10 luglio 2011

Carlo Giuliani, il ribelle di Genova di Francesco Barilli e Manuel De Carli


“Carlo non è un martire, né un eroe, è un ragazzo che ha reagito ad una profonda ingiustizia.”
Giuliano Giuliani
Il 20 luglio 2001, in piazza Alimonda a Genova, durante gli scontri tra manifestanti contrari al G8 (che lì i stava tenendo) e forze dell'ordine, Carlo Giuliani muore colpito da un proiettile sparato da una carabiniere. Subito si disse che era un ragazzo con problemi di droga, che aveva avuto precedenti e che il carabiniere aveva sparato per legittima difesa (“meriterebbe una medaglia” scrisse Feltri), poiché era dentro un Defender, circondato da manifestanti con intenzioni bellicose.

“Carlo Giuliani, il ribelle di Genova”
, usa la forma del fumetto, per narrare quei fatti di Genova, visti dagli occhi dei genitori di Carlo (Giuliano e Heidi) e della sorella e visti con gli occhi di Carlo stesso. Un ragazzo di 20 anni, piccolo, ma che non poteva sopportare i soprusi e le ingiustizie, con quella tenacia e forza che solo i ragazzi di quell'età possono avere.A 10 anni da quel morto, sono ancora molti i dubbi (e i processi ancora aperti) da chiarire: sulla gestione dell'ordine pubblico a Genova da parte dei vertici della polizia e carabinieri. La voglia di cercare lo scontro a tutti i costi, e forse anche i feriti e persino il morto. I black bloc lasciati liberi di devastare Genova e le cariche sconsiderate contro i manifestanti nei cortei. Ci sono poi le pagine dell'assalto alla Diaz e delle torture di Bolzaneto (a proposito, quando l'Italia inserirà il reato di tortura nel codice penale?).
Un modello repressivo dell'ordine pubblico rivisto recentemente all'opera negli scontri in Val di Susa.

Il black out della democrazia, la macelleria messicana, la notte argentina di Genova.
Ma se su questi episodi c'è stato un processo (con delle condanne pesanti, specie in appello) sulla morte di Carlo, il tutto si è concluso con l'archiviazione del Gip.

Forse, senza chiarire abbastanza dei tanti lati oscuri, che nel racconto-intervista, lo stesso Giuliano Giuliani spiega: la teoria del proiettile che prese di rimbalzo un sasso (per spiegare la “scamiciatura”); la ferita stellata in fronte; le foto di Eligio Paoni sul cadavere prese a forza mentre veniva picchiato. E poi, la ricostruzione dello sparo, dentro il blindato, con alcune contraddizioni tra le versioni date dai presenti nella jeep.
Mi chiedi chi era Carlo?
Non so se Carlo stava in quel momento compiendo un atto di resistenza, non posso accettare fino in fondo che nell'Italia democratica di oggi si debba compiere quelle azioni violente, quelle barricate, tirare quei sassi, per fare resistenza. Resistenza a chi poi?
Di certo, quel morto, e quei feriti, sono una macchia di sangue sulla coscienza del paese: non poteva sicuramente costituire una minaccia per l'incolumità degli occupanti del defender, quel ragazzo alto 1 metro e 65, con un mano un estintore, a più di 3 metri di distanza.

Mentre invece, quella carica laterale, da via Tolemaide, quella sì era stata concepita per fare male, per mettere in difficoltà il corteo, le persone prese ai fianchi senza via di fuga.
Forse, avrebbe meritato un dibattimento in un processo vero, quel ragazzo morto. Morto troppo giovane.

Questo libro permette di andare oltre l'immagine del ragazzo con l'estintore in mano (che ci ha consegnato il mondo dell'informazione ufficiale). Chi era Carlo? Era uno che scriveva:
Non sono qui per chiedervinè vita nè perdono, ma permostrare a tutti chi veramentesono: non un assassino, unladro o un traditore, ma unessere qualunque, con unatesta e un cuore.Carlo Giuliani

Non un eroe, ma solo un ragazzo indignato del mondo:

Lungi dal mitizzare la sua figura, gli autori riescono nel difficile compito di non scadere nel compassionevole - per quanto stiamo parlando pur sempre di un'intervista ai parenti di un ragazzo ucciso - o nell'esaltarlo come un "eroe", riportandoci brutalmente alla tremenda realtà dei fatti, alla loro dimensione totalmente umana: quello che è successo a Carlo sarebbe potuto succedere a tutti, può ancora succedere, è risuccesso.
Francesco Barilli e Manuel De Carli realizzano un fumetto ben montato, a partire dal concetto iniziale fino alle transizioni da vignetta a vignetta - la sorella che guarda il passamontagna e invertendo il punto di vista il lettore guarda la sorella con gli occhi del passamontagna - e da pagina a pagina - il sorriso di Carlo quando trova il rotolo di scotch, a chiudere una tavola -, il disegno in mezza tinta rievoca, per scelte di regia e di realizzazione manuale, una curiosa commistione di generi, dove io vedo influenze da certo fumetto francese passando per i manga fino a sfumature di Silvio Cadelo, in un risultato comunque omogeneo e personale di un autore in costante crescita.

Un libro che consiglierei di regalare al classico conoscente - quello che ognuno di noi ha tra i suoi scheletri nell'armadio - che nel parlare dei fatti del G8 cerca di fare differenze, di dividere tra buoni e cattivi, questi altri sono vittime mentre Giuliani se l'è cercata, ed altre corbellerie che purtroppo tocca sentire di tanto in tanto. [dalla recensione su Sherwood.it]

Qui l'anteprima dei primi due capitoli.
Il blog di Francesco Barilli, e quello di Manuel de Carli.

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