31 maggio 2011

Il voto utile secondo Grillo

Ho letto il commento di Grillo alle elezioni e mi sembrava di risentire PD e PDL quando nel 2008 parlavano di voto utile.
Alla stessa maniera, sostiene il comico votare per Pisapia sindaco - e non per Calise forse consigliere comunale - è un voto inutile. Per il sistema.

Mah. Vediamo se Pisapia mantiene le promesse. Ma vediamo anche cosa farà il M5S in comune.
Cosa pensava di fare con la Moratti? Veramente si sarebbe accontentato di portare una telecamera in Consiglio?

Effetto post elezioni


Li stavo a sentire con interesse, a l'Infedele, i politici del centrodestra . Mentre la piazza di Milano (e Napoli) festeggiava, erano quasi sereni nella sconfitta. Concordi nell'ammettere la sconfitta e che si è sbagliato nel fare la campagna elettorale.

Pecorella
, ha sintetizzato il tutto in una battuta: "ha vinto il razionale sull'irrazionale".
E chi vuole capire, capisce. Ovvero che una politica di sole promesse non mantenute, di odio e paura, non serve al paese e alla lunga non paga. Paga l'essere una persona perbene, aver tenuto dei toni moderati, essersi circondato di persone presentabili, aver toccato temi che interessano da vicino i cittadini milanesi, come ha fatto Pisapia.

Vincere si può e, soprattutto, si può vincere rimanendo di sinistra.
Alla faccia della rincorsa al centro: che si può fare a patto di non snaturare i temi.
Come la scuola: o la scuola è pubblica, oppure non si può prendere in giro le famiglie lombarde con la storia delle scuole paritarie, come fa Formigoni. Le scuole paritarie sono private e prendono soldi pubblici. L'effetto post elezioni porta tutti a diventare esperti in politica e campagne. Erano lì tutti a dire "vai Silvio, entra e spacca .." (se ci sei batti un voto, titolava Libero domenica), "vai Letizia tira fuori le unghie".

E oggi si lamentano del risultato? Il premier non convince, "torni a fare il cavaliere" titola Feltri.

La gente si è stufata. Non tanto di lei quanto della politica. Che non ce la fa, da troppo tempo ormai, a discutere d’altro se non di sé. Lei Presidente per anni è stato una speranza o addirittura una certezza: grazie a Silvio, dicevano i suoi aficionados, faremo la rivoluzione liberale, l’Italia sarà più moderna, verrà sconfitta la dittatura della burocrazia, dello statalismo, della spesa pubblica, dei poteri forti, delle corporazioni, della magistratura, dei sindacati rossi.


La gente si è stufata e basta: quando mai ha rispettato le promesse? Le rivoluzioni, il benessere, le tasse da abbassare, il meno stato?
Diceva Abramo Lincoln che una persona può essere presa in giro per tutta la sua vita; che un popolo può essere preso in giro una volta; ma che non si può prendere in giro un popolo per sempre. Nemmeno se si invoca Dio.


Il post di Gilioli, su quello che ci si aspetta ora.

A Milano io c'ero





A Milano (come a Napoli, come a Trieste, come a Cagliari ...) ieri è stato fatto un piccolo passo, del grande percorso verso un nuovo paese. Si era detto che era impossibile: impossibile la sinistra a Milano, impossibile battere la Moratti. Invece, l'elettorato si è dimostrato superiore ai partiti, superiore all'idea che di questi avevano i presunti opinionisti che girano nelle trasmissioni tv.

E questo vale anche per gli elettori del centrodestra.

Ieri pomeriggio, a Milano io c'ero ed ero felice di essere in quella piazza dove non gridavano slogan contro zingari, omosessuali, mussulmani.

30 maggio 2011

Elezioni, cosacchi e cetrioli


Pare che il centrosinista abbia vinto a Milano e Napoli.
Al giornale commentano la sconfitta parlando dell'effetto Berlusconi.
O magari anche del cetriolo globale di Tremonti.

Alla fine di un giorno noioso



L'incipit del libro:
Alla fine di un giorno noioso l'avvocato, nonché onorevole della Repubblica, Sante Brianese entrò alla Nena con il suo solito passo deciso.

Un attimo dopo apparvero sulla porta la segretaria e il portaborse. Ylenia e Nicola. Belli, eleganti, giovani, sorridenti. Sembravano usciti da una serie televisiva americana.
Era l'ora dell'aperitivo, un viavai continuo di gente, bicchieri e stuzzichini. All'esterno stufe a forma di fungo riscaldavano una fitta schiera di fumatori.

Conoscevo quasi tutti. Avevo selezionato la clientela negli anni con pazienza certosina.
Nel mio locale non giravano coca, troie e teste di cazzo e pagavo un tizio, che si era fottuto il cervello con gli anabolizzanti, per stare alla porta con discrezione e tenere alla larga venditori di fiori, accendini e mercanzia varia. Alla Nena entravi solo se avevi voglia di spendere il giusto per goderti un'atmosfera tranquilla, raffinata ma al lo stesso tempo “frizzante e divertente”. La mattina, dal le 8 alle 10, offrivamo tè pregiati, fragranti croissant e cappuccini con latte che arrivava direttamente da un paesino delle Dolomiti.
Alle dodici spaccate l'aperitivo. Dalle 12.30 alle 13 il pranzo: leggero e dinamico per impiegati e professionisti, minimalista vegetariano per ciccione perennemente a dieta oppure luculliano, seppur rispettoso delle tradizioni venete, per rappresentanti e clienti non ossessionati dalla linea.
L'aperitivo serale partiva alle 18.45 e la cena alle 19.30. Per i comuni mortali la cucina chiudeva alle 22.30.
Per quelli come Brianese il locale era sempre aperto.

L'avvocato si sedette al solito tavolo e la sua cameriera preferita si affrettò a portargli il solito bicchiere di bollicine pregiate che da undici anni gli servivo gratuitamente.
Poi, come sempre, i clienti si misero in fila per porgere gli omaggi di rito al loro eletto. Non tutti. Una volta non ci sarebbero state eccezioni, ma il suo partito rischiava seriamente di perdere le elezioni regionali a favore dei padanos, come venivano affettuosamente chiamati dai loro stessi alleati, e qualcuno stava già annunciando discretamente il passaggio ai futuri padroni. Brianese, con il solito sorriso stampato sul volto, incassò le manifestazioni di fedeltà e prese nota delle defezioni.
Alla fine venne il mio turno. Mi versai un prosecco, uscii dal bancone e mi sedetti al suo fianco.
«Sempre dura a Roma?» domandai.
Alzò le spalle. «Non più del solito. I veri casini adesso sono qui» rispose osservando i suoi collaboratori che chiacchieravano con diverse persone.
Tra una battuta e un pettegolezzo tentavano di recuperare i delusi. Era il loro lavoro e lo facevano bene, ma l'esito era comunque scontato.
Bisognava attendere il voto per valutare esattamente la portata della sconfitta e dei danni collaterali nel campo degli affari.
Poi si voltò e mi fissò dritto negli occhi. «Ti devo parlare».
«Quando vuole, avvocato».

