31 ottobre 2011

La setta degli angeli di Andrea Camilleri


Paisi di settimila abitanti, assistimato propio al centro di granni latifondi, nel milli e novicenti e uno Palizzolo vantava dù marchisi, quattro baruni, un duca di centodù anni che non nisciva cchiù dal castello e un martiri antiborbonico, l'avvocato Ruggero Colapane, 'mpiccato sulla pubblica piazza per aviri aderito alla Repubblica partenopea. Ma il vanto maggiore erano le otto chiese, ognuna addotata di campanile e di campane così potenti che quanno sonavano tutte 'nzemmula per le case era priciso 'ntifico a 'na passata di terremoto.
La nobiltà e i proprietari terrieri setti di quelle otto chiese se l'erano spartute in base a 'ntipatie e simpatie , parentele accettate e parentele arrefutate, vecchi rancori, scarriatine risalenti ai tempi di Carlo V, cause civili accomenzate all'ebica di Federico II di Svevia e continuate fino a doppo l'Unità d'Italia, odii implacabili e amori variabili [..] L'ottava chiesa, quella del SS. Crocefisso, parrocu il sittantino Don Mariano Dalli Cardillo, non era praticata né dai nobili né dai proprietari e manco dai burgisi. Era la chiesa dei viddrano, della povira genti, di chi campava di pani e aria”. [pagina 18]

Il racconto di Andrea Camilleri si ispira ad un fatto realmente accaduto nella Sicilia dell'inizio del secolo scorso, ad Alia: un episodio che riguardava una setta composta da preti del paese che avevano “corrotto” delle giovani donne.

Ne “La setta degli Angeli” siamo a Palizzolo, paese dalle otto chiese, spartite in modo preciso tra famiglie borghesi e nobili da una parte, e famiglie di contadini nell'ultima, senza che nessuno si immischi. Per un fraintendimento tra il medico del paese e uno dei nobili del circolo , si sparge la voce di una nuova epidemia di colera. Il colera di Don Anselmo. Allarme che spinge la popolazione alla fuga, e ai preti delle chiese nobili, a scagliarsi contro la persona ritenuta responsabile di questo castigo di Dio.
L'avvocato Teresi, avvocato dei contadini e dei miserabili, nonché editore del giornale “La battaglia”, da cui si scaglia contro i mafiosi, i soprusi contro la povera gente. Un sovversivo, dunque. Agli occhi di un sistema (mafia, latifondo, nobiltà) che si riunisce in un circolo chiamato “Onore & famiglia” (le parole non sono mai a caso) e che considera la “rivoluzioni francisa” come la madre di tutte le disgrazie.
Uno dei preti proclama la santa crociata contro questo avvocato senza Dio, che attenta all’ordine sociale e all’unità sacra delle famiglie per dar luogo a una nuova Sodoma e a un’altra Gomorra., ma viene fermato da due colpi di pistola sparati per aria.

L'arrivo dei carabinieri in paese riporta l'ordine: il capitano Montagnet, un piemontisi che non guarda in faccia a nessuno, vuole però capire cosa ha scatenato tutto il putiferio. Non di malattia da colera, si tratta. Ma, bensì di una malattia molto più terrena: le figlie di alcune famiglie nobili, tutte ragazze casa e chiesa, sono state messe incinta. E, si scopre poi, non solo le ragazze nobili sarebbero state colpite da epidemia di natalità.

Come è potuto succedere? Montagnet, assieme all'avvocato Teresi, iniziano una loro indagine, andando a ricostruire le abitudini di queste ragazze. E arrivano così a scoprire la «setta degli angeli», composta da preti di Palizzolo che con la scusa di compiere esercizi spirituali con delle ragazze nubili e giovani del paese per arrivare «alla comunicazione con la grazia divina e all’elevazione a gradi sublimi di perfezione». Esercizi che alla fine degradavano in orge e atti carnali che di spirituale avevano ben poco.

Scoppia lo scandalo, la giustizia si mette in atto mettendo sotto accusa i preti, anche il potere ecclesiastico sembra voler fare pulizia di tanta “lurdia” al loro interno. Marchesi diventa per un attimo eroe per la sua azione di giustizia.
Ma non sarà così: come nella classica commedia all'italiana, sarà gli accusatori a finire accusati, a doversi difendere, a finire sconfitti. “La rota ha principiato a girari all'incontrario”: e alla fine l'ordine chiesa, nobiltà, borghesia, tornerà sovrano su Palizzolo. E sulle malefatte compiute, cala il silenzio.

Nonostante Camilleri lo scriva chiaramente, a fine libro, l'autore, è difficile non pensare ad un certo stretto legame con la Sicilia e l'Italia di oggi.
Una società bloccata in caste intoccabili: nobili, burgisi, latifondisti e parrini. Che non devono rispondere all'autorità (che siano carabinieri o magistrati) per le loro azioni.
La chiesa per cui i panni sporchi vanno lavati in casa, e con molta discrezione.
Il vuoto che si viene a creare, ad un certo punto, nei confronti di chi cerca di denunciare il marcio: come l'avvocato Teresi (un idealista che si legge Don Chisciotte prima di andare a dormire). Come anche il capitano Montagnet, che ricorda molto il capitano Bellodi di Sciascia o l'altro capitano, quel capitano Dalla Chiesa che proprio in Sicilia iniziò la sua battaglia contro la mafia.
Tutti costretti ad andarsene, volenti o meno, perchè si sono permessi di andare contro l'ordine delle cose, che non si devono cambiare. Chi sta sotto e chi sta sopra.

Su questi fatti, quelli reali cui si è ispirato Camilleri, Don Luigi Sturzo scrisse un articolo di denuncia sul giornale:
«I lettori non sanno che in Palizzolo, tra alcuni preti degenerati, indegni del ministero sacerdotale e del nome di uomini, esiste una setta, detta per irrisione angelica. Questi settari, abusando del Sacramento della Confessione, inducono alcune penitenti ad atti ignominiosi… Questa setta è circondata dal massimo mistero, i preti-settari fanno le viste di persone di orazione e le beghine sono le più assidue alle lunghe (troppo lunghe) pratiche di pietà in chiesa. Il fatto che questi preti siano stati deferiti all’Autorità giudiziaria per corruzione di minorenni ha svelato la turpissima setta di Palizzolo e ha fatto conoscere il suo segreto statuto»
(Don Luigi Sturzo, Il Sole del Mezzogiorno, 15 luglio 1901).

Il sito dedicato all'autore Vigata.org
Il link alla scheda del libro sul sito della Sellerio.
Il link per ordinare il libro su internetbookshop.
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Report – effetto valanga


Chi sono le agenzie di rating? Cosa c'èdietro la finanza del debito e chi controlla il nostro? E, infine, quando stringiamo la cinghia per i sacrifici che ci vengono chiesti, per chi li facciamo?

Ma prima di parlare di economia, laGabanelli ha anticipato il secondo tema della puntata: il presidentedel Consiglio che è diventato concessionario dello stato con una società di giochi online.

I giochi online dovevano servire per la ricostruzione dell'Abruzzo e de l'Aquila: ma le macerie sono ancora là, mentre il giro di affari annuo per i giochi d'azzardo è di 72 miliardi.
In questo settore è entrata la Glaming, 70% Mondadori: il presidente crupier ci mancava ancora (dopo il presidente operaio, il presidente pompiere ..).
C'è anche qui il conflitto di interessi (visto che B. da la concessione a B.?): il direttore dei monopoli neanche ne vuole parlare (“è una domanda mal posta”).

E allora i giornalisti di Report si sono chiesti perchè questo ingresso nei giochi: Mondadori dovrà pagare 560 milioni alla Cir e da tre anni sono cresciuti i debiti con le banche.
Grazie alla Glaming, i soldi delle puntate entreranno diritti nelle casse di Mondadori, e questa liquidità gli permetterà di pagare meno interessi sui debiti.

Ma non è geniale il cavaliere?

Effetto valanga.
Le tre sorelle, le grandi società di rating americane sono Standard & Poor's, Moody's e Fitch: valutano la bontà delle azioni quotate e anche la bontà del debito di una stato.
Si dice che abbiamo bocciato il debito americano perchè Obama avesse espresso intenzione di regolamentarle: in effetti non agiscono come enti terzi, avendo legami con fondi di investimento che guadagnano proprio sul declassamento degli stati.
Tutto corretto?
Oggi ci sono persone che guadagnano se uno stato va in crisi o se aumenta il debito: ma questo guadagno porta come conseguenza all'indebitamento degli stati (che devono vendere i loro titoli per avere soldi con cui rifinanziare il proprio debito). Questo significa poi tagli allo stato sociale, agli stipendi di chi lavora, alle scuole e alla sanità.

