27 maggio 2011

Il blog come stampa clandestina?

Roma - C'è chi ha subito sottolineato come siano passati ormai trent'anni dall'ultima condanna di questo tipo, basata sul reato di stampa clandestina previsto dall'art. 16 della legge n. 47 dell'8 febbraio 1948 (meglio nota come legge sulla stampa). Il giornalista siciliano Carlo Ruta è stato ora di nuovo condannato dalla prima sezione penale della Corte d'Appello di Catania.

Lo storico e saggista di Ragusa dovrà pagare un'ammenda di 150 euro, dopo la sentenza in primo grado pronunciata nel 2008 dal Tribunale di Modica. L'allora procuratore della Repubblica di Ragusa Agostino Fera aveva denunciato le attività del blog Accadeinsicilia, gestito dallo stesso Ruta per affrontare delicate vicende di politica e corruzione mafiosa. Fera si era dichiarato parte lesa, sentendosi danneggiato da certi interventi online.

Il giudice d'appello ha ora sottolineato - si è avuta recentemente notizia di una decisione risalente allo scorso 2 maggio - come il blog di Ruta debba essere equiparato ad un tradizionale quotidiano cartaceo. Lo stesso Ruta avrebbe dovuto registrare il suo blog presso il Tribunale competente. Da qui il reato di clandestinità, che a questo punto potrebbe valere per migliaia di altri blog legati all'informazione e all'attualità.

Praticamente a nulla è valsa la posizione sbandierata dalla difesa: un blog come quello dello storico siciliano altro non sarebbe che uno strumento di documentazione, oltretutto aggiornato senza alcuna regolarità periodica. La sentenza in primo grado aveva scatenato un vero e proprio putiferio mediatico, con tanto di petizioni web a favore del giornalista di Ragusa. Le presunte rotative di Accadeinsicilia erano state chiuse nel 2004.

"Impugneremo in Cassazione la sentenza della Corte d'Appello - ha spiegato l'avvocato di Ruta, Giuseppe Arnone - che ritengo gravemente illiberale in quanto non tiene in adeguata considerazione i principi costituzionali che garantiscono la libertà di stampa e d'informazione: elementi essenziali della democrazia".

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