02 novembre 2011

Io so - PPP e l'Italia di oggi

Che avrebbe detto Pasolini, sull'Italia di oggi? Logge, cricche, convention, giovani contro vecchi, la disoccupazione e i licenziamenti facili, le aziende in crisi e altre che esternalizzano. Le banche in crisi e le stesse banche che hanno piazzato titoli derivati e si sono occupate più di finanza che di credito.
L'ignoranza nella televisione e la voglia di cambiamento nelle piazze.

Lui che voleva mettere sotto processo la DC e i suoi vertici:
«accusati di una quantità sterminata di reati, che io enuncio solo moralmente […]: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con i banchieri, connivenza con la mafia, alto tradimento in favore di una nazione straniera, collaborazione con la Cia, uso illecito di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna […], distruzione paesaggistica e urbanistica dell’Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani […], responsabilità della condizione, come suol dirsi, paurosa, delle scuole, degli ospedali e di ogni opera pubblica primaria, responsabilità dell’abbandono ‘selvaggio’ delle campagne…». 
Probabilmente oggi sarebbe altrettanto caustico nei confronti di una classe dirigente che fino a ieri ha pranzato con i nostri soldi e oggi chiede sacrifici.
I furbetti del quartierino e le scalate, la privatizzazione Alitalia per gli amici, la cricca attorno alla Protezione civile, la corruzione e l'evasione, le parentopoli dentro le aziende pubbliche (come l'Atac a Roma). La Rai asservita alla politica, una macchina di consenso che perde soldi, sempre soldi nostri.

Io so, aveva il coraggio di scrivere sul corriere (degli anni 70), so e denuncio anche se non ho le prove. Solo mettendo assieme i fatti e facendo uso del buon senso:
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Negli ultimi versi de La Guinea, scriveva:
Mostrare la mia faccia, la mia magrezza, alzare la mia sola, puerile voce non ha più senso.La viltà, avvezza a veder morire nel modo più atroce gli altri con la più strana indifferenza.
Io muoio, e anche questo mi nuoce.
Quando muore un poeta, un intellettuale, muore anche un pezzo del paese.

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