26 luglio 2012

20 anni fa, Rita Atria

« Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici,la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi.Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta. »
Giusto 20 anni fa, il 26 luglio 1992, Rita Atria, la collaboratrice di giustizia, che aveva avuto il coraggio di denunciare la mafia dentro la sua famiglia, si suicidava gettandosi dal balcone della casa di Roma in cui lo stato l'aveva nascosta.
Dopo la strage di via D'Amelio, Rita aveva capito che non esisteva solo lo stato di cui potersi fidare, quello di Paolo Borsellino e di tutti gli altri uomini delle istituzioni che combattevano la mafia senza nessun riguardo.
Esisteva anche un altro stato, che con la mafia era sceso a compromessi, o che addirittura la mafia aveva garantito prestigiose carriere.

Sarebbe bello poter credere semplicemente alle parole di chi, sempre dentro le istituzioni, parla di lotta alla mafia cui nessuna ragione di stato può essere di ostacolo per la verità.
Ma sappiamo che non è così.

Caro Paolo,oggi siamo qui a commemorarti in forma privata perché più trascorrono gli anni e più diventa imbarazzante il 23 maggio ed il 19 luglio partecipare alle cerimonie ufficiali che ricordano le stragi di Capaci e di via D’Amelio.Stringe il cuore a vedere talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorità, anche personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione stessa di quei valori di giustizia e di legalità per i quali tu ti sei fatto uccidere; personaggi dal passato e dal presente equivoco le cui vite – per usare le tue parole – emanano quel puzzo del compromesso morale che tu tanto aborrivi e che si contrappone al fresco profumo della libertà.E come se non bastasse, Paolo, intorno a costoro si accalca una corte di anime in livrea, di piccoli e grandi maggiordomi del potere, di questuanti pronti a piegare la schiena e a barattare l’anima in cambio di promozioni in carriera o dell’accesso al mondo dorato dei facili privilegi.Se fosse possibile verrebbe da chiedere a tutti loro di farci la grazia di restarsene a casa il 19 luglio, di concederci un giorno di tregua dalla loro presenza. Ma, soprattutto, verrebbe da chiedere che almeno ci facessero la grazia di tacere, perché pronunciate da loro, parole come Stato, legalità, giustizia, perdono senso, si riducono a retorica stantia, a gusci vuoti e rinsecchiti.  
Dopo il discorso del giudice Scarpinato in commemorazione del collega Paolo Borsellino e della sua scorta, alcuni membri laici del CSM hanno chiesto all'autogoverno dei magistrati un'azione disciplinare contro il procuratore generale di Caltanisetta. Per incompatibilità ambientale: non credo che si siano resi conto dell'autogol clamoroso. 
Un magistrato così coraggioso, così partigiano della Costituzione, è incompatibile con la mafia.
E certa politica, quanto è incompatibile?

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