Qual è lo stato reale dell'economia? C'è la crisi ma per chi? I valori dei prodotti delle operazioni finanziarie, per esempio, sono stati otto volte superiori a quelli che producono tutti insieme settori vitali della nostra economia come l'agricoltura, le industrie e i servizi. Come al solito c'è chi prende tanto, chi sempre di meno e chi rimane a bocca asciutta. Ma quanto potrà continuare questo meccanismo. Dipende solo da quanto sarà capace, chi ha interesse a non spartire la torta in parti uguali, a raccontare che il tesoro non c'è più. E soprattutto da quanto sarà bravo nel convincerci che la nostra qualità di vita dipende esclusivamente da come funzionano, giorno dopo giorno, i mercati finanziari.

Gli effetti li vediamo nelle piazze delle città europee (ma anche a New York): che si chiamino indignati o quelli di occupy Wall Street.

Effetto valanga è il titolo di un giallo, ambientato in Arizona, dove un padre di famiglia all'improvviso interrompe la catena dell'acquisto in debito di un nuovo refrigeratore (se quello vecchio funziona e non ci sono i soldi ..). E questo mette in crisi tutto il sistema.

Anche oggi, viviamo in un sistema dove si deve lavorare, produrre, spendere e investire. Ma il profitto non viene più investito in ricerca, nello sviluppo, ma è stato trasferito nella finanza. Così come il nostro debito.
Il risultato? Lo ha spiegato il broker della borsa di Francoforte Dirk Muller: giocare in borsa diventa come scommettere sui cavalli, non si da nessun contributo alla crescita e allo sviluppo, perchè la finanza pensa solo a se stessa.
Sono solo scommesse, che possono mettere in ginocchio il mondo.
E tutto questo influisce sulle nostre vite: perchè poi con il crescere del debito per le speculazioni, cresce il ticket negli ospedali, il biglietto dei mezzi di trasporto, il costo dei beni.
Se il debito di un paese è in mano alle banche, a queste la politica deve rispondere, non ai propri elettori. E se le banche propongono (impongono) ai paese le solite vecchie insulse ricette neoliberiste (i tagli alla spesa sociale, i tagli agli stipendi, maggiore flessibilità in uscita e poi se c'è tempo in ingresso), i paesi devono obbedire.
Le politiche neoliberali (quelle per cui è bene non tassare i redditi alti, non tassare i patrimoni) hanno dimostrato i loro effetti nel mondo: il loro risultato è stato appunto (come nell'America del reaganismo) la crescita del debito. È un sistema perverso.

Oggi il 55% del debito italiano è in mano alla finanza (al mercato, quello che avrebbe dovuto sapersi controllare da solo): sapere che ci sono persone che guadagnano milioni di euro senza fare nulla, semplicemente vendendo i nostri titoli per poi ricomprarli quando valgono meno, mi mette in agitazione. È quello che ha fatto Deutsche Bank questa estate.
Che con la liquidità che si è garantita dalla vendita si è comprata dei titoli derivati (cds) per assicurarsi sul debito. Il risultato: oggi DB controlla il nostro debito (e dunque il nostro fallimento) senza possedere i nostri titoli.
5 grandi banche controllano il mercato dei cds per il 95%. Stiamo tirando la cinghia per loro?
Michele Buono ha ricordato anche il piano proposto dalla Goldman Sachs ai clienti che era un vero e proprio attacco all'euro: la stessa GS che ha aiutato la Grecia a truccare i conti e che fa consulenza ai paesi europei.
Una volta non era così: dopo la crisi del 29, le banche erano divise in banche commerciali e banche d'affari, nessuna commistione, nessun conflitto di interessi.
Fu Clinton ad abolirla, questa legge nel 1999.
Se le banche non si occupano più di raccogliere il credito e fare prestiti, oggi possono piazzare sul mercato mutui subprime con cui garantire l'acquisto della propria casa a persone che non se lo potrebbero permettere.
E alla prima rata che non viene pagata, scatta l'effetto valanga. La bolla immobiliare esplode, le banche vanno in crisi, e gli stato sovrani devono salvarle. Aumentando il loro debito.
Dopo la crisi del 2008, le banche e le agenzie di rating (che avevano garantito per i mutui subprime) sono tornate alle vecchie abitudini.
Non esiste trasparenza, per queste agenzie, che come si è visto, non sono indipendenti.

Il risultato, in Italia, è l'aumento della percezione di povertà: oggi aumentano i working poor, persone con un lavoro che non riescono a terminare il mese. Perchè lo stipendio è basso, perchè c'è la Cassa Integrazione.
Perchè con la scusa della crisi le aziende delocalizzano, spostando anche attività intellettuali all'estero. Anche in settori strategici come le Telecomunicazioni.
E se i salari sono insufficienti, diminuiscono i consumi, diminuisce la raccolta delle tasse , lo stato si ritrova meno soldi in cassa ed è costretto a fare ulteriori tagli. E debiti.
E qualcuno, da questa situazione perversa, ci guadagna pure.
Perchè se conviene investire nella finanza, nel debito, nelle scommesse, piuttosto che non nel lavoro, nelle imprese e nelle idee, questo è quello che succede.

E non solo in Italia: Buono è andato a Berlino, dove ha intervistato dei ragazzi che spiegavano oggi si riescano a trovare solo piccoli lavori nelle agenzie interinali, con stipendi bassi. In Germania si è riusciti a tenere la disoccupazione bassa grazie al fatto di avere stipendi bassi e gli aiuti dello stato.
Le imprese tedesche sono competitive per questo: con gli stipendi bassi, ma se dovesse diminuire l'export (perchè non si riusciranno a vendere più le loro auto in Spagna e in Italia) potrebbe andare in crisi.
La Germania impone ai partner il rigore, ma poi si sta scavando la fossa da sola. Non solo: impone alla Grecia il pagamento del debito, ma poi gli vende le armi.

In mezzo a tutto questo, un Europa che non ha alcuna unità politica: anzi, la politica la detta la BCE, che presta soldi alle banche private all'1%, che a loro volta li prestano ai paesi a tassi più alti.
Perchè non li prestano direttamente ai paesi?
La lettera della BCE è stata un atto irrituale, ma questo è dovuto alla fragilità politica dei governi (e alla loro inazione, come in Italia). Questo da spazio alle speculazioni.

Il servizio, terminava con la storia di tre persone: il sicario dell'economia John Perkins, il presidente del Burkina Faso Thomas Sankarà che non voleva pagare i debiti del suo paese e un cantante islandese leader della rivolta.

Sankarà, non volle indebitare il suo paese, per rientrare nel debito (derivato dal periodo colonialista), preferendo investirlo in suola e sanità.
Fu ucciso nel 1987.

Perkins, ex economista che lavorava per società americane (e legate al governo), era uno di quelli che andava dai paesi del terzo mondo per farli indebitare (con progetti che non si potevano ripagare), per imporre poi la svendita dei beni di quei paesi.
Il tutto per soddisfare gli interessi delle corporations: in Africa, come in Iraq, dove i soldati non muoiono per il loro paese.

In Islanda, il vecchio governo di centrodestra aveva indebitato il paese, svuotato le banche e piazzato amici nei posti di comando. Arrivati sull'orlo della crack, il paese si è rivoltato e a deciso di votare ad un referendum contro la proposta di pagare i debiti con le banche straniere.
Ci sono riusciti.

Ma forse l'Islanda è un paese troppo lontano e piccolo, da essere preso come esempio. Ma almeno, come cittadini (e non sudditi) dovremmo pretendere chiarezza alle banche, alle agenzie di rating, al mercato:
Sul debito è cresciuta un’economia vigorosa, i profitti sono finiti poi nelle mani di pochi ingordi, che si stanno mangiando anche gli stati, grazie ad una politica o incapace o collusa. L’esempio dell’Islanda è illuminante, anche se è un paese piccolo. Dimostra che i cittadini, volendo, possono innescare un cambio di modello. Si può e si deve pretendere di sapere tutto di colui a cui consegniamo le chiavi di casa: se è capace, se è in conflitto, qual è il programma, altrimenti lui te la svaligia, e ti poi dice “aspetta la ripresa dei mercati”.
Qui il pdf della puntata.

