da te del paese, dei cittadini perbene che non cercano Giustizia (né tantomeno cercano il corpo di Alessia).

A cercare Alessia c'è anche Gabriele Riccardi: è l'ex poliziotto, conosciuto nel libro "Lentamente prima di morire", chiamato dal padre di Alessia come consulente della famiglia, per affiancare il lavoro dei carabinieri.

I due genitori, Irene e Pietro Scaroni, si ritrovano addosso, all'improvviso, il peso della scomparsa della figlia e il peso del vuoto delle loro vite.
La scomparsa fa scattare nella coppia (a capo di una serie di finanziarie lui, chirurgo lei) i primi sensi di colpa, le piccole recriminazioni.


Come sarebbe stata la mia vita se tu non ci fossi mai stata?
Una delle prime notti, dopo che te ne sei andata, mi sono chiesta se non sarebbe stato meglio fingere che tu non arrivassi. Se quella bugia che nessuno scoprirà mai non avrebbe potuto essere più tragica. Sarei stata una donna come tante altre, col pensiero di quello che non era stato a farmi compagnia nei momenti di solitudine e qualche frase, buttata lì con tuo padre, su come avremmo arredato la stanza degli ospiti se fossi nata.Tutto questo non ci sarebbe stato, tu non avresti sofferto. Ma non avrei avuto la mia vita e nel silenzio di un'insonnia grigia e dolorosa ho capito che va bene così, senza retorica, senza fede, senza Fede, senza Dio o destino, ho fatto quello che andava fatto ..pagina 172

Il lavoro di indagine di Riccardi porta a galla tutta una serie di brutte storie: tradimenti, soldi sporchi che sono arrivati nelle finanziarie, soci poco raccomandabili. Come se la scomparsa della ragazzina, avesse fatto da detonatore ad altri eventi dolorosi.
Sono morte quattro persone. due anche per colpa sua e nessuna di loro ha qualcosa a che fare con sua figlia. La scomparsa di Alessia è la pietra sottile e indifferente che si sposta di pochi centimetri e libera la frana. Un vuoto che ogni segreto, ogni porcheria, ogni bugia raccontata per un fine qualunque, si affretta a colmare senza riuscirci mai.Pagina 320


Gabriele Riccardi sa che dovrà fare una gara contro il tempo, per salvare Alessia. Ma sa anche che deve stare attento a non lasciarsi coinvolgere troppo dalla storia, affinché non si tramuti nell'ennesima cicatrice, un altro macigno che ti devi portare dietro per tutta la vita. Anche per questo aveva smesso di essere poliziotto una vita fa, ma non puoi sfuggire alla tua natura per sempre.
Ma una cosa Gabriele non accetta proprio: l'aver trasformato in un enorme reality questa tragedia familiari, un reality dove alla fine non importa più chi sia (stata) Alessia, cosa sia successo veramente. 
Lo scontro con una di queste giornaliste:
«Lei è un personaggio di un reality» le dico. «Il vostro lavoro è identico. Prendete la vita di qualcuno e la piegate, la deformate, la mette sotto il riflettore giusto, con la luce giusta, le gelatine giuste e decidete che quello è il vostro spettacolo, che bisogna spingere su un personaggio o crearne un altro. Con la differena che non usate ragazzi consenzienti, più o meno esibizionisti, pronti a quasi tutto e che nella migliore delle ipotesi torneranno in breve alle loro vite, perché non sanno fare nulla, ma vittime di una tragedia s cui decidete di sommarne un'altra, di metterla in scena a loro spese e per il vostro piacere. vorrei che qualcuno di voi, un giorno, cercasse di scoprire che cosa ne è stato, delle famiglie con cui avete giocato per mesi. sarebbe interessante sapere se il passaggio è stato indolore, inutile o ha causato altre tragedie, meno rumorose e spettacolari, oltre a quella da cui tutto è partito».
pagina 330
Quando alla fine tutte le luci del circo mediatico inizieranno a spegnersi, si capirà quanto possa essere crudele il destino, puntuale nel riscuotere la sua cambiale di dolore.