Giorgio Pellegrini è tornato: l'ex terrorista, ex rapinatore che si è ripulito la coscienza grazie all'avvocato Brianese e ai soldi di una rapina in cui ha ucciso delle guardie giurate, il suo amico e un vicequestore della Digos, è oggi un onesto cittadino del nordest.
La sua Nena è il luogo dove imprenditori come lui, politici corrotti e amministratori locali siglano accordi sottobanco per decidere come spartirsi i soldi degli appalti e decidere quante mazzette suddividersi.
E poi, via tutti a festeggiare con prostitute di alto bordo. Ma non escort professioniste.

"Il vero problema lo ponevano le escort, che erano diventate parte integrante degli afffari ma non garantivano affidabilità. Ormai era impensabile chiudere un appalto, anche una misera rotatoria, senza una quota pagata in natura, la corruzione era cambiata e quelli che si accontentavano di soldi erano considerati delle mezze calzette. Mogli e figli, se potevano, cercavano di arraffare pure loro qualcosa: la tappezzeria nuova della villetta o lo spiderino giapponese. Tutti volevano un regalino in più per consolarsi di essere corrotti".
Insomma il meglio del peggio della classe politica di oggi. Ma i tempi, anche per Pellegrini e i suoi affari (il giro di prostitute per la sua clientela vip), sono cambiati: in regione i padanos stanno per soppiantare il vecchio gruppo di potere attorno a Brianese che, a sua volta, sta cercando di fregare il protagonista.

Per uscire vivo da questa storia, Pellegrini dorà ritirare fuori il suo istinto da predatore, da animale che distrugge ogni cosa che incontra al suo passaggio. Specie se sono donne.
10 anni dopo "Arrivederci amore, ciao" Giorgio Pellegrini è tornato. Ed è il solito maledetto bastardo!

Il sito di Massimo Carlotto.
Il link dove ordinare il libro su ibs.

Attenti a quei due


Ho come l'impressione che si stia passando dai Dalemoni, ai Dalesini. E che questa intesa non sia solo per le riforme instituzionali (riforma dei partiti e della legge elettorale).


Report protezione e benedizione

Quanto ci è costata la Cricca della Ferratella? Quanto ci è costato far gestire in deroga a norme e regolamenti gli eventi del G8 alla Maddalena, i mondiali di nuovo a Roma, e tutti gli altri grandi eventi che la legge del 2001 gli consente?

L'inchiesta di Paolo Mondani (qui il pdf) è andata a mostrare cosa sta succedendo ora, a riflettori spenti, a La Maddalena: doveva essere sede del G8, spostato poi a l'Aquila (e gli amministratori locali dell'isola l'hanno pure spauto via televisione), forse per prendere qualche aiuto dai potenti della terra che invece si sono dimostrati di braccino corto.

Oggi alla Maddalena, dopo aver speso 480 milioni (e 184 per l'Aquila) è tutto fermo: le bonifiche del porto sono state fatte solo parzialmente, dal cognato di Bertolaso, non si sa dove sono finite i rifiuti e le scorie. I costi per le opere, inizialmente stimati in 280 milioni sono poi schizzati alle stelle: proprio il meccanismo della deroga ha permesso a chi gestiva le opere di sprecare soldi pubblici, soldi nostri: maggiorazioni sulle forniture del 57% perchè c'è l'emergenza, imprese chiamate per i lavori più per le amicizie che per il curriculum (la Cogecal, per fare un nome).
Proprio quel sistema gelatinoso, emerso dalle intercettazioni, che aveva l'imprenditore Anemone al centro, che prendeva appalti in cambio di favori a ministri e altri potenti.
Quando Mauro Della Giovanpaola ha cercato di spostare dei lavori dalle imprese di Anemone a imprese sarde (come era previsto dagli accordi), Anemone (socio e amministratore in una società di Anemone, la Medea srl di Roma) ha sospeso un bonifico verso il primo. Tanto per far capire chi comandava: non lo stato, non il pubblico, ma il privato.

L'affare del porto.
Chi ha fatto un affare sulla concessione del porto della Maddalena? Forse la Mita del gruppo Marcegaglia, che si è presentata come unica concorrente al bando presentato da Bertolaso, a pochi giorni dalle elezioni elettorali (in cui Soru perse contro Chiodi), strappando una consessione per 40 anni a 60000 euro.
Peccato che oggi sia tutto fermo: fermo il porto per le bonifiche non fatte (e su cui è aperta un'inchiesta della magistratura), fermi i lavori dentro gli alberghi e negozi.

E la comunità? Ci guadagnerà poco, come poco ci ha guadagnato dai lavori. Gli appalti sono stati il vero business di questi imprenditori privatocoi soldi pubblici.
Appena sono finiti gli appalti, è finito tutto.
E se qui non dovesse arrivare nemmeno il polo cantieristico, che assicurerebbe un lavoro per tutto l'anno, rimarrebbe solo un enorme parcheggio per barche.

Mondani ha fatto le pulci ai lavori fatti nell'ex arsenale: si è parlato di caporalato, di lavoratori in nero, di costi per le bonifiche per 750 euro/metro cubo , quando normalmente il prezzo è di 150 euro.
Rifiuti e scorie finiti in discariche (sentendo un capo cantiere), sull'isola, mentre avrebbero dovuti essere trasferite in strutture apposite in altre regioni.

Di fronte a tutta quesa cattiva gestione della cosa pubblica, la politica ha messo apparentemente da parte Bertolaso, delegando alla magistratura il compito di fare pulizia. Non solo: col decreto omnibus si permette di gestire senza bando, senza gara, lavori fino a 1 milione (prima il limite era a 500000 euro).

L'Ance ha chiesto di fare in Italia come si fa dalle altre parti, cioè gare pubbliche e basta con l'emergenza.
E' così che questo governo intende favorire la trasparenza, la libera concorrenza?
Per fortuna, come racconta il giornalista l’associazione costruttori edili ha ritenuto di premiare Report per il contributo che le nostre inchieste danno alla difesa dei principi di legalità e tutela del territorio.

I mondiali di nuoto.
Io so io e voi nun siete un cazzo .. questo il sunto della parte dell'inchiesta che si è concentrata sui lavori fatti a Roma per i mondiali di nuoto. Sempre gestiti dalla Protezione civile, senza gare, affidati ad amici.
E in spregio ai vincoli: come per il Salaria sport Village, costruito in una zona a rischio alluvioni (per evitare che sia Roma stessa a finire sotto l'acqua) su un ansa del Tevere.
Anemone ha potuto fare quello che voleva, come un novello marchese del Grillo, commentavano i cittadini romani sull'episodio.

