03 maggio 2012

Un posto sbagliato per morire, di Hans Tuzzi

L'incipt.
L'alba ai vetri. E, fuori, l'ampio orizzonte di piazzale Lodi. Ancora poche, le macchine, e i primi filobus assonnati: le linee di circonvallazione povere, quelle frequentate dai proletari, dai lavapiatti arabi, da persone col sudore addosso.

Milano, 30 settembre 1981: il cadavere del famoso architetto Manrico Barbarani viene scoperto all'alba da una guardia giurata. Il luogo della scoperta è solo il primo degli enigmi del caso: cosa ci faceva, in quel posto frequentato di prostitute e travestiti, l'architetto? Come ci è arrivato? Cosa cercava in quel posto, "un posto sbagliato per morire", l'architetto Barbarani?
Sono le domande a cui deve trovare una risposta il vicequestore Melis, a capo del nucleo anticrimine.
E, per trovarle, inizia a scavare dentro a vita professionale e familiare dell'architetto: socio del collega Bozzoli in uno studio che nel passato aveva vinto degli appalti a Milano, ma anche nelle ex colonie.
Senza nemici apparenti, sul mondo del lavoro: un ex praticante architetto che aveva lasciato lo studio portandosi dietro un progetto, cosa di cui Barbarani non era mai riuscito a dimenticare. Un onorevole, con cui lo studio si era scontrato per un appalto vinto dal nipote dello stesso.
Un costruttore milanese, uno di quelli che erano diventati ricchi col mattone e col cemento, proprio in quegli anni della Milano da bere. E che non aveva digerito una certa intervista dell'architetto dove parlava delle sue origini finanziarie ..

Ma è nella vita privata, che Melis e la sua squadra trovano tanti spunti su cui indagare: due ex mogli e una figlio dalla seconda di queste. Una causa difficile per l'affidamento del bambino, Duccio, trascurato dalla madre che aveva ottenuto l'affidamento dal Tribunale.
Ex moglie per nulla dispiaciuta per la dipartita dell'ex coniuge e una segretaria forse segretamente innamorata di lui, diverse amicizie femminili (con le donne ci sapeva fare).
Più che nell'analisi degli indizi e nel lavoro della scientifica, e nell'analisi del carattere del morto la chiave della soluzione del caso.
Chi era l'architetto Barbarani?
"Melis si limitò a mordicchiare il labbro superiore. Gli sfuggiva qualcosa in quella storia. Non riusciva a completare l'immagine che si stava facendo di Barbarani. Qualcosa, di quell'uomo, restava indistinta, come celata da una nebbia. Come certi volti, in certi sogni inquietanti  .. Ma cosa? Un uomo colto, ricco, affermato. Un padre amoroso e presente. Tant'è che il suo notaio, pur rifiutandosi di anticipare la lettura del testamento, gli aveva assicurato che l'architetto aveva da tempo predisposto tutto in modo che il beneficiario dei suoi beni fosse Duccio, al riparo da rivendicazioni o speculazioni materne. Ma, quanto a marito? Quanto a socio? I confini, aveva detto Bozzoli, un uomo teso a varcare i confini. anche i confini del lecito? E cosa aveva sottinteso, Giuliana Paravati, con quella frase: anche Manrico, quanto a distruggere .. Che uomo era, Manrico Barbarani? «L'architetto non amaca l'idea di invecchiare. Oh, mi intenda, non era di quelli che si fanno il lifting o si tingono i capelli, no. Però, ecco, spiava il proprio invecchiamento..» "
pagina 121

"Un posto sbagliato per morire" è un giallo molto delicato, con una scrittura elegante colta e scorrevole: scritto non per colpire il lettore con colpi di scena.
A guidare l'indagine è la razionalità e la profonda umanità dell'investigatore Melis. Non un poliziotto che non si accontenta dell'arresto facile, solo per placare i desideri dei superiori e magari della stampa: una mente che ragiona che sa immedesimarsi nei panni delle persone, nei loro pensieri.

Questo libro era già uscito per le edizioni Sylvestre Bonnard, nel 2004 col titolo "Come il cielo sull'Annapurna", che è un riferimento alla psicologia del dell'architetto e la sua passione per la montagna.

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