Fino alla prossima razione di dolore, fino al riaccendersi delle luci del circo:
Succederà così, penso. L'interesse sparirà di colpo, come l'immagine del paese, cancellata dagli specchietti. Nessuno si ricorderà che è successo, a malapena sapranno mettere insieme qualche particolare sulla storia. Il padre era un mafioso, diranno. Alessa sarà povera o un angelo, secondo il suo destino. E nessuno ne ricorderà il volto. Ci sarà una nuova tragedia, un nuovo dramma, l'ennesimo enigma da risolvere col televoto. E saremo in attesa, col telecomando in mano e il cellulare nell'altra, di sapere chi abbiamo nominato per la sentenza finale di colpevolezza.Se l'unica legge che conta è quella del mercato, siamo tutti colpevoli da un pezzo. Privi del diritto di lamentarci, spocchiosi e arroganti nel rivendicare un'informazione corretta e pronti, nel silenzio della nostra cameretta, a divertirci col sangue, i liquami di scarico, le peggiori disgrazie, tenendo la lacrima a portata di mano e in'indignazione nuova e fasulla sul comodino, per rendere meno noiosi i tempi morti e illuderci, ancora una volta, di essere sopravvissuti.pagina 222

La scheda del libro sul sito di Piemme
Il blog di Patrick Fogli
Il link per ordinare il libro su ibs.
Technorati:

L'impegno sulla carta






Le prime pagine di alcuni quotidiani di oggi, sull'incontro Marchionne Monti: l'accordo resta, la Fiat rimane in Italia, gli impegni (sulla carta) si manterranno. E i 20 miliardi, i nuovi modelli, gli investimenti negli stabilimenti?
E' chiedere troppo. Probabilmente nemmeno Monti avrà chiesto.
Chissà se anche il manager avrà chiesto: i soldi pubblici per gli incentivi e la cassa integrazione straordinaria.
Solo il Messaggero parla esplicitamente, nella titolazione, del rinvio degli investimenti, a tempi migliori, quando saremo fuori dal tunnel (tanto ci manca poco, il premier vede già la luce in fondo..).
A proposito, se è vero quanto riporta Repubblica, anche Marchionne fa il tifo per un Monti bis? Mi sembra ragionevole .. 


Il mostro a tre teste

La puntata di stasera di Lucarelli racconta parlerà di ecomafie, un mostro a tre teste, secondo la metafora dello scrittore giornalista. Un mostro che vive nella Campania che ha raccolto i rifiuti tossici di tutta Italia, che ha ingrassato i guadagni dei clan della Camorra (con la protezione di parte della politica) e distrutto intere zone della regione. Ma anche al nord, nei cantieri dell'alta velocità, sotto l'ospedale di Como e sotto le strade della provincia (così raccontano i pentiti della ndrangheta). A Monza a Desio, con una discarica di rifiuti sorta sotto gli occhi di tutti.

Il titolo della puntata è “Ladri di futuro”: un titolo che non ha bisogno di spiegazioni. Mentre intere generazioni sono costrette ad abbandonare le regioni del sud per trovare un lavoro, intere zone del di quel sud diventano terra bruciata.

Scheda della puntata:
E la storia di un mostro a tre teste che viaggia nel tempo e nello spazio divorando tutto quello che incontraUn mostro che nasce dalle macerie del terremoto del 1980 in Campania ed Irpinia, si nutre di terra, distrugge montagne e paesaggi, costruisce senza regole. E la storia dell’ecomafia che saccheggia l’ambiente, fa crollare le case utilizzando calcestruzzo depotenziato e porta cibi avvelenati sulle nostre tavole. Dal Nord al Sud. Dalle campagne di Desio, vicino a Monza, dove il mostro di notte scava e nasconde tonnellate di rifiuti tossici di aziende brianzole e del Comasco, alla Rifiuti S.p.a., una vera e propria holding del malaffare – imprenditori, politici e camorristi – capace di trasformare la “monnezza” in oro. Affari enormi incrementati anche da quello che mangiamo ogni giorno: il pane cotto nei forni abusivi della camorra, la mozzarella alla diossina, la frutta al percolato, il caffè imposto dalla criminalità, scadente ma più costoso.
Le conseguenze per il territorio e la salute delle persone sono devastanti: l'ecomafia è un mostro che ruba e uccide per sempre il nostro futuro.
Link: 