Anemome che, tramite Zampolini, pagava a sua insaputa la casa a Scajola. L'affitto della casa in via Giulia per Bertolaso. Rinaldi (commissario straordinario) , la cui madre viene fermata a S Marino col commercialista di Anemone.
Una lista di aiuti e regali (il vaso da fiori, auto, il rinnovo della patente) che a rileggerla viene quasi da ridere.
La piscina di Parco S Paolo affidata a Piscicelli (quello che rideva durante la notte del terremoto), i cui lavori sono durati più del previsto e che oggi ha la copertura che sta cedendo.
La Cricca avrebbe avuto anche l'aiuto del magistrato De Lise, del TAR del Lazio, finito in una intercettazione con Balducci, per portare avanti i suoi affari:

P AOLO MONDANI – FUORI CAMP O
E’ il 20 febbraio 2009 quando Alemanno va a inaugurare la struttura. Tre mesi dopo, il 25 maggio, la magistratura romana sequestra le opere dichiarandole abusive. Un mese dopo, il 15 giugno il Presidente del Consiglio Berlusconi, con un'ordinanza ad hoc, sana l'abuso e pochi giorni dopo la giunta comunale mette il timbro sulla sanatoria. Ma non hanno fatto i conti coi cittadini, che fanno ricorso al TAR.
ENRI CO CORBUCCI – CONSI GLIERE I V MUNI CI P IO ROMA
Inizialmente il TAR non da ragione né ai comitati di quartiere, né alla associazione Italia Nostra.
P AOLO MONDANI – FUORI CAMP O
TAR diretto allora?
ENRI CO CORBUCCI – CONSI GLIERE I V MUNI CI P IO ROMA
Da De Lise.
P AOLO MONDANI – FUORI CAMP O
E poi che accade?
ENRI CO CORBUCCI – CONSI GLIERE I V MUNI CI P IO ROMA
Poi accade invece che nel merito della discussione, si vince invece il ricorso al TAR, cioè i titoli per costruire il Salaria non erano titoli che erano quelli necessari per poterlo fare, e guarda caso proprio nel momento in cui De Lise era passato a fare il Presidente del Consiglio di Stato. Ora noi c’abbiamo una grande preoccupazione perché ovviamente il Salaria Sporting Village ha fatto ricorso al Consiglio di Stato e quindi bisognerà discutere il ricorso.

P AOLO MONDANI – FUORI CAMP O
Pasquale De Lise entra in questa storia perché è intercettato al telefono con Angelo Balducci. I magistrati ritengono che l’allora Presidente del TAR, fu di supporto nel rigettare il ricorso dei cittadini contro le piscine abusive.

Infine, dopo la protezione, anche la benedizione. Trattandosi di cricca romana non potevano mancare gli appoggi di oltretevere: come emerge dai rapporti con don Bancomat , cui Anemone aveva affidato la gestione del contante per i suoi pagamenti.
Una vittima anche lui, poverino. Peccato che poi si scopre che questi soldi transitassero per lo IOR.

Una banca di cui Mondani e Report si erano già occupati:

Milena Gabanelli in studio:
Nei grandi scandali di corruzione degli ultimi anni, che coinvolge politica e imprenditori, una diramazione spesso porta allo IOR, l’Istituto Vaticano: una tomba che non ha mai collaborato con la giustizia. Ora però le cose dovrebbero cambiare qualche mese fa la Banca d’Italia ha detto: o voi date un nome e cognome ai vostri conti, e siete in grado di dimostrare da dove arriva il denaro, altrimenti finite nella lista nera dei paradisi fiscali. E’ intervenuto il Papa in persona per mettere in regola l’Istituto. L’ultimo fatto che ha coinvolto un conto IOR parte da Catania: la Regione stanzia del soldi per Tizio, che per farli arrivare a Caio, mafioso, li fa transitare da Roma via monsignore.

P AOLO MONDANI – FUORI CAMP O
Lo scorso febbraio, la Procura di Catania ha fatto sequestrare un'azienda ittica di Villasmundo, in provincia di Siracusa, e seicentomila euro che i proprietari hanno avuto dalla Regione Siciliana come contributo per le opere. Il titolare dell'impresa, Antonino Bonaccorsi ha un fratello condannato per mafia e un figlio prete, Don Orazio, che secondo l'accusa ricicla parte consistente dei fondi regionali attraverso lo IOR. Arrivati all'azienda ittica, troviamo proprio loro, i Bonaccorsi.

Va bene il garantismo, i processi ancora in corso, la presunzione di innocenza su Anemone, Piscicelli e company. Ma sono soldi nostri: come si fa, da una parte a chiedere sacrifici, parlare di tagli al welfare, ai servizi, alla scuola, e poi tollerare tutto questo spreco di denaro nostro?
Non si può.

29 maggio 2011

La fine di un'epoca


Alcuni fatti.
L'ex capo di Bankitalia condannato a 4 anni per la scalata bancaria
dei furbetti dei quartierino, assieme ad un senatore sottosegretario, ad un ex potente banchiere e l'ex capo di un grosso gruppo assicurativo.

Altro caso di corruzione nella sanità: questa volta tocca al Piemonte della Lega. Uno dei furbetti del pannolone al telefono commentava così il rifiuto del direttore della sanità che si rifiutava di accettare le tangenti “è uno che vuole far risparmiare allo stato”.

Un europarlamentare definisce patriota il boia di Srebrenica.

Un italiano su 4 è a rischio povertà, il calo dei posti di lavoro è più alto tra i giovani. In questi gioni c'è stata la protesta dei callcenteristi di Teleperformance (che licenzia in Italia e assume in Albania), tra i lavoratori di Fincantieri.

Un presidente del consiglio blocca i lavori del G8 in Francia per denigrare un potere dello stato. Uno che dice di essere sotto attacco da 17 anni da parte dello toghe rosse. Uno che invece si è salvato dalle condanne con leggi ad personam, corruzioni di testimoni, di giudici.

Il presidente di Confindustria si lamenta dei 10 anni di blocco del paese. Anche i ricchi piangono? Ma 10 anni fa non lo sapeva che genere liberale era, quella stessa persona? Una persona che non concepisce il libero mercato, la concorrenza, il controllo delle leggi, il senso dello stato.
A Treviso gli imprenditori sfilano per protesta e sempre a Treviso l'azienda Datalogic va in Vietnam e licenzia 146 dipendenti.

Un ex ministro è nella lista di regali di un imprenditore a libro paga del suo ministero. A sua insaputa.

Tutte che cose che succedono in Italia,e non a nostra insaputa.

Due cose, tra le altre mi vengono in mente, per commentare questo crepuscolo da era del maiale (specie se il voto dei ballotaggi dovesse confermare i voti di 2 settimane fa).
La prima è che erano in tanti quelli che “io l'avevo detto”. Chi ci chiederà scusa? A quelli che avevano chiesto le dimissioni di Fazio, una spiegazione per quella telefonata di Fassino, una spiegazione per non aver fatto il conflitto di interessi.
Quelli che guai a parlare di etica nella cosa pubblica, di tutela del lavoro, del paesaggio, della cultura.

