02 ottobre 2011

Licenziare i padreterni di Stella e Rizzo, pretesti di lettura


Forse è la volta buona: perché finalmente la politica ritorni ad essere partecipata da tutti e non solo qualcosa con cui delegare il potere ad una elite al di fuori dalle regole e dal mondo civile.
Licenziare i padreterni, dicono i due autori Stella e Rizzo: criticare la nostra classe politica , i loro comportamenti, la loro superbia non è antipolitica, perchè nel libro si citano esempi cocreti di cattivo utilizzo di soldi pubblici cioè nostri. Una casta (che come dice il sottotitolo "Ha tradito l'Italia") che governa per se stessa, per i suoi amici, comprando il consenso. Un mare di soldi che potrebbero essere usati per scuole, strade, ospedali, servizi alle fasce più deboli e vengono invece usati per vitalizi (uno schiaffo in faccia ai milioni di italiani cui viene detto che dovranno andare in pensione più tardi), per stipendi d'oro (quando i giovani che entrano nel mondo del lavoro si dice che dovranno accontentarsi di fare i precari), per auto blu (una cosa che non ha pari nel mondo). Mentre agli italiani si dice che dovranno abituarsi a perdere i diritti pregressi (i licenziamenti facili, le pensioni che sfuggono avanti di anno in anno, la scuola e l'università che diventano una cosa per pochi) mentre loro, i padreterni, si tengono ben stretti tutti i privilegi. E parlano pure dei tagli. E non si rendono conto della tensione, del malumore, della crisi che cresce.

I pretesti di lettura, per invogliarvi alla lettura. Che non sarà buona, ma istruttiva.
Qui la prima parte “Licenziare i padreterni – la trasparenza della casta” .

Vedi alla vice trasparenza (dei contributi, tassati pure poco):
“Quanto sarebbe importante la trasparenza lo confermano quelle poche notizie che ancora sfuggono alla cortina id nebbia. Come la disinvoltura con la quale i democratici di sinistra di Roma, nel pieno delle polemiche sui costi della politica nel 2007, incassarono 100000 euro, attraverso la società Progetto 90, da Sergio Scarpellini. Quello che affitta al mondo della politica romana un impero immobiliare. E che tre anni dopo, con una maggioranza di senso opposto, avrebbe omaggiato con la stessa cifra il Popolo della Libertà. Altrettanto disinvolto nell'incassare gli assegni.
Contemporaneamente al partito di Berlusconi arrivava, del resto, un altro finanziamento di 50000 euro. Dalla società Metro C., il general contractor che sta realizzando la nuova linea metropolitana di Roma , un'opera da almeno 3 miliardi di e mezzo di euro. Tra i soci Caltagirone, Astaldi, l'Andaldo, Il Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna e la Cooperativa Costruttori e Braccianti di Carpi. Le coop rosse che finanziano Berlusconi! L'uomo che definiva intollerabile il sistema della cooperative rosse che prendono appalti dalle giunte rosse, perchè poi queste coop non pagano tasse e sono di supporto ad un partito che è nell'agone politico! Tranquilli: pecunia non olet. Il denaro non puzza. Né per il cavaliere, né per le coop.”
Pagina 108-109

A proposito di conflitti di interesse.
“Un episodio dice tutto. A un certo punto, alla Camera, una deputata dei Responsabili, Catia Polidori, candidata ad un posto di sottosegretario, presenta un disegno di legge per rifare la rete idrica sistemando o sostituendo i tubi di mezza Italia. Il suo grido di allarme è accorato: 'Colleghi, il tasso degli acquedotti è del 40%, contro il 10% della Germania e il 15% della Gran Bretagna! '. E tutti: bé, sì, effettivamente .. Peccato che, a spulciare nel registro delle imprese, salti fuori che mentre avanzava la sua meritoria proposta la 'disinteressata' onorevole Polidori sedeva anche nel consiglio di amministrazione della Sirci Gresintex. Che società è? Indovinato: è la leader italiana delle condutture idriche di plastica.
Il fatto è che è che nel Parlamento italiano non esiste né un codice deontologico, come quello introdotto in Francia che obbliga i deputati ad autodenunciare tutte le loro attività in potenziale conflitto a una specie di authority guidata da un deontologo, né ci sono leggi davvero in grado di scongiurare conflitti.
[..]
[Negli Stati Uniti] l'Office for Government Ethics accertato il rischio di potenziali conflitti d'interessi, può imporre al politico o al componente di governo di cedere il proprio patrimonio o affidarlo ad un blind trust, un fondo cieco che lo amministra. E il gestore di questo fondo non può mica essere la figlia o il miglior amico. Lì no, Silvio Berlusconi non avrebbe mai potuto sostenere di essersi liberato del problema affidando il suo regno a Marina o a Fedele Confalonieri ...”