30 ottobre 2011

Un altro noto servizio?

L'articolo di Marco Lillo sul Fatto Quotidiano ("Premiata loggia anti Woodcock")
L’accusa all’accusa è gravissima: a Potenza c’era un’associazione segreta che bloccava le indagini contro i potenti condotte da Henry John Woodcock e da altri magistrati. I promotori dell’associazione segreta ricoprivano incarichi di vertice nella procura generale e oltre a sollecitare l’azione disciplinare nei confronti dei colleghi scomodi cercavano di annientarli con dossier diffamatori realizzati e inseriti nel circuito giudiziario e mediatico grazie alla collaborazione di alcuni carabinieri e di un ex appartenente ai servizi segreti. L’hanno chiamata “Toghe lucane bis” perché in larga parte riguarda gli stessi indagati e gli stessi episodi al centro dell’inchiesta del 2006 di Luigi de Magistris ma in realtà le indagini (e le intercettazioni) sono proseguite fino alle ultime settimane e riguardano anche fatti molto recenti.    È stato un altro pm di Catanzaro, il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, a rivitalizzare quella vecchia inchiesta impolverata insieme alla collega Simona Rossi. L’indagine è ormai conclusa e la Procura di Catanzaro ha notificato nelle scorse settimane quattro avvisi a comparire per l’ex procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano (ora in pensione), i sostituti procuratori generali Gaetano Bonomi e Modestino Roca e l'ex sostituto procuratore della Repubblica Claudia De Luca (ora in servizio in un'altra sede giudiziaria). Oltre ai quattro magistrati interrogati, nell'inchiesta sono coinvolti anche l’ex agente del Sisde (il vecchio nome del servizio segreto civile), Nicola Cervone, tre ufficiali di polizia giudiziaria, un imprenditore e un autista della Procura generale di Potenza. Agli indagati vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, violazione della legge sulle società segrete, corruzione in atti giudiziari e abuso d'ufficio
Diffamazione tramite dossier, pressioni di magistrati per bloccare le indagini sui potenti. Giornalisti, ufficiali dei servizi, magistrati che lavorano nell'ufficio accanto, procuratori generali .. I dubbi di Giannuli sulla fine del Noto Servizio si confermano.

Chi sono le agenzie di rating?

Dopo il federalismo, Report si occupa delle agenzie di rating
Trader, default, spread, orsi e tori: termini che ormai sono entrati nei nostri discorsi quotidiani: è il linguaggio ai tempi della crisi. Ma come stanno effettivamente le cose? Qual è lo stato reale dell’economia?
C’è la crisi ma per chi? I valori dei prodotti delle operazioni finanziarie, per esempio, sono stati otto volte superiori a quelli che producono tutti insieme settori vitali della nostra economia come l’agricoltura, le industrie e i servizi. Come al solito c’è chi prende tanto, chi sempre di meno e chi rimane a bocca asciutta. Ma quanto potrà continuare questo meccanismo. Dipende solo da quanto sarà capace, chi ha interesse a non spartire la torta in parti uguali, a raccontare che il tesoro non c’è più. E soprattutto da quanto sarà bravo nel convincerci che la nostra qualità di vita dipende esclusivamente da come funzionano, giorno dopo giorno, i mercati finanziari. Così il nostro futuro , e quello degli Stati è legato ai complessi giochi della speculazione in Borsa e alle decisioni di Banche Centrali e enti sovra-nazionali. Report, in un’inchiesta di Michele Buono , è andata a vedere come stanno realmente le cose e chi sono le agenzie di Rating che con un semplice voto decidono la nostra sopravvivenza o disperazione.

Trafficking in persons report 2011

Il documento si trova qui, al sito del Dipartimento di Stato americano.
Nella sezione Country Narratives: Countries G Through M del Report sul trafficking in Persons si trova questo riferimento all'Italia a "al prime minister Berlusconi"
In February 2011, judges set a trial date for Prime Minister Berlusconi for the alleged commercial sexual exploitation of a Moroccan child; media reports indicate evidence of third party involvement in the case, indicating the girl was a victim of trafficking.
Ogni commento è superfluo.

Se si fosse licenziato più facilmente


L'associazione CGIA di Mestre hacalcolato che, se in questi anni di crisi si fosse licenziato più facilmente ci sarebbero stati 700000 licenziamenti e la disoccupazione sarebbe passata dagli attuali 7% (in difetto) all'11%.

Licenziando per la crisi, non si crea più lavoro perché la storia industriale italiana insegna che le aziende scaricano i lavoratori per andarsene all'estero, scaricando sulle spalle della Cassa Integrazione i costi delle persone.
In Sardegna le aziende chiudono perchè strozzate da Equitalia: chiudiamo tutti e vendiamo l'isola ai cinesi (come propone il Crozza Tremonti)?

È irresponsabile lanciare oggi queste proposte
(magari minacciando puredi metterci la fiducia) senza prima delineare bene paletti, costi e misure. In che modo si rende più difficile ricorrere a contratti parasubordinati? Che succede ad un lavoratore che viene licenziato? Il sottosegretario Crosetto a Piazza Pulita parlava di nuove norme del Welfare: non sarebbe comunque a costo zero. Ce lo possiamo permettere?
Irresponsabile lanciare certedichiarazioni sull'Euro: così si perde ancora fiducia. Senza Euro avremmo già fatto la fine dell'Argentina. E se l'euro è stato un bidone, come scrive oggi Feltri, chiedetelo a chi ha aumentato i prezzi nel 2002 e a chi governava in quegli anni.

Irresponsabile non tagliare adesso i costi della politica: Confcommercio ha stimato in 9 miliardi il costo della macchina della politica, sono 350 euro a persona ogni anno.
Non possiamo assumere nella pubblica amministrazione, ma a Palazzo Chigici sono 4600 dipendenti, con un aumento del +4.43 % dei costi.

L'alluvione nella lunigiana e alleCinque Terre  ci ha sbattuto in faccia quali sono i veri problemi: non le grandi opere (quale privato pagherà i costi del ponte sullo stretto?), ma la messa in sicurezza del territorio. Ci sono stati 8 morti, interi paesi isolati.
Dovremmo parlare di questo (e delle eco bombe ecologiche come Malagrotta o Riano), non delle lettere ai giornali dei ministri, non delle lettere dei malpancisti.

28 ottobre 2011

Milioni di italiani

Ma non la sentite anche voi questa voglia di condono? Del condono edilizio, del  condono fiscale, del condono tombale, delle cartelle esattoriali Equitalia.
Dice Scilipoti che "sono condoni strutturali ormai necessari e urgenti e, a onor del vero, sono milioni gli italiani che ce li chiedono".

Capito, milioni di italiani.
E che dire della voglia di rivedere Giuliano Ferrara in prima serata Rai, dopo il successone di Radio Londra, spostato al pomeriggio per non strafare nello share? Saranno milioni, ma che dico, miliardi gli italiani che non vedono l'ora di risentire le pacate parole di Giuliano.
“Non mi aspetto cifre esplosive di share, vorrei concedere ai telespettatori due ore di sana e pacata riflessione”.
E chi se ne frega se poi la Rai perde ascolti, che significa soldi.

Berlusconi è un alleato affidabile, "nessun patto con Lega per voto nel 2012" dice B. ma per le prossime elezioni meglio cautelarsi.
Se poi non ci sono soldi per la Dia, si può sempre rispondere che lo chiede l'Europa.

Piazzapulita - gli irresponsabili

 

Alla jabil di Cassina de Pecchi ci sono 325 lavoratori che perderanno il posto: ieri sono andati a protestare contro i dirigenti dell'azienda sotto il palazzo della provincia. Urla, lanci di uova, spintoni: "delinquente .. in galera" .
E' inziata così, la puntata di Piazza pulita che in cui si è parlato della lettera di intenti scritta da Berlusconi per rassicurare l'Unione Europea.
Uno dei punti era proprio la libertà di licenziare (in barba all'articolo 18 dello statuto dei lavoratori che riguarda però solo una minoranza di questi).
E' questa la soluzione per la crisi? Per rilanciare lo sviluppo? Per uscire dal problema del precariato giovanile, della disoccupazione (specie al sud)? Della bassa occupazione femminile?