“Silvio Berlusconi è riuscito ad impadronisrsi di una parte così rilevante dell'informazione intaliana non già sulla base di una neutra legge di mercato, di una libera competizione tra eguali; bensì grazie al doloroso vuoto legislativo che per quasi quindici anni i suoi alleati politici hanno spalancato dinnanzi alla sua galoppata. In nessun paese a capitalismo legale sarebbe stata possibile un'eguale escalation[..] In questo tristo paese, i limiti operativi tra ciò che è lecito e ciò che è illecito sono sempre più molli e impalpabili (esiste anche una deregulation delle coscienze), e dunque considero inevitabile stabilire personalmente , a mia misura , un limite e cercare di rispettarlo ; anche a costo di compiere scelte faziose e intransigenti”.
Michele Serra, Epoca, 11 febbraio 1990. Commentando le sue dimissioni ad Epoca, dopo l'arrivo di Berlusconi in mondadori, grazie alla sentenza del giudice Metta.

La seconda è che mi viene schifo a pensare ai topi che abbandonano la nave. Quelli che iniziano a sganciarsi dal capo (che pure ha in mente di cambiare partito, per non cambiare niente). Ingrati.


Stasera Report parla della Protezione Civile (Protezione e benedizione di Paolo Mondani): quella che poi si è scoperto che più che di miracoli (della spazzatura, dell'Aquila..) si occupava della corte dei miracolati.

Soldi pubblici sprecati con la benedezione del Vaticano e della politica (bipartisan) per gli interessi degli imprenditori della cricca:

Il sistema gelatinoso”, così i magistrati di Perugia hanno definito la cricca della Protezione Civile e degli appalti sui “Grandi Eventi”. Un meccanismo oliato di scambi tra lavori e favori che ha avuto a disposizione nei suoi ultimi nove anni 10 miliardi di euro.
Report racconta come è stata trasformata la Maddalena in vista del G8 del 2009, poi spostato a L'Aquila poco dopo il terremoto. Facciamo i conti degli appalti e delle bonifiche mancate che oggi impediscono all'enorme struttura dell'arsenale di poter diventare un polo turistico e della nautica.
Descriviamo i protagonisti pubblici e privati che avevano intrecciato tra loro rapporti di interesse.
Poi il Salaria Sport Village di Diego Anemone, la storia di un enorme abuso edilizio che grava su un'area di esondazione del Tevere a Roma.
Che ne è oggi della Protezione Civile dopo gli scandali?
Il prefetto Gabrielli, che oggi la dirige, parla del recente decreto “Milleproroghe” che impedisce al dipartimento di poter agire in tempi rapidi visti i controlli preventivi sui costi. Mentre la legge del 2001 che sottopone ogni “grande evento” sportivo, culturale e politico alle procedure d'emergenza della Protezione Civile resiste ancora. La legge che ha creato “il sistema gelatinoso” è ancora lì e nessuno la tocca.

Attentato al papa Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato

"Il mistero Ali Agca, la scomparsa di Emanuela Orlandi, la strage delle guardie svizzere. Il più grande intrigo tra le mura vaticane"

Ci si può forse anche rassegnare ad una assenza di verità giudiziaria, o anche di sentenze che non riescano a spiegare tutti i perchè ancora oscuri su alcune vicende del nostro passato.
Ma l'ex magistrato Ferdinando Imposimato, non è uno di questi, uno che si rassegna a vivere con dei buchi neri sulla propria coscienza : nel libro intervista “Attentato al papa” racconta al giornalista Sandro Provvisionato la sua teoria sull'attentato contro la persona del papa Giovanni Paolo II, il 13 maggio del 1981. Una teoria costruita sulla base dell'esperienza personale: di questa vicenda si è occupato sebbene indirettamente come ex giudice a Roma (collaborando con i magistrati Priore e Martella giudice istruttore al processo sulla pista bulgara), ma una volta andato in pensione, ha continuato a seguire una sua indagine personale, sia per un suo bisogno immagine, e anche per l'amicizia con la famiglia Orlandi, di cui è diventato rappresentante legale.

Cosa c'entra il caso Orlandi (il rapimento di una ragazza diciasettenne, nelle mura del Vaticano)? La sua teoria, esposta nel libro in modo accurato, mettendo assieme pezzi dell'inchiesta sull'attentato, spezzoni degli atti del processo (sulla pista internazionale dietro Ali Agca), ma anche andando ad intervistare persone coinvolte nell'intreccio (come ex esponenti della polizia politica della Germania Democratica, la Stasi), da un'unica spiegazione ai tre episodi raccontati: l'attentato al papa, il rapimento di Emanuela Orlandi (e anche di altri italiani, come Mirella Gregori) e l'omicidio del comandante della Guardia Svizzera, Alois Estermann, avvenuto nel maggio del 1998.

Wojtyla sarebbe stato vittima di un attentato organizzato dal Kgb, per la sua politica di attacco ai regimi comunisti nell'est (e soprattutto nella sua Polonia). Attentato che sarebbe stato poi gestito dal Kgb e dai servizi segreti bulgari, che avevano (come dimostra bene l'autore) una forte penetrazione in Italia (persino in grado di influenzare il Sismi) e dentro il Vaticano (come il giornalista benedettino Brammertz e persino la persona di don Stanislao si pensa possa essere stato un tramite con i servizi polacchi). Per portare a termine l'attentato, i bulgari si appoggiarono alla mafia turca e a gruppi di estrema destra (su cui poi avrebbero scaricato le colpe), come i Lupi Grigi di cui Ali Agca era membro.
Ali Agca molto probabilmente non era solo quel giorno a Roma: se le indagini (e la collaborazione del Vaticano) fosse stata più approfondita, forse si sarebbero trovate le prove di altre persone: Agca stesso, al processo istruito dal giudice Martella, ha contribuito a demolire la pista internazionale che avrebbe portato ad incriminare prima e prosciogliere poi, alcuni membri dei servizi bulgari. Antonov (funzionario della Balkan Air), Vassilev, Ayvazov.
Pista che lui stesso andò a demolire, col suo atteggiamento durante il processo, in cui alternò fasi in cui sembrava voler collaborare (fornendo prove ritenute attendibili dei suoi contatti e dei suoi viaggi in giro per l'Europa) a momenti in cui vaneggiava come un novello Cristo.
Come mai?

Lo spiegano bene gli autori: le date sono importanti per capire i retroscena. Nel periodo in cui Agca inizia dal carcere a far capire di voler raccontare la sua storia , i servizi dell'est iniziano una loro campagna di intimidazione, di disinformazione e di “azioni attive”, nel gergo significa azioni criminali.
Siamo nel maggio del 1983, il papa ha compiuto il suo secondo viaggio in Polonia.
Due presunti magistrati bulgari si presentano di fronte ai colleghi romani per interrogare Agca: sono in realtà agenti bulgari (Petkov e Ormankov), venuti in Italia per minacciare il turco.
Il 7 maggio 1983 scompare una ragazza a Roma: si chiama Mirella Gregori e di lei non se ne saprà più nulla.
Il 22 giugno viene rapita Emanuela Orlandi a Roma: il primo a intuire le ragioni del rapimento è proprio Ali Agca, che due giorni dopo, inizia a ritrattare (per le minacce subite in carcere proprio dal falso magistrato Petkov, ed è lo stesso Agca ad ammetterlo anni dopo) quanto aveva iniziato a raccontare a Martella, sulla pista bulgara dietro l'attentato. E a demolire tutta la pista bulgara, archiviata definitivamente nel 1997.

