08 maggio 2011

Sulle regole di Gherardo Colombo

Da dove nasce l'esigenza di darsi delle regole? E cosa si intende per regole, leggi, diritto e giustizia?
Si può chiamare democrazia un sistema solo perchè si può votare?
O un sistema dove un governo eletto emana delle leggi, leggi dunque “giuste”?

Gherardo Colombo spiega, in questo breve saggio, usando un linguaggio semplice e comprensibile, la genesi storica del diritto e delle leggi (dal diritto divino, al diritto costituzionale), il significato spesso sfuggente della giustizia, per arrivare infine a parlare dei due modelli di società, orizzontale e verticale.

Il libro inizia raccontando di un paese lontano dove nessuno rispetta le leggi, cercando il suo proprio interesse: vigili che incassano spese gratis per non controllare un negozio. Idraulici che non emettono fatture e funzionari delle imposte che si fanno corrompere per nascondere un'evasione. Giornalisti a libro paga di aziende di cui scrive sul giornale, imprenditori che si rivolgono alla criminalità per smaltire rifiuti e funzionari dello stato che chiudono un occhio su concorsi truccati, terreni che diventano edificabili permettendo scempi ambientali.
Dai piccoli reati, su cui magari i responsabili si auto-assolvono (io non ho ammazzato nessuno), alla mafia. Traffico di droga, di esseri umani, riciclaggio, traffico di rifiuti tossici, racket. Col consenso della politica (in cambio dei voti), di parte della società (medici, avvocati, imprenditori) che dalla mafia traggono benefici personali.

Il paese dei furbetti, dei sotterfugi, dei disonesti.

Come si esce da questo paese? Come si arriva ad una società migliore?
Per arrivare a dare questa risposta, Colombo parte da lontano: il diritto e la legge ad esempio. Come si definisce un paese in cui vige il diritto e il rispetto delle leggi?
Anche nella Germania di Hitler (o nella Libia di Gheddafi) esistevano leggi e giudici capaci di applicarle. Oggi noi siamo tutti d'accordo nel condannare le leggi razziali (sebbene spesso rigurgiti razzisti ritornino in altre forme, se si pensa ai tanti pacchetti sicurezza sfornati in questi anni), le segregazioni tra neri e bianchi, le discriminazioni in nome del sesso, della religione o della condizione sociale.
Eppure, fino a pochi decenni fa negli Stati Uniti, patria della democrazia, esistevano posti per neri e bianchi sui bus. In Italia esisteva il diritto d'onore. In Sudafrica i bianchi possedevano gran parte delle terre e delle ricchezze. E, ancora, il tutto accadeva nel rispetto delle leggi.
Come si distingue allora un paese, una società, un sistema di leggi in cui non esiste discriminazione e tutti hanno uguali diritti?

Si arriva alla seconda parte del libro, in cui Colombo spiega i due modelli di società: la società verticale e quella orizzontale.
Nel modello verticale, esiste una piramide ben designata, in cui chi sta in cima ha poteri e privilegi maggiori di chi sta in basso. Immunità da alcuni reati, maggiori possibilità di accesso all'informazione, ad opportunità di crescita lavorativa. Maggiori possibilità di accedere a scuole prestigiose (perchè ha la possibilità di pagare la retta) o di accedere alle cure.

Non è un modello tanto lontano dalle nostre realtà: esso vede la persona come mezzo (per l'arricchimento, per la conquista di consenso e potere) e non come fine.
Si pensi ai paesi dove le cure mediche non sono gratuite, ma fruibili solo se in possesso di una tessera sanitaria.
Nella società orizzontale, viceversa, al centro è la persona, cui devono essere garantiti dei diritti riconosciuti come fondamentali: alla salute, al possibilità di associarsi, alla professione della fede, all'istruzione.

Una società «che prevede una distribuzione omogenea dei carichi e delle possibilità, dei doveri e dei diritti in particolare quelli fondamentali, vale a dire quelli che garantiscono la base per un'esistenza dignitosa e il presupposto per l'emancipazione dell'individuo.»