21 settembre 2012

Quante cose cambiano in pochi giorni

Quante cose cambiano in pochi giorni: lunedì, in regione Lazio eravamo all'alluvione di Firenze.
 ''Credo non solo che dobbiamo spalare fango ma dobbiamo fare di piu'. Io paragonerei questa cosa all'inondazione di Firenze, e' una catastrofe per la politica italiana e le istituzioni come allora quella alluvione fu una catastrofe''.
Alla minaccia di dimissioni.
In questo meccanismo da tritarifiuti nel quale qualcuno mi vuole trascinare, io non ci sto. Se c'e' da andare a casa, ce ne andiamo subito. ...no a giochini, senno a casa ...almeno oggi ci si comporti da persone serie ...

Cosa è successo nel frattempo, se oggi è tutto finito a tarallucci e vino? 
Dimissioni? Taglio dei contributi ai gruppi parlamentari? Vitalizi?
Nulla di tutto ciò.
"E' un mio dovere rimanere. Il voto unanime mi ha convinto".


"No all'antipolitica. Dobbiamo reagire con uno scatto di orgoglio -ha proseguito Polverini- dobbiamo fare uno sforzo immane dopo quello che e' accaduto e abbiamo dato nostro malgrado un cattivo esempio, ma siamo disponibili a pagare il prezzo".
Perchè altrimenti sarebbe antipolitica.
Perchè le opposizioni pensino ai casi Lusi, Penati e Bersani, prima di chiedere le dimissioni della Polverini.

Io penso che antipolitica sia quella politica incosciente che ha accumulato il debito e che poi, con la crisi, si nasconde dietro i tecnici.
E' antipolitica quella dove un consigliere regionale costa 750000 euro all'anno.
Alla fine, anche il presidente Polverini ha scherzato.

A cinque anni da La Casta

Il libro dei giornalisti Stella e Rizzo La Casta uscì nel 2007. Cinque anni fa. Ha fatto in tempo a tornare il caimano, a negare la crisi, ad andarsene (ma senza allontanarsi) ad arrivare i tecnici .. e siamo ancora qui, a sentire chiacchiere. Sui costi della politica.
E, come si dice, con le chiacchiere stiamo a zero.