Sul rapimento della Orlandi (ma anche dell'altra ragazza, meno nota, la Gregori, anche lei rapita in Vaticano) si è parlato molto sulla stampa. L'autore è riuscito a mettere in luce, mettendo in fila le rivendicazioni, le telefonate, le lettere, la guerra di nervi portata avanti, per raggiungere diversi obiettivi: distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dalla pista che portava all'est. Mettere in crisi il Vaticano, addossando le responsabilità sulla sorte della ragazza e, come ultimo obiettivo, attaccare il papa (per la sua politica anticomunista, a favore di Solidarnosc).
Una campagna di disinformazione, portata avanti dalle menti della Stasi, approfondita nella seconda parte del libro all'autore direttamente dagli agenti della Stasi stessa (anni dopo la caduta del muro): l'agente Wolf (agente della Stasi a Berlino) e Bohnsack (capo della branca della Stasi che si occupava della disinformatja) per inseguire le tracce dell'Operation papst, nei dossier della Stasi.

Le spie in Vaticano
Come è stata possibile quest'opera di disinformazione, come facevano i rapitori a conoscere quasi in tempo reale le mosse del giudice Domenico Sica (il pm che seguiva il caso)? Grazie ad una rete di spie nel Vaticano: il giornalista benedettino Eugen Brammertz e anche (pure questo rivelato seguendo i dossier della Stasi) persino membri della Guardie Svizzere che avrebbero dovuto proteggere il papa. Come l'allora capitano Alois Estermann, ucciso il 4 giugno 1998, nel suo appartamento: ufficialmente per un raptus di follia da parte del vicecaporale Cedric Tornay.
Anche questa una triste vicenda di sangue, archiviata troppo in fretta senza chiamare in causa la magistratura italiana per le indagini e con troppa opacità nel rendere pubblici gli atti dell'inchiesta. Troppo per non suscitare seri dubbi , nel giudice Imposimato: l'omicidio suicidio sarebbe in realtà una messa in scena per togliere di scena un testimone imbarazzante.
Sempre dai colloqui con gli ex membri della Stasi (e dai vecchi documenti della temibile polizia della DDR) si scopre che esisteva un'agente a libro paga di nome Werder, dentro il Vaticano. Proprio il capitano Estermann.
Che sarebbe stato ucciso nel 1998 (e i suoi documenti trafugati) per toglierlo di mezzo, per evitare che si mettesse in pista dei ricatti per i fatti nelle mura Vaticane di cui era in possesso.

Nel corso del libro Imposimato demolisce la suggestiva pista della Banda della Magliana, come responsabile del rapimento della povera Emanuela Orlandi. Per alcuni semplici motivi: le presunte rivelazioni della superteste Minardi si sono smentite da sole (per le troppe inesattezze) e poi, e questa è la cosa più importante, la banda non avrebbe avuto sufficienti entrature dentro i servizi dell'est, e dentro il Vaticano, per poter gestire tutta la mole di messaggi, lettere da tutto il mondo (anche dall'america).

Infine il ruolo dei servizi: il Sismi sapeva che i due magistrati bulgari erano in realtà agenti venuti in Italia per inquinare le prove e destabilizzare il processo.
Eppure, il nostro servizio segreto, all'epoca inquinato dalla presenza della loggia P2, non avvisò la magistratura. Destabilizzare per stabilizzare il potere politico al centro.
Lo SDECE avvisò il Vaticano di possibili attentati nei confronti del papa (per prima del maggio 1981): anche qui, in Vaticano in molti sapevano (come il cardinale Casaroli). Eppure, quell'informazione non fu usata per prevenire e per poi indicare una pista.

Se, al termine della lettura, la pista indicata da Imposimato permette di spiegare i tanti misteri sui segreti del Vaticano, rimangono ancora troppe domande senza risposta: a cominciare dalla più terribile. Emanuela è ancora viva?
E poi, come spiegare il velo di oblio che il Vaticano stesso ha steso su tutti gli aspetti di questa vicenda: “l'accertamento della verità si è rivelato un percorso ad ostacoli non solo per i magistrati , cui furono negate non poche rogatorie , ma anche per gli storici, che non possono accedere ai documenti su quei fatti conservati negli archivi vaticani”.

I pretesti di lettura.

La scheda del libro sul sito di Chiarelettere.
Il link per ordinare il libro su ibs.
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28 maggio 2011

Brescia 28 maggio 1974

Il 28 maggio 1974, a Brescia una bomba posata da mani fasciste uccise 8 persone ferendone altrettante, riunite per una manifestazione antifascista organizzata dai sindacati.
Una delle stragi avvenute in Italia, negli anni della strategia della tensione, quella guerra asimmettrica con lo scopo di destabilizzare, creare paura e caos, per stabilizzare al centro la politica italiana, nel rispetto degli accordi di Yalta.

Recentemente il Tribunale di Brescia ha assolto un generale dell'esercito assieme ad esponenti della galassia neofascista (ed un ex politico) dal reato di strage: pur esistendo dei gravi indizi, non hanno trovato in questi le prove della colpevolezza.
Ma se la strage è rimasta senza colpevoli giudiziari, rimane il contesto, i fatti di questa pagina nera del nostro fascismo. La mano che ha messo la bomba, i servizi che hanno coperto (l'Anello o Noto servizio), la politica che ne ha beneficiato.

Nelle lettere luterane, Pasolini aveva scritto questo articolo in cui chiedeva di mettere sotto processo penale la Democrazia Cristiana e i suoi vertici:

«accusati di una quantità sterminata di reati, che io enuncio solo moralmente […]: indegnità, disprezzo per i cittadini, manipolazione del denaro pubblico, intrallazzo con i petrolieri, con i banchieri, connivenza con la mafia, alto tradimento in favore di una nazione straniera, collaborazione con la Cia, uso illecito di enti come il Sid, responsabilità nelle stragi di Milano, Brescia e Bologna […], distruzione paesaggistica e urbanistica dell’Italia, responsabilità della degradazione antropologica degli italiani […], responsabilità della condizione, come suol dirsi, paurosa, delle scuole, degli ospedali e di ogni opera pubblica primaria, responsabilità dell’abbandono ‘selvaggio’ delle campagne…».

Ci avete sconfitti, ma oggi sappiamo chi siete, diceva l'ex magistrato Libero Mancuso. E continueremo a ricordare cosa avete fatto.