Prima di far parlare gli ospiti (Italo Bocchino di Futuro e Libertà per l’Italia; Gianluca Pini esponente della Lega Nord; Giuseppe Civati del Partito Democratico; Guido Crosetto del Pdl; Alessandro Sallusti direttore del Giornale, Marco Damilano editorialista del settimanale l’Espresso; Tito Boeri, docente universitario di economia), Formigli ha chiesto un parere al prof. Tito Boeri: in quel momento in TV Sarkozy andava raccontando che "dopo la Grecia, sarebbe caduta l'Italia".
Secondo Boeri non si possono fare paragoni con la Grecia: questa per anni ha truccato i conti; l'Italia era invece un paese che poteva onorare gli impegni, ma ha un problema a breve periodo, per la ricerca di compratori dei propri titoli di stato. C'è anche una crisi di credibilità e il governo non ha reagito nel modo giusto, ma abbiamo tempo e modo per uscirne.

La politica del rigore: c'è stato, da parte di Tremonti, un controllo del disavanzo, ma non è stato fatto nulla per la crescita economica. Dal 1995 al 2010 abbiamo perso 25 punti percentuali di crescita rispetto agli altri paesi europei e ora dobbimao affrontare il problema della bassa crescita.

Sul tema dei licenziamenti facili: serve unificare i percorsi di ingresso nel mondo del lavoro, con contratti a tempo indeterminato, con flessibilità crescenti. si deve dissuadere l'uso dei contratti para subordinati per risparmiare sui costi e rendere più efficace il passagio tra scuola e lavoro.
Boeri immagina una compresenza tra lavoro e scuola (specie per la fascia tra i 20-24 anni). Sono tutte riforme a costo zero.

 

Un costo maggiore invece lo stiamo pagando grazie alle inazioni (o alle cattive scelte) dei governanti. L'Economist rappresenta Berlusconi come un pagliaccio mentre Draghi è il pompiere che spegne l'incendio.
Anche questo doabbiamo ingoiare, dopo la risata di Sarkozy.

Prima di sentire gli ospiti, Formigli ha mandato in onda un servizio da Torino, dall'Unione degli industriali: fuori i lavoratori di Mirafiori, in cassa integrazione da mesi, costretti a lavorare (chiamati via sms) per 2-3 giorni all'anno.
Dentro, i grandi manager delle imprese.
Tronchetti Provera che si vergognava per l'ironia di Sarkò (ma non per il suo operato in Telecom).
E Marchionne, che si ostina a non voler rivelare i suoi piani per l'Italia (e nessun politico che lo incalzi): "il mondo va avanti e noi ci ritroviamo a discutere con la Fiom sui turni di sabato" ..
Ma se i lavoratori Fiat lavorano a singhiozzo? Di cosa parla? E come parla: come un imprenditore o come un politico?

E se Fassino, bontà sua, non è preoccupato per il destino di Mirafiori, noi lo siamo un pò di più.
E, come Formigli, ci chiediamo: se le imprese ricorrono sempre più alla Cassa Integrazione, perchè c'è bisogno di licenziare?

In studio, Crosetto ha espresso la necessità sia di licenziare (per le aziende in crisi), sia la necessità di rassicurare chi si ritrova senza lavoro (un pezzo che non è scritto nella lettera degli intenti).
Da una parte lo stato che toglie vincoli, dall'altra lo stato che assiste.

"In Europa non ci sono solo i licenziamenti facili: c'è anche il falso in bilancio, i ministri che si dimettono" il pensiero di Marco Damilano, de l'Espresso.

Ma in Italia, pare che lo sviluppo passi proprio dai licenziamenti "ma se non puoi licenziare, come fanno le aziende ad assumere"?, il pensiero di Sallusti.
Come a dire: se non liberi prima, i ladri, come fai ad arrestarli?

In Germania, tirata in ballo come esempio, hanno fatto diverse riforme ha spiegato Boeri: hanno ridotto i pre pensionamenti (per aumentare l'occupazione degli ultra cinquantenni). E ridotto le tasse sui giovani: si farà anche in Italia?

Oppure si andrà avanti con queste scaramucce sui licenziamenti, per arrivare fino a dicembre?
Cosa ne pensano i lavoratori (anche quelli del nord)? Riusciranno a mangiare il panettone?

27 ottobre 2011

Il pozzo nero della Repubblica - di Corrado Stajano

L'articolo di Corrado Stajano sul libro di Aldo Giannuli "Il noto servizio": Il pozzo nero della Repubblica.

Un vero romanzone, un pozzo nero della Repubblica. Si potrebbe definire così il libro di Aldo Giannuli, Il Noto servizio. Giulio Andreotti e il caso Moro (Marco Tropea editore). Una catena di nequizie conosciute e ignote, dalla guerra mondiale al sequestro Moro, fa da guida alla ricerca costata al suo autore quindici anni di lavoro. Giannuli sostiene di aver voluto scrivere solo un libro di storia, non una spy story . Solo che le vicende narrate, i nomi dei personaggi, l'equivoco mondo dei servizi segreti, i misteriosi burattinai fanno del libro, bulimico, sovrabbondante, un'opera che prende il lettore come un giallo. Ecco qui gli scheletri nascosti negli armadi, si potrebbe dire.
Aldo Giannuli insegna Storia del mondo contemporaneo all'Università Statale di Milano, conosce nel profondo gli intrighi sanguinosi delle trame eversive e delle stragi - è stato consulente di quella commissione parlamentare - ed è noto per lo scoop dell'«archivio della via Appia», del 1996; quando scoprì un gran numero di documenti abbandonati dell'Ufficio affari riservati del Ministero dell'Interno.
Ora ha dato dignità scientifica a un'altra scoperta, quella di un'organizzazione spionistica fuorilegge che ha operato in Italia dalla Seconda guerra mondiale agli anni Ottanta: il Noto servizio, conosciuto anche come Anello.
Il libro parte da lontano. Addirittura dal generale Mario Roatta, a capo del Sim, il Servizio segreto militare, dal 1934 al 1939, a capo dei legionari fascisti in Spagna, indiziato per l'assassinio dei fratelli Rosselli, comandante, in Croazia, nel 1942, della Seconda Armata, che si macchiò di ignobili e delittuose repressioni. Restò sempre a galla, Roatta, e fu lui, nel dopoguerra, a dar vita all'organizzazione clandestina del Noto servizio. La sede principale era nel centro di Milano, in un palazzone liberty, tra via Statuto e via Lovanio. Fu un ufficiale polacco, Solomom Hotimsky, dell'armata del generale Anders, a guidare in un primo tempo il servizio. Agganciato ai carabinieri della divisione di via Moscova, gli stessi che decenni dopo saranno tra i protagonisti di azioni poco commendevoli della P2, il Noto servizio era legato ai servizi militari italiani e americani e alla Confindustria. Il suo compito era di spionaggio e provocazione nei confronti del Pci, delle organizzazioni di sinistra e del sindacato; il golpe militar-fascista era il miraggio non raggiunto, anche se messo in cantiere. Gli strumenti adoperati con spregiudicatezza andarono dai sequestri di persona ai traffici di droga e di armi ai delitti mascherati da falsi incidenti. I rapporti con i poteri criminali, la mafia, soprattutto, furono costanti. Fecero parte del Noto servizio non pochi naufraghi della repubblica di Salò.
Aldo Giannuli ha consultato tutti i possibili archivi, ha studiato migliaia di documenti, ha scovato note riservate, appunti confidenziali, verbali, rapporti, memoriali, ha scritto una cinquantina di relazioni per la magistratura. Il libro - manca un indispensabile indice dei nomi - è prezioso per capire quel che accadde nella politica e nella società italiana nel secondo Novecento. Un ritratto della mala Italia. Una miniera, anche se la carne al fuoco è sinceramente troppa.