Pagina 112.

Il sistema pensionistico della casta.
L'esperto Emilio Rocca ha fatto una simulazione nel caso di un ipotetico politico di 45 anni che resti in Parlamento per 5 anni. Le regole attuali dicono che potrà riscuotere il vitalizio minimo, pari a 3018 euro lordi mensili, a 65 anni compiuti. Per avere quel vitalizio deve versare ogni mese l'8,6% della propria indennità lorda, pari a 1006 euro e 51 centesimi. Considerando un'aspettativa di vita di 78 anni, scrive Rocca, potrà realisticamente godere del vitalizio per 13 anni. Bene: analizzando i contributi, si ricava che il nostro avrà intascato in quei 13 anni il 533% di quello che ha versato. Per farla breve, dà uno e riceve per cinque.
'L'iniquità rispetto al sistema previdenziale riservato al comune cittadino' commenta lo studioso 'è enorme': un lavoratore dipendente nel settore privato italiano che oggi ha 48 anni si attende dal proprio trattamento pensionistico Inps un ritorno del 102%. In valori attuali, gli viene cioè restituito praticamente quello che ha versato'”.

Pagina 128.

I vitalizi e le buonuscite nelle regioni (corriere).
Si parte dal caso Giovanni Copertino in Puglia, "ex democristiano, ora berlusconiano, un politico di lunghissimo corso, già sindaco, assessore e presidente del Consiglio regionale della Puglia uscito dopo vent'anni dall'assemblea, ha incassato una buonuscita di 492000 euro.
Una somma extraterrestre, resa possibile dal fatto che a differenza dei comuni mortali, per i quali la buonuscita a fine attività si calcola sulla base di una mensilità per ogni anno di lavoro, quella dei consiglieri regionali pugliesi è pari ad una annualità per ogni legislatura: cioè 2,4 stipendi mensili per ogni anno di lavoro. Un privilegio assurdo, che ha comportato soltanto nel 2010, per chiuder ele pendenze delle legislature precedenti, un esborso per le casse regionali pari a 8 milioni di euro. Superiore addirittura ai 7241000 euro scuciti nel 2008 da Palazzo Madama per pagare gli assegni di solidarietà ai senatori rimasti senza seggio.
'I soliti terroni!' dirà qualcuno. Non è così: la stessa regoletta è in vigore anche in Lombardia senza che a Milano, 'capitale morale d'Italia', nessun partito, e men che meno la Lega nord, abbia organizzato manifestazioni di piazza sotto il Pirellone per chiedere l'abolizione di questo incredibile trattamento extralusso.
Nella regione Lazio le pensioni sono ancora più favorevoli. Al punto che si può incassare l'assegno anche a 50 anni. Un esempio? Piero Marrazzo, travolto quando era presidente dallo scandalo dei ricatti trans e oggi (dopo aver incassato una liquidazione di 31103 euro) 'pensionato' dal 12 maggio 2010 quando aveva 51 anni, con la possibilità di cumulare i circa 4000 euro lordi allo stipendio, non proprio miserabile, di giornalista Rai, dove è rientrato dopo aver chiuso con la politica. Cumulo possibile proprio perchè la sua non è una pensione:è un vitalizio.”

Pagina 132.

Gli stipendi nelle regioni.
Lasciamo perdere il New Hamphire, dove si fa politica gratis. “la California (che oggi è in difficoltà ma era arrivata ad avere il settimo PIL mondiale) ha un parlamentare ogni 308.117 abitanti. La Lombardia uno ogni 124.101. Il Molise uno ogni 10.653. E quel parlamentare californiano guadagna 66284 euro lordi: un quarto dello stipendio di Renzo 'Trota' Bossi, tre volte ripetente agli esami di maturità ma imposto dal padre nel 2010, come dicevamo, al Consiglio regionale lombardo. Per non dire di Nicole Minetti, la disinibita signorina 'di madrelingua inglese' che gestiva le ragazze ai festini del Cavaliere ed è stata premiata lo stesso anno da Silvio Berlusconi con un seggio al Pirellone: 150660 euro netti l'anno. Un premio che lei stessa, in una telefonata registrata, spiega a Barbara Faggioli così 'A lui gli fa comodo mettere te e me in Parlamento perchè dice “bene me le sono levate dai coglioni, lo stipendio lo paga lo stato”' . Un'intercettazione indimenticabile. ”
Pagina 146-147.