Oggi Stella ritorna sull'argomento con un articolo che merita di essere letto (come d'altronde anche gli altri che ha scritto nel passato). L'ingordigia dei mediocri: quei mediocri che noi abbiamo mandato là.
Chi la eccita, l'antipolitica? Questa è la domanda che devono porsi quanti portano la responsabilità di avere selezionato una classe dirigente nazionale, regionale e locale che magari è fatta anche di tante persone perbene ma certo trabocca di figuri impresentabili. Figuri troppo spesso selezionati proprio per questo: perché ambiziosi, mediocri, ingordi, disposti a tutto.
Lo disse anni fa Giuliano Ferrara in un dibattito con Piercamillo Davigo: «Devi essere ricattabile, per fare politica. Devi stare dentro un sistema che ti accetta perché sei disponibile a fare fronte, a essere compartecipe di un meccanismo comunitario e associativo attraverso cui si selezionano le classi dirigenti». Una diagnosi tecnica, non «moralista». Ma dura. E destinata a trovare giorno dopo giorno, purtroppo, nuove conferme.
Ci è stato spiegato, per anni, che i controlli erano inutili, che facevano perdere tempo, che ostacolavano l'efficienza e la rapidità delle scelte. Ci è stato detto che bastavano i controlli «dopo». Magari a campione. Magari a sorteggio. Magari con un progressivo svuotamento delle pene perché ci sarebbe stata comunque «la sanzione politica, morale, elettorale». I risultati sono lì, sotto gli occhi di tutti. E ricordare ai cittadini che devono «avere fiducia nella politica» è solo uno stanco esercizio retorico. Solo la politica può salvare la politica. Cambiando tutto, però.
Carlo Taormina, che è stato deputato e sottosegretario (sia pure part time col mestiere di avvocato) dice che la Regione Lazio «è un porcile». Alla larga dal qualunquismo. È vero però che mentre nel cuore dello Stato, da anni sotto i riflettori delle polemiche sui costi della politica, qualcosa ha cominciato lentamente a cambiare, in tante Regioni e non solo nel Lazio (troppo comodo, scaricare tutto lì...) troppa gente ha pensato di essere al riparo dalle ondate, fluttuanti, d'indignazione popolare. Come se tutto, crisi o non crisi, potesse continuare come prima.
I cittadini sono sconcertati dai casi trasversali di malaffare? Ogni indagato resta sempre inchiodato lì, senza mollare l'osso mai. Si chiedono perché spendere 36 milioni di euro per l'aeroporto di Aosta? I lavori vanno avanti, anche se non decolla un volo e forse mai decollerà. Non capiscono perché il Molise abbia lo sproposito di 30 deputati regionali divisi in 17 gruppi di cui 10 monogruppi? Dopo le elezioni potrebbe averne 32. Sono furibondi con le dinastie politiche ereditarie tipo quella di Bossi? Sparito il Trota e messo in ombra il figlio di Di Pietro, entra «Toti» Lombardo, candidato alle prossime regionali siciliane dal papà Raffaele che l'altra volta aveva piazzato il fratello.
Per non dire della Calabria. Dove, mentre i disoccupati si arrampicano sui tralicci, sono stati appena spesi 140 mila euro per un libretto dal titolo «Il senso delle scelte compiute» che osanna in 65 foto e 125 pagine estasiate il presidente del consiglio regionale Franco Talarico. Il quale ha in dote spese di rappresentanza per 700 mila euro, sei volte più dell'intera assemblea dell'Emilia Romagna, che ha il doppio di abitanti e il quadruplo del Pil.
Per questo sono in tanti ad assistere con apprensione allo scandalo che squassa la Regione Lazio. Perché, sotto le sue macerie di centurioni, Batman, bulli e balli mascherati con scrofe e maiali, potrebbero restare sepolte anche le stizzite rivendicazioni di autonomia di tante Regioni amministrate in questi anni in modo sconcertante. Che potrebbero, finalmente, essere chiamate a rispondere dei conti.

Questione cromatica


A questo punto credo che sia solo un preblema di percezione cromatica.
Quell'ostinarsi a vedere la luce in fondo al tunnel e la ripresa nel 2013.

Quel credere ciecamente che sia sufficiente avere gli indicatori economici in positivo, andare avanti con la politica dei tagli verso i più deboli (come quei 200000 pensionati che si vedranno richiedere indietro i soldi della pensione dall'inps il cui presidente siede su 15 poltrone) per uscire dalla crisi.

Forse il paese, visto da un'altra prospettiva, assume tutta un'altra connotazione.
Magari raggiungeremo il pareggio di bilancio nel 2013.

Ma poi le aziende della Fiat rimarranno in cassa integrazione (e mi chiedo cosa si diranno il manager e il professore al prossimo incontro).
L'Alcoa chiuderà la produzione e in Sardegna sarà ancora più dura.
L'Ilva di Taranto, dove si continua a produrre e inquinare, lascerà a casa qualche altro migliaia di lavoratori.
E tutte le altre migliaia di situazioni di crisi per aziende più piccole (ma non meno importanti per il territorio, come la Tamburini di Carugo dalle mie parti).

