14 dicembre 2011

I capitani coraggiosi – viaggio negli imprenditori che dovevano salvare Alitalia


Concorrenza, libero mercato, investimenti, sviluppo, merito: queste le parole che sentiamo pronunciare quotidianamente da politici, imprenditori e manager dove spesso, anche per colpa del mondo dell'informazione italiano, facciamo a fatica a distinguere gli uni dagli altri.
Quel manager (che fa impresa senza metterci soldi) in quel momento sta parlando da imprenditore o da politico (perchè anche lui ha intenzione, se le cose si dovessero mettere male, di scendere in campo)?
Quel politico sta parlando come eletto dal popolo, o come imprenditore delle sue aziende (o delle aziende dei suoi amici)?

L'intreccio affari, finanza e politica è oggi diventato ancora più intricato ed è una delle cause principali del declino dell'industria e della finanza italiano. Politici che fanno anche gli imprenditori difendendo i propri interesse di bottega, facendosi anche aiutare da banche e banchieri (considerati vicini ai partiti) che finanziano le proprie iniziative anche se queste non sarebbero remunerative. Imprenditori che anziché investire del proprio capitale per fare impresa, che potrebbe funzionare o meno a seconda della bontà dell'idea, si fanno prestare a debito del capitale delle banche per scalare a debito altre società.
Per non parlare delle sovvenzioni, degli incentivi e delle imprese che proprio con lo stato (e coi soldi pubblici) fanno affari. Autostrade, treni, costruzioni.

Questo libro mostra chi sono sono, da dove vengono e come si muovono alcuni importanti esponenti della nostra economia – nei mondi dell'industria, della finanza, delle banche, dei servizi – che hanno spolpato aziende pubbliche e private o acquisito dallo Stato lucrose attività, trattenendone i benefici e facendone ricadere i costi sulla collettività”. [Dal capitolo Da dove viene l'indignazione]

Gianni Dragoni, partendo dalla privatizzazione di Alitalia compiuta nell'autunno del 2008 dal governo Berlusconi, racconta chi sono i “capitani coraggiosi”: la cordata di imprenditori che hanno salvato (all'apparenza) l'italianità della compagnia di bandiera strappandola dalle grinfie dei francesi. 

"Siete dei patrioti. Vi ringrazio per aver risposto con il cuore e vedrete che sarà un buon investimento."
Silvio Berlusconi, 5 dicembre 2008. [pagina 171]

Abbiamo poi visto come tutto ciò non fosse vero. Alitalia verrà ceduta proprio ad Air France e l'hub di Malpensa diventerà sempre meno strategico.

"Alitalia investe poco in nuovi aerei, la flotta dell'ottobre 2011 è di 153 velivoli, mentre da sola la vecchia compagnia ne aveva 175 nell'estate 2008."
[pagina 264]

"La vicenda Alitalia non è la causa di tutti i mali del paese, ma è la conseguenza dei mali del paese."

Francesco Mengozzi, ex amministratore delegato Alitalia, 26 settembre 2009
[pagina 268]

"Standard & Poor's cita tra i motivi del declassamento dell'Italia il pasticcio politico sindacale sulla compagnia aerea."

[pagina 269]

Ma nel frattempo, con buona pace degli indignados italiani (quelli che vengono tacciati di fare antipolitica, di essere antitaliani), il pubblico si è accollato i debiti della bad company, Cai Alitalia non ha raggiunto il pareggio di bilancio. La banca che, in un incredibile doppio gioco, è stata chiamata a fare da advisor per la privatizzazione (Banca Intesa), mentre era anche creditrice di Carlo Toto della Air One (la società che ha comprato la vecchia Alitalia) è stata ora chiamata a risolvere i problemi dello sviluppo del paese.
Proprio quel Corrado Passera di cui si parlerà tanto nel libro, è diventato (con tutti i problemi di conflitto di interessi per le sue azioni di Intesa) ministro. E si dovrà occupare di trasporti (magari della NTV), di televisioni (dell'amico Berlusconi), di telecomunicazioni (della Telecom, della cui scalata banca Intesa ha avuto un ruolo). 