Perché Andreotti è protagonista persino nel titolo del libro? «Il Noto servizio - scrive Giannuli - fu uno degli strumenti della sua azione politica». Grande tattico, poco sensibile ai disegni strategici, Andreotti suggerisce al professore l'immagine centrale del cavallo nel gioco degli scacchi. (La sentenza che lo condanna per associazione a delinquere di stampo mafioso, di cui è stato ritenuto responsabile fino al 1980, anche se prescritta, convalidata dalla Cassazione, dovrebbe essere più che sufficiente, in un paese normale, per bollare un uomo politico che è stato sette volte presidente del Consiglio).
Il Noto sevizio ebbe rapporti con Pace e libertà di Edgardo Sogno, con Luigi Cavallo, «il provocatore» al servizio della Fiat, con Ordine Nuovo, il Mar di Carlo Fumagalli, persino con Liggio. Tra i suoi adepti, ben pagati, ebbe giornalisti, avventurieri, doppiogiochisti, estremisti, Giorgio Pisanò, esponente del neofascismo più esagitato, padre Zucca, il francescano fascista che nel 1946 nascose nel suo convento la salma di Mussolini trafugata a Musocco.
Furono caldi gli anni dopo la strage di piazza Fontana del 1969. Nel dicembre del 1970 il principe Borghese tentò un golpe, bloccato all'ultimo momento. Di Gladio si saprà soltanto nel 1990, quando Andreotti ne rivelerà l'esistenza. L'assassinio del commissario Calabresi fu un'altra tragedia, come l'attentato sanguinoso alla Questura di Milano, destinato a uccidere Rumor, e qui Giannuli è debole nel rappresentare la figura dell'attentatore, il finto anarchico Bertoli. E poi la Lockheed e la catena di stragi.
Dopo le elezioni del 1976 nasce, tra Dc e Pci, il governo di solidarietà nazionale. Il Noto servizio è più che mai sul chi vive. Le Br sono all'offensiva. I servizi segreti ufficiali lasciano fare, scrive Giannuli. Moretti, scrive anche, era un personaggio discutibile, Senzani il più impresentabile.
Sul sequestro Moro, minuziosamente ricostruito, Giannuli dà grande importanza al ruolo di Steve Pieczenik, l'esperto del Dipartimento di Stato americano inviato in Italia per collaborare con l'unità di crisi del Viminale. Vent'anni dopo, Pieczenik dichiara in un libro-intervista che la sua missione era stata coronata dal pieno successo: la morte di Moro, secondo lui (e chissà chi), aveva infatti scongiurato il crollo del sistema politico italiano.
A Giannuli, che accenna appena al ruolo di Cossiga e trascura la singolarità che appartenessero alla P2 tutti o quasi i consulenti del comitato di crisi, sono rimasti sul gozzo soprattutto due interrogativi: «Perché furono distrutti dalle Br i manoscritti originali di Moro?». E poi: perché nulla di quanto disse Moro fu «reso noto al popolo», come avevano più volte promesso i comunicati delle Br?
Corrado Stajano



Il noto servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro – Aldo Giannuli

La clamorosa scoperta di un servizio segreto che riscrive la recente storia d'Italia.

Questa è la storia di un servizio informazioni che opera in Italia dalla fine della guerra e che è stato creato per volontà dell'ex capo del Sim generale Roatta.
Nota del confidente dellUfficio Affari Riservati Alberto Grisolia, del 4 aprile 1972.

Queste le prime parole di una lunga nota, dell'aprile 1972, scoperta per caso dal professore Aldo Giannuli, nel maggio del 1998, presso la direzione centrale della polizia di prevenzione (presso cui svolgeva il lavoro di consulente per la procura di Brescia).

Sono le prime righe di 4 cartelle che, per prime, iniziano a raccontare di un servizio informazioni di cui oggi si sa poco, il Noto Servizio. Le dichiarazioni di qualche componente (come Michele Ristuccia), le rivelazioni de relato (come quelle dell'ex pilota Adalberto Titta). Le interviste a persone che sanno molto della storia oscura del nostro paese: “C’era la mia P2, la Gladio di Cossiga e poi… c’era il Noto servizio”, Licio Gelli nell'intervista ad oggi.

Il lungo e ben documentatolibro di Giannuli è l'occasione per raccontare, attraverso le operazioni compiute da questo servizio informazioni, mai ufficializzato dal governo ma alle dipendenze della presidenza del Consiglio, gli ultimi 50 anni della storia italiana. La genesi della Repubblica: una genesi con qualche scheletro nell'armadio: come si può comprendere dal fatto che questo “Noto servizio” nasce dalle ceneri del Sim del generale Roatta (ritenuto responsabile della morte dei fratelli Rosselli).

Che cos'è questo Noto Servizio? Giannuli lo descrive mettendolo al centro del triangolo ai cui vertici ci sono i servizi americani, i servizi militari italiani (Sifar-Sid) e le grandi imprese. E già questo è un punto di vista totalmente inedito: mai prima d'ora avevamo sentito parlare dei servizi di intelligence delle grandi imprese (Fiat, Piaggio, Falck ..), presso cui confluirono gli ufficiali dei servizi salotini. Quale era la sua funzione, allora? Come molti degli altri servizi ufficiali, il NS aveva una funzione anticomunista, intesa non solo di contrasto all'azione di penetrazione del partito comunista dentro la macchina dello stato italiano (in previsione di un colpo di stato o di una invasione che poi non c'è mai stata).
Ma nella realtà, anche grazie al fatto che questo servizio era composto anche da civili (ne avrebbero fatto parte il giornalista senatore Pisanò, il presentatore Febo Conti, il prete francescano padre Zucca, il costruttore milanese Battaini e l'imprenditore Fulchignoni), venne usato per operazioni “sporche” che i servizi ufficiali non avrebbero potuto portare avanti.

Come le pressioni presso il partito socialista di Nenni, negli anni 60, affinché rompesse col partito comunista, per favorire un avvicinamento con la Democrazia Cristiana. Finanziamento al partito tramite il Sifar, tramite pubblicità alla Enit (Ente nazionale turismo, che aveva a capo un socialista).

Sodalizio, quello tra DC e Psi che portò al governo Moro del 1963, che venne interrotto anche dal “tintinnar di sciabole” dell'estate del 1963: il Piano Solo redatto dal generale De Lorenzo per conto del presidente Segni, in funzione anticomunista, l'accerchiamento del governo, stretto nella morsa della destra DC, di Confindustria e della Banca d'Italia.

Sono gli anni del boom economico, ma anche delle proteste di piazza degli operai, per i rinnovi contrattuali: una lotta di classe che portò, come controreazione alla creazione del “Noto programma” di contrasto al governo Moro, alla predisposizione da parte dello Stato Maggiore dell'esercito dei nuclei di guerra psicologica (“Ufficio centrale per la guerra psicologica”, che avrebbe coordinato sotto la Presidenza del Consiglio dei gruppi militari e civili per azioni non ortodosse contro il pericolo comunista).
Sarà la preparazione ai convegni organizzati dalla Nato (il primo nel 1961) sempre contro i partiti comunisti europei, e successivamente, al convegno organizzato all'Hotel parco dei Principi, dall'organizzazione Pollio nel 1965. Convegno cui parteciparono agenti del Sid (Giannettini), esponenti della destra estrema (Delle Chiaie di Avanguardia Nazionale) e anche esponenti del NS (come Giorgio Pisanò). Convegno che è considerato la base della strategia della tensione.

Nel libro sono citati gli episodi stragistici degli anni '70: la strage di Piazza Fontana, le bomba sul treno Italicus, la strage di Piazza della Loggia. E i tentativi di golpe: il golpe Borghese (derubricato a golpe da operetta dai giudici di Roma) del dicembre 1970, il golpe “bianco” organizzato da Edgardo Sogno nel 1974. E poi, l'inchiesta sulla Rosa dei venti, la bomba alla Questura di Milano, lo scandalo Sifar, e i casi Calabresi (che prima di essere ucciso stava seguendo una pista sul traffico di armi che arrivava ad un certo Gianni Nardi, membro della Fenice e probabile esponente del NS).
Tutti episodi in cui l'autore evidenzia i legami tra destra estrema, criminalità organizzata, traffico di armi e persone legate al NS.

Nel libro si parla anche di un tentativo di colpo di Stato che sarebbe stato tentato (o almeno organizzato) dalle forze militari nel 1947, nei mesi in cui il governo De Gasperi aveva al suo interno anche i comunisti. E questo creava una certa diffidenza, per la DC, da parte dei militari: sono i mesi di Portella della Ginestra e della successiva uscita del PCI dall'esecutivo.

Ma l'operato di questo servizio “fluido” poteva agire anche per vie più sottili e subdole: la campagna stampa contro il segretario del PSI Mancini, portata avanti dal giornalista del Candido, il senatore Pisanò, con articoli che parlavano di tangenti all'Anas, in cui si usavano intercettazioni illegali.