Da una parte tutto uno sfilare di piani, di proposte, di cifre tabelle e istogrammi: il piano giustizia, il piano crescita, il piano carceri, il piano per la scuola, la riforma della sanità, il concorsone (che mette alla porta i precari).
Tutte proposte che prontamente finiscono sui giornali, per poi essere dimezzate in Parlamento (e non è colpa di Monti, ovviamente). Oppure lasciate ad ammuffire nelle commissioni.
Da quanto tempo aspettiamo una vera legge sul conflitto di interessi? Una legge sulla corruzione (che metta fuori dal parlamento i corrotti)? Una sforbiciata (ora, non alla prossima legislatura) dei costi della politica?
Per controllare i costi dei partiti si può aspettare.
Per la riforma del lavoro e delle pensioni va fatto in fretta.
L'Europa lo chiede.

Ma come lo si spiega all'Europa, ai mercati (se mai ai mercati interessa qualcosa) un caso come quello del Lazio? O della Sicilia, della Lombardia ...
Arriveremo ad una spending review nelle regioni?

Mettetevi nei panni di un consigliere regionale: due anni fa ha speso magari uno o due milioni per farsi eleggere e guadagna dai 7,5 ai 14 mila euro netti al mese, più rimborsi vari. Per rientrare dei costi della campagna elettorale, e guadagnarci, non gli bastano cinque o sei consiliature complete. Figurarsi un biennio. Dunque, o è un missionario, oppure arrotonda, cioè ruba. E rubare non è solo versare i rimborsi pubblici sul proprio conto, come faceva quel neofita di Fiorito: è anche ingaggiare come consulente o membro dello staff chi ha lavorato alla campagna elettorale; è favorire negli appalti le aziende che l’hanno finanziata, specie nella sanità, magna pars del bilancio regionale; è farsi pagare ferie, viaggi, pranzi, cene, barche, auto, vestiti, squillo; è gonfiare le note spese di rappresentanza o di trasferta o dei convegni; è inventarsi trasvolate diplomatiche; è moltiplicare le commissioni e i comitati, con gettoni di presenza incorporati; è creare gruppi consiliari sempre più piccoli, anche formati da uno solo, per estrogenare i rimborsi. Perciò il ritorno alle urne, con altre spese da far rientrare e il rischio concreto di non essere rieletto è una prospettiva terrificante, per il consigliere medio. Ieri, per dire, un nostro cronista ha chiesto conto ai capigruppo di tutti i partiti in Lombardia sulla destinazione dei rimborsi: qualcuno ha invocato la privacy, altri l’han cacciato in malo modo, mancava poco che lo menassero. E c’è da capirli: il tesoro è talmente appetitoso da esigere una guardia arcigna, impermeabile a qualunque controllo democratico. A cinque anni dal boom de La Casta di Stella e Rizzo e dal V-Day di Grillo, dopo gli scandali Penati, Belsito, Formigoni, Tedesco e migliaia di solenni dichiarazioni, annunci e promesse sui famosi “tagli ai costi della politica”, un consigliere regionale ci costa 750 mila euro l’anno. Solo per mantenerlo, si capisce. Al netto degli arrotondamenti: la tassa occulta degli sprechi e della corruzione, che non si vede ma si paga. I soloni che s’interrogano sul successo tumultuoso di 5 Stelle non hanno ancora capito che molto dipende dal fattore soldi. E non sembra averlo capito nemmeno lo staff di Matteo Renzi, che risponde alle domande del Fatto su chi finanzia il tour delle primarie con imbarazzanti e imbarazzati “vedremo”, “pagheremo”. Ma quando? E come? E questa sarebbe la “nuova politica”? Cominciamo bene.
[Polverini di stalle - Marco Travaglio, Il fatto del 21 settembre]