Ecco quello che diceva l'attuale super ministro, quando affossava la scelta di Air France (migliore rispetto a quella di Air One, perchè prevedeva meno esuberi e meno costi per il pubblico):

"Con i francesi Alitalia non sarà più un'azienda indipendente, si continuerà a viaggiare sui vecchi Md80, Malpensa perderà definitivamente la possibilità di diventare un grande aeroporto."
[Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, gennaio 2008. In realtà la Cai ridimensiona ancora di più il presidio a Malpensa. I «vecchi Md80» volano ancora: a ottobre 2011 ne restano in servizio 18 su una flotta operativa di 153 aerei, pagina 83-84]

Chi sono questi capitani coraggiosi?
“Tra loro c'è gente come Salvatore Ligresti, capace di appropriarsi di pezzi dello Stato grazie ai rapporti di ieri con Bettino Craxi e di oggi con Silvio Berlusconi, che è stato sodale dell'ex leader del PSI e chiude il triangolo con il potente costruttore di origine siciliana. Ci sono gli spregiudicati Gavio e Angelucci, in grado di raggiungere i loro obiettivi di ricchezza grazie a rapporti trasversali con politici di ogni colore. C'è Roberto Colaninno, divenuto famoso per aver scalato Telecom, senza averne i soldi, con un'Opa che in borsa ha fatto felice tanta gente. Ne ha guadagnato un piccolo tesoro lasciandola piena di debiti: da lì è iniziato il declino del gruppo telefonico, cui si deve gran parte dell'arretratezza italiana nelle moderne reti di telecomunicazioni. C'è il successore Marco Tronchetti Provera, che ha continuato a drenare risorse da Telecom attraverso dividendi e superstipendi, finché ha dovuto lasciare il cerino acceso ad altri. 
C'è Emma Marcegaglia, che viene eletta presidente di Confindustria mentre suo fratello e l'azienda della sua famiglia, di cui lei è anche amministratore delegato, vengono condannati per corruzione per aver pagato una tangente al fine di ottenere un appalto da un gruppo statale, l'Eni.” [pagina 9]


Altri prestesti dal libro:

"Abbiamo aderito perché un grande paese come l'Italia non può non avere una compagnia di bandiera."
Emilio Riva, imprenditore siderurgico, aprile 2009. Le azioni della società capofila del gruppo Riva Fire Spa sono per il 75 per cento parcheggiate oltre i confini nazionali: il 39,90 per cento è posseduto dalla lussemburghese Utia Sa [pagina 163]

"I superaumenti ottenuti da Gavio il primo maggio 2009 sono davvero meritati? O sono una contropartita per l'adesione alla cordata dei patrioti per l'Alitalia?"

Gavio ha un impero che oggi comprende circa mille chilometri di strade a pedaggio [pagina 173]

"Dopo l'investimento in Alitalia, il governo ci ha favorito ... Con il blocco per quattro mesi degli aumenti abbiamo perso 20 milioni, ma con il decreto Milleproroghe ci abbiamo guadagnato molto, molto di più."

Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia (Benetton), 20 marzo 2009 [pagina 205]

"Il mio stipendio? Ho ricevuto due acconti da tre milioni di euro l'uno per i primi due anni."

Augusto Fantozzi, 13 gennaio 2011 [pagina 286]

"Non sono mai stato povero, ma neanche diventerò ricco con questo lavoro. Lo faccio per l'Italia".

Augusto Fantozzi, commissario della vecchia Alitalia, settembre 2008 [pagina 286]

Se oggi l'Italia ha problemi di sviluppo e di crescita, questo non è colpa delle pause di lavoro, delle richieste dei sindacati, dell'impossibilità da parte delle aziende di licenziare, dei pochi straordinari o dei ponti, come certi supermanager ripetono.


Il tappo alle imprese, allo sviluppo, alla crescita, alla creazione di posti di lavoro (e non lavori precarizzati in cui si svilisce la professionalità delle persone) lo costituiscono proprio i tanti conflitti di interesse tra politica-finanza-imprese, le lobby, i comportamenti viziosi di finanzieri e capitani di industria che pensano solo a come difendere e accrescere il proprio potere più che a investire nello sviluppo delle aziende. E Confindustria che invece di criticare certi comportamenti, “si comporta come una lobby che ostacola le liberalizzazioni e difende i monopoli”.
Conoscere e far conoscere le storture di questo mondo, è almeno un primo passe per cercare di risolverli.


Il link per ordinare il libro si ibs.
La scheda del libro su Chiarelettere.

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