27 maggio 2011

Il blog come stampa clandestina?

Roma - C'è chi ha subito sottolineato come siano passati ormai trent'anni dall'ultima condanna di questo tipo, basata sul reato di stampa clandestina previsto dall'art. 16 della legge n. 47 dell'8 febbraio 1948 (meglio nota come legge sulla stampa). Il giornalista siciliano Carlo Ruta è stato ora di nuovo condannato dalla prima sezione penale della Corte d'Appello di Catania.

Lo storico e saggista di Ragusa dovrà pagare un'ammenda di 150 euro, dopo la sentenza in primo grado pronunciata nel 2008 dal Tribunale di Modica. L'allora procuratore della Repubblica di Ragusa Agostino Fera aveva denunciato le attività del blog Accadeinsicilia, gestito dallo stesso Ruta per affrontare delicate vicende di politica e corruzione mafiosa. Fera si era dichiarato parte lesa, sentendosi danneggiato da certi interventi online.

Il giudice d'appello ha ora sottolineato - si è avuta recentemente notizia di una decisione risalente allo scorso 2 maggio - come il blog di Ruta debba essere equiparato ad un tradizionale quotidiano cartaceo. Lo stesso Ruta avrebbe dovuto registrare il suo blog presso il Tribunale competente. Da qui il reato di clandestinità, che a questo punto potrebbe valere per migliaia di altri blog legati all'informazione e all'attualità.

Praticamente a nulla è valsa la posizione sbandierata dalla difesa: un blog come quello dello storico siciliano altro non sarebbe che uno strumento di documentazione, oltretutto aggiornato senza alcuna regolarità periodica. La sentenza in primo grado aveva scatenato un vero e proprio putiferio mediatico, con tanto di petizioni web a favore del giornalista di Ragusa. Le presunte rotative di Accadeinsicilia erano state chiuse nel 2004.

"Impugneremo in Cassazione la sentenza della Corte d'Appello - ha spiegato l'avvocato di Ruta, Giuseppe Arnone - che ritengo gravemente illiberale in quanto non tiene in adeguata considerazione i principi costituzionali che garantiscono la libertà di stampa e d'informazione: elementi essenziali della democrazia".

Annozero - e se domani



Le facce degli indignati in Italia: dalla piazza di Madrid dove in collegamento, gli indignatos rivendicano il diritto ad una casa, ad un lavoro ad un futuro.
Ai precari-senza lavoro italiani: i call centeristi di Teleperformance, lasciati a casa perchè costano troppo rispetto ai colleghi albanesi.
Gli operai dei cantieri di Castellammare, di Fincantieri, che i manager di stato han deciso di chiudere (oggi la strada più breve per risovere le situazioni di crisi).
I precari dentro il CNR, i precari dentro l'Istat chiamati a studiare il fenomeno del precariato. I precari dentro il 118, gli ospedali, le scuole. E, infine, i genitori di questa generazione a perdere, preoccupati per i tagli alla scuola (quelli che secondo il ministro Gelmini non esistono), per il futuro nero, per la negazione di una speranza di potere garantire ai figli qualcosa di meglio.

Ma prima di afforntare il tema lavoro, nell'anteprima Santoro ha rivolto un appello al presidente del consiglio, dopo il flop di Sgarbi (non per troppa cultura, ma perchè dentro un contenitore televisivo da "analfabetismo culturale").
Del clima in Rai, con la protesta dei montatori del TG1, con i contratti di Rai 3 che non sono rinnovati.
"Caro presidente ... o siamo liberi tutti, o non siamo liberi fino in fondo .. nemmeno lei, senza Annozero".
Come risponderà il presidente? Da liberale quale lui è? Quello che per non spostare nemmeno una pianta in Rai ha nominato ex dipendenti mediaset in Rai, direttori di rete e direttori di TG. Quello così liberale che ha telefonato personalmente all'AGCOM per far chiudere Annozero.

La questione del lavoro.
Teleperformance ha assunto grazie alla legge Damiano i 3000 circa dipendenti italiani. Oggi, grazie a questo governo che ha concesso le gare al ribasso per gli appalti nei call center. Ribasso che costringe le persone a lavorare con contratti a progetto a 3 euro l'ora. Ci saranno circa 700 esubero ora in Italia, per la fuga in Albania del colosso francese, una delocalizzazione che fa sorgere alcune domande circa la privacy dei nostri dati.

A Castellammare, la preoccupazione nasce dal fatto che senza Fincantieri non c'è nulla. Senza lavoro come si fa ad andare avanti? Cosa faranno i figli di queste persone, andranno a rubare per non finire falliti come i padri?

A Bologna, la protesta dei genitori contro i tagli della riforma Gelmini: le ore per il recupero (e chi rimane indietro non può essere recuperato), agli insegnati che vanno in pensione, al materiale per la didattica. Preoccupati del fatto che se le cose continuano così, le nuove generazioni saranno condannate ad un futuro da precari.

Ma i problemi dell'Italia sono altri. Nel giorno in cui Berlusconi va al G8 a discotere dei problemi del mondo, indicando nel golpe dei magistrati di sinistra il vero dramma del paese (suscitando il nervosismo dei colleghi Sarkozy e Merkel), in studio ad affrontare il tema l'onorevole Lupi, il presidente Vendola, l'onorevole Tabacci e in collegamento Matteo Salvini.

Sostiene Lupi che la rappresentazione fatta dal servizio di Annozero sia stata parziale: è solo una faccia della medaglia. C'è un paese con il problema del precariato, ma non è l'unica realtà: ci sono lavoratori che, assieme alle imprese ogni giorno giocano la loro sfida per il paese.
La vera questione, su cui l'onorevole è tornato più volte, è che esistono offerte di lavoro che i giovani non accettano più: ha fatto l'esempio della sua gioventù quando andava vedere le bibite allo stadio.
Il problema dei lavoro manuali però , se vogilamo dirla tutta, è che spesso sono sottopagati, in nero: in un mondo che spinge verso la tecnologia, la formazione, la conoscenza, possiamo veramente puntare a lavori dequalificati, pagati poco, che nemmeno garantirebbero un futuro alle persone?

Oggi, i lavori con contratto a termine, a progetto, a scandenza, non sono più una parentesi per chi entra nel mondo del lavoro. Interi settori dello stato sono in questa situazione: scuola, università, ospedali. Nei vigili del fuoco, dentro l'Istat, nel cnr.
Non è una questione di poca volontà di lavorare, di accettare lavori umili o dequalificati.
Come ha raccontato Vendola, c'è uno stridere tra le parole del premier (i ristoranti pieni, il consumo di cosmetici) e le parole della CEI, quando parla di rischio di nuova povertà:
"La forza della rivolta al sud è stata accompagnata da una violenza che è il simbolo di una rabbia che c'è nel cuore della gente e che non è più contenibile, Quanto sta avvenendo è come la mano di Dio che ci avverte: prepariamoci alla collera dei poveri".
Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e arcivescovo di Campobasso.