Il caso Moro (e l'antefatto della fuga di Kappler).
Dopo anni in cui il NS era rimasto “in sonno” (per la nota di Grisolia del 1972, per le indagini della magistratura che piano piano si stavano avvicinando a questo servizio ..), questo rientra pienamente in scena col l'episodio della fuga del colonnello Kappler dall'ospedale del Celio, il 15 agosto del 1977.
Fuga favorita personalmente da Titta, che accompagnò il militare alla frontiera a Bolzano.
Per favorire un prestito della Germania all'Italia, si disse poi. Ma erano anche i mesi in cui si stava discutendo della riforma dei servizi e delle nuove nomine dei generali agli stati maggiori: uno dei candidati si suicidò in modo strano (il generale Anzà).
La parte più importante del libro riguarda però il rapimento di Aldo Moro e la trattativa (o non trattativa) per la sua liberazione.
Operazione in cui si vede ancora la mano del NS: per i contatti di Titta per infiltrare i brigatisti; per il tentativo di padre Zucca di aprire una trattativa privata a Milano.
Ma Giannuli ricorda anche un episodio poco noto avvenuto l'anno precedente: il rapimento da parte di una banda di ragazzotti del figlio del senatore De Martino (PSI): un modo per metterlo fuori gioco dalla corsa per il Quirinale (anche Moro era candidato alla presidenza della Repubblica)?

Forse si voleva mettere fuori gioco lo stesso Moro, in favore di un altro candidato (Andreotti?), screditandone l'immagine. Di certo, come ha raccontato lo stesso Steve Pieczenik nelle sue memorie, l'obiettivo del comitato strategico non fu la liberazione dell'ostaggio, anche mettendo in piedi una falsa trattativa coi rapitori per prendere tempo.
No, Moro andava screditato e non poteva uscire vivo da questa vicenda: non perchè stesse rivelando informazioni sulla sicurezza nazionali alle Br, ma perchè stava parlando molto probabilmente stava raccontando degli scheletri dell'armadio del suo partito (la strategia della tensione, Piazza Fontana, lo scandalo Sifar, le tangenti con la Libia per il petrolio, i vari scandali di cui si accennava sui giornali). Questo poteva mettere in pericolo gli equilibri politici nel paese sia per la DC, sia per il partito comunista che si apprestava a sostenere un governo di solidarietà nazionale.

Inutile raccontare dei falsi comunicati (il numero 7 che parlava ), del covo di via Gradoli, della stranezza dell'agguato in via Fani dove una sola arma sparò 49 dei 91 colpi, degli allarmi lanciati ma non raccolti (un detenuto nel carcere di Matera), dello strano omicidio (esecuzione) di Fausto e Iaio, che abitavano a Milano vicino al covo di via Montenevoso (e che stavano seguendo una pista sul traffico di droga nel quartiere che portava a Cichellero, del NS) .. tutti episodi raccontati anche da Imposimato e Provvisionato in “Doveva morire”.

Giannuli si concentra sull'importanza del memoriale e degli altri scritti di Moro: ad un certo punto sembra che ci siano stati due ostaggi. Il primo era Moro, che una volta liberato sarebbe diventato una mina vagante per il suo partito. E il suo memoriale.
Il fatto che il primo sia morto e che il secondo, a differenza di quanto scrivevano nei loro comunicati le stesse Br, non è mai stato reso pubblico (se non dopo la scoperta del covo in via Montenevoso, ma era una versione parziale), la dice lunga su quanto ancora ci sia da capire su questo snodo della storia italiana recente.
Forse il loro silenzio è stato pagato con una sorta di amnistia “de facto” (molti degli ex, sono oggi in semilibertà o liberi)? Chiunque si sia avvicinato al memoriale (e alla trattativa tra stato e criminalità), ha fatto una brutta fine: Dalla Chiesa, Pecorelli, Chicchiarelli, Bontade, Franco Giuseppucci (Er Negro della Banda della Magliana), Antonio Varisco ...

Le domande di Giannuli alle ex Br.
Il libro si conclude con le 18 domande a Mario Moretti a agli ex altri dirigenti delle Br:
In una di queste, l'autore chiede quando e perchè le Br scelsero poi di non rendere pubblici i manoscritti originali. Perchè non furono usati la versione ufficiale, per smentire la notizia del ritrovamento parziale, pubblicando quanto era in loro possesso?

Infine, una lunga considerazione sulla classe dirigente italiana, che proprio sull'assenza di memoria storica e sulla sua opacità basa il proprio potere: personaggi come Giulio Andreotti: «Il Noto servizio - scrive Giannuli - fu uno degli strumenti della sua azione politica».
Finchè in Italia succederà questo, dobbiamo aspettarci altri servizi occulti, nascosti tra le pieghe dello stato, dei servizi ufficiali, delle forze di polizie e della grande imprenditoria.

Forse il Noto Servizio, più che una vera a propria organizzazione, fu solo una funzione esterna del Servizio militare, una sorta di ombra inseparabile dal corpo che la proiettava. E se in futuro saltasse fuori una Aise parallela o una SuperAisi, la cosa non ci stupirebbe affatto.” pagina 384

Il blog dell'autore Aldo Giannuli, l'indice dei capitoli.

Il capitolo “Il colpo del gobbo” (mancavano 4 mesi, diceva Gelli, per concludere il disegno ...)
La scheda sul sito di Marco Tropea editore.
Il libro di Stefania Limiti "L'Anello della repubblica".
La presentazione del libro alla Feltrinelli di Milano.
Il link per ordinare il link su internetbookshop.
Technorati:

Il rapporto di Google - Google Trasparency

Google è una delle poche aziende internet che pubblica il suo rapporto sulla privacy degli utenti: il Trasparency report.

Qui il link al report per le "Content removal request", qui invece quello per  lo "User data request".

Dal report, per la parte italiana, si vede come le "User Data Requests" (le richieste dei dati degli utenti da parte dei governi siano aumentate quest'anno):

User data request (Government requests for disclosure of user data from Google accounts or services).

Content Removal Requests (Government requests for removal of content from Google services)

26 ottobre 2011

La lettera di Wanna Marchi

Il momento è grave: dovremmo concentrarci su ripresa, lavoro, riduzione del debito ...
Invece tocca vedere le discussioni alla Camera del tutti-contro-Fini, per le sua uscita sulla moglie di Bossi.

Come se Berlusconi non fosse andato anche lui, da presidente del Consiglio, a Ballarò.
Poi, dopo le uscite di Bossi (almeno questa volta non ha fatto il dito medio) che manda a quel paese il presidente della Camera, non lamentiamoci se all'estero ridono di noi.Perchè Bossi è un ministro in carica.

Veniamo alla lettera di B. all'Europa: Di Pietro l'ha chiamato "Wanna Marchi", per la sua tendenza a fare promesse. Nella lettera, c'è una norma sul licenziamento per motivi economici "Revisione delle norme sul licenziamento per motivi economici nel settore privato." (qui gli altri punti).

Forse la Grecia non è troppo lontana.


Liberalizzazioni (sono anni che lo sento dire), contratti agevolati per le donne per l'inserimento nel lavoro, riforma delle professioni (e gli avvocati in Parlamento?), disincentivi per i contratti precari (tanto poi al limite ti licenziano facilmente), privatizzazione dei servizi pubblici (e il referendum?) ..
Gli crederanno in Europa?

Speriamo non guardino le notizie dal paese: intere zone del paese alluvionate, altre a rischio sismico (dove vorrebbero fare il Ponte sullo Stretto), altre città sono state abbandonate, come l'Aquila delle tante promesse. O come Pompei, una vergogna di Stato.
Tutta colpa degli abusi edilizi, dell'incuria, dell'assenza di responsabilità da parte della politica e degli amministratori locali. La voglia di cemento, di togliersi dagli impicci dei regolamenti e delle leggi.

Tutto questo non c'è nella lettera di Wanna.


Nella foto, la rissa alla Camera sulle parole di Fini.




Pensionati

In effetti l'idea di Crozza è geniale: costringiamo la Merkel e l'Europa a chiederci di combattere la mafia (così come per le pensioni), in modo che questo governo sia costretto a farla (anzichè nominare ministri sotto processo).

Geniale anche l'idea delle pensioni: tutti in pensione a 67 anni. A dare il buon esempio dovrebbero essere per primi Bossi, Berlusconi e Letta.
La moglie del senatur si è già portata avanti.

Scende la pioggia ..


Quante persone potevano essere salvate, quante case risparmiate dal nubifragio (l'ultimo quello di ieri che ha colpito il nord), quanti milioni di danni risparmiati, se parte dei soldi destinati al Ponte sullo Stretto, alla TAV in Val di Susa, i soldi sprecati per il G8 alla Maddalena, fossero stati destinati alla messa in sicurezza del territorio?
L'alluvione nel Veneto l'anno scorso, la frana di Gianpilieri in Sicilia , la frana a Maierato in Calabria ...
Magari oggi non piangeremmo l'ennesima morte.