Ci sono poi le province, i doppi incarichi (quelli che fanno sia il sindaco, che il coordinatore regionale che l'onorevole, quelli che fanno sia i presidenti di provincia che il deputato). I gruppi parlamentari in regione con un solo eletto, i soldi della regione Calabria di Scopelliti per le feste di Lele Mora, le auto blu usate per i propri affari del leghista Ballaman e le regioni a statuto speciale dove di speciale ci sono gli sprechi, come i 2033 dirigenti pubblici, le migliaia di lavoratori PIP a spasso, le baby pensioni (fino al 2004 vigeva ancora il sistema retributivo) ....

E infine, la questione morale, come la raccontava nella sua celebre intervista, il segretario del PCI, Enrico Berlinguer.

La passione è finita?
I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss". La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. Per la DC: Bisaglia in Veneto, Gava in Campania, Lattanzio in Puglia, Andreotti nel Lazio, De Mita ad Avellino, Gaspari in Abruzzo, Forlani nelle Marche e così via. Ma per i socialisti, più o meno, è lo stesso e per i socialdemocratici peggio ancora...

Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana.
È quello che io penso.
Per quale motivo?
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.
[..]
Non trovo grandi differenze rispetto a quanto può pensare un convinto socialdemocratico europeo. Però a lei sembra un'offesa essere paragonato ad un socialdemocratico.
Bè, una differenza sostanziale esiste. La socialdemocrazia (parlo di quella seria, s'intende) si è sempre molto preoccupata degli operai, dei lavoratori sindacalmente organizzati e poco o nulla degli emarginati, dei sottoproletari, delle donne. Infatti, ora che si sono esauriti gli antichi margini di uno sviluppo capitalistico che consentivano una politica socialdemocratica, ora che i problemi che io prima ricordavo sono scoppiati in tutto l'occidente capitalistico, vi sono segni di crisi anche nella socialdemocrazia tedesca e nel laburismo inglese, proprio perché i partiti socialdemocratici si trovano di fronte a realtà per essi finora ignote o da essi ignorate.
[..]
Secondo lei, quel mutamento di metodi e di politica c'è o no?
Francamente, no. Lei forse lo vede? La gente se ne accorge? Vada in giro per la Sicilia, ad esempio: vedrà che in gran parte c'è stato un trasferimento di clientele. Non voglio affermare che sempre e dovunque sia così. Ma affermo che socialisti e socialdemocratici non hanno finora dato alcun segno di voler iniziare quella riforma del rapporto tra partiti e istituzioni -che poi non è altro che un corretto ripristino del dettato costituzionale- senza la quale non può cominciare alcun rinnovamento e senza la quale la questione morale resterà del tutto insoluta.
[..]
Signor Segretario, in tutto il mondo occidentale si è d'accordo sul fatto che il nemico principale da battere in questo momento sia l'inflazione, e difatti le politiche economiche di tutti i paesi industrializzati puntano a realizzare quell'obiettivo. È anche lei del medesimo parere?
Risponderò nello stesso modo di Mitterand: il principale malanno delle società occidentali è la disoccupazione. I due mali non vanno visti separatamente. L'inflazione è -se vogliamo- l'altro rovescio della medaglia. Bisogna impegnarsi a fondo contro l'una e contro l'altra. Guai a dissociare questa battaglia, guai a pensare, per esempio, che pur di domare l'inflazione si debba pagare il prezzo d'una recessione massiccia e d'una disoccupazione, come già in larga misura sta avvenendo. Ci ritroveremmo tutti in mezzo ad una catastrofe sociale di proporzioni impensabili.
[..]
E il costo del lavoro? Le sembra un tema da dimenticare?
Il costo del lavoro va anch'esso affrontato e, nel complesso, contenuto, operando soprattutto sul fronte dell'aumento della produttività. Voglio dirle però con tutta franchezza che quando si chiedono sacrifici al paese e si comincia con il chiederli -come al solito- ai lavoratori, mentre si ha alle spalle una questione come la P2, è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili. Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l'operazione non può riuscire.
«La Repubblica», 28 luglio 1981
[link]

Altri articoli:
- Dove la disoccupazione cresce la politica guadagna di più, l'inchiesta su lavoce.info (link)
L'economista Andrea Gennaro ha pubblicato un dossier sul sito lavoce.info. Risultato: gli stipendi degli amministratori sono salati mentre i risultati degli investimenti deludono

- I compensi d'oro delle regioni (link).
- Con la Polverini si lavora poco Solo 33 sedute in 16 mesi (link)

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