Oggi i poveri sono gli operai senza lavoro, i precari: persone che stanno vivendo una discesa agli inferi, per una precarizzazione (non solo lavorativa, ma anche della vita personale), che inghiotte tutta una generazione.
Si è continuato a ripetere che la precarietà sarebbe stata la benzina per lo sviluppo, ma è in realtà una tragedia sociale.
Che ha fatto il governo per Fincantieri? Che sta facendo per la stabilizzazione? Per lo sviluppo, per le imprese (modifica dell'articolo 41 a parte)?

Oggi si è rotto l'ascensore sociale, un cardine della nostra costituzione: i precari sono per la maggior parte figli di operai (al 55%).
Altro che ministeri al nord, giudici comunisti, o elettori di sinistra senza cervello.

Anche Tabacci ha parlato di situazione drammatica, fotografata dall'Istat: la fine dell'ascensore sociale e di padri che non riescono ad immaginare un futuro. In Europa 1 giovane su 2 è occupato, in Italia 1 su 4: come si fa a dire ancora che l'Italia è messa meglio degli altri paesi?
Come si può accettare l'uscita di Tremonti di fronte alla platea privilegiata sulla povertà degli italiani?

Nel corso della puntata sono c'è stato spazio per sentire i ragazzi a Madrid "i nostri politici sono responsabili di questo" : le case che le persone non si possono permettere se non con un mutuo a vita. Le aziende spagnole che fanno profitti alti ma che continuano a licenziare, come Telefonica.
Il servizio di Andrea Bianchi a Roma.
E Marco Travaglio, che ha fatto il suo intervento dal teatro in cui sta facendo il suo nuovo spettacolo "anestesia totale".
Un confronto tra parte del giornalismo italiano, quelle delle interviste senza domande, e la rivolta in Spagna.
''Sin preguntas no cobertura'': senza domande nessuna copertura giornalistica. E' lo slogan alla base della campagna contro le conferenze stampa senza domande lanciata in Spagna in questi giorni dalle Fape, la Federazione delle Associazioni dei giornalisti spagnoli, e dalle altre strutture della professione.

Matteo Salvini, in collegamento da Milano, ha voluto solo parlare dello spostamento dei ministeri: non ci sarebbe nulla di male, se questo avvenisse col federalismo. Il ministero dell'Ambiente a Napoli, quello degli interni a Palermo.
Certo, rimane da capire a quali costi, in termini di logistica e di personale.
Salvini ha poi fatto una considerazione importante sulle cooperative usate nel settore terziario, dentro le scuole, negli asili.
Una situazione di discriminazione per questi lavoratori (spesso pagati poco) rispetto alle persone che sono invece assunte dentro scuole e asili con cui lavorano a fianco.

Vedremo, passate le elezioni, come e se si sbottonerà la Lega. Che strada prenderà il federalismo e se la questione dei ministeri ha qualcosa di concreto.

E, infine, come ha anche chiesto uno dei troppi precari dentro il CNR a Lupi: "quale è la sua idea del futuro, perchè qui da noi non è percepibile?"

Le vignette di Vauro.
Editoriale di Travaglio.

26 maggio 2011

Povero Obama (della serie, italiani all'estero)



Mettetevi nei panni di Obama, con tutti i problemi che si ritrova: dai repubblicani al debito pubblico, al disastro nel Missouri.

Cosa starà pensando in questo momento?
1) Spero di non fare questa fine da vecchio
2) Ma perchè in Italia hanno aperto i manicomi?
3) Minchia, è proprio peggiorato ..
4) Ma non poteva raccontare le sue barzellette come al solito?

Dopo 67 anni


67 anni dopo la strage di Fucecchio (il 23 agosto 1944, in cui 184 persone furono uccise), sono arrivate le condanne da parte del Tribunale militare nei confronti di 3 ex militari tedeschi.
Più che i nomi e l'età dei condannati, importa una cosa: l'aver messo nero su bianco il fatto che quanto avvenuto in Italia negli anni 1944 furono episodi al di fuori del contesto di guerra, ma episodi di vero e proprio terrorismo: Marzabotto, Fivizzano, S. Anna di Stazzema ... A Padule di Fucecchia fu "un'operazione di desertificazione totale", ha detto lo storico Paolo Pezzino.

I quattro imputati, in concorso con altri ex militari delle forze armate tedesche non identificati o gia' morti, sono accusati di aver compiuto l'eccidio, con le aggravanti, tra l'altro, dei motivi abietti, della premeditazione e di aver compiuto il fatto con sevizie e crudelta'. Aggravanti tutte riconosciute oggi dal Tribunale. [..]
Tutte le uccisioni sono avvenute ''a sangue freddo, non in combattimento, guardando negli occhi donne e bambini innocenti'', ha detto il procuratore De Paolis nel corso della requisitoria, sottolineando che gli imputati hanno ''sempre mostrato totale disinteresse per le vittime: l'occasione poteva essere questo processo, ma da parte loro mai una parola. Nulla, solo un vergognoso silenzio''. [Ansa]
Sono parole da ricordare, quando si sente dire che occorre dimenticare, andare oltre le divisioni, mettere assieme i combattenti dei due fronti. Quelli che volevano liberare l'Italia da una parte, e i nazisti coi repubblichini dall'altra parte.

Chiamate l'esercito

Il sindaco di Castellammare chiede l'esercito per sedare la rivolta degli (ex) lavoratori di Fincantieri, dietro cui vede la mano della camorra.
Sorprende come si cerchi la criminalità laddove non è scontato sia presente (e se a Castellammare non c'è più lavoro, allora sì che sarà presente la Camorra), mentre si neghi sempre la presenza di questa laddove invece è provata la presenza. Le liste elettorali, i comuni, le province, le regioni.
Mi viene in mente un sottosegretario del governo cui la magistratura aveva disposto l'arresto, salvato poi dalla casta.

La volpe e l'uva



Quale dei due proverbi va meglio per chiudere questa campagna elettorale milanese fatta a colpi di diffamazioni, accuse, colpi bassi?
Dopo aver caricato di significati politici e aver parlato di voto a sostegno del governo nazionale per l'elezione del sindaco milanese, ieri il presidente del consiglio se ne esce , a Porta a porta con l'ammissione che "non si doveva caricare il voto di significato politico nazionale".
Come nel racconto della volpe e l'uva.

Cosa succede, che teme un rincaro dei sottosegretari?

E poi, il solito attacco agli elettori di sinistra: "Chi vota a sinistra lascia a casa il cervello".
Il lupo, che perde il pelo ma non il vizio.

Come nel 2006, al termine della campagna in cui vinse (per un pelo) il centrosinistra con Prodi.
E' grave che un presidente del consiglio di tutti gli italiani si rivolga così alla metà (circa) del paese.
Quando non hai più niente da dire, rimangono solo i colpi bassi, per fare caciara.
Il brutto risultato al primo turno a Milano? Colpa dei candidati (e chi li ha scelti?), dei pm, del "un blocco mediatico terrificante".
Non si riferiva ovviamente al blocco mediatico del TG1, TG2, Tg5, Studio Aperto e Rete4 che ha mandato in onda la sua non-intervista a reti unificate. Con alto spregio del pericolo, e anche del senso del ridicolo.