So che sollevare critiche oggi, a disastro avvenuto, si può essere tacciati come sciacalli, quelli che speculano sulle tragedie per attaccare politicamente qualcuno.
Meglio allora il pianto ipocrita, il cordoglio unanime, la parole scontate, la vicinanza coi parenti delle vittime. Fino al prossimo disastro.

Chissà se qualcuno ha avvisato il sindaco di Roma delle previsioni meteo ..
A proposito di città d'arte, a furia di crolli a Pompei, questo governo verrà ricordato come quello del crollo del muro di Pompei (copyright by Crozza). Complimenti.

Per la frana nello spezzino, si è bloccata la linea ferroviaria in uscita da Genova: ma tanto adesso col corridoio tra Kiev e Lisbona (con la TAV in Val di Susa), i viaggiatori non avranno più problemi .
A proposito, anche questa mattina il mio treno per Milano ha avuto 10 minuti e passa di ritardo (linee Trenord): il capotreno ha annunciato in arrivo a Cadorna, il ritardo dando la colpa "all'incrocio dei treni [su una linea già satura] e all'afflusso dei viaggiatori".

25 ottobre 2011

Report - vedo pago voto

E' servita la puntata di Report di domenica scorsa per farci capire, noi profani e anche un pò scettici (dei proclami di certi ministri), cosa ci fosse di concreto dietro la riforma del federalismo fiscale. Quelle che, nei mesi in cui veniva ancora negata la crisi, veniva indicata come panacea per i mali del paese: gli sprechi del sud, la necessità di decentrare le scelte fiscali a livello di comune, responsabilizzare gli enti locali.

Il risultato reale invece, della somma di questo federalismo, del patto di stabilità (che è rimasto tale e quale) e dei tagli lineari di Tremonti è stato l'aver tolto ai comuni buona parte dell'indipendenza (e dei soldi) che fino a pochi anni fa avevano.
E questo grazie all'azione della Lega che proprio dell'autonomia da Roma ladrona  fa la sua battaglia.
Dietro a tanti slogan si nascondono (perchè in pochi giornali le raccontano) le realtà dei comuni come Pianoro (senza soldi per fare pulizie nelle scuole), come Carpi (che se vuole mantenere i centri sportivi dovrà aumentare le tasse), dei comuni del bellunese (che soffrono della concorrenza dei vicini della provincia autonoma di Trento) ..

Col federalismo si passa dal parametro della spesa storica (che favoriva i comuni spreconi) al concetto del costo standard, di beni acquistati dai comuni per erogare i servizi.
I comuni dovrebbero avere autonomia fiscale: la l'unica legge territoriale, l'ICI, è stata tolta e l'Irpef che alimenterà le loro casse  (passando prima da Roma) è legata alla presenza di fabbriche e di lavoro nel territorio.
Il risultato sono casse che si svuoteranno, o tasse che dovranno aumentare.
I comuni dovranno imparare a spendere meno, affermava nell'intervista l'AD di Sose (l'azienda che stipulerà l'elenco dei costi standard e anche degli studi di settore): ma se si mettono vincoli al tetto di spesa per il personale , i comuni (anche quelli che non sprecano soldi) che non hanno esternalizzato i servizi, finiranno per essere considerati non virtuosi.
Oggi i comuni hanno meno autotonomia: se ne sono accorti anche nel nordest, con la protesta dei sindaci del Monviso, anche quelli della Lega.
E' questo il federalismo che vogliamo?
Se si guarda al solo risparmio dei costi, scomettiamo allora che così facendo si congeleranno i servizi erogati dai comuni?

Report, nel servizio di Iovine, ha affrontato anche il tema degli sprechi del sud: le assunzioni clientelari in Campania, ad ogni elezioni, per raccoggliere la monnezza, senza creare però una filiera per la raccolta rifiuti.
Nei decreti legge sul federalismo non c'è traccia di controllo di come sono erogati i fondi verso il sud: dove la gente, per andare avanti, è costretta ad arrangiarsi con lavoretti precari, in nero.
Qui l'Irpef sarà sicuramente insufficiente: allora accettiamo il fatto che al sud ci saranno meno servizi, dunque meno diritti?

Le province hanno già aumentato la percentuale della RC Auto (anche senza costi standard): non solo non verranno cancellate, ma Calderoli stesso, ha spiegato a Iovine che molte di queste hanno ragione di esistere.
In questi anni i comuni hanno erogato servizi e hanno diminuito le loro spese: ma si può dire lo stesso dello stato centrale? No, visti i costi in aumento della casta.
Come può lo stato centrale chiedere sacrifici a comuni e province?

Le province e le regioni privilegiate.
I costi standard dovranno essere applicati anche alle regioni autonome, come quella di Trento.
Qui, solo il 10% delle tasse va a Roma: il resto è investito in servizi, veri, per il cittadino e le imprese. Questo ha scatenato l'invidia dei comuni vicini del bellunese. La provincia da il 40% dei soldi spesi per la ristrutturazione di alberghi, a fondo perduto.
E fondi per gli anziani:
BERNARDO IOVENE
Per cui gli anziani gli date da mangiare, li curate, gli fate il bucato, li mandate in vacanza e gli organizzate il tempo libero.
ANDREINA STEFANI – ASSESSORE POLITICHE SOCIALI COMUNITA’ DI PRIMERO
E si, c’è un’attenzione particolare per il mondo degli anziani, anche perché ne abbiamo tanti.
E per i cittadini in generale:
BERNARDO IOVENE – FUORI CAMPO
Il matrimonio no, ma hanno l’assegno per il mantenimento, per il nucleo familiare, per maternità, sussidi una tantum, prestito d’onore, reddito di garanzia, contributi integrativi previdenziali, per il riscaldamento, per l’affitto, acquisto prima casa, e ristrutturazione, rimborsi spese trasporti e ticket sanitari. Mensa e libri scolastici sono gratis.
ANDREINA STEFANI – ASSESSORE POLITICHE SOCIALI COMUNITA’ DI PRIMERO
I libri di testo sono in comodato d’uso li ricevono a inizio anno e li restituiscono a fine anno, fino ai 16 anni.

Peccato che le province autonome ancora non lo sanno che dovranno adeguare i costi, in base al federalismo e ai costi standard.
E c'è di mezzo anche la Regione Sicilia, che trattiene il 100% delle tasse, spende il 1,7 miliardi per la sanità, ha una pletora di dirigenti pubblici, e per decidere se applicare i costi standard servirà una commissione paritetica.

E questo è il federalismo per i comuni: quello per le regioni è definitivamente defunto, come ha spiegato Vasco Errani, poichè oggi ci sono i tagli e basta, e per la sanità ci si baserà sui modelli di riferimento.
Come quello lombardo, di Formigoni, che non ha soldi per i mezzi pubblici e poi si costruisce un eliporto sul tetto del palazzo di regione.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
Quello che resta in piedi del federalismo regionale dovrebbe essere la definizione della spesa sanitaria. Si vede quanto spende una regione che garantisce un buon livello di assistenza, e tutte le altre si devono adeguare a quel modello. Quindi non più costi standard, il cerotto costa 10 e dappertutto devono pagare 10, ma modelli di riferimento in base a dei parametri che sta studiando la ragioneria dello Stato.
Dopodiché il 3% di irpef che stava scritto nel decreto è saltato, e a questo punto ci sarà qualcuno che si tira il collo e qualcun altro come il Presidente Formigoni che ha detto che potrebbe essere costretto ad aumentare i biglietti del trasporto urbano, però i fondi per costruire sul palazzo della regione un eliporto validato per 40 decolli al giorno li ha trovati. Bene, ma alla fine di tutto questo ragionamento
sul federalismo viene da chiedersi se ad amministrare il denaro pubblico venissero indicate persone competenti e oneste non saremmo già a posto?