Una società orizzontale è una società trasparente, dove l'informazione libera permette il controllo di chi gestisce il potere e da a tutti la possibilità di conoscere.
Si pensi alla nostra Costituzione (e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani), in molte parti non del tutto attuata: alle difficoltà, dopo la sua promulgazione nel 1948, dell'attuazione delle sue parti.
Il CSM nato nel 1958, la Corte Costituzionale nel 1953, le regioni nate nel 1970, con lo statuto dei lavoratori.
Perchè queste difficoltà? Perchè l'Italia, come altri paesi europei arrivava da una percorso ben diverso, da una società molto verticale in cui l'istruzione, l'università, le cure erano destinate solo alle classi agiate.
C'è stata (e c'è ancora) una forte resistenza, alla perdita di privilegi, da parte delle classi che nel passato godevano di privilegi maggiori, a doverne cedere una parte.

Eppure la nostra Costituzione questo prevede: che tutti i cittadini siano uguali, che siano tolte le barriere che impediscono l'uguaglianza dei cittadini, non più sudditi. Perchè sono questi i valori che i padri costituenti hanno voluto dare al nostro paese: un paese in cui tutte persone sono destinatarie di diritti fondamentali, inviolabili.
Dove il carcere, un fondamento nella società verticale, che invece tende a escludere gli indesiderati, i diversi, chi non c'è l'ha fatta, non è uno strumento di oppressione ma di cura, per un rientro nella società. Niente tortura, niente pena di morte, niente schiavi.

E' un modello utopistico, quello raccontato da Colombo? No, su questo l'autore è molto chiaro. Nei secoli passati sarebbe stato impensabile abrogare schiavitù e pena di morte, diritti ineguali per popolino e baroni, eppure oggi schiavitù, diritti divini, titoli nobiliari, sono solo un ricordo da condannare. Allora, nel tempo, possiamo sperare che questo modello orizzontale, tutti uguali, tutti con stesse opportunità, possa essere raggiunto.
Sono passati ormai tre secoli da quando Montesquieu disegnò il modello di governo con i tre poteri separati: legislativo, esecutivo e giudiziario.

Non posso sottrarmi da una considerazione sull'Italia di oggi e sui tentativi di riforma di cui si sente parlare.
Il ritorno del nucleare, la privatizzazione della gestione dell'acqua, il voler mettere il potere politico al di sopra della legge e a controllare la magistratura (continuamente attaccata, come un cancro da estirpare).
Queste sono riforme che riportano il nostro paese verso il passato, in un accentuazione delle verticalizzazioni: col nucleare, a discapito delle energie rinnovabili, si aiutano le lobby, si concentra nelle mani degli oligopoli il controllo dell'energia.
Come sul controllo dell'acqua.

Deve cambiare l'atteggiamento nostro, prima di tutto. Una società orizzontale richiede una maggiore partecipazione di tutti, nel proprio ambito. E qui si ritorna al primo capitolo. Al vigile che accetta di essere corrotto, al commerciante che fa il furbo, al cittadino che accetta di pagare in nero l'idraulico, al giornalista che scrive con le parole degli altri ..


Lo spiegava bene, nell'intervista per presentare il libroLe felicità della democrazia” il presidente emerito della Corte Costituzionale Zagrebelsky : sta scritto che la sovranità appartiene al popolo, ma questo vale anche dopo il voto. La democrazia non prevede una delega totale del potere (fate quello che dovete fare, noi non vogliamo saperne nulla). Democrazia è un sistema dove il peso della gestione della cosa pubblica è diffuso tra i cittadini.
Dove chi governa, governa in nome del popolo, ma anche per i diritti fondamentali del popolo: il diritto all'essere uguali di fronte alla legge, ad un lavoro e ad una retribuzione dignitosa, a delle cure, all'accesso ai più alti livelli di istruzione anche se sprovvisto di mezzi. Dove lo stato si impegna a togliere queste barriere tra le persone.
Chi governa, ostacolando questi diritti, non governa in nome (e per il) del popolo italiano.

Altre letture per approfondire il tema
- Le felicità della democrazia, Gustavo Zagrebelsky, Ezio Mauro
- Quando hanno aperto la cella, di Luigi Manconi e Valentina Calderone

Il link per ordinare il libro su ibs.
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