21 febbraio 2012

Recessione parte seconda - Il paradiso dell'imprenditore

Dopo il caso della Sigma Tau, che potrebbe nascondere una delocalizzazione nascosta, col pretesto della crisi (l'Agenzia delle entrate sta analizzando le carte), Presadiretta ha parlato del caso Omsa.
Da tre anni le lavoratrici dell'azienda di Faenza sono in cassa integrazione ma, mentre in Italia si chiude la produzione, questa viene spostata in Serbia: nonostante la costanza delle ex lavoratrici che con le loro giubbe rosse hanno invaso molte città per raccontare ai cittadini la loro storia, del caso Omsa se ne è parlato troppo poco.
Forse perchè si tratta di donne, o perchè ci sono aziende più grandi (come la fiat) col medesimo problema.

Eppure, il caso Omsa spiega bene la poca lungimiranza di certa imprenditoria: cercare a tutti i costi il profitto a breve termine, chiudendo la produzione in Italia e aprendo stabilimenti dove si paga meno il lavoro, senza preoccuparsi dei problemi che queste scelte lasciano dietro.
Un danno sociale per il paese (per molte delle impiegato, tolto il lavoro alla Omsa, non esistono altre possibilità di lavoro), una perdita industriale (perchè con la delocalizzazione comunque non si sono salvati gli impianti italiani) e anche una perdita economica per il paese.
La cassa integrazione di queste operaie la paghiamo noi.

Mentre è il governo Serbo che paga, tramite sussidi, sgravi, incentivi, il lavoro agli imprenditori italiani che vogliono investire in Serbia.
Un salario costa 150 euro, ora salito a 200-250, per contratti a 1 mese o sei mesi. Niente sindacati, niente proteste negli stabilimenti altrimenti (come ha detto il signor Grassi, "me ne vado in cina"). Ecco, il paradiso di certi imprenditori, come Nerino Grassi, come la fiat di Marchionne, come Benetton.



Qualche problema etico?
il presidente di Confindustria Mantova, è stato chiaro con la giornalista di Presadiretta "se la produzione fosse stata abbandonata in Italia prima gli utili sarebbero stati più alti". che più o meno sono le stesse cose che disse Marchionne: in Italia non si fa utile (per colpa dei sindacati, dell'articolo 18 ....).

In Italia non c'è competizione con la Serbia, e l'imprenditore privato può fare le scelte che vuole, come ha fatto la Omsa, con "lungimiranza", andando in Serbia.
Ma è davvero così?
A parte il fatto che le imprese hanno preso molto dal territorio su cui sorgono (attorno ad esse si creano servizi pubblici ), in Serbia gli imprenditori lungimiranti non pagano gli stipendi per 3 anni, grazie agli incentivi pubblici (altro che imprenditoria provata e rischio di impresa).
E magari, finiti gli incentivi, dopo pochi anni, abbandoneranno pure la Serbia, se dovessero trovare posti dove è più conveniente spostare il lavoro.



Nel frattempo, mentre nei palazzi e sui giornali si perde tempo sull'articolo 18, la riforma degli ammortizzatori si farà coi "soldi che ci sono" come dice il ministro, non dimentichiamoci che il 14 marzo le lavoratrici omsa finiranno pure per strada.

Questa è la realtà.

E non è nemmeno vero che in Italia non si può investire: il caso San gobain a Pisa (produzione del vetro) è un esempio di sana imprenditoria, che crea lavoro, reddito e fa utili.
Nel 2008, con la sostituzione del vecchio forno e con la crisi, c'era lo spettri della cassa integrazione e della chiusura.
Invece la multinazionale francese ha investito 93 milioni in nuove tecnologie, in ricerca e sviluppo: significa che anche in Italia le aziende possono lavorare, di fronte ad un piano industriale credibile, condiviso da impresa e lavoratori, e riescono a fare pure utili.

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