A proposito delle infrastrutture

Mi sono visto il servizio di Report sulla TAV in Val di Susa, con i NO Tav da una parte (in difesa del territorio) e i pro TAV dall'altra. Sia politici di sinistra (come Fassino) che quelli di destra (come il presidente della Lega , Cota).
Mi hanno colpito le parole del sottosegretario alle infrastrutture Giachino: l'opera serve perchè permette lo scambio di merci tra Lisbona e Kiev
BARTOLOMEO GIACHINO - SOTTOSEGRETARIO ALLE INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Perché fare la Torino-Lione mi consente di far passare nella pianura piemontese, padana, questo corridoio che parte da Lisbona e va fino a Kiev.
Quindi noi dobbiamo immaginare che avendo questo collegamento a Torino arriveranno le merci che arrivano dalla Spagna, da tutta la Francia, così come a Torino potranno arrivare le merci che arrivano dall’est europeo, dalla Russia, dai paesi comunisti.
EMANUELE BELLANO
Sottosegretario, ma lei davvero pensa che ci saranno delle merci che partiranno da Lisbona e arriveranno a Torino e poi da Torino arriveranno a Kiev o da Kiev partiranno e arriveranno a Torino?
BARTOLOMEO GIACHINO - SOTTOSEGRETARIO ALLE INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Senta, questo capiterà perché le vie di trasporto sono come i fiumi: laddove lei crea un letto passa l’acqua. E’ chiaro?
MARCO PONTI – DOCENTE DI ECONOMIA DEI TRASPORTI POLITECNICO DI MILANO
Ma cosa vuole mai che scambi Lisbona con Kiev? Voglio dire. E’ solo perché sono allineati con un colpo di pennarello. I mercati non funzionano così, funzionano per modello gravitazionale: se c’è tanta domanda, magari di breve raggio, lì occorre costruire. Su quelle distanze lì non ha nessun senso, nessun treno andrà mai da Lisbona a Kiev, né per le merci, né per i passeggeri.
EMANUELE BELLANO – FUORI CAMPO
Il dato è che non si potenzia quel che già c’è e servirebbe, ma si costruisce qualcosa che si immagina un domani possa servire.
(ci sono ancora paesi comunisti all'est?)

Insomma, questa grande opere che costa 20 miliardi, che potrebbe essere utile (per le previsioni dei pro tav sui flussi merci), deve essere fatta. Aumenterà il PIL: poco importa che non ci sono soldi per i pendolari, come me, che ogni giorno sperimentano ritardi, disservizi, specie nei mesi autunnali e invernali.
Io, che ogni giorno vado al lavoro, e che con i ritardi perdo un pezzo della mia produttività, non aumento il PIL.
Bucare le montagne, militarizzare una valle, spendere risorse per blindare il cantiere, aumenta il PIL.
EMANUELE BELLANO
Questi stessi soldi che possono essere impegnati per fare la Tav potrebbero essere impegnati per risolvere tutta una serie di mancanze, di deficienze infrastrutturali al sud. Il fatto che per spostarsi da Bari a Matera in treno ci vogliano quasi due ore, perché non impegnare lì questi soldi che si spendono per la Tav?
BARTOLOMEO GIACHINO - SOTTOSEGRETARIO ALLE INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Ma lì, lì saranno importanti, ma quando avremo le risorse, oggi dal punto di vista economico non mi sposta una virgola di Pil.
EMANUELE BELLANO
Però i soldi sono quelli, se li impegniamo per la Tav…
BARTOLOMEO GIACHINO - SOTTOSEGRETARIO ALLE INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Senza la Tav il Paese crescerà di meno e non avrà le risorse per collegare il sud. Le è chiaro?

No, che non mi è chiaro: commentava in chiusura del servizio la Gabanelli
Si può fare una considerazione: in un momento come questo ha più senso, è più logico, investire dei soldi per creare occupazione, oppure metterli
in un tunnel che in futuro trasporterà più velocemente delle merci prodotte a Kiev o a Lisbona, ma non è detto. Perché se su quella tratta non ci sarà abbastanza traffico ferroviario i costi del finanziamento, cioè i 20 miliardi che servono per realizzare la Torino-Lione, li dovrà mettere lo Stato. Cioè i nostri figli che oggi sono disoccupati. Forse è il caso di rivedere l’intera questione oppure fornire elementi, informazioni più convincenti.

L'incubo dello studente

Ogni tanto mi capita ancora di sognare di dovermi presentare ad un esame senza aver studiato nulla. L'incubo di trovarmi di fronte a domande cui non so dare una risposta, perchè non ho studiato o fatto i compiti.
L'incubo dello studente con la coscienza sporca ..

Per questo so quanto deve essere brutta la situazione del premier, adesso: deve dare una risposta convincente all'Europa, in pochi giorni. Alle spalle ha un alleato che all'apparenza è irremovibile (sulle pensioni di anzianità). Per trovare i soldi con cui far diminuire il debito non può fare le riforme strutturali che servirebbero davvero, ma deve ricorrere al raschiare il fondo del barile: le pensioni di anzianità, le liberalizzazioni nei settori minori, svendere il patrimonio dello stato, concedere a tutela di prestiti, alcuni beni del demanio. E l'ennesimo condono (ma dovremmo parlare al plurale).

Eh,se  avessi fatto i compiti prima.....
Diminuito le spese correnti della politica. Avere affrontato seriamente e prima la lotta all'evasione. Aver informatizzato (sul serio) la pubblica amministrazione, la giustizia, le pratiche delle imprese e del cittadino.
Aver fatto un piano nazionale per il trasporto pubblico (passare dalla produzione di auto, a quella di bus e treni), sulle energie rinnovabili (in tutti i palazzi dello Stato).

A proposito: è inutile prendersela anche con Sarkozy per quella risata di fronte ai giornalisti, sugli impegni italiani.

24 ottobre 2011

Non basta far votare le persone

In Tunisia alle prime elezioni libere , vince un partito islamico, l'Ennahda di ispirazione religiosa.
Può non voler dire nulla, ma di certo, si conferma il fatto che per arrivare ad una vera democrazia, non basta far votare le persone.

Effetto notte

La manifestazione in Val di Susa si è conclusa senza incidenti, nonostante tutti gli allarmi. Nonostante (o grazie) ai 1700 poliziotti, carabinieri, militari.
Forse se anche sabato scorso a Roma ci fosse stato un presidio così ingente, avremmo racocntato un altro sabato, e a conquistare le prime pagine sarebbero stati i precari, i senza lavoro, e non i black block.
Invece dei black block se ne parlava ieri, ma non oggi. E oggi, si continua a non parlare di questa TAV e dei manifestanti.
Meglio concentrarsi su questi neo terroristi: Er Pelliccia e adesso l'ultimo a Chieti, arrestato  mentre ,  si preparava ad andare in Val di Susa (così dicono), grazie alle intercettazioni (perchè telefonava ad un amico sotto infagine per altri reati): se fosse passata la legge del PDL (appoggiata dal ministro Maroni, quello delle leggi speciali), certe intercettazioni non si potevano usare.  
Sempre a proposito di sicurezza.
Meglio parlare genericamente di eversione, neo terrorismo, che affrontare i problemi.

Come delle irregolarità del cantiere:
Una giustizia a due velocità. Rapida per i sostenitori del Tav, lenta per i No Tav. Lo sostiene il presidente dell’associazione ‘Pro Natura Piemonte’, Mario Cavargna, che all’assemblea popolare dei No Tav ha illustrato una relazione di cinque pagine elencando tutte le azioni legali intraprese da movimenti, associazioni e “legal team” contro le irregolarità del cantiere di Chiomonte. Ricorsi amministrativi, esposti, lettere all’autorità rimasti senza riscontri. “La giustizia è fatta di atti umani, per questo va a doppia velocità – spiega Cavargna -. I magistrati non sono immuni alle sensazioni che arrivano da politici e media. Forse non immaginano che esaminando le carte possano trovare molte irregolarità”.

Vi sentite rassicurati da Berlusconi?

La conferenza stampa di Merkel Sarkozy, al termine del summit di Bruxelles: i giornalisti domandano "avete visto Berlusconi? Vi sentite rassicurati da voi".

Uno sguardo di Sarkò, una risatina della Merkel.
In sala ridono tutti. Di lui. E anche di noi.


Il presidente francese, si ricompone e risponde: "Abbiamo fiducia nel senso di responsabilità dell'insieme delle autorità italiane, politiche, finanziarie ed economiche".
Come a dire: l'Italia non è solo Berluconi.

Una immagine vale più di di cento parole, spiecie quelle rassicuranti dei berluscones e di cento servizi del TG1.

L'Italia è stata bocciata:
[Merkel e Sarkozy]  I due hanno sottolineato come la Spagna sia “uscita dalla prima linea”, mentre per la prima volta l’Italia è stata messa sullo stesso piano della Grecia.