06 novembre 2011

La sentenza, di Valerio Varesi


Italia del nord, maggio 1944.
Il paese si trova diviso in due, con gli alleati che faticosamente risalgono la penisola e i nazifascisti che indietreggiano verso il nord, facendo pagare anche alla popolazione civile il caro prezzo della guerra.
Popolazione provata non solo dalle rappresaglie, dalle privazioni e dalla fame, ma anche dai bombardamenti che quotidianamente devastano le città italiane dal cielo.
Il caro prezzo che gli italiani devono pagare per la loro libertà, pensano evidentemente gli alleati, visto che fino a pochi mesi prima erano tutti in divisa nera ad inneggiare al Duce.
In uno di questi bombardamenti, sulla città di Parma e quella di Milano, cambia la vita di tre persone: tutte e tre recluse in carcere per diversi motivi, tutte e tre che han percorso una strada diversa nella propria vita ma che ora, ritrovata in modo fortunoso la libertà grazie alle bombe, saranno destinate a conoscersi per scrivere assieme una delle pagine più intense della Storia italiana. Quella della Resistenza sui monti dell'appennino attorno a Parma. Quella della 47 esimabrigata Garibaldi, nell'inverno più duro della nostra storia.

Il primo non ha un nome, ha invece un passato nella Legione Straniera, dove è approdato per sfuggire ad alcuni problemi con la giustizia. Nella Legione ha conosciuto il volto più duro e meschino della guerra. Per questo i compagni di prigione lo chiamano Bengasi. Ma anche l'insofferenza verso l'autorità, verso chi comanda: ed è per questo che ora, riviste le stelle in una notte di tarda primavera, decide di unirsi ai partigiani. Per combattere i fascisti, che oggi comandano il paese. Ma anche perchè è l'unica speranza di salvezza, rimanere sui monti. Ma anche per ritrovare il suo spirito di ribellione e il desiderio di combattere, di provare quella adrenalina che cresce con la violenza e l'azione.

Stessa notte, ma nel carcere di San Vittore a Milano. Un ufficiale della Milizia riunisce in una stanza diversi carcerati, delinquenti comuni. Propone a loro la salvezza in cambio dell'ingresso nelle fila dei partigiani, come spie dei fascisti. Uno di questi, che fino a quel momento ha vissuto la vita e la guerra tra un colpo e l'altro, passando anche attraverso a doppi giochi e lavori sporchi, senza farsi troppi problemi di coscienza, accetta la proposta. E si ritrova così su un camion che viaggia verso Parma, con a fianco una prostituta che gli reggerà la parte come moglie, per unirsi anche lui, alla brigata parmigiana Garibaldi.

Infine, Ilio, ex ufficiale siciliano, scappato e finito in cella nel carcere di Parma: anche lui, nella notte di maggio grazie alle bombe ritrova la libertà per unirsi ai partigiano, come commissario politico della brigata. Perchè Ilio è uno che ha studiato, che ha visto la sofferenza dei braccianti del suo paese in Sicilia, sfruttati e condannati ad una vita di sofferenze. Ma Ilio è anche uno che ci crede alla rivoluzione comunista, al Sol dell'Avvenire, che avrebbe dato una speranza a tutti i cafoni di questo mondo per un futuro migliore.
Gente come Evelina, staffetta dei partigiani che diventerà la donna di Bengasi:
“Ecco cosa l'aveva spinta ad entrare nel Partito Comunista: il desiderio di sperare ancora assieme ad altri disgraziati. Una comunità aggrappata all'idea di un mondo senza padroni in cui non si è soli ad affrontare una vita grama. Il partito era così diventato quel padre che le era mancato così presto”.

Tutti e tre si ritroveranno nelle fila dei gruppi che compongono la 47 esima brigata: il Don Pasquino, lo Zinelli, e gli altri.
In mezzi agli altri partigiani conosceranno il senso della battaglia, il senso del cameratismo verso il partigiano che ti sta accanto. Il ladro verrà ribattezzato Jim, come il protagonista del libro di Conrad. E da spettatore senza biglietto di questa guerra che prima non lo interessava, diventerà poco alla volta una nuova persona, imparando a rispettare questi straccioni che, solo per un ideale, sono saliti sui monti a combattere.
Anche Bengasi avrà modo di far valere la sua esperienza sul campo: ma la sua insofferenza agli ordini, alla rigida gerarchia del partito comunista che decide dall'alto e che impone le cose senza discussioni, lo porteranno a scontrarsi con gli altri. Con il comandante William e anche con il commissario Ilio.
“A lui non interessava niente del partito e se avesse avuto di meglio avrebbe mandato a fare in culo anche i partigiani. Con loro aveva condiviso solo l'odio per l'autorità. E in quel momento l'autorità erano i fascisti”.

Perchè la guerra sui monti non è cosa solo di rappresaglie, azioni, colpi sparati e agguati. Questa è la storia dal basso, quella vissuta nel freddo e nell'umido delle valli.
C'è anche una storia dall'alto, come se ne rendo conto Ilio nei suoi incontri col maggiore Holland, referente per gli alleati. I grandi della terra si riuniranno a Yalta e decideranno come spartirsi l'Europa e il mondo in zone di influenza. Gli ideali, il miraggio della rivoluzione comunista, non troveranno spazio nell'Italia di domani.
«I capi di stato ragionano con le carte geografiche, non con la gente», osservò il maggiore. «L'Italia per loro, è uno dei quadranti della scacchiera, ma cosa ci sia dentro non lo sanno.»
«Gente che soffre, che muore, che combatte.. »
Holland scosse la testa con un sorriso scettico: «Le strategie dei potenti sono rozze come un rutto. Passano sopra i destini individuali e le comunità. Né Stalin né Roosvelt credo sappiano dove sono questi monti, tanto meno chi ci abita».
«Siamo un paese abbandonato, perduto», mormorò Ilio.
«Dobbiamo ricominciare. E allora partiamo da qui, da questa terra avara, da un'idea di mondo e di futuro», dichiarò poi con voce appassionata.
Holland lo fissò con una certa ammirazione e si accese una sigaretta. «E' stupefacente come tra gli italiani convivano la più rozza indifferenza e la più alta idealità», constatò. «Siete un popolo con troppe differenze e per questo non avete baricentro.»
«Una minoranza nobile e una maggioranza ignobile, maggiore», sintetizzò Ilio. «Questa è l'Italia. Certe volte la minoranza riesce a prevalere, ma alla lunga è sempre schiacciata. Non sarà più così quando imporremo la dittatura del proletariato.»
«Non ci riuscirete mai. Gliel'ho già detto: gli americani non ve lo permetteranno. Piuttosto insanguineranno questo Paese con le bombe o con un colpo di Stato. E magari si appoggeranno proprio alle ex camice nere, che ora sono il nemico, ma domani .. In ogni caso non cederanno».
Ma quando si ha a che fare ogni giorno con la morte di un compagno o con la paura di morire per un colpo sbucato chi sa dove, con la fame, il freddo e il desiderio di una donna, la paura o il desiderio di vendetta, non si possono fare questi ragionamenti. Jim e Bengasi, che si riconoscono l'un l'altro come due persone che scappano da un passato e cui il destino ha regalato una seconda vita, sapranno meritarsi questa possibilità mettendo in gioco proprio le loro vite.

Il sito di Valerio Varesi e il suo blog.
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