27 giugno 2011

La vergogna di stato

Ustica 27 giugno 1980: sono 31 anni che i parenti delle vittime della tragedia di Ustica attendono giustizia.
Il tempo per l'indignazione è già passato da un bel pezzo: come racconta nel suo monologo Marco Paolini, in Italia il tempo dell'indignazione dura meno di un orgasmo e poi viene pure sonno.

Non c'è altro da fare che non l'obbligo di mantere la memoria di quella pagina buia della nostra storia: l'abbattimento di un aereo civile nei cieli del Mediterraneo, l'ITIGI IH870, trovatosi probabilmente al centro di un'azione di guerra.
La bandierina della nazione di appartenenza dell'aereo da cui partì il missile, ancora è ignota: i francesi nel tentativo di far fuori Gheddafi (in volo verso Varsavia), oppure gli americani, per proteggere il Phantom che si era nascosto sotto l'aereo italiano?
Ancora non lo sappiamo.
Sappiamo che la nostra aeronautica non ha protetto quelle persone che volavano sui nostri cieli.
Che la politica non ha dimostrata la necessaria volontà di fare chiarezza.
Che i nostri alleati, francesi e americano, non ci hanno ancora detto tutto.

Ma sappiamo tante cose: come l'intensa attività nei cieli del Tirreno in quella sera di inizio estate, come ha confermato la Nato nel 1997. Che quegli aerei viaggiano col transponder spento, molti "razzolando" sul mare.
Sappiamo dei buchi nei radar, dei registri strappati o con le pagine mancanti, dei non ricordo degli ufficiali che quella sera stavano davanti il radar nei centri di controllo di Ciampino, Poggio Ballone e Marsala.
Che il Mig sulla Sila, probabilmente è caduto molto prima di quel 21 luglio e che anche lui era legato a quella battaglia nei cieli.

Per non insultare l'intelligenza di nessuno, non parlo della pista che parla della bomba. Pista tanto cara ai nostri generali e al sottosegretario Giovanardi.
Questi non spiegano poteva scoppiare una bomba su un aereo partito con più di 30 minuti di ritardo. Chi è stato l'attentatore (un arabo, un libico?). Come ha fatto parte del water a rimanere intatto.

Questo possiamo fare invece: ricordare, mettere assieme i fatti, e ostinatamente, continuare a pretendere la verità, la vittima numero 82. Perchè I-Tigi siamo noi, ogni volta che saliamo nei cieli.

Da leggere, per capire il contesto storico: "A un passo dalla guerra" di Miggiano, Purgatori, Lucca.

L'articolo di Purgatori sul corriere: "Ustica e quei quattro aerei nascosti".



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