25 maggio 2011

Attentato al papa (pretesti di lettura)



Il mistero Ali Agca, la scomparsa di Emanuela Orlandi, la strage delle guardie svizzere. Il più grande intrigo tra le mura vaticane

L'attentato al papa, il 13 maggio 1981: un solo killer, o più killer presenti (come raccontano anche doverse testimonianze sugli spari) in piazza. Killer solitario o complotto internazionale contro la politica ostile al regime comunista del papa polacco?

Il rapimento di Emanuela Orlandi: ritorsione contro il processo di Roma che seguiva la pista bulgara (e russa), Ayvazov, Antonov e Vassilev?

L'assassinio del comandante delle guardie Svizzere nel 1998 e la trafugazione di documenti personali.

"CARO GIUDICE, LEI DEVE CONTINUARE A SCAVARE NEL POZZO DI SAN PIETRO, DOVE TROVERÀ IL FILO ROSSO CHE COLLEGA TRA DI LORO TUTTI I MISTERI VATICANI."
Lettera anonima pervenuta a Ferdinando Imposimato il 15 gennaio 2002

Se non fossero fatti veri, sarebbe una vera spy story: con spie travestite da magistrati e magistrati che cercnao di mettere assieme i pezzi, spie con la tonaca infiltrate nel Vaticano, killer in contatto con la mafia turca e a libro paga dei servizi dell'est.
Una storia da raccontare, perchè piena di dubbi e punti da chiarire, nonostante siano passati trent'anni.

"I terroristi hanno qualcuno molto in alto nelle gerarchie vaticane."
Avvocato Gennaro Egidio, legale della famiglia Orlandi, pagina 228

"C'è un collegamento indiscutibile tra il progetto di assassinare Lech Walesa, l'attentato al papa e il caso Orlandi."
Ferdinando Imposimato, pagina 329

"L'ordine di uccidere il papa è partito dall'ambasciata sovietica di Sofia. Noi Lupi grigi abbiamo agito con la complicità determinante dei tre funzionari bulgari a Roma: Ayvazov, Antonov e Vassilev."
Ali Agca, udienza dell'11 giugno 1985, pagina 144

"Avevamo due agenti della Stasi che erano molto vicini al papa."
Gunther Bohnsack, ex colonnello della Stasi, a Imposimato, pagina 268

"Alcuni giorni dopo che il Santo Padre fu colpito dal terrorista turco, mio padre mi disse di stare attenta per strada, perché nella Città del Vaticano erano circolate voci di un possibile rapimento di un cittadino vaticano in cambio di Ali Agca."
Dichiarazione di Raffaella Gugel, figlia di Angelo, assistente personale del papa, pagina 188

"Stammi bene a sentire. Noi abbiamo Emanuela Orlandi. La libereremo soltanto quando sarà scarcerato Agca, l'attentatore del papa."
Anonimo a giornalista dell'Ansa, 6 luglio 1983, pagina 200

"Da lassù, dalla terrazza degli svizzeri, si può vedere e controllare tutto il percorso compiuto da Emanuela, senza essere visti da nessuno. In realtà ho sempre avuto sospetti su esponenti della Guardia svizzera."
Ercole Orlandi, padre di Emanuela, pagina 320

"Ciò che fa rabbrividire è che il Sismi sapesse che due spie bulgare sarebbero arrivate in Italia solo per inquinare le prove. Il Sismi quindi sa. Ma non avverte i giudici."
Ferdinando Imposimato, pagina 243-44

"Prego il nostro Padre in Cielo affinché tenga lontano dalle mura del Vaticano la violenza, il terrore e il fanatismo."
Papa Wojtyla, pochi giorni prima dell'attentato, pagina 303

Pauropoli

La paura degli immigrati (con la marcia sul Duomo): "I musulmani annunciano : marcia sul Duomo per Pisapia", "Che orrore il patto con i fanatici di Allah"

La paura dei rom (nel gazebo di Piazzale Loreto affidati ai naziskin di “Lealtà e Azione” c'è un cartello con scritto che con Pisapia tornerebbe "l'abusivismo dei rom". Quando in realtà i rom sono già ora finanziato dal governo ( a sua insaputa?).

La paura delle tasse: "con Pisapia ecopass per tutti a 10 euro".

Poi le accuse di essere per la droga, a favore dell'eutanasia, dell'aborto.
Milano, la capitale della paura. E scusate la cattiveria, anche dell'ignoranza.
Almeno lasciassero la religione e i valori fuori da questa contesa.

Domandina semplice semplice: le anime belle che accusano Pisapia di essere a favore dell'eutanasia e aborto, come conciliano i loro valori con il voto alla Moratti, moglie di un imprenditore la cui azienda Saras è sotto processo per le Morti di Sarroch (leggete il libro Nel paese dei Moratti)?

Un'informazione parzialmente inesatta



Riprendo il commento del ministro La Russa, a Ballarò, sulle accuse infondate, fatte dalla Moratti a Pisapia, durante il faccia a faccia su sky: "La Moratti ha avuto un'informazione parzialmente inesatta".
Per cui se io dico che tizio è un ladro, posso poi scusarmi dicendo che ho avuto anche io un'informazione parziale ....

anche il ministro Tremonti deve avere avuto delle informazioni parziali inesatte: di fronte al rapporto dell'Istat, sulla povertà degli italiani (e all'abbasamento di rating di S&P, per la nostra crescita debole) ha risposto "alzi la mano chi è povero".
Avrebbe potuto fare la stessa domanda di fronte agli ex lavoratori di Fincantieri di Genova e Castellammare, visto che Fintecna è di proprietà del tesoro, di cui Tremonti è ministro.

Va tutto bene, allora. E se anche abbiamo un forte debito, per cui l'europa ci chiederà un rientro con una manovra di lacrime e sangue (40-50 miliardi), questi risponderebbero che è pareggiato dal risparmio delle famiglie.
Risparmio che però ogni giorno viene eroso, per il fatto che oggi le famiglie fanno da ammortizzatore sociale contro cassa integrazione e precariato.

Sempre a Ballarò, il giornalista del corriere Rizzo ha provato a fare due conti sul costo dello spostamento dei ministeri a Milano: tra costo per l'indennità, per la buonuscita degli impiegati romani, per la mobilità (120 ML) e i costi del palazzo (altri 130 ML), per un ministero piccolo come quello della Prestigiacomo (900 dipendenti) si spenderebbero 250 ML di euro.
Abbiamo tutti questi soldi da buttare via?
L'unica cosa certa è che anche questa si è rivelata una bufala: dello spostamento se ne parlerà dopo le elezioni, quando gli elettori si saranno già dimenticati.