15 febbraio 2012

Il partito e i suoi elettori


La reazioni del partito democratico, dei suoi vertici e dei suoi candidati trombati alle primarie di Genova (dove ha vinto il candidato comunista che alla sua presentazione aveva alle spalle le immagini di Togliatti e Lenin), racconta di quello che è diventato l'ex partito di massa del centrosinistra.
Cominciamo dall'ex ministro Fioroni, secondo cui non è possibile appoggiare alle elezioni a sindaco per Genova un comunista: le primarie sono state ''uno choc prolungato. Che viene da Milano, Napoli, Cagliari e ora s'aggiunge Genova''.
Forse Fioroni preferiva che a Milano, Napoli, Cagliari vincesse il candidato di centrodestra.

Allearsi con gli ex comunisti, vicini ai preti di strada e gli indignados? Giammai:
“Coraggio significa affermare con chiarezza e a tutti i livelli, che il Pd riformatore deve costruire un’alleanza rafforzata con il Terzo Polo – ha concluso il deputato del Pd -. Perché questo rappresenta il baricentro su cui costruire l’alternativa di governo. Se sosteniamo con forza il governo Monti, per salvare l’Italia, diventa difficile dare vita a coalizioni locali esclusivamente con partiti che sono all’opposizione di questo esecutivo e che marciano in direzione opposta a quella del Pd“.
Serve veramente coraggio al PD, visto che sta appoggiando un governo di destra mentre i suoi elettori chiedono un cambiamento rispetto al precedente governo.
Coraggio che non manca all'ex sindaco Vincenzi che ha pagato pure l'alluvione di Genova di novembre e le sue uscite poco felici con la stampa: su Twitter ha commentato la sconfitta
"Basta con sta fissa delle infrastrutture, di Smart cities. Vuoi mettere come e’ meglio parlare di beni comuni? Specie se benedisce Don Gallo"

La distanza tra i vertici del partito e i suoi elettori è tutta qui: da una parte un sindaco che dopo tutta la cementificazione della città parla ancora di infrastrutture, che fa ironia sui beni comuni mentre i suoi stessi elettori hanno votato per il referendum sull'acqua pubblica. Dall'altra un candidato che parla in modo chiaro:
È vero che ha vinto promettendo più tasse?"Ho detto che voglio mantenere i servizi sociali, anche a costo di aumentare le tasse, sì. Il resto è demagogia, che è l'altra grande malattia della politica". 
Il suo successo ha molte analogie con quelli di Pisapia a Milano e Zedda a Cagliari."Ma anche differenze. La principale è che Genova è una città di sinistra, Milano e Cagliari erano roccaforti del berlusconismo. Qui non si tratta di conquistare, ma di riconquistare. Ma non è detto che sia più facile". 
Le primarie genovesi sono state lette anche come un segnale di disagio del popolo di centrosinistra nei confronti dell'appoggio al governo Monti. È così?"Hanno detto che ho vinto perché criticavo il governo. È bene chiarire. Punto primo, ho accolto con enorme sollievo l'avvento di Monti al posto di Berlusconi. Punto secondo, c'è una bella differenza fra un governo di gente seria e competente e quello di prima, che faceva ridere il mondo. Punto terzo, non è che tutte le concrete azioni di Monti debbano essere condivise. Per esempio i tagli agli enti locali, alla rete dei trasporti, che erogano servizi utili, non li condivido. Ci sarebbero tanti altri sprechi da eliminare prima" 

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